Un nuovo commercio per l’UE Monica Di Sisto, vicepresidente [Fairwatch] Social compact e un passo in più
Una globalizzazione giusta “Noi crediamo che il pensiero dominante sulla globalizzazione deve spostarsi da una circoscritta preoccupazione per i mercati ad una più ampia preoccupazione per le persone. La globalizzazione deve essere portata dall’alto piedistallo delle sale dei consigli aziendali e degli incontri di gabinetto ad incontrare i bisogni della gente nelle comunità nelle quali vivono. La dimensione sociale della globalizzazione riguarda il lavoro, la salute e l’educazione – ma va molto oltre. È la dimensione della globalizzazione che le persone sperimentano nel loro lavoro e nella loro vita quotidiani: il complesso delle loro aspirazioni di partecipazione democratica e prosperità materiale. Una migliore globalizzazione è la chiave per una vita migliore e più sicura per tutti e ovunque nel 21° secolo ” ILO
Un problema di Governance Nel capitolo «La governance della globalizzazione» si legge: Giudichiamo che i problemi che abbiamo identificato non siano dovuti alla globalizzazione in quanto tale ma alle insufficienze nella sua governance. I mercati globali sono cresciuti rapidamente un parallelo sviluppo di istituzioni economiche e sociali, necessarie per il loro armonioso ed equo funzionamento. Allo stesso tempo, c’è preoccupazione circa l’ingiustizia delle regole fondamentali globali sul commercio e la finanza e i loro effetti asimmetrici sui Paesi ricchi e su quelli poveri.
Coerenza delle politiche la valutazione delle ong italiane (2014) «E’ vero: l’Europa è l’unica regione del mondo che ha obbligato se stessa a ragionare e a darsi regole vincolanti sulla PCD, impegnandosi ad essere coerente e verificabile sugli obiettivi che si sarebbe posta in corso d’opera». «Non è in corso alcun processo politico che si basi sulla costatazione di un’incoerenza delle politiche da una prospettiva di PCD, e nessuna modalità istituzionalizzata di forzare una revisione delle politiche sulla base di questo tipo di analisi»
Quale commercio per quale sviluppo? Superamento dello Schema generalizzato delle preferenze (GSP) è visto come il riconoscimento dell’autonomia degli ex Paesi Partner “I Paesi in via di sviluppo – spiega la Commissione europea nella sua Comunicazione del 2011 dedicata a “Commercio, Crescita e Affari nel mondo” - sono diventati nuovi motori del commercio realizzando oltre la metà delle esportazioni mondiali». Con questa motivazione si giustifica l’apertura del canale bilaterale per gli accordi commerciali (FTAs) (PCD Report UE 2013)
Rapporto Unctad su commercio e sviluppo 2014 «Invitiamo i governi a utilizzare le politiche dei redditi, quali i salari minimi, per sostenere la domanda globale, insieme con una politica fiscale espansiva. C’è bisogno di promuovere politiche industriali e investimenti con una regolamentazione più rigorosa e controlli sui capitali per stabilizzare i mercati finanziari, e accordi commerciali orientati allo sviluppo». «I Paesi che firmano accordi commerciali al fine di partecipare a catene di approvvigionamento globali ne guadagnano poco per se’». (Mukhisa Kituyi, segretario generale dell’UNCTAD)
Social Compact - ETUC Governance economica per la crescita sostenibile e l’occupazione: Politiche industriali e d’investimento europee volte ad affrontare le sfide economiche ed ambientali; dovrebbe esser data priorità agli investimenti in infrastrutture sostenibili, ricerca e sviluppo, tecnologie climatiche e risorse rinnovabili. Questi investimenti non dovranno essere inseriti nel calcolo del disavanzo pubblico; Norme atte a garantire un settore finanziario regolamentato, solido e trasparente a servizio dell’economia reale; Dovrebbero essere stanziate risorse aggiuntive, reperite grazie ad un miglior utilizzo dei fondi strutturali europei, alla Banca europea degli investimenti, all’emissione di project bonds, e ad una tassa sulle transazioni finanziarie adeguatamente congegnata, da impiegare ai fini sociali ed ambientali; Mettere fine alle pressioni volte a liberalizzare i servizi pubblici, che sono una responsabilità nazionale;
Social Compact – ETUC/2 Contrattazione collettiva e dialogo sociale: La contrattazione collettiva e il dialogo sociale sono parte integrante del Modello Sociale Europeo. Devono essere entrambi garantiti a livello europeo e nazionale. Ciascuno Stato membro dovrà attuare le relative misure di sostegno; È essenziale un effettivo ed efficace coinvolgimento delle parti sociali, sin dalla fase di diagnosi, nella governance economica europea e nei piani nazionali di riforma. L’onere degli sforzi necessari per adattarsi al mutare delle situazioni dovrà essere proporzionato ai mezzi a disposizione degli individui e non essere sostenuto soltanto dai lavoratori e dalle loro famiglie.
