Politica economica in economia aperta

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Transcript della presentazione:

Politica economica in economia aperta Marcella Mulino Politica economica I modulo a.a. 2006-07

I tassi di cambio

I tassi di cambio I tassi di cambio consentono di tradurre i prezzi di paesi differenti in termini comparabili. Il tasso di cambio rappresenta il prezzo relativo di due valute Vogliamo analizzare: le diverse tipologie di tassi di cambio i diversi regimi di tassi di cambio come vengono determinati i tassi di cambio il ruolo dei tassi di cambio nel commercio internazionale

Tassi di cambio: convenzioni e = tasso di cambio euro-dollaro, ovvero quantità di dollari per 1 euro e aumenta: l’euro si apprezza nei confronti del dollaro (il dollaro si deprezza nei confronti dell’euro) e diminuisce: l’euro si deprezza nei confronti del dollaro (il dollaro si apprezza nei confronti dell’euro) Svalutazione e rivalutazione

Tassi di cambio bilaterali Tassi di cambio bilaterali: pubblicati quotidianamente sui giornali Se le valute sono due (es. euro e dollaro), conoscendo il cambio bilaterale euro-dollaro, si conosce anche il cambio dollaro-euro, facendo il reciproco

Tassi di cambio incrociati Se le valute sono tre – euro, dollaro e yen – e si conoscono i cambi dell’euro, è possibile ottenere anche il cambio dollaro-yen. Es. euro-dollaro=1$ e euro-yen=130¥  tasso di cambio incrociato dollaro-yen dollaro-yen=130¥ Arbitraggio a tre piazze

Quanti cambi bilaterali conoscere? Es. euro-dollaro=1$, euro-yen=130 ¥, euro-sterlina=0,65£ Come ottenere dollaro-yen, dollaro-sterlina e sterlina-yen? Attraverso i tassi di cambio incrociati: dollaro-yen=130/1, dollaro-sterlina=0,65/1, sterlina-yen=130/0,65=200  è sufficiente conoscere i cambi bilaterali di una valuta per ottenere tutti i tassi di cambio bilaterali

Tipologie di tassi di cambio Un tasso di cambio (nominale bilaterale) può essere espresso in due modi: incerto per certo (numero delle unità di valuta nazionale per una unità della valuta estera) prezzo della valuta estera in termini di lire: Esempio: 1.700 lire per 1 $ certo per incerto (numero delle unità della valuta estera per una unità di valuta nazionale) prezzo dell’euro in termini della valuta estera: Esempio: 1,18 $ per 1 €

Tasso di cambio nominale effettivo (o multilaterale) È il prezzo di un “paniere” di valute estere rappresentativo del commercio estero del nostro paese È una media ponderata dei tassi di cambio bilaterali:

Regimi alternativi di tassi di cambio Tasso di cambio flessibile: Situazione in cui il tasso di cambio si muove liberamente per compensare eccessi di domanda o di offerta di una valuta rispetto ad un’altra Tasso di cambio fisso: Situazione in cui un paese fissa il prezzo della propria valuta nei confronti di un’altra, cercando di mantenerlo invariato Inserire analisi del mercato valutario e meccanismi di determinazione del cambio

Diversi regimi di cambio I paesi industrializzati operano nell’ambito di un sistema ibrido di tassi di cambio flessibili manovrati. Sistema in cui il governo tenta di moderare le fluttuazioni dei tassi di cambio senza mantenere i tassi di cambio rigidamente fissati. La maggior parte dei paesi in via di sviluppo ha mantenuto tassi di cambio fissi

Principali regimi valutari Unione valutaria Dollarizzazione / eurizzazione Currency board Zone obiettivo a banda stretta o larga Parità e bande di oscillazione striscianti Zone obiettivo non dichiarate Fluttuazione sporca Fluttuazione libera

Che cos’è il mercato dei cambi? Luogo (non necessariamente fisico) in cui si scambiano le valute e si stabiliscono i relativi prezzi, ovvero i tassi di cambio È un mercato globale che funzione 24 ore al giorno Le transazioni valutarie superano di gran lunga le transazioni commerciali

