la fase monarchica e moderata Rivoluzione francese la fase monarchica e moderata
attività legislativa dell’assemblea costituente Il 6 ottobre 1789 una folla popolare obbligò il re a trasferirsi a Parigi, insieme a lui anche l’Assemblea Nazionale. Per due anni l’Assemblea svolse una duplice attività: stendere la nuova Costituzione e esercitare l’attività di tipo legislativo. In queste sedute si divisero due schieramenti, quello di destra e quello di sinistra. Il primo era formato da nobiltà e clero che si erano opposti alla cancellazione dell’antico regime; il secondo invece presentava deputati del Terzo stato e quelli che volevano la fine dei privilegi. Un principale problema che l’assemblea dovette affrontare fu finanziario: furono convocati gli Stati generali e si decise di confiscare le terre al clero, considerato solo un semplice corpo di funzionari pubblici. Queste terre diventarono beni nazionali e lo Stato garantì il salario ai sacerdoti. Nel 1789 l’Assemblea, assunse provvedimenti nei confronti del clero e votò la nazionalizzazione dei territori di questi ultimi. Molti spazi furono venduti per creare gruppi di proprietari terrieri. Nel 1790 si ordinò lo scioglimento di tutti gli ordini religiosi e nello stesso anno venne approvata la Costituzione Civile del Clero. Era un rigido controllo sui sacerdoti e vietava l’intromissione del papa nella scelta dei vescovi. Solo 7 vescovi giurarono fedeltà e si ebbe la divisione del clero: preti giurati (fedeli al nuovo regime); preti refrattari (contro la rivoluzione). Ci furono innovazioni anche nel fronte amministrativo: un decreto del 1790 divise il territorio francese in 83 dipartimenti, suddivisi in distretti e comuni. Sul fronte giudiziario fu vietata la vendita delle cariche e si creò una magistratura indipendente.
edmund burke Nel 1790 l’Europa mostrò interesse per la situazione francese. Il parlamentare Edmund Burke fu il primo a prendere posizione contro i francesi. Quest’uomo contrappose la Rivoluzione inglese del 1689 a quella Francese del 1789. La prima secondo lui non aveva nulla di rivoluzionario e il suo scopo era la difesa della libertà e dei diritti concreti, che con il cambio di sovrano erano diventati ereditari; la seconda invece aveva come difetto maggiore la presenza di formule astratte e puramente teoriche. I rivoluzionari francesi fecero tabula rasa del patrimonio politico e sociale ereditato dal passato e tentarono di imporre una nuova costituzione. Secondo Burke tutto ciò fu legittimo fino a quando i nobili avevano richiesto gli Stati Generali, mentre la ribellione del Terzo stato non trovava giustificazione. Burke scrisse un libro che avrà molto successo (11 edizioni) Le riflessioni sulla rivoluzione di Francia, che costituì il principale atto d’accusa nei confronti degli eventi francesi e della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Fu rapida la diffusione delle sue idee, perché mettevano sotto accusa i fondamentali principi filosofici della Rivoluzione.
Riflessioni sulla Rivoluzione di Francia Edmund Burke Riflessioni sulla Rivoluzione di Francia Reggia di Versailles
La costituzione del 1791 Nel giugno del 1791 il re cercò di fuggire, ma il tentativo fallì e il 13 settembre Luigi XVI fu costretto ad accettare la nuova Costituzione, elaborata dall’Assemblea costituente. Rispetto ai principi politico-filosofici dichiarati vi erano coerenze e contraddizioni. Un aspetto garantito era la separazione dei poteri: il potere legislativo venne assegnato a un’unica Camera; quello esecutivo venne affidato al re e al governo e infine il potere giudiziario venne assegnato ad un corpo di magistrati eletti dal popolo. Fu abolita ogni forma di discriminazione religiosa. La principale contraddizione riguardò i neri e i mulatti: ignorando l’affermazione di uguaglianza, non venne messa in discussione la schiavitù nelle colonie francesi. Alle donne non furono riconosciuti i diritti civili. Il principio di uguaglianza fu ignorato anche nel momento in cui si adottò un sistema elettorale basato sul censo. I francesi furono divisi in due categorie: cittadini attivi, che a loro volta si dividevano in elettori e eleggibili; e i cittadini passivi. A Parigi sorsero associazioni politiche (dette club) come Società degli amici della Costituzione. Robespierre fu uno dei maggiori protagonisti e apparteneva a una associazione i cui membri furono chiamati Giacobini. Altro gruppo fu la Società dei diritti dell’uomo e del cittadino, Danton e Marat erano esponenti del club dei Cordiglieri.
