DAL LATINO AI VOLGARI. LE RADICI LATINE Verso la metà del I millennio a.C. l’Italia era occupata da popoli di due stirpi: - Mediterranei presenti nella.

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DAL LATINO AI VOLGARI

LE RADICI LATINE Verso la metà del I millennio a.C. l’Italia era occupata da popoli di due stirpi: - Mediterranei presenti nella penisola da almeno due millenni; - Indoeuropei emigrati dall’Europa centro-orientale tra il 2000 e il 1500 a.C.

Facevano parte dei Mediterranei : i Liguri (Italia nord-occident.), i Retii (Italia nord-orientale), i Piceni e gli Etruschi (Italia centr.), i Sicani (Sicilia nord-occ.), i Sardi (Sardegna).

Facevano parte degli Indoeuropei : i Veneti (litorale dell’Alto Adriatico), i Galli (attuale Lombardia ed Emilia Romagna), gli Umbri (Italia centr.), i Latini, i Volsci, gli Osci (Italia meridionale), i Messapi (Puglia settentrionale), i Siculi, i Punici (Sardegna merid. e Sicilia occ.)

LATINI Nel secolo VIII a.C. una tribù dei Latini aveva fondato Roma e dal secolo successivo aveva iniziato una politica di scambi, commerci e conquiste territoriali che ne avrebbe fatto un popolo potentissimo. La lingua di questo popolo, prima un dialetto parlato in una piccola area, si arricchì, da una parte, del linguaggio della tecnica e della filosofia (Greci ed Etruschi) e, dall’altra, di quello burocratico e commerciale necessario per governare un territorio di dimensione europea.

La lingua parlata dai Latini divenne, nel giro di pochi secoli, la lingua ufficiale di tutto l’impero. Da esso si originarono le lingue neolatine o romanze (italiano, francese, spagnolo, ecc.).

C OME MAI DA UN ’ UNICA LINGUA NE SONO NATE TANTE E DIVERSE L ’ UNA DALL ’ ALTRA ? il latino letterario seguiva dei modelli linguistici e stilistici e rispettava delle norme che si tramandavano, più o meno inalterate, nelle regioni latinizzate; il latino volgare è quello effettivamente parlato nelle regioni soggette alla dominazione romana e comprende l’insieme delle varietà d’uso del latino (che si sono alternate nei diversi secoli, nelle diverse regioni, nelle diverse circostanze).

Il latino volgare comprende: varietà spaziali ogni regione conquistata da Roma imparò e parlò un ‘suo’ latino cioè un latino che risentiva delle caratteristiche di pronuncia delle parlate usate precedentemente nella stessa area ; varietà cronologiche il latino era soggetto a mutamenti nel tempo e colonizzazioni successive portarono nelle province stadi diversi di latino (latino arcaico nelle reg. colonizzate per prime, latino innovativo in quelle raggiunte per ultime).

varietà stilistiche sono i diversi ‘stili’ a disposizione di chi parla e vengono adoperati a seconda della situazione, dell’interlocutore, dell’argomento (es. con sermo cotidianus Cicerone intendeva il registro ‘basso’, della quotidianità e lo contrapponeva al latino ‘aulico’ delle arringhe, dei discorsi solenni); varietà sociali legate ai diversi ceti e gruppi sociali ( sermo vulgaris delle classi inferiori e sermo rusticus parlato nelle campagne);

MORFOLOGIA E SINTASSI DEL LATINO VOLGARE Sono molti i fenomeni che caratterizzano la lingua italiana e hanno la loro origine non nel latino classico ma nel latino volgare: l’ordine delle parole nella frase nel latino classico era sogg.-ogg.-verbo (Paulus Petrum amat) ; nel latino volgare l’ordine era quello che ritroviamo nelle parlate romanze sogg.- verbo-ogg. (Paolo ama Pietro); i nomi, gli aggettivi e i pronomi, nel latino classico non avevano una forma unica ma presentavano più forme flesse, sei ‘casi’; nel latino volgare i casi si ridussero a due (nominativo e obliquo); in italiano fu abbandonato con lo schema (prep.+ art.+nome) Domus Pauli > La casa di Paolo

Nel latino classico non era presente l’articolo che veniva già saltuariamente usato nella forma ille nel latino volgare; in italiano l’articolo deriva dalle forma latine unus ‘uno’ (numerale) e ille ‘quello’ (agg. dimostrativo) che persero il loro valore per assumere quello attuale; La morfologia del verbo perse alcune forme che vennero sostituite, es. fut. Cantabo ‘canterò’ venne sost. da cantare habeo ‘devo cantare’. Da questa forma si è sviluppato il tempo fut. delle lingue romanze, in it. cantaràio > cantarào > cantarò > canterò ; nacque il condiz. Cantare habui/hebui> canterei

È assente il genere neutro poiché le parole che ne facevano parte sono passate quasi tutte al maschile o al femminile

Dagli ultimi secoli dell’impero romano la distanza tra latino classico e volgare aumenta con il venir meno del potere unificatore di Roma. Nella scrittura affiorano sempre più i volgarismi che non sono altro che testimonianza delle varie realtà linguistiche locali. C’è un graduale trapasso dal latino ai diversi volgari che interessa durante il Medioevo tutte le aree che avevano fatto parte dell’impero romano. Il latino è una lingua ‘alta’ usata dai colti, mentre le persone incolte usano una variante ‘bassa’ che prenderà forma di volgare romanzo.