Il mercato valutario Si tratta del mercato in cui avvengono gli scambi di valuta L’offerta di euro (domanda di dollari) è derivata dalla domanda di importazioni di beni, acquisti di servizi e di attività finanziarie (tutte le transazioni che richiedono pagamenti in valuta estera) La domanda di euro (offerta di dollari) è derivata dall’offerta di esportazioni di beni, vendita di servizi e di afflussi di capitale (tutte le transazioni che danno luogo a entrate di valuta estera)

Domanda e offerta di valuta Se il tasso di cambio (le unità di valuta estera necessarie per acquistare una unità di valuta domestica) è più elevato, le merci domestiche diventano più costose all’estero e le esportazioni diminuiscono La curva di domanda di euro è inclinata negativamente Se il tasso di cambio è più elevato, le merci estere sono più convenienti e le importazioni aumentano La curva di offerta di euro è inclinata positivamente

Tassi di cambio flessibili Un eccesso di offerta di euro rispetto alla domanda di euro significa che il tasso di cambio tende a ridursi fino a portare in equilibrio domanda e offerta Il tasso di cambio si deprezza La domanda estera di beni e attività europee aumenta: aumenta la quantità domandata di euro La domanda europea di beni e attività estere si riduce: si riduce la quantità offerta di euro

Tassi di cambio fissi La banca centrale si impegna a soddisfare qualsiasi eccesso di domanda o di offerta della valuta nazionale o estera al cambio prestabilito, utilizzando le proprie riserve ufficiali In presenza di un eccesso di offerta di euro rispetto alla domanda di euro, la banca centrale acquista – al cambio fissato – l’eccesso di offerta (aumenta la domanda di euro), fornendo valuta estera In presenza di un eccesso di domanda di euro rispetto alla offerta di euro, la banca centrale aggiunge la propria offerta – al cambio fissato – a quella (insufficiente) del mercato (aumenta l’offerta di euro), assorbendo valuta estera

Tassi di cambio e transazioni internazionali Prezzi domestici ed esteri Se è noto il tasso di cambio tra le valute di due paesi, è possibile esprimere il prezzo delle esportazioni di un paese in termini della moneta dell’altro paese. Esempio: il prezzo in dollari di un maglione del valore di 50 euro, dato un tasso di cambio dollaro contro euro pari a 1,20$, è (1,20 $/€) x (50 €) = 60$

Variazioni del tasso di cambio: deprezzamento della valuta domestica significa una riduzione delle unità di valuta estera necessarie per acquistare una unità di valuta domestica - Esempio: 1,10 $ per 1 € rende meno costosi i beni prodotti dal paese domestico per i residenti del paese estero e più costosi i beni prodotti dal paese estero per i residenti del paese domestico Esempio: il prezzo in dollari di un maglione del valore di 50 euro, dato un tasso di cambio dollaro contro euro pari a 1,10$, è (1,10 $/€) x (50 €) = 55$ Esempio: il prezzo in euro di jeans del valore di 20 dollari è pari a 16,6 €, se il tasso di cambio è 1,20 $/€, mentre è pari a 18,18 €, se il tasso di cambio è 1,10 $/€

Variazioni del tasso di cambio: apprezzamento della valuta domestica Significa un aumento delle unità di valuta estera necessarie per acquistare una unità di valuta domestica - Esempio: 1,30 $ per 1 € rende più costosi i beni prodotti nel paese domestico per i residenti del paese estero e meno costosi i beni prodotti nel paese estero per i residenti del paese domestico Esempio: il prezzo in dollari di un maglione del valore di 50 euro, dato un tasso di cambio dollaro contro euro pari a 1,30$, è (1,30 $/€) x (50 €) = 65$ Esempio: il prezzo in euro di jeans del valore di 20 dollari è pari a 16,6 €, se il tasso di cambio è 1,20 $/€, mentre è pari a 15,38 €, se il tasso di cambio è 1,30 $/€

Tassi di cambio e prezzi relativi Le domande di importazioni e di esportazioni sono influenzate dai prezzi relativi. L’apprezzamento della valuta di un paese: aumenta il prezzo relativo delle sue esportazioni Esempio: maglioni riduce il prezzo relativo delle sue importazioni Esempio: jeans Il deprezzamento della valuta di un paese: riduce il prezzo relativo delle sue esportazioni aumenta il prezzo relativo delle sue importazioni

