LUIGI DA PORTO E LA NOVELLA SCIOLTA Romeo e Giulietta
LUIGI DA PORTO Amico di Bembo e di Veronica Gambara, frequenta per breve tempo la corte di Urbino. Nominato capitano di Venezia nel 1509, venne assorbito dalle operazioni militari. Muore a causa di una ferita riportata in Friuli
LA NOVELLA DI ROMEO E GIULIETTA Mentre si reca a Gradisca (Udine), su uno sfondo di una campagna desolata dalla guerra e si sente triste per un amore inconfessato,un compagno di viaggio si avvicina e gli raccontala novella dei due infelici amanti
DIFFUSIONE DELLA STORIA 1)Novella di Ganozza e Mariotto del Novellino di Masuccio Guardati; 2)la “Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti” (1530 ca) di L.Da Porto; 3)la n.9 della II parte delle novelle di Matteo Bandello (1554); 4)la traduzione e la rielaborazione di Pierre Boaistuan (1559) 5)l’adattamento diA.Brooke (1562); 6)la tragedia “Hadriana” (1578) del rimatore Luigi Groto; 7)la tragedia “Romeo and Juliet” (1596 ca) di W. Shakespeare 8) la tragedia “Castelvines y Monteses” di Lope de Vega
IL VORTICE E invece era stato tutto vano, ogni mio tentativo di cercarlo, di scovarlo si era concluso con un nulla di fatto. Perché l’amore, quello vero, non si lascia trovare. Non lo puoi cogliere alla sprovvista, non puoi tendergli un agguato, non puoi controllarlo e domarlo. È lui a trovare te. E a te non rimane altro se non aspettarlo. E magari ti ci vorranno giorni, mesi o anni, ma lui arriverà. Proprio quando meno te lo aspetterai, lui sarà lì, e ti catturerà. Sarai impotente e vittima del suo fascino, ti lascerai guidare ad occhi chiusi, in balia del suo potere, incapace di controllarlo (E.Fina)
“VEDERE’’ L’AMORE (IL BALLO) La donna,dopo un breve sorriso,evitando d’esser con lui veduta o udita ragionare,ancora gli disse: - Io vi giuro, Romeo,per mia fé, che non è qui donna,la quale, come voi siete, agli occhi miei bella paia. Alla quale il giovane già tutto di lei acceso rispose:-Qual io mi sia, sarò alla vostra beltade (se a quella non spiacerà) fedel servo (L.Da Porto)
LA STORICITÀ,L’AMBIENTE FAMILIARE Ai piedi del colle boscoso della Fratta, la maestosa villa dei conti da Porto era avvolta nel buio. Era una notte estiva senza stelle a Montorso vicentino, nel cielo plumbeo si intravedeva solo la luna piena, il cui pallido chiarore illuminava debolmente l’imponente pronao della villa. La luce fredda si insinuava tra le quattro colonne ioniche della facciata e si posava delicatamente sul marmo. Nella dimora signorile era da poco calato il silenzio: il padrone, Bernardino da Porto, si era ritirato nei propri appartamenti e subito dopo anche la servitù si era coricata. Tutte le stanze erano immerse nell’oscurità, ad eccezione della camera da letto del conte, nell’ala destra della villa. Era il dieci giugno 1529: era trascorso un mese esatto dalla morte (Chiara Tregnago su Luigi Da Porto)
L’AMBIENTAZIONE A VERONA,NEL MEDIOEVO, DELLA NOVELLA Furono adunque, come dico, in Verona sotto il già detto Signore (Bartolomeo della Scala) le sopraddette nobilissime famiglie (Cappelletti,Montecchi), di valorosi uomini e di ricchezze ugualmente dal cielo, dalla natura e dalla fortuna dotate (L.Da Porto)
IL SISTEMA DELLE ANTICIPAZIONI, IL LABIRINTO, IL DESIDERIO DI MORTE CHE SI COMPIE -Madonna- rispose Romeo- sì ben che io vi potrei agevolmente morire ; e morrovvici di certo una notte, se non mi aiutate. Ma, perché son anco in ogni altro luogo così presso alla morte come qui,procaccio di morire più vicino alla persona vostra che io mi possa,con la qual di vivere sempre bramerei, quando al cielo ed a voi sola piacesse “Oh sciocca me! A qual vaghezza mi lascio io in così strano labirinto guidare? Ove senza scorta restando,uscire a mia posta non ne potrò, già che Romeo Montecchi non m’ama;perciò che,per la nimistà che ha co’miei, altro che la mia vergogna non può cercare; e posto che per sposa mi volesse, il padre mio di darmegli non consentirebbe giammai (L.Da Porto)
ESISTE IL LIETO FINE ? “Voi credete nel lieto fine?” “Ci ho riflettuto spesso, ve lo confesso. Non sono mai giunto ad una risposta concreta. Credo che nella vita ci vengano date diverse opportunità per essere felici, ma che o siano poco durature o siamo incapaci di saperle cogliere appieno. È una visione tragica, ma ritengo sia realistica. Quante sono le persone davvero soddisfatte di sé e delle proprie scelte? Poche, pochissime. Tutti abbiamo dei rimpianti, piccoli o grandi, e tutti sappiamo che abbiamo sbagliato, almeno una volta, e che abbiamo sprecato almeno un’occasione. Ma non serve a nulla rifletterci a posteriori. Io spero in un lieto fine, ma preferisco non crederci eccessivamente, per evitare false illusioni.” (E.Fina)
L’AMBIGUITÀ DELL’AMORE E DELLA MORTE -Che debbo io senza di te in vita più fare, signor mio? E che altro mi resta verso te, se non con la mia morte seguirvi? Niente altro certo (..) E detto questo, la sua gran sciagura nell’animo recatasi, e la perdita del caro amante ricordandosi, diliberando di più non vivere, raccolto a sé il fiato,e alquanto tenutolo, e poscia con un gran grido fuori mandandolo, sopra il morto corpo morta si rese. (L.Da Porto)
Perché le cose che riesci a spiegare, le puoi capire e le puoi prevedere. Le cose che non puoi spiegare, invece, ti colpiscono, ti conquistano. Ci perdi il sonno pensandole, ti senti piccolo di fronte ad esse, sai di non poter fare nulla per sentirti pronto ad affrontarle. Non sarai mai abbastanza pronto, mai. Dovrai buttarti, dovrai imparare a non avere il controllo su tutto. (E.Fina)