Uno sguardo sull’assolutismo. Dal pensiero di Thomas Hobbes alla «Società di corte» (N. Elias)* Per la realizzazione di alcune slides sono stati utilizzati contenuti multimediali Pearson, Paravia, Bruno Mondadori ed.
Il contesto storico Le due rivoluzioni inglesi: 1)La sanguinosa rivoluzione iniziata nel 1642 2)La «gloriosa» rivoluzione del 1689
RESTAURAZIONE MONARCHICA REGNO DI CARLO II STUART l’Inghilterra affermazione della volontà del sovrano sul parlamento uniformità religiosa, riaffermazione della Chiesa anglicana 1603-25 REGNO DI GIACOMO I STUART REGNO DI CARLO I STUART (condannato a morte nel 1649) politica assolutistica, contrasti fra Re e Parlamento guerra civile ed esecuzione del Re viene proclamata la Repubblica 1625-49 dittatura di Cromwell alleanza mercanti-finanzieri 1649-60 REPUBBLICA RESTAURAZIONE MONARCHICA REGNO DI CARLO II STUART compromesso tra monarchia e parlamento politica filo-cattolica della corona 1660-85 destituzione di Carlo II Guglielmo d’Orange sale al trono nel 1688 con la moglie Maria Stuart monarchia costituzionale fondata sulle prerogative del Parlamento 1685-89 GLORIOSA RIVOLUZIONE ©
Cenni biografici 1588 Nasce a Westport 1608 Si laurea ad Oxford 1640 Si reca in Germania e in Francia dove diventa precettore del futuro Carlo II 1651 Torna in Inghilterra durante la dittatura di Cromwell (1649-1658) 1679 Muore ad Hardwick
Elementa philosophiae Le opere principali 1640 Elementi di legge naturale e politica 1641 Obiezioni alle Meditazioni di Cartesio 1642 De Cive* 1651 Leviatano 1655 De Corpore* 1658 De Nomine* 1679-82 Behemoth (postumo) *Testi che vanno a formare gli Elementa philosophiae
Il pensiero filosofico FILOSOFIA = conoscenza dei processi causali da cui le cose hanno origine INFATTI “dove non c’è generazione, non c’è neppure filosofia” (De corp., 2) Da cosa si acquisisce? Dal ragionamento
MODIFICARE l’esistenza dell’uomo Scopo della Filosofia MODIFICARE l’esistenza dell’uomo (Bacone) LA FILOSOFIA HA UN FINE PRATICO, DEVE ESSERE UTILE E DEVE USARE LA RAGIONE.
La FILOSOFIA (scienza dei corpi) è divisa in tre parti: FISICA GEOMETRIA MORALE PER AVERE CONOSCENZA FILOSOFICA CERTA, BISOGNA CONOSCERE LE CAUSE DELL’OGGETTO CHE STIAMO ESAMINANDO MOTO FIGURE GIUSTO E INGIUSTO
GEOMETRIA E MORALE Sono conoscibili e dimostrabili a priori poiché le cause, ovvero i principi di queste scienze, sono posti direttamente dall’uomo
(Elementi di legge naturale e politica, vol. VII, pp.183-184) “La geometria è dimostrabile perché le linee e le figure di cui ragioniamo sono tracciate e descritte da noi stessi” (Elementi di legge naturale e politica, vol. VII, pp.183-184)
“Anche l’etica e la politica, le scienze del giusto e dell’ingiusto si possono dimostrare a priori; poiché i principi grazie a cui si conosce cosa sia giusto e ingiusto, cioè le cause della giustizia, e precisamente le leggi e i patti, li abbiamo fatti noi” (De homine, X, 5)
Il pensiero politico Hobbes espone il suo pensiero politico principalmente in tre opere: Elementi di legge naturale e politica (1640) De Cive (1642) Leviatano (1651)
I postulati «certissimi della natura umana» dalle quali discende l’intera scienza politica: 1)La bramosia naturale 2)La ragione naturale
Conseguenza: negazione dell’esistenza di un amore naturale dell’uomo verso il suo simile
Come si spiega il nascere delle civiltà Come si spiega il nascere delle civiltà? Dalla diffidenza e dal timore reciproco. Ogni associazione spontanea «nasce o dal bisogno reciproco o dall’ambizione, mai dall’amore o dalla benevolenza verso gli altri» (De Cive).
L’uomo hobbesiano è NATURALMENTE: volto al soddisfacimento dei propri bisogni e alla realizzazione dei propri interessi. È superbo, vanaglorioso, competitivo È apolitico e egoista: la negazione dello zoòn politikòn (grec. ζῷον πολιτικόν) aristotelico. Cambio di rotta rispetto all’antropologia greca.
