Islam: forse non tutti sanno che… Le seguenti persone sono alcuni fra i principali profeti dell’Islam prima della nascita di Mohammed محمد (Maometto).

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Islam: forse non tutti sanno che… Le seguenti persone sono alcuni fra i principali profeti dell’Islam prima della nascita di Mohammed محمد (Maometto). Sono tutte figure molto stimate nel mondo islamico e fondamentali nel mondo cristiano, anche se con altri nomi. Ibrahim Yusuf Musa Da’ud Sulaiman Yahya Isa ibn Maryam

Islam: forse non tutti sanno che… Maryam (Maria) è amatissima nell’Islam, sia in quello Sunnita che in quello Sciita. Secondo numerosi fonti, il Profeta Mohammed la stimava a tal punto da aver affermato che Maria è una delle regine del Paradiso. Maria è talmente importante nell’Islam da figurare anche nel al-Qur’ ān, القرآن (il Corano). Un’intera Sura, la XIX, è a lei dedicata. In essa è narrata tutta la sua vita. Rappresentazione di Maryam (Maria) con Isa (Gesù). Miniatura persiana.

San Francesco d’Assisi incontrò e conversò pacificamente con il Sultano d’Egitto Nel 1219 (durante la quinta crociata, quindi in un periodo di enorme tensione fra Cristianesimo ed Islam) San Francesco partì da Ancona per raggiungere l’Egitto. Giunto nella regione ottenne da un incaricato di Papa Onorio III il permesso di poter incontrare il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino. Lo scopo pare essere stato il tentativo di convertire al cristianesimo il Sultano e le sue truppe. Esistono numerose testimonianze sia cristiane sia arabe su questo incontro. Tommaso da Celano, amico e primo biografo di San Francesco, racconta che Francesco e il Sultano conversarono amabilmente. Il sovrano musulmano rifiutò educatamente di convertirsi al cristianesimo ma offrì numerose ricchezze a Francesco in segno di omaggio, permettendogli poi di tornare sano e salvo in Italia. Islam: forse non tutti sanno che…

Francesco d'Assisi e il sultano al-Kamil affresco di Benozzo Gozzoli (XV – XVI secolo) Chiesa di San Francesco, Montefalco (Perugia)

La religione islamica La religione islamica è una religione monoteista fondata da Muhammad محمد (in italiano “Maometto”) nato alla Mecca intorno al 570 da un ramo secondario della tribù dei Qurayshiti. Rimasto presto orfano, esercitò il mestiere di guardiano del bestiame e di cammelliere. A 25 anni sposò Khadigia, una ricca vedova di cui gestì le attività carovaniere. Intorno al 610, all'età di quarant'anni, Muhammad, in ritiro spirituale in una caverna del monte Hira, ricevette tramite l'angelo Gibril la rivelazione sintetica del sacro Corano, che gli venne in seguito rivelato in modo completo nel corso dei restanti 23 anni della sua esistenza terrena.

La predicazione di Muhammad incontrò molte opposizioni, perché condannando gli idolatri urtava gli interessi economici dei commercianti della Mecca. Nel 622 il Profeta fu costretto a trasferirsi a Medina; da tale evento, l'Egira (dall'arabo hijra, migrazione) viene fatto iniziare il calendario islamico. Consolidatasi la comunità originaria di credenti, i musulmani (muslim, i “sottomessi”, della stessa radice di Islam) si scontrarono apertamente con i Qurayshiti e dopo un primo armistizio che permise a Muhammad un pellegrinaggio alla Ka`ba il fronte antimusulmano si arrese nel 630 e il Profeta entrò trionfante alla Mecca dove sconfisse l'idolatria. Nel giro di alcuni anni il Profeta poté imporre la sua autorità su quasi tutta l'Arabia. Pochi anni dopo (nel 632) Muhammad morì senza lasciare indicazioni per la propria successione.