Il deprezzamento della valuta domestica fa aumentare il valore dell’indicatore di competitività, a parità di prezzi interni ed esteri L’apprezzamento della valuta domestica fa diminuire il valore dell’indicatore di competitività

Valuta chiave, ovvero “valuta di riserva internazionale” Si tratta di una valuta largamente utilizzata per denominare contratti internazionali tra operatori che non risiedono nel paese che emette la valuta chiave Esempio: nel 2001, circa il 90% delle transazioni tra banche ha comportato lo scambio di valute estere in dollari statunitensi Sempre nel 2001, il 38% degli scambi complessivi era effettuato in euro ed il 23% in yen Viene detenuta come riserva dalle banche centrali Il 60% delle riserve ufficiali delle banche centrali è costituito da dollari (ma gli USA partecipano solo al 20% degli scambi commerciali internazionali) Negli anni a venire, l’euro potrebbe affiancarsi al dollaro nello svolgimento di questa funzione

Tasso di cambio e saldo delle partite correnti

Le determinanti dei flussi commerciali Domanda estera e interna Le elasticità dei flussi commerciali rispetto al reddito e la teoria del vincolo esterno alla crescita Strozzature dell’offerta e pressione della domanda interna Competitività Prezzi e tassi di cambio Qualità e altri fattori di competitività diversi dal prezzo

La teoria del vincolo esterno alla crescita Presupposti: Il saldo corrente coincide con il saldo merci e servizi (il saldo dei redditi e dei trasferimenti unilaterali è in pareggio) Nel lungo periodo il saldo corrente deve essere in equilibrio (non ci si può indebitare in eterno) Nel lungo periodo il tasso di cambio reale non varia (versione relativa della ‘parità del potere d’acquisto’)

Il vincolo esterno (presupposti 1 e 2) VX = VM dove: VX: valore delle esportazioni VM: valore delle importazioni cioé: Pd e X = Pf M consideriamo le variazioni percentuali: ΔPd/Pd + Δe/e + ΔX/X = ΔPf/Pf + ΔM/M ΔPd/Pd + Δe/e = ΔPf/Pf (presupposto 3) ΔX/X = ΔM/M

Il tasso di crescita di equilibrio esterno ΔX/X = β ΔYf/Yf ΔM/M = μ ΔY/Y Per sostituzione, poiché ΔX/X = ΔM/M ΔY/Y = (β / μ) ΔYf/Yf dove: β : elasticità delle esportazioni rispetto al reddito mondiale μ : elasticità delle importazioni rispetto al reddito interno

Implicazione: un paese può crescere più rapidamente del resto del mondo senza incontrare problemi di equilibrio esterno soltanto se l’elasticità-reddito delle sue esportazioni è maggiore di quella delle importazioni. Le determinanti delle elasticità-reddito: l’efficienza dinamica dei modelli di specializzazione

Strozzature di offerta e pressione della domanda interna Un’accelerazione della domanda interna (un incremento inconsueto nel grado di utilizzazione della capacità produttiva) stimola le importazioni anche a causa di eventuali strozzature di offerta interna Un’accelerazione della domanda interna frena le esportazioni, perché le vendite sul mercato interno diventano più remunerative

Le determinanti delle importazioni La funzione della domanda di importazioni M = f(Y, er ) er  (e Pd) / Pf ΔM / ΔY > 0 ; ΔM / Δer > 0 dove: M : volume delle importazioni Y : prodotto interno lordo er : tasso di cambio reale e : tasso di cambio nominale Pd : livello dei prezzi interni Pf : livello dei prezzi esteri

Le determinanti delle esportazioni La funzione della domanda di esportazioni X = g(Yf, er) er  (e Pd) / Pf ΔX / ΔYf > 0 ; ΔX / Δ er < 0 dove: X : volume delle esportazioni Yf : prodotto interno lordo dell’estero er : tasso di cambio reale e : tasso di cambio nominale Pd : livello dei prezzi interni Pf : livello dei prezzi esteri