Ipotesi giusnaturalistica L’uomo hobbesiano originariamente vive in uno STATO DI NATURA = Condizione anteriore all’istituzione di una convivenza normata da leggi positive (cioè, stabilite dall’uomo)
Il pensiero politico Nello stato di natura: Homo homini lupus, poiché non c’è un potere civile, un limite, che possa frenare le cattive inclinazioni degli uomini Tutti gli uomini sono uguali e liberi possono nuocersi nella stessa misura possono ricorrere ad ogni mezzo per difendersi Tutti hanno diritto ad ogni cosa, poiché la proprietà non è normata.
STATO DI NATURA (ipotetica condizione) = STATO DI GUERRA PERPETUA E GENERALE Bellum omnium contra omnes Hobbes riconosce il diritto naturale alla difesa della propria vita con ogni mezzo (ius ominium in omnia)
Qual è la via risolutiva Qual è la via risolutiva? L’utilizzo della ragione che è un calcolo accorto che provvede ai bisogni dell’uomo. La LEGGE DI NATURA è un dettame, «un precetto, una regola generale scoperta dalla ragione» (Lev. I, XIV): un prodotto della retta ragione che indica cosa si debba fare per conservare la vita, per sopravvivere.
A che pro? Le norme fondamentali della legge naturale sono dirette a sottrarre l’uomo al gioco autodistruttivo degli istinti e degli egoismi dei suoi simili
2)CERCARE DI LIMITARE LA PROPRIA LIBERTA’ NEL RISPETTO DEGLI ALTRI LE TRE LEGGI DI NATURA 1)CERCARE LA PACE E CONSEGUIRLA 2)CERCARE DI LIMITARE LA PROPRIA LIBERTA’ NEL RISPETTO DEGLI ALTRI 3)IL RISPETTO DEI PATTI
Per ottenere la PACE bisogna abbandonare lo stato di natura, in cui la lotta è continua Come? Mediante un PATTO in cui tutti rinunciano al loro diritto naturale illimitato per trasferirlo interamente a un SOVRANO, che dovrà garantire il mantenimento della PACE
Il PATTO: Implica la cessione di tutti i diritti naturali, eccetto il diritto alla vita, a un sovrano Obbliga tutti gli individui che lo contraggono all’obbedienza al sovrano Non obbliga il sovrano a nulla, poiché egli non stipula il patto, ma ne beneficia soltanto.
Il PATTO È un pactum unionis stipulato da una massa indistinta di individui che si riconoscono come popolo e danno vita a uno Stato Ed è nello stesso tempo pactum subiectionis fra popolo e sovrano.
(C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, Milano 1986, p. 54) “Il patto in Hobbes è concepito in modo interamente individualistico; ogni vincolo comunitario è dissolto; singoli individui atomizzati si ritrovano insieme, nella loro paura, finché non risplende la luce dell’intelletto e non si realizza un consenso” (C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, Milano 1986, p. 54)
Lo STATO, derivato e contemplato dal patto: È una creazione artificiale e necessaria della razionalità umana Ha natura contrattualistica unilaterale “È una guerra civile continuamente impedita da un grande potere” (Schmitt) Ha lo scopo di garantire la sicurezza ai cittadini tramite LEGGI COERCITIVE È impersonificato dal SOVRANO
Il SOVRANO è svincolato dal patto ed è l’unico detentore legittimo della forza (LEVIATANO) Il sovrano è slegato dai patti, è super partes…….. E’ «legibus solutus»: cioè dispensato dal seguire la legge Ab solutus: lo Stato, il Sovrano non è soggetto alle leggi dello Stato.
PARADIGMA DELL’ASSOLUTISMO …..È il legittimo detentore del potere legislativo, esecutivo, giudiziario e coercitivo … È il capo legittimo della Chiesa e detiene il potere religioso (contro l’egemonia di Roma) PARADIGMA DELL’ASSOLUTISMO
La guerra civile inglese era scoppiata anche a causa del contrasto fra Cattolici, Anglicani e Puritani scozzesi Per questo Hobbes fa suo il principio del “Cuis regio, eius religio” (Pace di Augusta, Carlo V, 1555) Il suddito è obbligato a seguire il culto pubblico del proprio principe o sovrano, ma è libero di professare la sua fede in privato
Lo Stato retto dal Sovrano deve proteggere la vita dei cittadini. Quando non può più farlo i sudditi non sono più tenuti all’obbedienza. OBBEDIENZA PROTEZIONE
Interrogativo di fondo: Il potere del Sovrano è illimitato. Cosa accade se mi ordina di fare qualcosa che ritengo ingiusto? È lecito opporsi?