Per circa trent'anni dopo la morte del Profeta governarono i quattro califfi (khalifa, “vicario”, cioè “sostituto del Profeta”) detti “i ben guidati”: Abu Bakr, Omar, Othman (della dinastia degli Omàyyadi) e Alì. Inizialmente la comunità islamica combatté le eresie degli “infedeli”, ma rispettò sempre le “genti del libro” (ahl al kitab), ossia ebrei e cristiani. Sia la Torah che la Bibbia erano libri rispettati dall’Islam, sebbene considerati corrotti dal tempo e dagli uomini. L'Impero islamico si estese in direzione nord-est (Iraq e Iran), nord (Siria, Impero bizantino) e ovest (Egitto e Nord Africa). In breve tempo fu abbattuto l'Impero Sassanide e Bisanzio perse molti dei suoi possedimenti.

Il periodo dei califfi fu caratterizzato da contrasti interni: Omar fu ucciso da uno schiavo persiano. Othman, inviso a molti per aver stabilito la versione ufficiale del Corano escludendo tutte le altre, fu ucciso da alcuni ribelli. Alì fu ucciso in una guerra civile che si concluse nel 661 dalla quale iniziò, con il califfo Muàwiya, il dominio della dinastia degli Omàyyadi ( ). La capitale fu trasferita a Damasco, l'espansione proseguì verso il Caucaso, il Mar Caspio e l'attuale Turkmenistan. Furono conquistate Buhara, Samarcanda e la Persia meridionale e, nel 711, anche la Spagna dei Visigoti.

La divisione fra Sunniti e Sciiti Gli sciiti devono il loro nome all'espressione "shī at Alī" (fazione di Alī), sovente abbreviata semplicemente in "Shīa". La divisione fra Sunniti e Sciiti nacque in seguito alla morte di Hussein, figlio di Ali, ucciso dall’esercito dei califfo omayyade nel 680 a Karbala, in Irak. (A Karbala è tuttora presente il santuario di Hussein, che per gli sciiti è il luogo più sacro dopo La Mecca). Gli Sciiti sostenevano che l’Imamato, la suprema carica islamica, doveva essere riservata ai Compagni del Profeta ed ai loro discendenti, seguendo il lignaggio di Maometto (Ahl al-Bayt). I Sunniti invece ritenevano che qualsiasi fedele di buona capacità religiosa, non necessariamente discendente del Profeta (anche se preferibilmente appartenente alla sua tribù, i Koreisciti), potesse guidare la comunità islamica.

I Sunniti e gli Sciiti ai giorni nostri Il 23% circa della popolazione mondiale, un miliardo e 500 milioni di persone, professa la fede islamica. Di questi, l’80-90% sarebbero Sunniti, il 10-20%, sarebbero Sciiti. Gli Sciiti sono maggioranza assoluta solo in Iran, ma sono maggioranza relativa in Azerbaigian, Iraq (Sud del paese) e nel Bahrein. Gli Sciiti si differenziano a loro volta in Ismailiti, Zayditi (in Yemen), Alevi (Turchia orientale) e Alawiti (Siria). Bashar al- Assad (il Presidente siriano) è un musulmano Alawita. Nonostante in molti credano che la religione islamica sia presente soprattutto nei paesi arabi, gli abitanti di quegli Stati rappresentano solo il 20% di tutti i musulmani del mondo. La maggioranza relativa dei musulmani (quasi il 50%) vive nel continente asiatico.

L’Islam nel mondo

In verde: Stati a maggioranza sunnita In rosso: Stati a maggioranza sciita In blu: Ibadi (religione islamica dell’Oman) Sunniti e sciiti nel mondo islamico

Il Medio Oriente

Siria Abitanti: 17 milioni

Irak Abitanti: 37 milioni

Espansione dell’Isis dal 2013 al 2015 (fonte: Institute for the Study of War ) ISIS Sanctuary map, then call Al Qaeda in Iraq (AQI), in September 2013

Le origini dell’Isis: la JTJ (organizzazione del monoteismo e della Jihad) Organizzazione fondata nel 1999 dal giordano Abu Musab al-Zarqawi

1988: al-Zarqawi si reca in Afghanistan per combattere l’esercito sovietico invasore 1992: al-Zarqawi è arrestato dalle autorità giordane 1999: al-Zarqawi è rilasciato dal carcere per un’amnistia generale; torna in Afghanistan e organizza un campo di addestramento grazie ad un finanziamento di dollari di Osama Bin Laden

