ARCHITETTURA ROMANA Cecilia Porro, Michele Tamburini, Sara Abou Taleb.

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Transcript della presentazione:

ARCHITETTURA ROMANA Cecilia Porro, Michele Tamburini, Sara Abou Taleb

L’inizio dell’architettura romana L'originalità artistica nell'architettura romana si sviluppò abbastanza tardivamente: per l'intero periodo repubblicano le forme architettoniche in uso dipendono fortemente dalle precedenti tradizioni italiche, a loro volta fortemente influenzate dall'arte greca, ma già portatrici di importanti innovazioni (per esempio l'uso dell'arco). Nel II secolo a.C. lo sviluppo della tecnica costruttiva del cementizio viene prontamente sfruttato per le forme dello spazio interno degli edifici, a cui i Romani sono maggiormente interessati sia per ragioni pratiche, sia dal punto di vista artistico.

Una caratteristica dell'espansione romana è l'intensa opera di urbanizzazione del territorio, che porterà alla fondazione di moltissime città, oltre all'ingrandimento di quelle già esistenti. Le città romane di fondazione si basavano sullo schema dell'accampamento romano (il castrum) ( Il castrum o castro in italiano era l'accampamento o meglio, la fortificazione, nel quale risiedeva in forma stabile o provvisoria un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione) e ospitavano al loro interno varie tipologie di edifici pubblici (teatri, anfiteatri e mercati) e privati (domus e insulae).

Il castrum L'accampamento militare (castrum) era di pianta rettangolare o quadrata con lati lunghi circa 500 m., circondata da un fossato (fossa) profondo circa 2 m. e da un terrapieno sormontato da una palizzata (vallum), tagliati da due strade perpendicolari, il decumanus (da est a ovest) e il cardo (da nord a sud), al cui incrocio vi era il pretorium, la tenda del comando. La via praetoria portava al quartiere del comandante. Invece la via principalis portava agli uffici del tribuno e del prefetto. Il terreno veniva scelto possibilmente nei pressi di un fiume e si faceva in modo che ogni campo disponesse di bagni, magazzini, stalle, spazi aperti per parate e addestramenti; fuori del campo si potevano costruire anche anfiteatri. Le tende erano in genere per otto militari; ovviamente per gli ufficiali e i sottoufficiali erano previsti alloggi più ampi.

All'esterno i fossati erano difesi da pali acuminati conficcati verso l'alto e inclinati in avanti. Alcune porte erano protette da torri di guardia. Quando l'accampamento era fisso, le tende venivano sostituite da case in muratura e il terrapieno da mura robuste (moenia). Il soldato passava in questi accampamenti anche fino a 28 anni della propria vita.vita Poiché una legione contava circa seimila uomini, questi campi facilmente si trasformavano in piccole città, attorno alle quali si creava una vita collaterale, fatta di mercanti, artigiani, donne. Proprio da questi insediamenti nacquero importanti città come p.es. Torino, Verona, ma anche Chester, York in Inghilterra, ecc.

La casa romana LA DOMUS La domus era la casa signorile, era situata al centro della città e talvolta occupava anche un intero quartiere. L’entrata era situata su uno dei due lati corti, e nell’atri si trovava una vasca che raccoglieva l’acqua piovana che entrava dall’aèertura sul tetto. In torno all’atrio c’erano stanze di vario tipo come ad esempio le cucine, e si trovava una stanza con le statue degli deii protettori della casa dove si accoglievano gli ospiti che dava sul giardino circondato da un colonnato e da dove le camere da letto avevano una porta di uscita. La sala da pranzo era composta da dei divanetti su dei quali si mangiava da dei piatti appoggiati a una tavolo centrale.

Le case di campagna Le case di campagna erano come delle ville per le vacanze infatti, dato che solo i ricchi se le potevano permettere, avevano forma simile a quella della domus. Queste case non sono da confondere con quelle vere e proprio di campagna, che venivano utilizzate per l’agricoltura o allevamento (come le cascine odierne). Queste case, come le domus, non avevano molto mobilio e la bellezza era data dalle statue o dagli affreschi sui muri.

