SCRIVERE LA RELAZIONE DI TIROCINIO Prof.ssa Angelica Arace Università di Torino – Aprile 2016 1.

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SCRIVERE LA RELAZIONE DI TIROCINIO Prof.ssa Angelica Arace Università di Torino – Aprile

A cosa serve la relazione A illustrare l’attività svolta e gli apprendimenti acquisiti ai tutor del tirocinio A riflettere, in forma strutturata, sulle attività svolte e su quanto osservato A documentare l’attività. 2

A cosa serve la relazione Il tirocinio è parte integrante del corso di studi, ma si svolge al di fuori dell’Università in una realtà lavorativa. La scrittura della relazione serve a legare l’esperienza di tirocinio al percorso universitario. Ciò avviene attraverso il racconto e la rielaborazione degli aspetti più significativi del tirocinio in relazione agli obiettivi formativi del corso di laurea e ai contenuti delle discipline studiate. 3

Che tipo di testo è una relazione di tirocinio La relazione di tirocinio è un testo informativo- espositivo con parti di carattere argomentativo. 4 Ha lo scopo di informare; utilizza parti descrittive per illustrare i contesti in cui si è svolta l’esperienza e i processi attraverso i quali si è realizzata Propone un’analisi critica dell’esperienza attraverso una valutazione dei suoi aspetti salienti

esperienzacompetenze formazione La relazione di tirocinio deve informare su ciò che si è fatto riuscendo a farne capire il senso, attraverso una selezione delle informazioni più significative, una rielaborazione e una valutazione critica dell’esperienza, delle competenze e della formazione acquisite attraverso di essa. 5

Quale registro utilizzare Lo stile deve essere formale e l’argomentazione scientifica. Ciò significa scegliere con cura i termini utilizzati e un registro linguistico il più possibile impersonale. La relazione di tirocinio NON è un diario personale, né un semplice resoconto dell’esperienza. 6

Le parti della relazione Una relazione di tirocinio consiste sostanzialmente di tre parti: parte introduttiva parte centrale parte finale seguite da un’eventuale Appendice e da una bibliografia (quest’ultima obbligatoria). 7

Parte introduttiva all’azienda di stage. Non deve essere un «copia e incolla» dai documenti dell’azienda, ma una rielaborazione riflessiva al contesto specifico (ufficio, classe, centro, comunità, nido) in cui si è svolto lo stage, specificando il settore in cui opera l’ente alle persone con cui si è collaborato. Qual è l’organizzazione interna? Chi sono i responsabili? Quali sono le figure professionali coinvolte? agli obiettivi del tirocinio 8 La parte introduttiva contiene le informazioni generali sull’esperienza di tirocinio e sull’ente presso il quale è stato svolto. Deve contenere informazioni relative a:

Parte introduttiva 9 Ricordarsi di inserire una pagina iniziale che fa da COPERTINA, in cui sono riportate: le generalità dello studente, il nome della sede di tirocinio, il periodo di svolgimento del tirocinio, i nominativi del tutor aziendale e del tutor accademico.

Parte centrale Presentazione «critica» della attività svolte, in relazione agli obiettivi formativi prefissati: Cosa ho fatto? Come l’ho fatto? Quali collegamenti si possono individuare tra l’attività svolta e quanto appreso durante il percorso universitario. Quali modelli teorici ho potuto applicare? A quali strutture concettuali posso far risalire le pratiche operative? A quale metodologia di lavoro? In breve, la parte centrale è quella che collega più direttamente il mondo degli studi con la concretezza del lavoro svolto durante lo stage. 10

FOCUS DESCRITTIVI 11 L’educatore L’educando L’ambiente dell’intervento educativo VARIABILI RELATIVE AL CONTESTO EDUCATIVO Le interazioni tra educatore ed educando Le interazioni tra pari Le interazioni tra educatori VARIABILI RELATIVE AL PROCESSO EDUCATIVO

Parte conclusiva La parte conclusiva è quella in cui lo studente esprime le proprie valutazioni personali sul tipo di esperienza vissuta durante il lavoro. Cercare di rispondere a una serie di domande: Il tirocinio mi ha permesso di migliorare le mie conoscenze e competenze? Quali riflessioni ho potuto fare sul profilo professionale? Come ho risposto agli stimoli provenienti dal mondo del lavoro? Quali sono stati i miei punti di forza e quali le criticità? In che modo penso di capitalizzare questa esperienza? 12