Dopo pochi mesi Osama Bin Laden si distanzia da al-Zarqawi perché considerato eccessivamente estremista. Probabilmente Bin Laden fu influenzato in questa scelta dall’opinione del suo vice: il medico egiziano Ayman al-Zawahiri (attuale capo di Al Qaeda)

Ottobre 2001: l'esercito americano invade l'Afghanistan. al-Zarqawi, ferito durante un combattimento, lascia il paese e viene curato prima in Iran e successivamente in Irak. Marzo 2003: l'esercito americano invade l'Irak. Al-Zarqawi organizza una fitta serie di attacchi che colpiscono moschee islamiche sciite, istituzioni del governo irakeno, l'ambasciatore egiziano in irak, diplomatici russi, civili irakeni e (si presume) chiese cristiane ed ambasciate. Ottobre 2004: Trasformazione del JTJ in Tanzīm (o Al Qaida in Irak. Nonostante le differenze di vedute fra al-Zarqawi e Osama Bin Laden, il miliardario saudita inizia a guardare con interesse il giovane giordano quando questi rapisce e decapita l'ostaggio americano Nick Berg (Maggio 2006). L'uccisione di Nick Berg viene filmata e pubblicata su internet, rendendo di colpo al-Zarqawi famoso nel mondo intero. Nell'autunno del 2006 al- Zarqawi dichiara la sua alleanza con Al Qaeda e la sua organizzazione prende il nome di Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn, تنظيم قاعدة الجهاد في بلاد الرافدين, Organizzazione della Base della Jihad in Mesopotamia, più nota semplicemente come Al Tanzim o anche come al-Qaeda in Irak (AQI).

Giugno del 2006: al-Zarqawi viene ucciso dall'aviazione americana. Pochi mesi dopo il suo gruppo (Al Qaida in Irak) si fonde con altri gruppi insurrezionali, creando l'organizzazione nota come ISI (Islamic State of Iraq, دولة العراق الإسلامية‎ Dawlat al-Irāq al- Islāmiyyah), i cui capi erano l’irakeno Abu Abdullah al-Rashid al- Baghdadi, detto anche Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayyub al-Masri (egiziano, ex aiutante di al-Zarqawi )

2010: Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayyub al-Masri sono uccisi dall’esercito americano ed irakeno nella città di Tikrit, 140 km. a nord est di Baghdad. Il nuovo (ed attuale) capo dell'organizzazione diventa l’irakeno Abu Bakr al-Baghdadi.

Aprile 2013: l'ISI espande le proprie operazioni in Siria e cambia il proprio nome in Isis (Islamic State of Iraq and al- Sham, detto anche Isil: Stato Islamico dell'Irak e del Levante, ad- Dawlah al-Islāmiyah fī 'l- ʿ Irāq wa-sh- Shām, الدولةالإسلاميةفيالعراقوالشام ) o Islamic State of Iraq and Syria ( Stato Islamico dell'Irak e della Siria). Giugno 2014: lSIS si rinomina IS (Islamic State) ( الدولة الإسلامية‎ ad-dawlah al-islāmiyah) e dichiara di essere un califfato mondiale. Tale dichiarazione provoca le forti proteste di numerosissimi leader musulmani del mondo intero.

Dichiarazione di religiosi e capi di stato musulmani contro l’Isis Abdul-Aziz ibn Abdullah Al ash-Sheikh, Grand Mufti dell’Arabia Saudita: (i militanti dell’Isis sono) “estremisti che spargono decadenza sulla Terra, distruggendo la civiltà umana e non sono in alcun modo parte dell’Islam, ma sono i nemici numero uno dell’Islam e i musulmani sono le loro prime vittime”. Nel Settembre 2014, 126 imam e studiosi sunniti hanno firmato una lettera aperta al leader dell’Isis al-Baghdadi, dichiarando: “Tu hai misinterpretato l’Islam come una religione di durezza, brutalità, torture e assassinio. … questo è un grave torto ed un offesa all’Islam e ai musulmani del mondo intero”. Ahmed el-Tayeb, Grand Imam della moschea di al-Azhar (probabilmente la più alta autorità dell’Islam Sunnita) ha condannato duramente l’Isis, affermando che esso agisce “sotto le sembianze di questa religione sacra e si sono dati il nome di ‘Stato Islamico’ nel tentativo di esportare il loro falso Islam”.

