Corso di Antropologia Culturale a.a. 2015-2016 Percorso 2 IMMAGINARIO VENERDI 01 aprile 2016.

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Transcript della presentazione:

Corso di Antropologia Culturale a.a Percorso 2 IMMAGINARIO VENERDI 01 aprile 2016

L’evoluzione dell’immaginario

IMMAGINARIO È il prodotto dell’immaginazione di un singolo individuo o di una collettività, inteso come repertorio di rappresentazioni simboliche, di fantasie, di miti (dizionario Garzanti) È il luogo di produzione dei simboli e delle immagini, il suo campo d’azione non è puramente ideale, ma incide sul comportamento degli esseri umani (Durand, 1987) PARTE DELLA CULTURA

Animali mitici e ciclo dell ’ anno: inverno- primavera Importanza dell’arco di tempo tra inverno e primavera Presenza di maschere particolari: orso, capra, lupo, cervo, tasso, marmotta

L ’ Orso Animale un tempo presente su tutto l’arco alpino, alto più di 2 metri, di 250 kg di peso circa. Ultimi esemplari uccisi verso il Onnivoro, spesso in conflitto con allevatori e contadini. Apprezzava in modo particolare frutta, miele e prodotti dell’orto. Tracce nella toponomastica: buchi, grotte, tane dell’orso Tracce nei proverbi popolari: “non bisogna vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso”

Parti dell’orso ritenute benefiche: zampe appese alla facciata della casa del cacciatore Nell’immaginario orso ritenuto per alcuni aspetti simile agli esseri umani: si erge su due zampe, è goloso, non mangia la carogna di altri animali Numerosi racconti su uccisione orso, v. Valpelline in Val d’Aosta

Sant’Orso: patrono di Aosta. Invocato contro calamità naturali, siccità, parti difficili, salvezza eterna per neonati morti senza battesimo Festa di S. Orso = 1° febbraio, ripresa della vita e nuovo ciclo produttivo Culto diffuso in Val d’Aosta, Val Soana, Vallese

Importanza del risveglio dell’orso per previsioni metereologiche Orso che esce dalla sua tana e mette ad asciugare la paglia Bel tempo. Sarà inverno ancora per 40 giorni Orso che esce dalla tana e ritira la paglia Brutto tempo. La primavera è vicina Tratto in comune con Uomo Selvatico, che in alcune zone si chiama Orçat

Maschere dell ’ orso Carnevale e Quaresima = Momenti si incontro-scontro tra concezioni cristiane e antica cultura popolare Maschere animali del letargo = Associate a spiriti dell’Aldilà, spiriti tellurici, revenants, demoni Orso = diavolo Processi del 1457 nella Valle Leventina, diavolo chiamato Ber o dipinto con fattezze dell’orso Passione di Sordevolo (BI), uomo travestito da orso che simboleggiava capo dei diavoli

Esseri mitici e luoghi: L ’ Uomo Selvatico

Nomi dell’Uomo Selvatico: servan, servanot, servant, servenh, servanh, sarvan, servon, seyvan PAN UOMO SELVATICO Imprevedibili, irrazionali, indefiniti, difficili da avvistare; sentimento di terror panico alla loro vista, abitano luoghi di passaggio (anfratti, rocce, antri) e appaiono a ore di passaggio (mezzogiorno, mezzanotte)

Funzioni e caratteristiche dell ’ Uomo Selvatico È considerato il primo abitante delle Alpi; È un maestro dell’arte casearia e di sistemi legati alle economie delle aree di cui si rintraccia la leggenda; Insegna agli uomini canti e leggende; Vive di prodotti della natura di cui conosce bene i segreti; Molto spesso fugge quando incontra un uomo; Talvolta è accompagnato da Donne Selvatiche; Compare in una serie di varianti di una narrativa mitologica fondamentale;

Evoluzione della figura dell ’ Uomo Selvatico

Corpus orale più antico = eroe culturale con caratteri positivi e negativi 1 Con affermarsi della rivoluzione culturale inaugurata dal cristianesimo, grandi eremitaggi nei deserti in condizioni semi-selvagge, considerate eccellenti per ascetismo 2 Sovrapposizione figure Uomo Selvatico e Santi Eeremiti cristiani Perdita di alterità da parte dell’Uomo Selvaggio Graduale caratterizzazione negativa dell’US: antropofago, rapitore di bambini, associato a streghe e diavoli Nuovo eroe culturale cristiano con compito di addomesticare la natura Perdita funzione dell’US = irruzione della natura dentro una cultura primitiva

Maschere dell ’ Uomo Selvatico Diverse manifestazioni a seconda del luogo Evidenti caratteristiche demoniache Associato alla Candelora (2 febbraio) e alle previsioni metereologiche = Alter ego dell’orso