Deprezzamento del cambio e bilancia commerciale Assumiamo che Pd e Pf siano costanti, e quindi le variazioni del cambio nominale e reale coincidono Un deprezzamento del cambio modifica il prezzo relativo dei beni interni rispetto ai beni esteri: i beni nazionali diventano relativamente più convenienti Si modificano sia le importazioni, sia le esportazioni

Ipotesi: Il saldo delle partite correnti è in equilibrio Prezzi delle esportazioni sono espressi in valuta nazionale e prezzi delle importazioni sono espressi in valuta estera Prezzi delle esportazioni e delle importazioni sono fissi, ma il tasso di cambio varia La domanda di esportazioni dall’estero e la domanda di importazioni dall’interno dipendono dai prezzi relativi

Le esportazioni aumentano in quantità Le importazioni diminuiscono in quantità In una stessa valuta (ad es., il dollaro) il saldo della bilancia commerciale è inizialmente: PC = e X – M = 0 Quando il cambio si deprezza, non è detto che il saldo migliori (PC > 0) “Il saldo migliora se le esportazioni e le importazioni, in quantità, variano molto al variare del tasso di cambio”

In termini formali, l’effetto del deprezzamento del tasso di cambio può essere calcolato come: Pd e X - Pf M = 0 ΔPd/Pd + Δe/e + ΔX/X - ΔPf/Pf - ΔM/M = ? ma, poiché i prezzi interni ed esteri non variano, per ipotesi, : Δe/e + ΔX/X - ΔM/M = ?

Esempio: il tasso di cambio è 1,00 $/€ Esempio: il tasso di cambio è 1,00 $/€. L’UE importa 100 jeans a 10 $ ognuno ed esporta 50 maglioni a 20 € l’uno. PC = 0 L’euro si deprezza del 5%: il nuovo tasso di cambio è 0,95 $/€. L’elasticità delle importazioni è bassa, pari a μ = 0,40: la domanda di jeans si riduce del 2% (0,4 x 5%), da 100 a 98, per un valore complessivo di 980 $ Caso 1: L’elasticità delle esportazioni è elevata, pari a η = 2 Le esportazioni aumentano del 10% (2 x 5%), da 50 a 55, per un valore complessivo di 1.045 $ Il nuovo saldo delle Partite Correnti è positivo per 65 dollari PC = 65

Caso 2: L’elasticità delle esportazioni è bassa, pari a η = 0,4 Le esportazioni aumentano del 2% (0,4 x 5%), da 50 a 51, per un valore complessivo di 969 $ Il nuovo saldo delle PC è negativo per 11 dollari PC = - 11 Caso 3: L’elasticità delle esportazioni è minore di 1, pari a η = 0,8 Le esportazioni aumentano del 4% (0,8 x 5%), da 50 a 52, per un valore complessivo di 988 $ Il nuovo saldo delle PC è positivo per 8 dollari PC = 8 Il saldo migliora quando la somma delle due elasticità è comunque maggiore di 1

È verificata la condizione delle elasticità critiche? Dipende dall’orizzonte temporale: Nel breve/brevissimo termine solo effetto prezzo (la condizione non vale)  deficit Nel medio termine effetto quantità (la condizione vale)  surplus Nel lungo periodo il deprezzamento nominale non ha effetti duraturi sulle quantità  neutralità

Competitività di prezzo e flussi commerciali L’entità dell’effetto del tasso di cambio reale sui flussi commerciali dipende dalla loro elasticità di prezzo (la condizione delle elasticità critiche o di Marshall-Lerner) L’entità dell’effetto del tasso di cambio nominale sul tasso di cambio reale dipende dalle strategie di prezzo delle imprese (il problema del ‘pass-through’) Il ritardo con cui si realizza il completo aggiustamento dei flussi commerciali a una variazione del tasso di cambio reale può essere molto lungo (il modello della curva J)

Effetto pass-through Una variazione del tasso di cambio nominale corrisponde a una variazione del tasso di cambio reale quando i prezzi delle importazioni e delle esportazioni sono indipendenti dal tasso di cambio Quando il cambio nominale e$/€ si deprezza, il prezzo (in $) dei prodotti esportati diminuisce ed il prezzo (in €) dei prodotti importati aumenta Se i prezzi Pd e Pf non variano, vi è un pass-through del tasso di cambio completo Il pass-through può essere incompleto perché i mercati non sono concorrenziali (le imprese sono price-makers), o anche sono segmentati (politiche di prezzo differenziate)

