LA BELLEZZA DI ESSERE FAMIGLIA La famiglia per un’AC rinnovata
L’attenzione che l’Associazione intende dedicare alla famiglia non costituisce una novità: 1.Statuto Art. 9 L’impegno per la famiglia 1. L’ACI collabora al pieno sviluppo della famiglia, in cui si incontrano la naturale esperienza umana e la grazia del sacramento del matrimonio, e favorisce la promozione del suo ruolo attivo e responsabile nella pastorale, anche offrendole la possibilità di partecipare alla propria attività apostolica. Art. 16 L’Azione Cattolica dei Ragazzi 2.c) condivide con le famiglie e con la comunità ecclesiale l’impegno alla formazione umana e cristiana dei bambini e dei ragazzi, attraverso educatori, giovani e adulti di Azione Cattolica, specificatamente preparati.
2. PROGETTO FORMATIVO “ PERCHÉ CRISTO SIA FORMATO IN VOI” “La famiglia è il luogo formativo di cui l’AC riconosce il primato assoluto: è qui che avviene la prima e più importante educazione, che passa attraverso la parola semplice dei genitori, il loro stile di vita, la loro testimonianza di amore. Consapevole di questa priorità, l’Azione Cattolica cerca legami continui con la famiglia, di cui favorisce il coinvolgimento e con cui instaura un dialogo, per costruire attorno ai più giovani quasi un’alleanza che sostenga la loro crescita”.
3. ITINERARI FORMATIVI: “SENTIERI DI SPERANZA” L’associazione si impegna in una seria e costante opera di discernimento e di accompagnamento formativo anche attraverso percorsi specifici perché la famiglia possa diventare: - luogo di relazioni autentiche - luogo di crescita umana e cristiana - luogo in cui la parola di Dio dimora abbondantemente - luogo di accoglienza, di ospitalità e di responsabile partecipazione alla costruzione di una comunità umana e cristiana “a misura d’uomo”. 4. “ Progetto Nazareth”
PERCORSO STORICO L’assemblea del 1977 decide l’istituzione, all’interno del centro Nazionale, di un Ufficio Famiglia, sotto la spinta di messaggi contraddittori ma molto stimolanti e non eludibili provenienti sia dal mondo sociale che dal mondo ecclesiale.
In quel contesto la Presidenza decise un particolare impegno per la famiglia perché si promuovessero le condizioni indispensabili perché le domande che venivano dalla cultura civile e dal Magistero, oltre che dai soci stessi, trovassero nell’Azione Cattolica una risposta.
E’ stata la grande stagione - dei convegni sulla famiglia, - dei corsi base per animatori di pastorale famigliare, - del lancio dei gruppi di fidanzati e sposi nelle parrocchie, - della traduzione in chiave famigliare dei catechismi e in particolare del catechismo dei bambini, che la CEI aveva pubblicato in quegli anni.
Nel 2002 si pone il problema, nell’Azione Cattolica, di fare un salto di qualità per adeguare meglio la propria presenza formativa nel cuore delle chiese locali alle esigenze missionarie che stavano emergendo. Si decide di non relegare più la cura della famiglia in AC in un ufficio centrale, ma di disseminare, diffondere, coltivare questa attenzione a tutti i livelli dell’attività associativa, perché essa potesse davvero diventare quel lievito evangelico che fermenta tutta la pasta: sia la pasta dell’AC che la pasta della Chiesa diocesana.
SI APRE PER L’AZIONE CATTOLICA LA GRANDE STAGIONE DI UNA NUOVA MISSIONARIETÀ : L’Azione Cattolica ha bisogno della famiglia come capitale associativo che garantisce gli aspetti più intimi e segreti della missionarietà. Quegli aspetti maturati: - nel lungo, capillare e complesso impegno formativo che ha caratterizzato gli anni fecondi dell’attività dell’Ufficio famiglia di Ac,
- quelli richiamati da Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi che indicava, implicitamente, la specifica qualità missionaria della famiglia quando richiamava l’attenzione sul fatto che non si poteva identificare la missione della Chiesa solo con la predicazione del vangelo “a fasce geografiche sempre più vaste” perché bisognava impegnarsi ormai anche a “raggiungere e quasi a sconvolgere mediante la forza del vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e con il disegno della salvezza”.
Ma se la consapevolezza che la famiglia coinvolge tutta l’associazione è certamente importante, la mancanza di un luogo fisico di pensiero e progettualità rischia di far diventare che ciò che è di tutti, alla fine, non sia di nessuno. Nasce nel 2007, l’Area Famiglia e Vita, un gruppo di lavoro coordinato da un membro della presidenza nazionale in cui sono rappresentati tutti i settori proprio in nome della trasversalità del tema e dell’unitarietà dell’AC. Il suo compito è quello di tener viva la riflessione e la progettualità attorno all’universo familiare.