Ciò che spetta a ciascuno secondo la legge GIUSTIZIA = Ciò che spetta a ciascuno secondo la legge LEGGE VOLONTA’ DEL SOVRANO
“AUCTORITAS, NON VERITAS, FACIT LEGES” Le leggi dello Stato trovano la propria giustificazione in se stesse Separazione di diritto e morale: la morale privata è anteriore alla formazione dello Stato. Successivamente viene rimodulata, con il diritto positivo, con le leggi che disciplinano ciò che è giusto e ciò che non lo è. POSITIVISMO GIURIDICO
Diritti posti in essere dalla volontà degli uomini Il positivismo giuridico o giuspositivismo: l’unico oggetto della politica sono leggi scritte e non i diritti naturali Diritti positivi Diritti posti in essere dalla volontà degli uomini POSITIVISMO GIURIDICO Diritti naturali Diritti soggettivi connaturati alla persona indipendentemente dalla loro formalizzazione GIUSNATURALISMO
Hobbes teorizza l’accentramento di tutti i poteri nelle mani dello Stato, sia esso monarchico o repubblicano. Nega il diritto di opinione e le libertà civili (libertà = libertà di movimento) Dichiara illegittima la partecipazione dei cittadini alla gestione della vita politica Unilateralità, irreversibilità e indivisibilità del patto. Mancata soggezione alle leggi dello Stato
«Questa è la generazione di quel grande Leviathano […] al quale noi dobbiamo la nostra pace e la nostra difesa» (Lev. II, 17)
Che cos’è l’assolutismo? Definizione a posteriori Jean Bodin, Sei libri della Repubblica (1576) concezione del potere ASSOLUTISMO FRANCIA Luigi XIV pratica di governo SPAGNA Filippo II © Pearson Italia spa
Assolutismo: la sovranità politica Jean Bodin, Sei libri della Repubblica: Unità, indivisibilità e permanenza del potere statale «Per sovranità si intende quel potere assoluto e perpetuo che è proprio dello stato» «La monarchia più assoluta è lo stato più sicuro e, senza confronto, il migliore di tutti» © Pearson Italia spa
Assolutismo: una pratica di governo ACCENTRAMENTO STATALE Diminuzione delle autonomie locali e di ceto; integrazione delle élite nobiliari e burocratiche nella macchina amministrativa dello Stato. accentramento di potere nella figura del Re e nelle corti intensificazione dei rapporti fra monarchie e chiese nazionali Mercantilismo: necessità per gli stati di tutelare l’economia nazionale attraverso una politica doganale protezionista (che penalizza le importazioni) e l’aumento delle esportazioni (così da incamerare la maggior quantità di metalli preziosi, soprattutto oro e argento, considerati la base della ricchezza nazionale). © Pearson Italia spa
La struttura dello stato assoluto DIO RE BUROCRAZIA ESERCITO pubblica amministrazione e giustizia fisco formazione di eserciti regolari quadri forniti dalla nobiltà sudditi sudditi sudditi sudditi sudditi sudditi sudditi sudditi sudditi © Pearson Italia spa
M. Bloch, I re taumaturghi, 1924 Enrico II Valois che cura gli scrofolosi
L’assolutismo realizzato: la Francia LA COSTRUZIONE DELL’ASSOLUTISMO FRANCESE CON LUIGI XIV (1661-1715) 1643 Luigi diventa re con il nome di Luigi XIV 1661 muore Mazzarino, Luigi assume il governo. Aveva 22 anni. 1682 Luigi XIV, il Re Sole, s’installa a Versailles 1685 (Editto di Fontainebleau) revoca dell’editto di Nantes, concesso da Enrico IV nel 1598, che contemplava la libertà di culto degli ugonotti in particolari luoghi e la libertà di coscienza in tutto il territorio nazionale. © Pearson Italia spa
Che cos’è l’Antico regime? “Antico” in quanto precedente alla modernità, cioè a quella stagione della civiltà occidentale inaugurata dalla rivoluzione scientifica, dall’Illuminismo e dalla rivoluzione francese del 1789 “Regime” in quanto insieme di istituti giuridici, politici, culturali ed economici che regolano e disciplinano la vita sociale e i rapporti fra gli individui e le istituzioni il termine fu usato per la prima volta dai rivoluzionari francesi per alludere all’ordine sociale che essi volevano abbattere e superare © Pearson Italia spa
Una società fondata sugli ordini, ceti o stati (Ch. Loyseau, 1610) gerarchia sociale basata sugli ordini (nascita, privilegi) assenza del principio di uguaglianza giuridica staticità e scarso dinamismo del sistema sociale clero nobiltà (terzo stato) borghesia e contadini © Pearson Italia spa
Un principio «naturale»: rifletteva una gerarchia preesistente che caratterizzava l’ordinamento del mondo. Società come riflesso di un ordine cosmico basato sull’importanza delle sue parti ma anche sulla subordinazione delle une alle altre (genere, ceti). Società cristiana come regolata dall’alto.
