GIORNATA DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2016

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GIORNATA DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2016 ISTITUTO COMPRENSIVO “ IGNAZIO BUTTITTA” BAGHERIA GIORNATA DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2016 “ RICORDARE LA SHOAH ” Arte e immagine CLASSE III SEZ. A Ins. Rocca

Dai ragazzi della III A ai bambini di TEREZIN ARCILESI claudia, BALISTRERI maria pia, BUTTITTA maria grazia, CUFFARO kevin, DI LIBERTO valeria, DIOGUARDI claudio, FIRENZE emanuele , FRAGOLA sharon, GAGLIANO sebastiano, LEONE miriam, MORVILLO giuseppe, ODDO denis, PARISI giuseppa, SAVIANO nunzio, SCIANNA francesca, SPARACINO federica, ZARCONE martina DI LEONARDO giuseppe, MORELLO ambra, TOMASELLO anna.

Il "GIORNO DELLA MEMORIA" Per non dimenticare Il ricordo può molto perchè il ricordo è attivo. Porta a farsi domande. A muovere cuore e menti facendole organizzare perchè tutto ciò non accada di nuovo. Perché ricordare è un dovere che dobbiamo ai morti e ai vivi. Il "GIORNO DELLA MEMORIA" Che viene celebrato ogni 27 gennaio, nella nazione e nelle scuole, serve proprio a non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo.

…se in un primo momento si è percepito un certo disagio e un po’ di sofferenza nell’affrontare il “solito” argomento sull’olocausto, successivamente le ricerche , gli approfondimenti e le immagini hanno incominciato a stimolare la curiosità nella maggior parte dei ragazzi . Volevano capire come erano andate realmente le cose e ad un certo punto qualcuno ha chiesto …e i bambini? Abbiamo cercato informazioni sui bambini ed è venuto fuori “Terezin” o meglio, i disegni e le poesie dei bambini di Terezin e da lì è incominciata la lezione. I ragazzi si sono appassionati lasciandosi coinvolgere sempre di più sul dramma dell’olocausto, si è deciso quindi di scegliere alcune poesie e rappresentarle. Il compito dell’insegnante è stato quello di mettere in ppt quello che i ragazzi hanno vissuto in classe. Le ore di arte si sono trasformate in una breve ma intensa esperienza che probabilmente ha lasciato nei cuori della maggior parte di loro un po di tristezza, rabbia e tanto sgomento da far dire anche a loro… MAI PIU’

Giornata della Memoria (i bambini di Terezin)

Vicino a Praga vi è una città che si chiama Terezin, Hitler fece trasferire tutti gli abitanti e nelle case ci mise i bambini presi dai vari paesi e strappati ai loro genitori. Una volta al mese si formava un carro bestiame ferroviario, caricava i bambini per portarli ad Auschwitz.

Terezin Terezin è un villaggio a 60 Km da Praga. E’ diventato tristemente famoso poiché fu trasformato in un ghetto dove venivano raggruppati i bambini ebrei prima di essere smistati nei vari campi di sterminio. Nel ghetto di Terezin fu concentrato il maggior numero di prigionieri-bambini, compresi i neonati. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Dei 15.000 bambini transitati per il campo di Terezin se ne salvarono meno di un centinaio: la maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz

Una triste storia… Che è una fiaba Chi conosce Terezìn? E’ una località poco distante da Praga, fondata più di 200 anni fa dall’imperatore Giuseppe II d’Austria e il nome deriva dal nome della madre, l’imperatrice Maria Teresa. Il paese ha la pianta a forma di stella- Durante la seconda guerra mondiale, Terezìn venne trasformata dai nazisti in un ghetto in cui furono rinchiusi gli ebrei, in attesa di essere trasportati nei campi di sterminio: una specie di ‘ghetto modello’, utile per la propaganda, da mostrare agli altri Paesi:

una finzione macabra e grottesca, una vera ‘casetta di marzapane’ : bella e terribile, con una brutta strega divora-bambini come abitante. I bambini erano stati cacciati da scuola, avevano il permesso di giocare solo nei cimiteri; si dormiva per terra, in totale promiscuità…. Ebbene, in questa città avvenne qualcosa di straordinario, un miracolo, il Miracolo. Gli adulti più colti decisero di avviare una serie di attività culturali con cui dare nutrimento al desiderio di vivere, di conoscere, di crescere, nonostante tutto e tutti:

nel ghetto isolato dal mondo si udirono le note di concerti, i versi, le opere teatrali, le letture, le commedie, furono realizzate mostre e composti poemi. Dapprima tutto questo avveniva in segreto, poi più o meno tollerato, alla fine sfruttato dal regime nazista, che poteva usarlo per la propaganda.

I bambini parteciparono alle attività, componendo poesie e realizzando disegni, sotto la guida di alcune vere e proprie personalità della cultura ebraica. Così, questi bambini costretti a vivere in condizioni di continua paura, di estrema precarietà, privati del loro tempo e del loro mondo, del conforto e della rassicurazione della famiglia… componevano poesie, recitavano, disegnavano.