Parte conclusiva La parte finale contiene le valutazioni sull’esperienza vissuta, un’analisi delle opportunità formative, una valutazione dell’incremento delle proprie conoscenze, competenze e attitudini professionali. 13 Deve contenere: Una verifica del raggiungimento degli obiettivi formativi dichiarati in partenza Un’analisi delle difficoltà incontrate, anche in relazione all’adeguatezza della preparazione e formazione universitaria Un’analisi delle competenze acquisite nel corso del tirocinio (competenze relazionali, progettuali, organizzative…) e di quelle che contraddistinguono il profilo professionale dell’educatore Una riflessione finale che chiarisca e sintetizzi il valore formativo globale dell’esperienza di tirocinio.

Appendice e bibliografia L’appendice non è obbligatoria. Essa può essere creata se si dispone di materiale illustrativo del tirocinio che si ritiene utile includere e previa autorizzazione del tutor aziendale. La bibliografia, obbligatoria, è utile per creare maggiore connessione tra l’apparato teorico e la riflessione critica sulla dimensione pratica. 14

La citazione Poiché la relazione è un testo di “argomentazione scientifica”, la nostra riflessione deve poggiarsi anche sul pensiero degli studiosi che si sono occupati dell’argomento. Il pensiero e/o i testi che lo esprimono vanno dunque “citati”. Citare il pensiero: L’analisi strutturale dei testi mostra quanto sia importante il lavoro interpretativo del lettore (Eco, 1979) Citare il testo: “La compresenza di parlante ed interlocutore/i, tipica del parlato comporta infatti la possibilità di feed-back o retroazione e, conseguentemente, di processi di correzione.” (Bazzanella, 1994, p. 69) Tutti i testi citati dovranno essere presenti in bibliografia. 15

La bibliografia La bibliografia è l’elenco di TUTTE le opere citate nel testo e di quelle non citate che si ritengono importanti per fornire un quadro teorico alla relazione. Una bibliografia è un elenco di referenze, ciascuna composta come segue: Cognome autore, iniziale nome autore (anno pubblicazione), Titolo in corsivo, città di edizione Nome editore. Eco, U. (1979). Lector in fabula : la cooperazione interpretativa nei testi narrativi. Milano Bompiani. Le referenze devono essere ordinate alfabeticamente in ordine di autore; le referenze attribuite a uno stesso autore sono ordinate, al loro interno, per anno. (vedi es.) 16

La bibliografia 17 Appiano, A. (1996). Comunicazione visiva : apparenza, realtà, rappresentazione. Torino UTET libreria. Bazzanella, C. (1994). Le facce del parlare : un approccio pragmatico all'italiano parlato. Firenze La nuova Italia. Bertuccelli Papi, M. (1993). Che cos'è la pragmatica Milano Bompiani Caprettini, G. (1980). Aspetti della semiotica : principi e storia. Torino Einaudi. Caprettini, G. (1992). Comunicazione e scienza dei segni Torino CUSL. Caprettini, G. (1997). Segni, testi, comunicazione : gli strumenti semiotici. Torino UTET libreria. Corno, D. (1996). Dalla comunicazione al testo : una prospettiva semiotica. Torino Centro scientifico. Cosenza, G. (2002). La pragmatica di Paul Grice : intenzioni, significato, comunicazione. Milano Bompiani. Ferraro, G. (a cura di) (1991). Rappresentazione visiva e realtà Torino Centro scientifico. Goffman, E. (2003). Forme del parlare Bologna Il mulino. Jakobson, R. (1966). Saggi di linguistica generale Milano Feltrinelli. Minsky, M. (1990). La societa' della mente Milano Adelphi. Panofsky, E. (1976). Il significato nelle arti visive Torino Einaudi. Pastonesi, M. (2011). Dizionario degli All Blacks Milano Dalai. Peirce, C. (1980). Semiotica Torino Einaudi. Perissinotto, A. (a cura di) (1997). Semiotiche del testo Alessandria Edizioni dell'Orso. Saussurre, F. (1971). Corso di linguistica generale Bari Laterza. Sbisà, M. Austin, J. (1983). Gli atti linguistici : aspetti e problemi di filosofia del linguaggio. Milano Feltrinelli. Shannon, C., & Weaver, W. (1983). La teoria matematica delle comunicazione Milano ETAS libri.