Economia sommersa e lavoro nero Sociologia del lavoro 2014-2015.

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Transcript della presentazione:

Economia sommersa e lavoro nero Sociologia del lavoro

Alcune definizioni L’ economia sommersa, nelle definizioni internazionali coincide con il solo sommerso economico, Insieme delle attività produttive legali svolte contravvenendo a norme fiscali e contributive al fine di ridurre i costi di produzione. Nell’economia non osservata rientrano attività economiche che, in quanto non osservabili in modo diretto, non sono registrate nelle indagini statistiche presso le imprese o nei dati fiscali e amministrativi utilizzati ai fini del calcolo delle stime dei conti economici nazionali.

Sommerso: “Le attività retribuite ma non dichiarate alle autorità fiscali e contributive. La circostanza che il fenomeno non possa essere osservato direttamente ne rende difficile la misurazione” (Istat 2006). “Le attività economiche che contribuiscono al Prodotto interno lordo osservato, ma che sono in realtà non registrate ufficialmente” (Feige 1989).

Sommerso di lavoro assenza rapporto formalizzato Sommerso d’impresa quando è un’organizzazione aziendale ad essere sconosciuta alle istituzioni Sommerso fisiologico costituito da lavoratori occasionali, piccolissime imprese familiari; Sommerso da arretratezza sociale o produttiva alla quale appartengono i lavoratori a bassissima qualificazione o i minori o ancora gli immigrati irregolari; Sommerso da riduzione dei costi generato dalla competizione di costo prodotta dai processi di globalizzazione (Roma 2001).

Prestazioni lavorative regolari e non Sono definite prestazioni lavorative regolari quelle registrate e osservabili sia alle istituzioni fiscali contributive sia a quelle statistiche e amministrative. Sono definite prestazioni lavorative non regolari quelle svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale- contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative. Rientrano nell’ambito delle attività lavorative non dichiarate le seguenti tipologie di prestazioni lavorative: 1.continuative, svolte non rispettando la normativa vigente; 2.occasionali svolte da persone che si dichiarano non attive in quanto studenti, casalinghe o pensionati; 3.degli stranieri non residenti e non regolari; 4.plurime, ulteriori rispetto alla principale, non dichiarate alle istituzioni fiscali.

Rientrano nel lavoro nero tutte le forme di lavoro non regolare sotto il profilo legale e segnatamente quelle subordinate e caratterizzate da forte squilibrio tra domanda e offerta in termini di relazioni di potere che implicano situazioni di grave sfruttamento. Il lavoro nero è quella quota di lavoro che a prescindere dalla sua totale o parziale irregolarità formale, si caratterizza per salari e condizioni di lavoro decisamente al disotto dei livelli minimi contrattuali”(Pugliese, Rebeggiani 2009). Lavoro nero

Il sommerso ed il lavoro nero gravano sulla collettività non solo perché contribuiscono a sottrarre gettito fiscale e contributivo, ma anche e soprattutto perché escludono larghe schiere di lavoratori dalle tutele costituzionali sul lavoro: -il diritto ad una giusta retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro; - il diritto ad una giornata lavorativa di durata stabilita dalla legge; -il diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite; -il diritto alla formazione ed alla crescita professionale; -il diritto alle tutele in caso di malattia e infortunio.

La differenziazione geografica La variabilità territoriale dei fenomeni economici e sociali è del resto il tratto comune che caratterizza il paese -Rispetto alle vocazioni produttive e alle specializzazioni settoriali di ciascun territorio -Rispetto ai modi di produrre -Rispetto alle strutture di impresa -Rispetto alle forme del lavoro. Insomma il dualismo territoriale che da sempre caratterizza il nostro paese si esprime chiaramente anche osservando il fenomeno del sommerso.

I settori di diffusione Stime Istat (2010) Agricoltura  25% di irregolari sul totale degli occupati Servizi  alla persona 45% - Ristorazione 30% - Trasporti 32% Costruzioni  10% di irregolari sul totale degli occupati Nella sua lunga deriva il sommerso nazionale ha saputo in pratica adattarsi alle modifiche strutturali dell’economia, alle crisi da globalizzazione reagendo anche alla terziarizzazione del sistema economico, terziarizzandosi a sua volta, e reagendo ad un processo di mutamento del mercato del lavoro, che certamente si caratterizza per un allargamento della quota degli stranieri.

Le difficoltà di misurazione del fenomeno L’analisi dell’Istat si fonda sulle unità di lavoro a tempo pieno, equivalenti all’insieme delle posizioni lavorative ricoperte da ogni occupato non regolare. Il processo di stima del lavoro irregolare dell’Istat si basa sul metodo indiretto della discrepanza tra fonti statistiche (Baldassarini, Sacco 1998). Offerta stima nelle famiglie del n. degli occupati Domanda stima nelle imprese del n. delle posizioni lavorative regolari.

…segue Il ricorrere a stime e il persistente prevalere dell’interesse di carattere macroeconomico fanno sì che l’Istat si ponga l’obiettivo di valutare, non tanto la quantità di persone coinvolte nel fenomeno, quanto piuttosto la quantità di unità di lavoro pieno ad esse equivalenti.

I tassi di irregolarità

Unità di lavoro irregolari e tasso di irregolarità

Tassi di irregolarità regionali

Un confronto per macro aree geografiche e settore di attività

La lettura dei dati Istat attribuisce al Sud la principale responsabilità del lavoro irregolare in Italia. Con queste dimensioni, il lavoro irregolare diventa certamente epicentro di una crisi di legalità che condiziona l’intero paese, ed in modo particolare il Mezzogiorno, sul fronte dei rapporti economici, del mercato del lavoro e della più generale struttura sociale del paese.