Bambini impauriti, bambini separati dai loro genitori erano a poco a poco trasportati lontano, nel mondo della poesia, dei colori e dei disegni, accolti da una collettività che si stringeva intorno. Era un modo per sfuggire dalla realtà, una specie di terapia I disegni dei bambini di Terezìn possono oggi essere visitati nella sinagoga di Praga, lo Zdovke Muzeum dove tante sono le testimonianze dell' atroce sterminio degli ebrei polacchi.

La Musica di Terezin

Musicisti professionisti e semplici dilettanti sfidarono l’iniziale proibizione di svolgere qualsiasi iniziativa artistica, pur di organizzare un’attività musicale all’interno del ghetto. A Terezin non esisteva un pianoforte, ma ne venne trasportato uno, clandestinamente, trovato semidistrutto in un ex-liceo. Gideon Kelin, giovane musicista di straordinario talento e di eccezionale statura morale, ucciso ad Auschwitz, restaurò lo strumento di nascosto con mezzi di fortuna.

Il Teatro a Terezin

Un cabaret clandestino recitato nella cantina di una baracca fu la prima attività artistica che venne creata a Terezin. Queste iniziative illegali comportavano gravi rischi sia per gli astanti sia per gli artisti, potevano costare la vita e a Terezin il rischio era un elemento di vita quotidiana.

Finite le rappresentazioni la troupe veniva deportata ad Auschwitz

Alcune poesie dei bambini di Terezin

Come farò a non sporcarmi? A Terezin Appena qualcuno arriva qui ogni cosa gli sembra strana. Come, devo coricarmi per terra? No, io non mangerò quella sudicia patata nera. E questa sarà la mia casa? Dio com’è lurida! Il pavimento è solo fango e sporcizia E qui io dovrei distendermi. Come farò a non sporcarmi?

Filo Spinato Su un acceso rosso tramonto, sotto gl'ippocastani fioriti, sul piazzale giallo di sabbia, ieri i giorni sono tutti uguali, belli come gli alberi fioriti. E' il mondo che sorride e io vorrei volare. Ma dove? Un filo spinato impedisce che qui dentro sboccino fiori. Non posso volare. Non voglio morire. Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin

Vorrei andare sola Vorrei andare sola dove c’è un’altra gente migliore, in qualche posto sconosciuto dove nessuno più uccide. Ma forse ci andremo in tanti verso questo sogno, in mille forse … e perché non subito? Alena Synková (1926 sopravvisuta)

Il giardino E’ piccolo il giardino profumato di rose, è stretto il sentiero dove corre il bambino: un bambino grazioso come un bocciolo che si apre: quando il bocciolo si aprirà il bambino non ci sarà. Franta Bass (1930 – 1944)

Sono Ebreo Sono ebreo ed ebreo resto anche se dalla fame morirò così al popolo non recherò sconfitta sempre per il mio popolo sul mio onore combatterò Orgoglioso del mio popolo sono che onore ha questo popolo sempre sarò oppresso sempre di nuovo vivrò Franta Bass

Lacrime e dopo di loro la rassegnazione giunge, lacrime senza le quali la vita non è, lacrime ispirazione alla tristezza lacrime che scendono senza tregua Alena Synkovà

Nostalgia della casa Per le strade girano i reclusi e in ogni volto che incontri tu vedi che cos’è questo ghetto, la paura e la miseria. Squallore e fame, questa è la vita che noi viviamo quaggiù, ma nessuno si deve arrendere: la terra gira e i tempi cambieranno.

La poesia che ti viene qui presentata porta la data del 1941; non si conosce il nome del ragazzo che l’ha scritta, ma il messaggio che contiene fa riflettere sul coraggio di vivere e sulla fede nella vita. L’autore si identifica nell’uccello che vola libero nell’aria e che indirizza ai suoi compagni, paurosi di lasciare il nido, il suo grido di gioia: "vedrai che è bello vivere!"

Vedrai che è bello vivere Chi s’aggrappa al nido non sa che cos’è il mondo, non sa quello che tutti gli uccelli sanno e non sa perché voglia cantare il creato e la sua bellezza. Quando all’alba il raggio del sole illumina la terra e l’erba scintilla di perle dorate, quando l’aurora scompare e i merli fischiano tra le siepi, allora capisco come è bello vivere. Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza quando cammini tra la natura per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi: anche se le lacrime ti cadono lungo la strada, vedrai che è bello vivere.

La paura Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto, un male crudele che ne scaccia ogni altro. La morte, demone folle, brandisce una gelida falce che decapita intorno le sue vittime. I cuori dei padri battono oggi di paura e le madri nascondono il viso nel grembo. La vipera del tifo strangola i bambini e preleva le sue decime dal branco. Oggi il mio sangue pulsa ancora, ma i miei compagni mi muoiono accanto. Piuttosto di vederli morire vorrei io stesso trovare la morte. Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere! Non vogliamo vuoti nelle nostre file. Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore. Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire! Eva Picková, anni dodici, (morta 18/12/1943)

I DISEGNI DEI BAMBINI DI TEREZIN

PROVA, AMICO, AD APRIRE IL TUO CUORE ALLA BELLEZZA QUANDO CAMMINI TRA LA NATURA PER INTRECCIARE GHIRLANDE CON I TUOI RICORDI: ANCHE SE LE LACRIME TI CADONO LUNGO LA STRADA, VEDRAI CHE E’ BELLO VIVERE. 1941 Anonimo