Il predicatore estremista Yusuf al-Qaradawi si è scagliato contro l’Isis, affermando che l’ autodefinizione del gruppo come Califfato Islamico “è nulla secondo la legge della sharia ed è foriera di conseguenze pericolose per i Suniti in Irak e per la rivolta in Siria”, aggiungendo che il titolo di Califfo può “essere conferito solo dall’intera nazione musulmana”. Anche al-Zawairi, l’attuale leader di Al Qaeda, ha criticato l’Isis per aver dichiarato il Califfato senza aver seguito tutti i passi previsti dalla Sharia in questi frangenti. Persino molti predicatori estremisti hanno criticato aspramente l’Isis: i siriani Adnan al-Aroor e Abu Basir al-Tartusi hanno criticato l’Isis affermando che i suoi membri sono dei moderni Khawarijiti (una setta primitiva dell’Islam che uccideva i musulmani che considerava apostati), dei musulmani che sono usciti dall’Islam e sono asserviti a un programma imperialista ed anti islamico.

Forse la critica più autorevole e completa nei confronti dell’Isis è quella del mufti siriano, Muhammad al-Yaqoubi, che si oppone sia al Presidente Al- Assad che al capo dell’Isis al-Baghdadi. Il mufti al-Yaqoubi proviene da una famiglia di esperti di studi islamici e sarebbe discendente del Profeta Mohammed, tracciando il suo albero genealogico fino a Mawlay Idris al-Anwar (fondatore della città di Fes), a sua volta discendente di Hasan ibn Ali (nipote di Mohammed) In una intervista del 2014 alla tv pubblica americana PBS, Al-Yaqoubi ha affermato che Abu Bakr al-Baghdadi “è contro l’Islam, è un non musulmano, secondo gli standard musulmani, perché sta permettendo alle persone di uccidere dei musulmani riferendosi al libro di Allah, usando in modo sbagliato i testi religiosi. Tutto ciò è anti islamico. Sta andando contro Dio. Sta andando contro il messaggio di Mohammed, la pace sia su di Lui. Se si pentirà e si farà giudicare da un tribunale e si difenderà, non troverà un singolo verso del Corano che difenderà la sua opinione riguardo l’uccisione di persone innocenti”.

Il potere dell'Isis: armi, terrorismo, sostegno popolare, denaro Per quale ragione l'Isis è diventato il gruppo estremista più potente del mondo? Il potere dell'organizzazione si basa su quattro fattori: 1.Forza militare: l'Isis vanta un esercito di migliaia di individui pronti a tutto, equipaggiato con un armamento moderno ed efficiente. 2.Terrorismo: grazie ad azioni dirette, all'uso di proxies e ad un franchising del terrore, l'Isis può colpire obiettivi civili e militari sia in Medio Oriente sia in Europa, sia negli Stati Uniti 3.Sostegno popolare: l'Isis è riuscito a creare nei territori controllati un embrione di apparato statale che comprende (per quanto rudimentali) ospedali, scuole, polizia, tribunali, distribuzione di cibo e medicinali ai poveri. 4.Denaro: grazie al possesso di numerosi pozzi di petrolio in Irak e alla capacità di vendere la produzione al mercato nero internazionale, l'Isis è diventato il più ricco gruppo estremista del mondo. Agli introiti del petrolio si aggiungono quelli ottenuti con i sequestri di denaro nelle banche irakene del territorio conquistato e tramite l'estorsione e l'imposizione di tasse, che vengono raccolte da incaricati dell'Isis nella regione. Un'altra fonte di reddito è data dal traffico di droga (soprattutto eroina) e da presunte donazioni in denaro ricevute dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dal Kuwait.