TTIP: liberalizzazioni 2.0 Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) è stato definito come il più grande accordo commerciale del mondo. È un accordo commerciale tra l’Europa e gli Stati Uniti progettato per rimuovere le barriere commerciali e non in una vasta gamma di settori economici per facilitare l'acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti; Secondo dati diffusi dalla Commissione Europea l’accordo potrebbe far aumentare l’economia europea di €120 miliardi, l'economia americana di €90 miliardi e l'economia del resto del mondo di €100 miliardi;
Le sue caratteristiche I testi negoziali sono segreti La Commissione europea negozia senza condividere i testi con il Parlamento I Parlamenti nazionali sono coinvolti nella semplice ratifica La Commissione dialoga con i lobbisti, non con i cittadini
Non solo dazi, ma diritti Dalle poche informazioni reperibili sull’accordo si evince che esso interverrà in favore di una riduzione delle barriere tariffarie (tasse doganali), ad oggi già basse tra i due continenti (media livello del 4 %). La maggior parte dei guadagni derivanti dal TTIP scaturiranno dalla riduzione delle cosiddette barriere non tariffarie
Non troverete mai parole controverse nel testo del TTIP I tre scenari previsti dal Dipartimento per l’Agricoltura statunitense (USDA) sotto il TTIP 1) Il TTIP con la sola riduzione delle imposte tariffarie e in parte tariffarie: le esportazioni agricole statunitensi verso la Ue crescono di 5,5 miliardi di dollari; le esportazioni dell’Unione verso gli Stati Uniti crescono di 0,8 miliardi di dollari. 2) Rimozione aggiuntiva delle barriere non tariffarie si traduce in una crescita addizionale delle esportazioni USA verso la Ue di 4,1 miliardi di dollari oltre i guadagni del primo scenario (9,6 miliardi di dollari in totale). Per la Ue, tale rimozione genera un guadagno aggiuntivo di 1,2 miliardi di dollari nelle esportazioni verso gli USA (2 miliardi di dollari in totale).
Capitolo SPS e misure NTB I differenti standard di sicurezza alimentare sono stati oggetto delle controversie commerciali tra USA e Ue per anni L’accordo non è inteso come uno strumento volto a proteggere la salute umana, vegetale e animale. Sotto gli accordi commerciali, ogni regolazione deve essere giustificata “al minimo restrittive per il commercio” I diritti dei Paesi ad ispezionare le importazioni agricole ed alimentari al porto di entrata – una misura fondamentale che è stata usata per salvaguardare la salute pubblica – saranno limitati a “ casi eccezionali”
La Cooperazione regolatoria Le differenze normative tra Paesi sono considerate come ‘barriere non tariffarie al commercio e agli investimenti La maggior innovazione del TTIP consiste nel fatto che ai vincoli (“discipline”) che rendono operativa tale cooperazione regolatoria, inclusi i dettagliati processi per metterla in atto, sarebbe data forza di legge, apparentemente per la prima volta nella storia degli accordi commerciali Il capitolo imporrà ordini procedurali multipli – da un sistema di preallarme a scambi regolatori al commercio e valutazioni di impatto costi-benefici
Una super-istituzione dedicata Il TTIP prevede la creazione di un nuovo organismo di controllo, che dovrebbe agire come un sistema di preallarme per entrambe le parti quando gli Stati pianificano di introdurre nuove leggi o regolamenti. Nel CETA è chiamato Forum di Cooperazione Regolatoria (“RCF”) Il RCF sarà co-presieduto da un rappresentante senior del Governo del Canada a livello di un Vice Ministro, equivalente o designato e un rappresentante senior della Commissione europea a livello del Direttore Generale, equivalente o designato e includerà funzionari competenti di ciascuna parte. Che ne è dei membri dei Parlamento europeo, i governi nazionali, le autorità nazionali che sono responsabili dei processi regolatori a livello nazionale?