Intorno all’uomo selvatico Varianti della “matrice” del selvatico: sarvan, salvan, salvanel, sanguanel (Piemonte, Veneto, Friuli, Trentino) Mazzarol, Mazzariol (Veneto) Sbilf (Friuli)

Insomma mi dicevano che nella giassara si nascondeva il Sanguanel e che quindi noi non ci dovevamo andare. Mi ricordo che quando mi mandavano a prendere il latte io ero terrorizzata e noi ragazze litigavamo perch è nessuno voleva andarci. Io allora nella mia immaginazione vedevo il Sanguanel come un folletto tutto rosso, con le corna e la coda come una specie di diavoletto e avevo veramente paura di questo personaggio e qualche volta per sfida quando eravamo in tre o quattro ragazzi e ragazze a giocare nella corte della casara, andavamo vicino alla giassara a spiare per vedere se riuscivamo a vedere il Sanguanel. Ma la paura subentrava specialmente all'imbrunire, alla sera, e allora non avremmo mai osato avvicinarci in quel posto (Bassano del Grappa, VI)

No cascar entro te le peche del Mazarol! Non calpestare le impronte del Mazarol! Il Mazarol (mazzarol, mazzariol) è spesso rappresentato come un ometto vestito di rosso. “ Torna prima de sera se ben te ne vòl torna prima de not, fora l ’è ‘ l Mazariol! ” Attività del Mazarol: arruffare le criniere ai cavalli, rapire i bambini e le ragazze, far perdere le tracce, ma anche insegnare le tecniche casearie

Un episodio narrato frequentemente riguarda una ragazza del Primiero (BL) che si sarebbe ritrovata al cospetto del Mazaròl subito dopo averne calpestato le impronte. La creatura le alitò in viso e lei dimenticò tutta la sua vita passata, trascorrendo gli anni successivi al suo servizio. Il Mazaròl le insegnò a fare il burro, il formaggio e la ricotta e le aveva promesso che le avrebbe insegnato a ricavare la cera dal siero, tuttavia non ne ebbe il tempo. Infatti, un giorno, un cacciatore riconobbe la ragazza e la riportò in paese. Si fecero molti tentativi per far tornare la memoria alla sventurata; alla fine, ciò che funzionò da antidoto fu il latte di una capretta bianca, offertole da una vecchina. Per la felicità di essere tornata a casa, la ragazza insegnò a tutto il paese a fare il burro, il formaggio e la ricotta; ma in Primiero ancora non si sa ricavare la cera del siero.

“I Benandandi andavano di notte con stregoni e sbilfoni” (Archivio del Sant’Uffizio, 1574, Cividale del Friuli”

Esseri fantastici, l’orma e il piede “esi ‘n diau coi pè darè”, “’l diau di pè drè”: persona sfrenata (ma anche: ho riconosciuto la tua natura diabolica dai piedi)

Anguane (Triveneto), Monachello (Puglia), Sanguanel (Veneto), Sarvan (Nord Italia), Mazapegul (Romagna), Mazzarol (Triveneto), folletti, gnomi, nani Tutti caratterizzati da piedi particolari: ritorti, all’indietro, caprini, di gallo e gallina

INTERPRETAZIONI DELLE “ORME”DI ALCUNI ESSERI FANTASTICI C. Lévi-Strauss: piedi caprini e anomalie = mediazione tra mondo umano e mondo soprannaturale C. Ginzburg: piede caprino tratto tipico degli esseri in bilico tra mondi diversi V. Propp: piede caprino tratto di antropomorfizzazione

ZOPPAGGINE: Contraddistingue esseri in bilico tra mondi diversi Efesto, demoni e spiriti dell’antica Grecia, Prerogativa delle divinità negative (es. giganti, ribelli, esseri infernali delle tradizioni nordiche) DIAVOLO FOLKLORICO

Zoppo-fabbro e zoppo-saggio Diavolo-fabbro- zoppaggine Fuoco, elementi del sottosuolo, mondo del sottosuolo Valore negativo: fabbri con potere di evocare agenti atmosferici (rif alla Bibbia) Valore positivo: fabbro-saggio, fabbro-stregone: esseri iniziatici per eccellenza (similitudini con uomo selvatico) Fiabe: diavolo spesso gabbato da un fabbro

La trasfigurazione comica I miti nascono, si trasformano, perdono il loro significato sacrale Tracce dei miti rimangono nella vita quotidiana, spesso rivisti in chiave ludico-infantile

Gioco diffuso in Europa (il mondo, la settimana ecc), ultima casella rappresenta il Paradiso, nel quale si entra a piè zoppo e nella parte finale a semicerchio si può stare ma con i piedi “al contrario”