Gli armamenti dell’Isis Armamenti leggeri: Circa fucili d’assalto (Kalashnikov, ma anche M16 americani sottratti alle truppe irakene) Armamenti pesanti: carri armati (sottratti sempre alle truppe irakene o comprati sottobanco), carri blindati, furgonette blindate armate di mitragliatori antiaerei Missili Scud: si presume che l’Isis possa possedere alcuni di questi missili, ma in numero esiguo

Legami fra armi e denaro Secondo il Dipartimento del Tesoro americano l'Isis guadagnerebbe circa 1 milione di dollari al giorno dall'esportazione del petrolio. Si presume che l''organizzazione possieda oggi circa 300 pozzi di petrolio, per una produzione di circa barili al giorno, equivalente a circa 30 milioni di dollari al mese. Quante armi si possono comprare con 30 milioni di dollari? Costo medio di un fucile d'assalto Kalashnikov (AK-47, AK-74, AK-101 e successivi modelli). I prezzi sono in dollari americani, prezzi del Europa Occidentale: 990 USD Asia: 631 USD Europa Orientale e Stati ex Sovietici: 574 USD Americhe: 442 USD Africa e Medio Oriente: 267 USD

Costo delle munizioni: si stima che un proiettile di tale arma (probabilmente di diametro 7,62 mm) costi circa 30 centesimi di dollaro. Possiamo concludere che con 30 milioni di dollari (entrata media mensile dell'Isis per la sola vendita del petrolio) è possibile acquistare circa Kalashnikov, con 300 colpi ciascuno. Per quanto concerne gli armamenti pesanti, il costo di acquisto di un carro armato americano M1 Abrams è di circa 4,3 milioni di dollari. Anche ipotizzando un prezzo in eccesso sul mercato nero pari al triplo del prezzo normale, il carro armato costerebbe circa 12 milioni di dollari. Considerando di nuovo un introito medio di 30 milioni di dollari al mese, l'Isis potrebbe acquistare ogni mese circa 2 mezzi, per un totale di oltre 20 carri armati l'anno.

In Irak Esercito irakeno la più poderosa forza militare attualmente presente in Irak è ovviamente l'esercito irakeno, forte di uomini e oltre 2 milioni di riservisti. Armato con equipaggiamento (carri blindati, carri armati, aerei) del valore di circa 25 miliardi di dollari americani, ovviamente forniti dagli Stati Uniti. Compagnie della pace milizie guidate dal leader sciita Muktada Al Sadr, dalle alle unità. Agiscono soprattutto nel Sud dell'Irak, in funzione anti Isis. Organizzazione Badr Altra organizzazione sciita che opera nel Sud dell'Irak. Anch'essa sarebbe formata da un numero variabile dalle alle unità, pare ben equipaggiate. Isis Si presume che in Irak siano presenti almeno uomini armati dell'Isis, ma il numero potrebbe verosimilmente raggiungere anche il doppio in caso di bisogno, facendo affluire nuove truppe dalla Siria. Le forze in campo

In Siria Dalla parte del Presidente Bashar al-Assad Forze armate siriane, fedeli al Presidente Assad, sono la forza preponderante nel paese: oltre soldati, con un buon equipaggiamento e una discreta preparazione militare. Forza di Difesa Nazionale, milizia irregolare costituita da ben uomini, stipendiati ed armati dal governo stesso. Essendo una milizia irregolare, la Forza di Difesa Nazionale ha una capacità di azione molto più ampia e variegata rispetto a quella dell'esercito siriano. Particolare interessante: si tratterebbe di una milizia "laica" che attrae molti cristiani, drusi e alawiti

Shabiha È una forza non ufficiale, formata da milizie appartenenti alla minoranza alawita, la stessa di al-Assad. Viene utilizzata dal governo soprattutto per reprimere le proteste popolari nei quartieri antigovernativi. Si presume composta da alcune migliaia di miliziani. Milizie cristiane Sono formate soprattutto dalle minoranze assire, siriache ed armene, che appoggiano Assad non per la stima che hanno per la sua persona bensì perchè, come cristiani, temono una repressione da parte dei rivoltosi musulmani. Il governo di al-Assad è infatti fortemente secolare, laico, anche perché la stessa religione degli Assad, l'alawismo, è considerato come eretico dai musulmani sunniti più oltranzisti. Presumibilmente composta da alcune migliaia di persone.

Hezbollah Potente milizia islamica sciita nata e sviluppata in Libano, appoggiata negli anni sia dalla Siria sia dall'Iran.. L'Unione Europea e gli Stati Uniti inseriscono Hezbollah fra le organizzazioni terroristiche. Alcune migliaia di miliziani opererebbero in Siria. Iran Il governo iraniano ha sempre negato la presenza di sue truppe da combattimento in Siria, ammette però di aver fornito consiglieri militari ad Assad. L'Iran ha anche fornito supporto finanziario, tecnico e militare alle truppe governative siriane. Nel 2014, il Ministro delle Finanze siriano ha dichiarato che il suo paese ha ricevuto più di 15 miliardi di dollari da parte dell'Iran.

