MONOGRAFIA ARCHITETTONICA DELLA CIVILTA‘ SALENTINA di Chirivì Francesco Mangia Francesco Spirito Carmine Classe 3°A st Liceo Scientifico Tecnologico Istituto Istruzione Secondaria Superiore “E.Medi” Galatone a.s Prof. Giuseppe Viva
MONOGRAFIA ARCHITETTONICA DELLA CIVILTA‘ SALENTINA Alla presente relazione alleghiamo: Documentazione relativa a costruzioni architettoniche rurali tipico salentine Schizzi del rilievo sul luogo Rilievo fotografico Stralcio catastale del sito Rilievo fotografico aereo Modellino in scala Relazione tecnica.
La nostra monografia si incentra sullo studio di costruzioni rurali tipiche del Salento. Il Pajaru (o Paiaru, o Pagghiaru, o Furnieddhu, Furnu, Truddu, Chipuru a seconda del luogo) è una costruzione rurale, realizzata con la tecnica del muro a secco. Normalmente si tratta di costruzioni isolate nelle campagne, ma ve ne sono anche alcune che sono unite in gruppi di 2 o 3 a formare edifici più complessi. Rappresentano oggi uno degli elementi caratteristici del paesaggio salentino tanto da essere tutelate e valorizzate dalle istituzioni locali. Si tratta di edifici simili ai più famosi trulli, a forma di tronco di cono, con pianta circolare o quadrangolare e costruiti con pietre ricavate dai terreni circostanti "a secco", ovvero senza l'aiuto di alcuna malta o sostegno. Le costruzioni presentano di norma un'unica camera senza finestre verso l'esterno. Hanno un notevole spessore, che assicura un ambiente interno fresco anche nei mesi più caldi. I furnieddhi venivano utilizzati come riparo momentaneo o deposito (il nome li fa ritenere originariamente depositi di paglia), ma di fatto sono stati utilizzati per gli usi più diversi, non ultimo come abitazione dei contadini durante il periodo estivo, allorché
essi si trasferivano dal centro abitato per ottemperare ai lavori campestri dall'alba al tramonto. Non di rado al loro interno trovano posto rustici caminetti, cisterne e stipi incastonati nei possenti muri. Datazione Non si conosce con esattezza l'epoca di costruzione. Probabilmente sono stati edificati in periodi successivi a partire dal 1000 d.C. circa, in epoca bizantina, con il materiale di risulta dei lavori di dissodamento dei terreni agricoli, materiale con il quale sono costruiti anche i numerosissimi muretti a secco che recintano quasi tutte le proprietà agricole del Salento. Ma non si esclude neppure un'origine in epoca molto più antica, tra il 2000 a.C. e la fine dell'Età del bronzo, come evoluzione di costruzioni megalitiche quali le specchie; altre teorie, avvalorate dalla somiglianza con altre strutture nell'area mediterranea, vogliono la costruzione importata dall'esterno in epoche successive.
Tipologie Esistono varie tipologie di pajare, sia per dimensioni che per modalità di costruzione. Le pajare più antiche sono di norma più piccole e presentano un perimetro in pietra e una copertura realizzata con tronchi e frasche; successivamente si utilizzò esclusivamente la pietra. Alcune costruzioni presentano un anello in pietra come rinforzo alla struttura principale; quasi tutte sono dotate di una scaletta esterna per agevolare l'accesso al tetto per eventuali manutenzioni. Varianti: le Lamie Le Lamie, o Lammie, rappresentano una variante delle pajare, con una struttura a base quadrangolare o rettangolare ed una copertura fatta di lastre di pietra o tegole in terracotta. Molto spesso le Lammie sono costruite con una gettata di malta e terra rossa che rende piana la copertura esterna. Ovviamente le modalità di costruzione sono variate nel corso del tempo, ne è prova la costruzione di eventuali finestre, come abbiamo voluto rappresentare nel nostro modellino in scala.