La prospettiva propria con cui l’AC guarda alla famiglia oggi può essere sintetizzata con alcune affermazioni: - la centralità della persona reale ci chiede di tener conto del suo vissuto familiare; - il nostro impegno formativo ci provoca a considerare la famiglia come interlocutore privilegiato; - l’obiettivo di dare alla persona la forma di Cristo ci chiede di mettere a tema la vita familiare per farla incontrare col messaggio di Cristo; - la nostra popolarità ci provoca a valorizzare ogni famiglia con i diversi gradi di fede e di appartenenza ecclesiale che la caratterizzano; - infine la nostra scelta missionaria ci chiede di interessarci delle non poche difficoltà in cui si trova a vivere la famiglia.
I fondamenti di questa prospettiva sono da ricercare tra i molteplici percorsi aperti dal Concilio, particolarmente consoni al nostro carisma associativo: quello trinitario che ci porta a collegare tra loro coniugalità, genitorialità e generatività: ci sta a cuore proprio il legame tra questi aspetti perché testimoniano un’immagine di famiglia aperta alla chiesa e al mondo e non chiusa al proprio interno. L’amore sponsale apre alla vita e ad una fecondità che diventa impegno, servizio, responsabilità dentro la storia.
quello ecclesiologico perché nel nostro impegno formativo non possiamo non cercare un incontro fecondo con la “chiesa domestica e perché, come associazione unitaria, ci sta a cuore la sfida del dialogo tra le generazioni: in questo senso l’AC ha anche qualcosa da dire e donare alla famiglia perché vuole essere un laboratorio di incontro tra generazioni e, in quanto esperienza di chiesa, vuole coinvolgere la famiglia nelle proprie attività formative. quello sacramentale che ci chiede di valorizzare, accanto al battesimo, il sacramento del matrimonio: accanto alla vocazione battesimale, al centro dell’impegno laicale, siamo chiamati a sviluppare in termini vocazionali anche il matrimonio.
M a soprattutto sentiamo nostro il percorso laicale : l’AC con la sua forte sensibilità laicale e sociale guarda al matrimonio inserito dentro le dinamiche sociali, economiche e politiche. Potremmo dire che l’AC può esercitare anche un compito “correttivo” verso forme di deriva intimista e familista presenti a volte in certi approcci alla pastorale familiare. Per l’AC parlare della famiglia non è solo parlare di sacramento e di spiritualità ma è anche parlare di stili di vita, di politiche familiari, di responsabilità sociali e politiche. Sentiamo di voler entrare nella famiglia con uno stile “laicale”.
L’ATTENZIONE ALLA CHIESA DOMESTICA CI PORTA A RICONOSCERE CHE TRA FAMIGLIA E AC SI PUÒ INSTAURARE UNO SCAMBIO RECIPROCO DI DONI: La famiglia è esperienza di amore e comunione, al suo interno si realizza in modo privilegiato l’incontro tra il maschile e il femminile, tra la paternità e la maternità, tra genitori e figli, anziani e bambini. La famiglia è anche conflitto, paziente ricerca di un cammino condiviso nel dialogo e nella corresponsabilità rispettosa di ciascuno. C’è anche per la famiglia l’impegno non scontato di imparare uno “stile familiare”.
- l’AC da una parte è in ascolto del vissuto relazionale e affettivo della famiglia per imparare l’ascolto, l’accoglienza, il confronto con il diverso, il conflitto e il perdono; - dall’altra può dare un contributo alla sfida di ripensare l’incontro tra maschile e femminile, per dare spessore alla figura paterna e materna, e soprattutto al dialogo tra le generazioni. E’ questo che la famiglia può donare all’associazione e noi abbiamo più volte parlato di uno “stile familiare” che vorremmo sempre più fare nostro:
SE LA FAMIGLIA PUÒ DIRE QUALCOSA ALL’AC È ANCHE VERO CHE UN’ASSOCIAZIONE PUÒ DIRE E DONARE QUALCOSA ALLA FAMIGLIA. Un’AC democratica è abituata a fare i conti con le persone, la diversità, il dialogo, la conflittualità, la corresponsabilità. Può così diventare una risorsa anche per la vita reale delle coppie e delle famiglie. Potremmo dire che il percorso in associazione può essere un vero e proprio tirocinio per le scelte e la futura vita matrimoniale.