Russia è l'alleato più potente in assoluto del Presidente al-Assad. La sua presenza nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu e il suo diritto di veto è servito a bloccare qualsiasi risoluzione dell'Onu contro il regime di al-Assad. La Russia teme che la caduta di Assad potrebbe portare al potere in Siria un governo filoamericano. Al tempo stesso la Russia potrebbe avere un interesse sincero nel fermare gli attacchi dell'Isis, visto che Mosca ha già esperienze di rivolte violente guidate da gruppi integralisti musulmani (vedasi il conflitto in Cecenia). Va tuttavia sottolineato che da quando è intervenuta attivamente nel conflitto, la Russia pare avere bombardato quasi sempre le forze musulmane moderate anti Assad e non avere mai bombardato efficacemente le truppe dell'Isis. Dal canto suo l'Isis evita quasi sempre di attaccare le truppe del Presidente Assad, preferendo rivolgere le sue forze contro le meno organizzate e meno forti milizie musulmane moderate.

Contro il Presidente Bashar al-Assad Opposizione siriana in generale Formata da numerosi gruppi, pare finanziati dall'Arabia Saudita con circa 700 milioni di dollari l'anno. Ne fanno parte organizzazioni molto diverse fra loro: laici, musulmani moderati, gruppi estremisti come il Fronte al-Nusra (affiliato ad al- Qaeda). Coalizione Nazionale Siriana. Organizzazione politica formata da vari gruppi moderati uniti contro Assad, Il suo obiettivo è di allontanar dal poter al-Assad e creare una autentica democrazia. Il suo esercito è l'Armata libera siriana. Armata libera siriana Formata nel 2011 da di ufficiali dell'esercito siriano fuoriusciti. Il numero di combattenti è intorno alle unità. Secondo alcuni analisti (fra essi l'esperto inglese Robert Fisk) la maggioranza di questi combattenti avrebbe in realtà lasciato l'Armata libera siriana per unirsi ad altri gruppi anti Assad, fra cui le milizie kurde.

Consiglio Nazionale Siriano Formato anch'esso nel 2011, è un'organizzazione politica legata all'Armata libera siriana. Kurdi Siriani I Kurdi rappresentano il 10% circa della popolazione siriana. Sono divisi in due gruppi: il Comitato Nazionale per il Cambiamento Democratico (NCC) le Unità di protezione del popolo (PYD). Il loro numero esatto è ignoto, probabilmente alcune decine di migliaia di combattenti.

Forze integraliste che si oppongono ad Assad Fronte Islamico Auspica di essere riconosciuto dal Consiglio Nazionale Siriano come sua legittima forza armata. Formato da circa combattenti, sarebbe finanziato dall'Arabia Saudita. Fazioni Salafiste Si tratta di gruppi estremisti di orientamento ultrareligioso, Il loro numero oscilla fra le e le unità. Fronte Al-Nusra Gruppo legato ad al-Qaeda, responsabile di oltre 50 azioni di terrorismo suicida, soprattutto nelle zone controllate da al-Assad. Isis Avrebbe circa combattenti in Siria, molti dei quali di nazionalità non siriana. Assad non avrebbe combattuto attivamente l'Isis fino al Giugno del 2014, concentrandosi contro le forze moderate antigovernative. Lo stesso Isis preferisce combattere le forze moderate, più deboli, anziché attaccare il forte esercito siriano.

La percezione dell'Isis da parte delle forze in campo Per comprendere esattamente le modalità di azione dell'Isis ed il suo potere effettivo sulla regione siro-irakena bisogna conoscere non solo il territorio geografico in cui essa opera, ma anche il “territorio diplomatico-strategico”. Come è percepita l'Isis dalle forze in campo? Usa, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Iran... cosa pensano dell'Isis e come credono sia meglio affrontarla? Ma soprattutto: queste forze vogliono davvero che l'Isis venga sconfitta?