L’insula: la casa popolare L’insula e la casa popolare, era come i palazzi di oggi, in fatti era formata da più case una sopra l’altra, in moda da poter ospitare più famiglie ( si arrivava sino ai 6 piani). Al centro c’era un giardino con un pozzo per rifornire d’acqua gli abitanti, questo fatto determina la particolarità che i ricchi stavano ai paini bassi mentre poveri o schiavi ai piani alti, in modo che se ci fosse stato un incendio i ricchi avrebbero avuto una facile fuga. La costruzione era più volte fatta da mani di speculatori che risparmiavano sui materiali e infatti si causarono diversi crolli. Il mobilio era simile a quello delle domus, con giusto qualche armadio e qualche letto e poi solo affreschi e opere d’arte.

Gli acquedotti romani Gli acquedotti raccoglievano l’acqua da diverse sorgenti naturali situate a notevole distanza dalla città e la trasportavano sfruttando la forza di gravità. Per assicurare lo scorrere dell’acqua, essi avevano infatti una pendenza costante e quindi venivano costruiti con un’inclinazione del 25% (in media un metro di pendenza per ogni chilometro). Alla sorgente venivano costruiti grandi serbatoi per creare una pressione sufficiente all’inizio del percorso e per assicurare la continuità del flusso. Per eliminare le impurità, si usavano vasche di depurazione, dove la velocità dell’acqua rallentava e il fango e le altre particelle si depositavano. Le vasche si trovavano inoltre a intervalli regolari lungo il percorso dell’acquedotto. L’acqua arrivava alla città tramite reti di tubi sotterranei, e la si prelevava prima da dei pozzi che venivano collocati numerosi per la città, poi direttamente dentro alle case e in fine l’acqua veniva utilizzata anche per creare fontane.

I monumenti romani Nel periodo di massimo splendore, all’inizio i romani seguono i canoni greci, poi intraprendono un proprio stile dello spazio e delle forme. In tarda età repubblicana si inizia a costruire anche per aspetti estetici, per abbellire la città. Da Cesare in poi in questo arco di tempo ogni imperatore ha voluto lasciare la propria impronta visibile nella città del loro governo (fori, edifici, monumenti).

I fori romani Il Foro Romano è il nucleo della antica Roma, la sede della vita politica, giuridica e sociale. Si trova in via dei Fori imperiali, vicino al Campidoglio. La sua costruzione durò più di 900 anni e, dopo la Repubblica, gli imperatori vi aggiunsero nuovi edifici. Utilizzata originariamente come necropoli a causa della sua natura paludosa, la valle del Foro venne bonificata grazie alla realizzazione della Cloaca Massima ad opera di Tarquinio Prisco alla fine del VII secolo a.C.. Nel foro vennero costruiti templi e edifici monumentali, e diventò centro della politica e del commercio dell’antica Roma.

Il colosseo L'Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto col nome di Colosseo, è uno dei monumenti di epoca romana più famosi nel mondo. Il nome Colosseo deriva dall'enorme statua bronzea di Nero- ne che venne eretta nelle vicinanze e che, vista la grandezza, era conosciuto come il Colosso di Nerone. La costruzione dell'anfiteatro venne avviata da Vespasiano ma completata da Tito nell'80 d.C. e aperta al pubblico con una solenne inaugurazione durata ben cento giorni di cui rimangono delle descrizioni nelle cronache antiche. Il Colosseo venne costruito con lo specifico scopo di dare alla Roma un luogo degno della fama dei suoi giochi gladiatorii che venivano in precedenza svolti nell'edificio provvisorio in legno fatto costruire da Nerone nel Campo Marzio dopo che il vecchio anfiteatro di Tito Stanlio Tauro andò di- strutto nel famoso incendio del 64 d.C. In precedenza i giochi erano svolti o nel Foro Romano o nel Foro Boario che venivano dotati per queste occasioni di strutture mobili. Durante tutto l'Impero il Colosseo ebbe ripetutamente interventi di restauro dovuti a causa di incendi e terremoti.

Le terme romane Già nell'antica Grecia il bagno assunse un carattere sociale. Il ginnasio greco era composto da una palestra, da un bagno e da un'esedra dove i filosofi dissertavano con i loro discepoli. Dopo intensi esercizi fisici nella palestra i giovani facevano un'abluzione di acqua calda, raggiunta una piena distensione dopo la fatica fisica, passavano nella esedra per ricevere l'educazione dello spirito.

FINE