Aggiustamento graduale e dinamica delle partite correnti La curva J Se importazioni ed esportazioni si aggiustano gradualmente a seguito di variazioni del tasso di cambio reale, il saldo delle partite correnti può reagire ad un deprezzamento reale seguendo un andamento a forma di “J”, ossia peggiorando per poi migliorare. Descrive il ritardo con cui il deprezzamento reale di una valuta migliora il saldo delle partite correnti.

Curva a J e curva a S O saldo bil. comm. tempo breve per. medio periodo lungo periodo

Fattori di competitività diversi dal prezzo Qualità effettiva (contenuto tecnologico, design, tempi di consegna) Qualità percepita (reputazione, marchio) Potere di mercato (rete distributiva) Servizi post-vendita (assistenza tecnica)

Politica economica in economia aperta

Politica economica in economia aperta Due obiettivi primari: Obiettivo interno Obiettivo esterno Possibili situazioni di conflitto

Ipotesi Prezzi nazionali ed esteri costanti (sticky prices)  è un modello keynesiano Paese piccolo  tutte le variabili estere sono date Perfetta sostituibilità tra titoli nazionali e titoli esteri (PST) Perfetta mobilità dei capitali (PKM)

Mercati Mercato dei beni nazionali Mercato della moneta nazionale Mercato dei titoli nazionali, collegato al mercato della moneta nazionale Mercato dei cambi, in cui si scambia valuta nazionale con valuta estera Mercati esogeni (paese piccolo): analoghi mercati esteri (beni, moneta e titoli) Nota: non esiste un mercato per lo scambio diretto tra titoli, ma occorre sempre passare per la valuta nazionale o estera per acquistarli Legge di Walras  trascuriamo il mercato dei titoli

Equilibrio interno sul mercato dei beni La differenza tra il reddito nazionale e la spesa degli operatori residenti ci dà il saldo del conto corrente, PC Y – T – (C+ I + G – T) = PC il saldo PC è pari alla produzione domestica meno la domanda domestica di beni PC = (Sp – I) – (G – T) Politiche monetarie e fiscali possono influenzare il livello della domanda aggregata e quindi PC

La curva IS in mercato aperto Y = C(Y-T) + I(i) + G + NX(Y, er ,Yf ) Assumiamo che er (il tasso di cambio reale) influenzi negativamente le esportazioni nette NX: vuol dire che la condizione di Marshall-Lerner è verificata Sostituendo ed esprimendo Y in funzione di i si ottiene l’espressione della curva IS, con andamento analogo a quella di mercato chiuso Le esportazioni nette influenzano la posizione della IS nel piano

La curva LM in mercato aperto Mercato della moneta nazionale Offerta di moneta (data): MS  M Domanda di moneta: MD  PL(Y,i) Equilibrio: (M/P) = L(Y,i) Esprimendo Y in funzione di i si ottiene l’espressione della curva LM, identica a quella di mercato chiuso

Mercato dei cambi L’equilibrio nel mercato dei cambi corrisponde all’equilibrio nella bilancia dei pagamenti: BP = NX + SMK – RU = 0 SMK = saldo conto capitale e finanziario: indica i movimenti di capitale netti in entrata (MKNE) (acquisti di titoli nazionali da parte di non residenti – acquisti di titoli esteri da parte di residenti) RU = variazione delle riserve ufficiali

Mercato dei cambi: ipotesi di comportamento Rendimenti: Titoli esteri: i f (ad es., i$ ) Titoli nazionali: i +  variazione attesa di e (apprezzamento atteso) [ad es., i€ + (ee$/€ -e$/€ )/e$/€] SMK = H(i, i f , ) = k [i + – i f ] Equilibrio nella BdP: La differenza tra i rendimenti dei titoli determina afflussi netti o deflussi netti di capitali Con PKM, k, cioè la velocità di aggiustamento è infinita