Le politiche di contrasto

Il sommerso - determinando un evidente effetto di impoverimento ed esclusione sociale - riduce quindi, l’opportunità di crescita di ciascun territorio. Per lo Stato e le Regioni, la messa a punto di politiche e specifiche misure finalizzate ad disincentivare il lavoro irregolare attraverso misure preventive, oltre che punitive e di contrasto, significa contribuire alla lotta all’evasione, e quindi reperire risorse per finanziare servizi territoriali e di welfare locale, oltre che sostenere la diffusione di percorsi di inclusione sociale e di sviluppo socio-economico alla base del benessere di ogni collettività locale.

ApprocciMetodoMisure Conoscenza e Deterrenza Sviluppo di metodi e tecniche per l’individuazione delle irregolarità Sviluppo delle attività di vigilanza Gestione dei dati e condivisione di archivi tra diverse organismi di controllo Sviluppo di misure dissuasive Inasprimento delle sanzioni Stimolo di comportamenti conformi alle regole ed alle leggi Politiche “preventive” Semplificazione amministrativa Introduzione di nuove forme contrattuali (accessorio, temporaneo ecc.) Incentivi fiscali diretti ed indiretti Sviluppo delle micro imprese Politiche attive verso lavoratori disoccupati e sviluppo del lavoro autonomo Politiche “curative” Misure rivolte alle imprese per sanare posizioni irregolari; Misure per l’emersione attraverso percorsi di riallineamento dei salari; Misure per promuovere l’emersione volontaria; Servizi di consulenza per aiutare le imprese non registrate a garantire la transizione all’economia formale. Misure fiscali per ridurre i costi salariali (tra cui il sistema dei voucher) Politiche di sensibilizzazione Attività di consulenza e servizi di supporto alle imprese Incentivi per il lavoro regolare Educazione alla legalità Campagne di comunicazione sugli effetti del lavoro irregolare Approcci, metodi e misure di contrasto del lavoro irregolare in ambito europeo

Le politiche in Italia: più cura e meno prevenzione Strumenti di prevenzione e controllo Strumenti di gestione condivisa del processo regolarizzazione Regolarizzazione stranieri non residenti Estensione della pratica conciliativa nell’ambito dell’attività ispettiva Emersione automatica e progressiva Riallineamento Nuova Regolamentazione delle collaborazioni nei call center; introduzione del voucher per lavoro occasionale di tipo accessorio DURC, Bonus ristrutturazioni in edilizia, sospensione cantieri e unità produttive irregolari, anticipo comunicazione assunzione Coordinamento nazionale dell’attività di vigilanza, aumento personale ispettivo, inasprimento sanzioni, indici di congruità

Fonte: grafico tratto dall’articolo “Il bastone e la carota” di M. Sorcioni (2010)

La ricerca condotta nella periferia nord di Napoli: il coinvolgimento nel lavoro nero

Dalla nostra ricerca emerge che la maggior parte dei soggetti intervistati è:  in cerca di prima occupazione, da un tempo lunghissimo, ben oltre la classica lunga durata;  raramente entrata nel circuito occupazionale regolare ed ha altissime probabilità, se maschio adulto capo famiglia, di essere stato coinvolto in attività informali. L’alto numero di soggetti in condizione di disoccupazione può rappresentare un bacino d’utenza per il lavoro nero; in altre parole i disoccupati possono essere maggiormente disposti ad accettare un lavoro irregolare in attesa di un lavoro regolare (Lucifora 2003).

Assenza di mobilità nel formale Analisi delle transizioni nel lavoro nero Transizioni Discendenti

l’esperienza del lavoro al nero ha riguardato la grande maggioranza del campione da noi intervistato, per gli uomini l’esperienza di un lavoro nero alle dipendenze è quasi ugualmente distribuita fra le varie classi di età: insomma si comincia da giovanissimi ad avere esperienze di lavoro nero e non si smette quasi a nessuna età; la maggior parte dei soggetti che alla prima rilevazione dichiarava di avere svolto in passato lavoro al nero dichiara di averne avuti più di uno. per gli uomini le attività al nero assumono prevalentemente carattere di stabilità e di continuità indipendentemente dall’età; per quel che riguardava i redditi, circa il 60% degli uomini ed il 95% delle donne, guadagnava dal lavoro al nero svolto meno di 700 euro al mese.

Partecipazione nel lavoro nero II – V rilevazione Anche solo lo spaccato del lavoro nero mostra che la forza lavoro analizzata si è trovata in questi anni a dover affrontare un netto peggioramento persino delle condizioni di questo tipo di lavoro. Nel corso dei tre anni studiati, infatti, abbiamo registrato una lenta riduzione di tutte le attività svolte al nero

Partecipazione al lavoro nero II – V rilevazione per sesso

Percorsi nel lavoro nero per sesso Sesso MaschioFemminaTotale Continuità nel nero ,67,917,3 Forte presenza nel nero ,58,714,1 Frammentarietà nel nero ,038,640,8 Nessuna presenza nel nero ,944,927,8 Totale ,0

Nel territorio studiato la forza lavoro subisce le più forti conseguenze della povertà economico produttiva e rischia o di perdere il proprio lavoro, se c’è e anche se a tempo indeterminato, rischia di non avere probabilità di entrare nel mercato del lavoro formale e restare schiacciata tra le opportunità che offre l’economia sommersa e la totale assenza di attività lavorativa sia in bianco che in nero.