L’inizio della guerra Nel 1791 gli eventi francesi suscitarono l’apprensione e la paura dei più potenti sovrani d’Europa, preoccupati dalle possibili rivoluzioni. Nessuno osava dichiarare guerra alla Francia. Fu, appunto, quest’ultima che decise di aprire le ostilità nei confronti dell’imperatore d’Austria. All’interno della nuova Camera (o assemblea legislativa), eletta a suffragio universale e riunita l’1 ottobre 1791, i sostenitori della necessità della guerra furono chiamati GIRONDINI, dalla loro provenienza. Questi ultimi erano convinti che la Francia non sarebbe stata sicura fino a che gli emigrati non fossero stati messi in condizione di non nuocere. La Francia doveva sostenere moralmente le aspirazioni alla libertà, come scritto nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, di tutti i popoli d’Europa. Robespierre, appartenente al club dei giacobini, si oppose inutilmente alla dichiarazione di guerra, approvata il 20 aprile 1972. La forza militare francese era solo apparente, poiché la maggioranza era formata da nobili, i quali non approvavano la Rivoluzione. Nel maggio dello stesso anno, a più riprese, i nobili si accordarono oppure si ritirarono senza neanche combattere. Fin dal luglio dell’anno precedente l’Imperatore d’Austria Leopoldo II dichiarò che considerava il re di Francia “prigioniero in Parigi”. Praticamente Luigi XVI era giunto alla conclusione che solo una pesante sconfitta militare avrebbe riportato l’ordine in Francia ponendo fine alla Rivoluzione.
colpo di stato del 10 agosto 1792 L’atteggiamento della monarchia spinse i diversi partiti ad accusare di tradimento il re e i generali più prestigiosi. I gruppi estremisti giunsero alla conclusione che sarebbe stato possibile fronteggiare la minaccia straniera solo dopo essersi liberati di Luigi XVI. il 10 agosto del 1792 al municipio di Parigi si verificò un mutamento: fu costituita una nuova municipalità denominata Comune. Tale organismo era finalizzato a difendere la capitale francese da ogni pericolo controrivoluzionario. Esso venne sostenuto anche dai sanculotti (senza brache per indicare coloro che non indossavano abiti raffinati). La maggioranza di essi erano bottegai, artigiani e commercianti esclusi dal pieno godimento dei diritti elettorali. Essi covavano un forte rancore e disprezzo nei confronti del sistema politico stabilito dalla Costituzione del 1791. La mattina del 10 agosto due colonne di sanculotti, che vedevano la monarchia costituzionale come truffa, si mossero all’assalto del palazzo delle Tuileries. A una di queste colonne si aggiunse un reparto militare, quello dei Marsigliesi, che divenne il simbolo della resistenza rivoluzionaria.
La marsigliese La Marsigliese è un canto dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale.
colpo di stato del 10 agosto del 1792 Dopo uno scontro violento, Luigi XVI fu trasferito dinanzi all’assemblea legislativa, che ne decretò la sospensione. La Francia divenne una repubblica. La situazione si fece drammatica dopo la caduta di Verdun, ultima piazzaforte. Spettò alla Comune prendere i principali provvedimenti, cioè organizzare un’armata da contrapporre al nemico. Il 20 settembre l’esercito francese si scontrò con quello prussiano a Valmy e dopo un violento attacco le truppe straniere furono costrette a ritirarsi e a rinunciare all’offensiva sulla capitale. Il 21 settembre 1792 un’assemblea di deputati prese il nome di Convenzione. Questa si attribuì l’incarico di stabilire un nuovo ordinamento per lo Stato francese, dopo la proclamazione della repubblica. Allo stesso tempo aveva svolto il ruolo di Camera dotata di potere legislativo, facendo approvare le leggi della nuova Francia repubblicana.
valmy 20 settembre 1792 Gli schieramenti in campo non furono notevoli: 32 000 francesi contro 34 000 prussiani. Valmy, per questo motivo, non fu una grande battaglia. Il tipo di esercito prussiano era ancora di modello seicentesco, era composto da individui che combattevano solo per denaro (=mercenari). Quello francese, invece, era più avanzato ed era la nazione in armi che difendeva la libertà e la propria rivoluzione. Esercito ideologico. Numerosi erano volontari e quindi sostenuti dalla motivazione a combattere. Il 20 settembre la Francia si schierò in posizione difensiva rispondendo all’offensiva prussiana con un efficace fuoco d’artiglieria. Come conseguenza i prussiani si ritirarono. Le perdite furono molto contenute. Il valore di questo scontro fu soprattutto simbolico: la Rivoluzione era salva.