La curva BP Domanda elevata di titoli nazionali  aumento della domanda di € contro valuta estera ii iY i0 i > i f+Depe iBP i f +depe i < i f+Depe Domanda elevata di titoli esteri  aumento dell’offerta di € contro valuta estera

Equilibrio macroeconomico Tre mercati indipendenti: Mercato dei beni nazionali Mercato della moneta nazionale Mercato dei cambi Tre equazioni: IS, LM, BP Tre variabili endogene: Y, i, e (in cambi flessibili)

PKM: rappresentazione grafica iLM ii iY i0 iIS iBP Ii f+depe

Politica fiscale in cambi flessibili G  iLM iIS’ ii iY i0 Surplus BdP iIS iE’ EDVN iE iBP Ii f + Depe e Y0 IS torna indietro

Politica monetaria in cambi flessibili iBP iIS iLM Iif+Depe iIS’ iLM’ ii iY i0 Deficit BdP EOVN iE1 iE2 e Y1 Y2 iE’ IS si sposta a destra

Cambi fissi La banca centrale decide una parità di riferimento a cui è disposta a comprare e vendere valuta nazionale contro valuta estera Qualsiasi eccesso di domanda o offerta di valuta nazionale contro valuta estera alla parità dichiarata è compensato con una variazione delle riserve ufficiali La variazione delle riserve riserve ufficiali diviene endogena; così pure la variazione della quantità di moneta Quindi la quantità di moneta sostituisce il tasso di cambio (ora fisso) come variabile endogena (insieme a Y e i)

Ipotesi PKM in cambi fissi

Politica fiscale in cambi fissi G  iIS iLM iBP Ii f + Depe iIS’ iLM’ ii iY i0 Surplus BdP iE’ EDVN iE iE’’ M Y0 LM si sposta a destra

Politica monetaria in cambi fissi iBP iIS iLM i f+Depe iLM’ ii iY i0 Deficit BdP EOVN iE1 M Y1 iE’ LM torna indietro

Il trio inconciliabile Autonomia della politica monetaria Cambi fissi PKM

Tassi di cambio fissi o flessibili?

Argomenti a favore dei cambi flessibili Argomenti contro i cambi flessibili Interdipendenza macroeconomica in regime di cambi flessibili Che cosa abbiamo imparato dopo la crisi di Bretton Woods? I cambi fissi sono davvero un’opzione per molti paesi? Direzioni per una riforma

Prima della sua introduzione, nel 1973, il sistema a cambi flessibili non era stato ben studiato. A partire dalla metà degli anni ottanta, economisti e policy makers diventarono più scettici circa i vantaggi di un sistema internazionale basato sui cambi flessibili. Perché la performance dei tassi di cambio flessibili era stata così insoddisfacente?

Le ragioni a favore dei cambi flessibili Ci sono tre argomenti a favore dei cambi flessibili: l’autonomia della politica monetaria la simmetria i tassi di cambio strumenti di stabilizzazione automatica

Le ragioni a favore dei cambi flessibili L’autonomia della politica monetaria Regimi a cambi flessibili: ristabiliscono il controllo delle banche centrali sull’offerta di moneta consentono a ciascun paese di scegliere il tasso di inflazione desiderato

Simmetria I cambi flessibili rimuovono le due asimmetrie fondamentali del sistema di Bretton Woods e consentono: alle banche centrali di determinare il livello di offerta di moneta nazionale agli Stati Uniti di godere delle stesse opportunità degli altri paesi in termini di possibilità di influenzare il proprio tasso di cambio

I tassi di cambio come stabilizzatori automatici Sistemi a cambi flessibili eliminano rapidamente quei “disequilibri strutturali” che erano stati alla base di deviazioni dalla parità e di attacchi speculativi nel sistema a cambi fissi. Maggiore capacità di assorbimento di shock reali: Vediamo come una caduta temporanea della domanda di esportazioni di un paese riduca maggiormente la sua produzione in un regime a cambi fissi, che non in uno a cambi flessibili.