Il Caso IG nel TTIP dopo il TTIP La violazione dei prodotti IG, insieme ai prodotti falsi o che sembrano Italiani, secondo Coldiretti, costano all’Italia 60 miliardi si euro all’anno Gli Stati Uniti sono stati il principale oppositore all’agenda dei GI europei Il TPP include l’obbligo a non assegnare la protezione GI ai nomi comuni dei cibi e assicura la priorità ai marchi commerciali esistenti. Rendendo i nomi comuni dei cibi non qualificati a ricevere la protezione GI impedisce direttamente alla Ue di perseguire la sua agenda globale sui GI con i Paesi TPP, ivi compresi gli Stati Uniti
Che cosa è già successo con il CETA? Ci si è accordati su una lista di 173 GI da proteggere. Alla fine di ottobre del 2014 i prodotti agroalimentari GI protetti dalla Ue erano I GI italiani protetti dall’accordo CETA sono solo 41. I GI italiani protetti a livello europeo sono 275 Dovremmo concludere che i GI esclusi non sono importanti ai fini delle esportazioni. Questa sola norma nega, quasi in via definitiva, che circa GI europei possano ottenere la protezione o una crescita in Canada.
PMI nel TTIP Ci sono approssimativamente 20 millioni di PMI nell’Unione europea che valgono il 58% del suo valore aggiunto lordo e il 67% dell’occupazione. Solo lo 0,7% delle PMI europee esporta negli USA e il valore dei beni e dei servizi esportati rappresenta meno del 2% del valore aggiunto prodotto dalle PMI europee nel complesso. Il TTIP potrebbe avere un serio effetto destabilizzante su di loro attraverso: - Un significativo dirottamento dal il commercio europeo (che rappresenta la maggior parte delle esportazioni delle PMI) agli USA - Un incoraggiamento ad importare prodotti statunitensi convenienti - un supporto per i grandi gruppi ad entrare nei mercati europei nei quali le PMI sono forti.
PMI nel TTIP: ci regalano un bel sito web Obiettivo: un sito web di informazione …e ovviamente: un altro Comitato transatlantico
Sviluppo sostenibile Il numero 17 degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile impegna i governi a “rafforzare i mezzi di implementazione e rivitalizzare la partnership globale per lo sviluppo sostenibile”. La Commissione europea ha affermato che un capitolo del TTIP su “Commercio e Sviluppo Sostenibile” salvaguarderebbe “le regole base che proteggono… l’ambiente” e perfino “rinforzano… la governance ambientale.” La coerenza politica…
Puoi decidere, ma ti fanno causa Per tutelare adeguatamente le politiche ambientali, il capitolo proposto dovrebbe includere una “nicchia” che dichiara che nessuna delle regole del TTIP si applica alle misure relative alla protezione sociale e ambientale. Ma questo non è il caso Per esempio, il testo afferma: “le Parti riconoscono il diritto di ciascuna Parte a stabilire le proprie politiche e priorità di sviluppo sostenibile, di fissare e regolare i suoi livelli domestici… di protezione ambientale, e di adottare o modificare le politiche relative e le leggi di conseguenza…” Il linguaggio è MOLTO debole e il rischio dell’ISDS rimane molto alto
TTIP e lavoro È necessario garantire lo sviluppo sostenibile richiedendo alle parti di proteggere i diritti fondamentali del lavoro e l’ambiente e includendo il ricorso alla definizione delle controversie e sanzioni commerciali. Nel testo di legge sullo sviluppo sostenibile sono elencate e citate una serie di convenzioni, ma l’applicazione delle loro disposizioni non è previsto I diritti del lavoro devono essere racchiusi nel corpo di ogni accordo, essere applicabili a tutti i livelli di governo (nazionali, statali/regionali, locali) ed essere oggetto di definizione delle controversie e sanzioni commerciali equivalenti alle altre questioni coperte dall’accordo, al di là di ogni approccio volontaristico o pubblicitario
Il Fattore “C” Le misure non tariffarie (NTM) potrebbero suggerire o indurre una reazione negativa dei consumatori verso i beni importati connessi Il Dipartimento per l’Agricoltura statunitense nella sua valutazione di impatto del TTIP sul commercio transatlantico in agricoltura ha scoperto che diversi studi hanno documentato il ruolo delle preferenze dei “c”onsumatori e dei “c”ittadini attivi in rapporto alle NTM. Potenzialmente, tali effetti dal lato della domanda potrebbero eliminare ogni utile proveniente dalla rimozione delle NTM specifiche.