Stati Uniti decisamente contrari alla presenza dell'Isis nella regione irakena. L'Isis è composto in gran parte da uomini dell'esercito di Saddam: si tratta di decine di migliaia di individui profondamente anti americani, impossibili da controllare in alcun modo. Imperativo massimo per gli Usa in Irak è di pacificare il paese ed utilizzarlo come contraltare alla crescente potenza Iraniana. Un Irak in guerra o diviso non conviene agli Usa. Russia la Russia ha dichiarato la sua opposizione all'Isis ma la maggioranza dei suoi bombardamenti in Siria ha colpito le zone conquistate dalle forze moderate che combattono Assad. Inoltre la Russia interesse affinché l'Isis rimanga il “problema numero uno” in Siria: la presenza nel Paese del gruppo terrorista mette in secondo piano la figura di Assad (alleato dei russi) e il suo allontanamento dalla regione. Siccome Assad rappresenta per il momento il “problema numero due”, finché l'Isis combatterà in Siria Assad potrà sempre presentarsi come un nemico dei terroristi e quindi un alleato (anche se indiretto) dell'Occidente.

Arabia Saudita Gigante economico e religioso della regione (controlla i luoghi sacri di La Mecca e Medina), ma non potente militarmente, è stato da molti indicato come un alleato nascosto dell'Isis: più sono instabili i paesi situati ai suoi confini più l'Arabia Saudita viene percepita dagli americani come uno Stato stabile e amico. L'Arabia Saudita teme che il suo legame con gli Usa possa essere messo in crisi dalla presenza di nuovi partner, quali una Siria ed un Irak pacificati e democratici. Però l'Arabia Saudita teme l'Isis: sebbene la corrente dell'Islam Saudita sia quella Wahabita, ossia praticamente identica alla propria, l'Isis critica il regime dei Saud dal punto di vista politico: l'alleanza Saudita con gli Stati Uniti d'America è vista come qualcosa di vergognoso, da interrompere il prima possibile. Per queste ragioni è ipotizzabile che l'Arabia Saudita abbia forse in passato sostenuto economicamente l'Isis (e che alcuni ricchi finanziatori privati continuino a farlo), ma l'organizzazione è adesso così incontrollabile che i Saud stessi preferirebbero cancellarla o quantomeno indebolirla.

Siria (governo di Bashar al-Assad) paradossalmente l'Isis è in questo momento il miglior alleato indiretto del presidente-dittatore siriano Bashar al-Assad. Egli era in difficoltà all’inizio della rivolta contro il suo regime nel 2011, ma l'espansione dell'Isis in Siria gli ha permesso di presentarsi al mondo come un pilastro della lotta contro il terrorismo e contro l'estremismo islamico. Finché l'Isis sarà presente in forze in Siria e Irak, nessuno Stato (nemmeno gli Usa) cercherà seriamente di deporre il presidente siriano. In questo momento storico una Siria senza Assad potrebbe essere addirittura peggiore che una Siria con Assad. Inoltre l'Isis evita in tutti i modi di provocare Assad, focalizzando i suoi attacchi contro i ribelli moderati. In questo modo ottiene due vantaggi: 1) Elimina un po' alla volta tutti gli altri gruppi che concorrono per il potere in una futura Siria senza Assad. 2) Evita (quasi sempre) di essere colpita dai bombardamenti dell'esercito russo.

Turchia la sua posizione nei confronti dell'Isis è ambivalente. La Turchia è uno degli Stati più laici della regione mediorientale e la visione estremista dell'Islam dell'Isis è criticata dalla stragrande maggioranza della popolazione turca. Tuttavia l'Isis ha il “pregio” di combattere contro i guerriglieri kurdi, gli stessi che sognano di creare uno grande stato kurdo posto fra la Siria, l'Irak e la Turchia. La Turchia non vuole rischiare che parte del suo territorio faccia la fine del Kurdistan irakeno: diventi cioè una regione autonoma kurda che si governa da sola. Al tempo spesso però il presidente turco Erdogan comprende bene come il suo Paese sia, agli occhi dell'Isis, uno Stato da combattere a causa dei suoi rapporti con gli Stati Uniti d'America; e sa bene che dopo l'Arabia Saudita il prossimo bersaglio dell'Isis potrebbe essere proprio la Turchia.