Shock reale in cambi flessibili Es.: X↓ iLM ii iY i0 Deficit BdP iIS EOVN iIS’ iE iBP Ii f + Depe e ↓ Y0 iE’ IS torna indietro

Shock reale in cambi fissi iLM’ Es.: X↓ iLM ii iY i0 Deficit BdP iIS EOVN iIS’ iE iBP Ii f + Depe iE’’ M ↓ Y0 iE’ Anche la LM va indietro

Le ragioni contro i cambi flessibili Ci sono quattro ragioni contro i cambi flessibili: scarsa disciplina speculazioni destabilizzanti e disturbi del mercato monetario danni al commercio e agli investimenti internazionali politiche economiche non coordinate

La disciplina I regimi a cambi flessibili non impongono una disciplina alle banche centrali. Le banche centrali potrebbero imbarcarsi in politiche inflazionistiche (vedi il caso dell’iperinflazione tedesca degli anni venti). I sostenitori di cambi flessibili rispondevano che questi avrebbero fatto esplodere l’inflazione nei paesi che avessero sbagliato politica.

Speculazioni destabilizzanti e disturbi del mercato monetario I tassi di cambio flessibili consentono speculazioni destabilizzanti. I paesi possono rimanere intrappolati in un “circolo vizioso” di svalutazione ed inflazione. Ma questo è vero anche per i cambi fissi, quando la speculazione spinge la banca centrale a ridurre troppo le proprie riserve.

Danni al commercio internazionale e agli investimenti I cambi flessibili creano un pregiudizio al commercio internazionale e agli investimenti a causa della maggiore incertezza sul corso delle valute : su esportatori ed importatori grava un maggiore rischio di cambio esiste una maggiore incertezza sulla redditività degli investimenti internazionali I sostenitori dei cambi flessibili affermano che i mercati a termine aiutano ad evitare il rischio di cambio. Gli scettici controbattono che i mercati a termine possono risultare dispendiosi.

Il mancato coordinamento delle politiche economiche Sistemi a cambi flessibili consentono ai paesi di competere svalutando la propria moneta. I paesi potrebbero adottare determinate politiche economiche senza considerare il loro carattere beggar-thy-neighbor.

Tassi di cambio fissi Effetti positivi della stabilità del cambio sul commercio mondiale e sugli investimenti internazionali Empiricamente confermato, ma non così rilevante

La credibilità antinflazionistica Soprattutto valida per regimi di cambio fisso unilaterali di paesi che partono da inflazione elevata (come Argentina 1991-2001) Fissare il cambio con la moneta di un’economia a bassa inflazione fa acquisire credibilità antinflazionistica Fissare il cambio dovrebbe comportare che i tassi di inflazione dei due paesi convergono nel lungo periodo (se vale la PPA relativa) I mercati possono controllare giornalmente se il cambio rimane fisso e quindi se la politica monetaria è effettivamente antinflazionistica Se ciò accade, le aspettative di inflazione vengono riviste

I cambi fissi: limiti Esiste un “trilemma” di politica economica rispetto alle tre opzioni disponibili: tasso di cambio fisso politica monetaria orientata agli obiettivi interni mobilità internazionale dei capitali Il mantenimento di un regime a cambi fissi richiede nel lungo periodo un controllo rigoroso sui movimenti di capitale oppure la perdita dell’autonomia della politica monetaria Altrimenti, qualsiasi tentativo di fissare il tasso di cambio è destinato ad essere privo della necessaria credibilità e ad avere vita relativamente breve.

In conclusione La debolezza del sistema di Bretton Woods convinse molti economisti, prima del 1973, a richiedere l'adozione di cambi flessibili sulla base di tre argomenti: i cambi flessibili avrebbero offerto ai paesi una maggiore autonomia nella gestione delle loro economie i cambi flessibili avrebbero eliminato le asimmetrie del sistema di Bretton Woods i cambi flessibili avrebbero eliminato rapidamente gli “squilibri fondamentali”, senza aspettare il riallineamento delle parità

I critici dei cambi flessibili avanzavano molte riserve: i cambi flessibili avrebbero incoraggiato eccessi fiscali e monetari e politiche di beggar-thy-neighbor. i cambi flessibili sarebbero stati soggetti a speculazioni destabilizzanti e avrebbero rallentato gli investimenti ed il commercio mondiale. L’esperienza di regimi a cambi flessibili non fornisce un sostegno definitivo né ai sostenitori dei precedenti sistemi di cambio, né ai loro critici.