Un anno dopo… di campagna Stop TTIP Indagine conoscitiva alla camera con Audizione in Commissione agricoltura Audizione in commissioni riunite al Senato Mozioni e risoluzioni al Parlamento Italiano Mozione del Parlamento europeo
L’Italia dei dati
La filiera dell’informazione
La filiera dell’informazione -2
Trade for all: l’agenda della Commissione sul commercio Bruxelles, COM(2015) 497 final Commercio per Tutti. Verso un commercio più responsabile e una politica di investimento
Il racconto di un’economia irreale “La Ue è ben disposta ad utilizzare la politica commerciale e di investimento per contribuire a tale obiettivo e garantire benefici alle imprese, ai consumatori e ai lavoratori. La Ue è il più grande importatore ed esportatore al mondo di beni e servizi presa nel suo insieme, il più grande investitore diretto straniero e il più importante destinatario degli investimenti esteri diretti (FDI). Queste dimensioni fanno della Ue il maggiore partner commerciale per circa 80 Paesi e il secondo più importante per altri 40. La Ue potrebbe usare questa forza per beneficiare i suoi cittadini e quelli del resto del mondo, in particolare quelli dei Paesi più poveri. Comunque, i cambiamenti nel modo in cui funziona l’economia mondiale implicano una maniera diversa di progettare la politica commerciale. Il sistema economico odierno — globale e digitale nella sua essenza — è basato sulle catene di valore internazionali le quali prevedono che ideazione, progettazione e produzione avvengano in una serie di step in molti Paesi differenti. La politica di investimento e commerciale dell’Union deve ancor più cogliere questa realtà, guardando a tutti i modi in cui le imprese europee interagiscono col resto del mondo. I servizi, per esempio, sono scambiati in misura crescente attraverso i confini. Sono anche strettamente interconnessi con il commercio manifatturiero tradizionale. Come conseguenza, il commercio coinvolge sempre più le persone che si muovono e l’informazione, non solo i beni, attraverso i confini. Ciò aumenta i modi in cui il commercio sostiene il cambiamento delle idee, le competenze e l’innovazione. La politica commerciale della Ue deve agevolare tale cambiamento”.
Il Modello Iphone
Il mercato di sbocco Quante sono le Pmi che già esportano negli Usa? La Commissaria al commercio europea Cecilia Maelstrom ne conta ben 150mila. Molte? Non proprio, considerato che le Pmi in Europa sono ben 21.6 milioni e che il loro principale mercato di sbocco è l'Europa stessa, stando al Rapporto annuale 2014 sulle Pmi compilato dalla stessa Commissione, mentre meno dell’1% delle piccole imprese Ue esporta negli Usa.
Dove esporta l’Italia dell’agroalimentare? Anche nel 2014 il primo paese destinatario dell’export agroalimentare italiano si è confermato la Germania: da sola essa assorbe il 16,1% del totale dell’export italiano. I paesi dell’Ue insieme valgono il 62,2%. Gli Stati Uniti, primo mercato extraeuropeo dove le esportazioni sono cresciute nell’ultimo anno del +6,4%, raggiungendo una quota del 10,9% sul totale. Il mercato russo, a causa delle sanzioni e degli embarghi sui cibi europei, ha registrato nell’ultimo anno una flessione del -6%, arretrando il valore dell’export italiano, che nel 2013 aveva raggiunto i 527,8 milioni di euro, con un brillante +24,2% sull’anno precedente Oggi 1 industria su 2 delle 54mila imprese agroindustriali italiane produce anche per i mercati esteri (dati Federalimentare), ma solo il 12% esporta direttamente (dati Nomisma). Sono soprattutto le realtà medio-grandi, quelle con più di 50 addetti, che sono l’1,5% di tutto il tessuto produttivo.
Trade diversion: un fenomeno da non sottovalutare Il concetto da introdurre nella nostra riflessione è quello chiamato “trade diversion”: quanto, cioè, del commercio intra-europeo “cambierebbe strada” verso Oltreoceano riducendo drasticamente le quote di interscambio tra i confini europei. L’analisi della Bertelsmann Foundation prevede, ad esempio, che se le esportazioni tedesche verso gli Usa aumenterebbero probabilmente del 93,54%, diminuirebbero quelle verso la Gran Bretagna del 40,91%, quelle verso la Francia del 23,34%, come anche verso tutti gli altri Paesi Europei. L’Italia, ad esempio, registrerebbe una riduzione delle proprie esportazioni verso la Germania del 29,45%, e così via perdendo con tutti gli altri Paesi dell’Unione.
Attaccare i quattro determinanti materiali La produzione L’organizzazione della produzione Lo spazio di mercato Il fattore «C» cittadino (consumatore…)
La Campagna MORE… 1: Complessivamente, l’impatto del TTIP sarà vantaggioso per l’economia europea? 2: L’impatto del TTIP sarà positivo per le PMI europee? 3: Il TTIP avvantaggerà gli interessi dei grandi affari sulle PMI? 4: L’abbassamento della regolamentazione europea sarà un bene per le PMI dell’Unione? 5: Il TTIP ridurrà l’influenza delle PMI sui processi regolatori?
Commercio per tutti
Grazie Per info: Commercio equo, sostenibilità, comunicazione