Iran Potenza regionale in forte crescita: l'accordo sul nucleare ha liberato il paese da pesanti sanzioni. L'Iran ha inoltre una forte influenza nel Sud dell'Irak, un'area abitata in prevalenza da musulmani sciiti. Sicuramente gli ayatollah iraniani detestano l'Isis, in quanto l'Isis stessa detesta loro e dichiara tutti i musulmani sciiti “takfir” (apostati). L'Iran avrebbe sia l'interesse sia la forza militare per appoggiare i fratelli sciiti irakeni del Sud in un'avanzata contro l'Isis nel centro-settentrionale dell'Irak (la zona in cui l'organizzazione estremista è più forte), tuttavia probabilmente non lo farà, per due motivazioni : Motivazione politica (esterna): Forte opposizione da parte degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita (i due principali avversari dell'Iran), che non auspicano assolutamente che l'Iran guadagni terreno all'interno del territorio irakeno. Motivazione strategica (interna): l'Iran ha interesse che il problema dell'Isis rimanga nelle mani di Stati Uniti e Irak, paesi avversari di Teheran. Un Irak debole fa comodo all'Iran, così come fa comodo che i pozzi irakeni non possano essere utilizzati e che il petrolio dell'Isis sia al di fuori del mercato ufficiale del greggio internazionale. L'Iran si è però impegnato indirettamente in Siria, sostenendo il regime di Bashar al-Assad tramite l'invio di consiglieri militari. Non va dimenticato che al-Assad è un Alawita, quindi un musulmano sciita (l'Islam sciita è la religione ufficiale dell'Iran).

Ragioni militari Nella più generosa delle ipotesi, l'esercito irregolare dell'Isis arriverebbe a unità, un quarto quindi dell'esercito irakeno (che, con i riservisti, potrebbe arrivare addirittura a unità). Per quanto le forze armate irakene non abbiano fin'ora attaccato con forza l'Isis, nel caso quest'ultimo si avvicinasse troppo alla capitale, l'esercito potrebbe reagire con vigore. Se poi anche le milizie sciite del Sud dell'Irak iniziassero una manovra militare “a tenaglia”, l'azione congiunta dell'esercito irakeno, delle milizie sciite e della copertura aerea americana sarebbero sufficienti a ridurre ai minimi termini la presenza dell'Isis in Irak. Perchè l'Isis non può vincere

Ragioni religiose e morali I più importanti giureconsulti islamici e Imam del mondo intero, tutti i Capi di Stato del Medio Oriente, la Lega Araba tutti costoro hanno condannato senza appello l'azione dell'Isis. La dichiarazione di fondazione del Califfato è stata smentita da tutti gli esperti di Sharia, la legge islamica. L'Isis è privo di autentico appoggio nelle comunità musulmane del mondo. Se, per ipotesi l'Isis avesse anche 2 milioni di sostenitori nel mondo (una stima decisamente per eccesso), avrebbe comunque contro 1 miliardo e 498 milioni di musulmani che si oppongono ai mezzi e ai fini dell'organizzazione, si oppongono alle violenze sui civili, alla schiavitù, alle uccisioni di persone inermi, alle torture.

Ragioni geopolitiche A parte (forse) alcune monarchie del Golfo, tutti gli altri Stati del mondo sono sinceramente e decisamente contrari all'Isis, sia per ragioni etiche sia (soprattutto) perché l'azione dell'Isis va contro i loro interessi. L’Isis non è stata fino ad oggi eliminata non per ragioni militari ma per motivi politico-tattici: le potenze mondiali non sono d'accordo sulla situazione del “dopo Isis” e del “dopo Assad”. Quando Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran ed Arabia Saudita troveranno una bozza d'accordo sul futuro equilibrio nella regione, l'Isis verrà demolita un pezzo alla volta, probabilmente con attacchi di media intensità ma continui, volti a “togliere il terreno da sotto i piedi” all'organizzazione, fino a spingerla all'angolo nella città di Raqqa. Un successivo assedio della città potrebbe mettere definitivamente fine al potere dell'Isis nella regione. Il tempo necessario per questo processo può essere stimato (per eccesso) intorno ai 5 – 6 anni, dopodiché l'Isis potrà essere completamente sconfitta.