La differenza passava attraverso il concetto di privilegio. In cosa consisteva? La possibilità di sottrarsi alle leggi che regolavano la vita delle persone comuni (ex. esenzione dalla tassazione ordinaria sui beni, tribunali speciali, etc.)
Il primo ordine: il clero clero regolare clero secolare costituito da ordini monastici che seguono una “regola” di vita costituito dai sacerdoti operanti nel secolo, cioè al di fuori di un’organizzazione monastica ordini spesso caratterizzati da grande forza economica e culturale (ex. Gesuiti) notevolmente stratificato al proprio interno alto clero basso clero ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche, élite di estrazione nobiliare dotata di cultura raffinata e notevole forza politica, cui spettano i più lucrosi benefici detto anche clero parrocchiale, di estrazione per lo più contadina e piccolo-borghese con un tenore di vita molto modesto © Pearson Italia spa
Il terzo ordine: la borghesia In origine (XI-XIII secolo) abitanti del borgo, figure sociali estranee al mondo contadino e a quello aristocratico-nobiliare nel XVIII secolo > attività professionali: produzione di manufatti, attività industriali, intermediazione commerciale e finanziaria, libere professioni (avvocati, medici, notai, artisti ecc.) > sviluppo differenziato nelle regioni europee: più forte in Gran Bretagna, Francia e Germania, meno nelle regioni dell’Europa centro-orientale e mediterranea > aspirazioni contraddittorie: nobilitazione (acquisizione di titoli e stili di vita aristocratici) ma lotta contro i privilegi feudali © Pearson Italia spa
Il secondo ordine: la nobiltà Nobiltà di spada nobili di origine signorile distinti, in Età Moderna, da quelli di ascendenza più recente (scadimento del suo peso politico a fine Cinquecento, dal tipo feudale a quello mercenario) Nobiltà di toga settori della nobiltà che negli stati europei tra XVI e XVIII secolo, in particolare in Francia (noblesse de robe), traevano la propria origine non da concessioni sovrane di titoli nobiliari o di feudi, ma dall’esercizio di particolari cariche pubbliche che dal 1604 (Enrico IV, Editto della Paulette) diventarono ereditarie e cedibili. I nobili di toga (magistrati, avvocati, finanzieri) erano in gran parte discendenti di persone che avevano acquisito a titolo onorifico un ufficio od una carica nell'amministrazione delle finanze o nella magistratura. potere sociale, economico, politico e militare © Pearson Italia spa
Versailles, la corte
«All'ora che egli stesso aveva stabilito, di solito verso le 8 del mattino, il re viene svegliato dal primo cameriere particolare (il «valet de chambre»), che dorme ai piedi del letto regale. Le porte vengono spalancate dai paggi. Uno di essi, intanto, ha avvertito il «grand chambellan», un altro ha avvertito la cucina di corte per la colazione, un terzo si pone sulla porta e lascia entrare soltanto i signori che hanno diritto d'ingresso. Tale diritto era regolato con molto rigore: esistevano sei diversi gruppi di persone che potevano entrare successivamente. Si parlava, dunque, di varie «entrées»; per prima vi era l'«entrée familière», cui prendevano parte soprattutto i figli legittimi e i nipoti del sovrano (Enfants de France), le principesse e i principi di sangue reale, il primo medico, il primo chirurgo, il primo cameriere personale e il primo paggio.
Vi era poi la seconda, la «grande entrée», riservata ai «grandes officiers de la chambre et de la garderobe» ed ai signori della nobiltà ai quali il sovrano aveva concesso tale onore. Seguiva quindi la «première entrée» per i lettori del re, l'intendente delle feste e dei divertimenti e altri. Quindi veniva l'«entrée de la chambre», che comprendeva tutti gli altri «officiers de la chambre» e inoltre il «grand-aumônier» (il grande elemosiniere), i ministri e segretari di Stato, i «consillers d'Etat», gli ufficiali della guardia del corpo, i marescialli di Francia e altri». (N. Elias, La società di corte, Bologna 1980, pp. 94-95)