Il tema dell’esilio e il dramma dell’immigrazione attraverso l’esperienza degli Autori della letteratura classica, moderna e internazionale e negli aspetti.

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Il tema dell’esilio e il dramma dell’immigrazione attraverso l’esperienza degli Autori della letteratura classica, moderna e internazionale e negli aspetti sociologici e antropologici della società contemporanea

L’esilio, inteso come lontananza dalla propria patria, provoca una duplice sofferenza: la nostalgia per la terra d’origine e la difficoltà ad inserirsi in una realtà diversa …

"Nessuna saggezza, nessuna dottrina filosofica ha forza tale da poter sopportare un dolore così grande” (Ad Quintum fratrem 1 3, 5) “La libertà dell'esilio è preferibile alla servitù in patria” (Tusculanae 5, 109)

Parve - nec invideo - sine me, liber, ibis in urbem: ei mihi, quod domino non licet ire tuo! Andrai, piccolo libro, senza di me nella Città, ma non ti invidio. Va' - va' nella Città a me proibita - proibita al tuo padrone. (Tristia 1, 1)

"Sicuri dunque e a testa alta, in qualsiasi luogo ci toccherà di andare, avviamoci con passo intrepido, misuriamo ogni angolo di terra, quale esso sia: entro i confini del mondo non vi può essere esilio di sorta; nulla infatti che si trovi in questo mondo é estraneo all'uomo. Da ogni terra lo sguardo si solleva al cielo sempre ad ugual distanza, tutto ciò che é divino dista sempre del medesimo intervallo da tutto ciò che é umano". Consolatio ad Helviam matrem

“Tu lascerai ogne cosa diletta Più caramente; e questo è quello strale Che l’arco de lo essilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale Lo pane altrui, e come è duro calle Lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.” (Paradiso, canto XVI, vv.55-60)

In morte del fratello Giovanni Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de’ tuoi gentili anni caduto. La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch’io nel tuo porto quïete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete allora al petto della madre mesta.

Arrivederci fratello mare Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare mi porto un po' della tua ghiaia un po' del tuo sale azzurro un po' della tua infinità e un pochino della tua luce e della tua infelicità. Ci hai saputo dir molte cose sul tuo destino di mare eccoci con un po' più di speranza eccoci con un po' più di saggezza e ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare.

Una canzone disperata Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono. Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato. Abbandonato come i moli all'alba. E' l'ora di partire, oh abbandonato! Esilio Il deserto è rotondo: Un circolo, un anello: Ne fanno il giro i tuoi piedi, attraversi la terra, Non è la tua terra, Ti sveglia la luce, non è la tua luce; La notte scende, mancano le tue stelle Trovi fratelli, ma non è il tuo sangue.

Il Re non comprende l’imminente disastro, E non capisce la volontà del popolo. Quelle ignobili persone invidiano la mia virtù, E approfittano ogni volta per lanciarmi false accuse. Tutto ciò è la verità, Essi trascurano gli insegnamenti dei saggi, Ignorano i principi morali per i loro malvagi interessi, “allearsi per arricchirsi” questa è oramai una massima universale. Il mio cuore è molto desolato, Perché sono nato qui, in questo periodo? Anche se mi manderete in esilio o mi ucciderete, Non attuerò mai falsi comportamenti, né userò false parole.

Ammonticchiati là come giumenti sulla gelida prua mossa dai venti, Migrano a terre inospiti e lontane; Laceri e macilenti, Varcano i mari per cercar del pane Ammonticchiati là come giumenti sulla gelida prua mossa dai venti, Migrano a terre inospiti e lontane; Laceri e macilenti, Varcano i mari per cercar del pane (da “Gli emigranti” di Edmondo De Amicis, 1889)

Sofferenza e indifferenza