RELAZIONE TECNICA La presente relazione è riferita ad un trullo esistente nel territorio di Galatone nella contrada “ Pinnella”. Il trullo ubicato al margine del confine di un fondo di proprietà privata è riportato nel catasto dei terreni del comune di Galatone al foglio n°…., particella….. Da quanto si può desumere, sia dal rilievo fotografico sia da quello metrico, il trullo o comunemente chiamato in lingua dialettale “furnieddhu” e in altri posti del basso Salento “ pagghiare “ è stato ristrutturato di recente. I trulli di solito sono ad un vano ma non mancano casi a doppi e tripli vani. Sono stati costruiti nei secoli scorsi tra il 1700 e il 1900 per usi prettamente agricoli ( depositi di attrezzature) ma sono stati usati fino agli anni anche come dimora estiva. Sono presenti sui terreni con roccia affiorante di natura calcare o tufacea. Il territorio salentino è ricco di questi manufatti in pietra ; li possiamo vedere in modo più frequente sulle fasce costiere, cioè su quella adriatica e su quella jonica. Sono rari, invece, nell’entroterra salentina dove il terreno è argilloso e quindi privo di pietrame affiorante.
Il trullo in esame presenta sulle pareti un intervento fatto di recente con l’inserimento di conci di tufo e travi di cemento al posto di pietra a secco così come richiama la consuetudine di queste costruzioni, tale intervento ci sembra improprio tanto da alterarne l’originalità. Bisogna dire però che nonostante l’intervento di consolidamento sia stato troppo invasivo, il trullo è stato salvato dal crollo ed è lì a ricordo della civiltà contadina salentina. Dal rilievo metrico abbiamo potuto constatare che il trullo ha una forma tronco piramidale le cui dimensioni alla base misurano m. 5,20 x 5,15, mentre all’interno il vano misura m.3,00 x 3,25. L’altezza esterna è di m.3,95. La porta di ingresso misura m.0,92 di larghezza e m. 1,86 di altezza massima, misurata all’incrocio dei due conci di tufo che formano un angolo ottuso come chiave di spinta sulla porta. Lo spessore della muratura alla base è di circa m.2,00 mentre man mano che si va verso l’alto essa si riduce fino a diventare di circa m 0,30 al punto della lastra di chiusura, pietra che presenta una croce incisa. La natura delle pietre di costruzione che formano il trullo è tufacea, caratteristica della contrada, messe una su l’altra con arte ( costruzioni a secco ) senza l’ausilio di malta per tenere in equilibrio al struttura.
Normalmente le pietre che compongono i trulli appartengono al terreno stesso perché, per bonificare e rendere coltivabili i terreni, i contadini usavano costruire i muri di confine e a volte anche costruire i trulli. Il trullo in esame ha su un lato una scala, in pietra, incastrata nella muratura laterale, che serviva per salire sulla volta per i lavori di manutenzione quando occorrevano. Accanto alla scala vi è un terrazzamento (m.3,76 x 5,45) perimetrato da una fila di conci di tufo di circa m.0.50 di altezza, che funge da copertura di una cisterna scavata nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico; la bocca della cisterna, chiusa con una copertura di ferro e lucchetto, misura m.0,80 x 0,80. Questo particolare della cisterna annessa al trullo ci fa pensare che il trullo, in passato è stato usato come dimora estiva dal proprietario. Il gruppo di studio composto da Chirivì Francesco, Mangia Francesco e Spirito Carmine, ha scelto, inoltre di realizzare il modellino del trullo in scala 1/30 utilizzando sassolini della stessa campagna dove insiste il manufatto. Per motivi di stabilità del modellino siamo stati costretti ad usare una colla per sostenere gli elementi in tufo “ sassolini “ uno diverso dall’altro così come sono stati trovati sul luogo. Nel realizzare il modellino abbiamo deciso di omettere l’innesto dei conci di tufo che sono stati usati per il consolidamento del trullo e al loro posto abbiamo inserito gli stessi sassolini proprio per non alterare l’originalità della costruzione.
Impostazione della scala e ricerca del materiale occorrente in sito.Impostazione della scala e ricerca del materiale occorrente in sito. 1 Disegno della pianta sulla base del modellino e realizzazione del manufatto.Disegno della pianta sulla base del modellino e realizzazione del manufatto. 2 Completamento e ritocco di particolari.Completamento e ritocco di particolari. 3 COSTRUZIONE DEL MODELLINO IN SCALA
SCHIZZI DEL RILIEVO
Il gruppo di lavoro : Chirivì Francesco, Mangia Francesco, Spirito Carmine.