Francesco Petrarca Ciò che piace al mondo è breve sogno … Infinita è la schiera degli sciocchi. A che ti giova insegnare agli altri [...], se intanto tu.

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Ciò che piace al mondo è breve sogno …
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Francesco Petrarca Ciò che piace al mondo è breve sogno … Infinita è la schiera degli sciocchi. A che ti giova insegnare agli altri [...], se intanto tu per primo non ascolti te stesso?

La casa natale Francesco Petrarca nacque in Arezzo il 20 luglio 1304 dove i suoi genitori si erano rifugiati dopo essere stati espulsi da Firenze. Ser Petracco apparteneva alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico di Dante Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302 per motivi politici, legati all'arrivo di Carlo di Valois ed alle lotte tra guelfi bianchi e neri. Francesco fin da piccolo fu costretto a seguire i lunghi spostamenti del padre, che lo portarono prima in altre città toscane (1311 a Pisa incontra Dante) e poi ad Avignone.

Gli studi giovanili Presso la vicina università di Montpellier iniziò, su richiesta del padre, lo studio delle materie giuridiche che proseguì presso l'università di Bologna. Presso quest’ultima università ebbe tra i suoi professori di Legge quello che sarebbe divenuto un suo futuro maestro di poesia: Cino da Pistoia. Ben presto si accorse però che le materie giuridiche non erano fatte per lui e si appassionò allo studio di Cicerone e dei poeti antichi. A Bologna tra gli studi e i divertimenti che Francesco non disdegnava coltivò numerose amicizie tra cui quella con il principe romano Giacomo Colonna.

Di nuovo ad Avignone Nel 1326 la morte del padre richiamò Francesco, unitamente al fratello Gherardo, ad Avignone dove i due fratelli constatarono che l'eredità del padre non gli avrebbe consentito di vivere ancora per molto senza trovarsi una sistemazione. Il fratello Gherardo entrò più tardi nell' ordine minore dei certosini, mentre Francesco prenderà gli ordini minori.

Petrarca aveva 23 anni quando incontrò per la prima volta Laura, diciannovenne, nella chiesa di Santa Chiara in Avignone il 6 aprile 1327, la donna misteriosa, bellissima ma già maritata, che lo tenne "ardendo" per 21 anni e che ispirò i suoi celebri versi, raccolti nel CANZONIERE. Sono 366 poesie che esprimono i diversi stati d’animo del poeta, presentate secondo uno schema che non sembra quello temporale. Molte poesie sono senza data e gli studiosi si sono sempre sforzati di ritrovare l'ordine cronologico dei versi del Petrarca. La Laura amata e celebrata da Petrarca potrebbe essere Laura de Noves nobildonna avignonese, anche se alcuni ritengono che non sia mai esistita e che sia stata soltanto un espediente poetico, del quale Petrarca si serviva per far riferimento al Laurus (Alloro), l'albero sacro per il dio Apollo, protettore della poesia. Incontro con Laura

Laura... Benedetto sia 'l giorno, et 'l mese, et l'anno, et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto, e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto da'duo begli occhi che legato m'ànno…

Laura Ogni virtù, ogni bellezza, ogni piccola cosa che riguardasse questa gentile donna, che morì di peste, veniva cantata con sublime dolcezza, e tutta la vita di uomo e di poeta del Petrarca si esaltò in questo immenso sentimento di amore e di devozione. Laura fu anche la causa del suo contrasto interiore, di quel dualismo tra il desiderio di amore e di gloria terrena, valori tramandati dalla lettura dei classici, e il desiderio di abbandono spirituale in Dio. Tutto questo viene confessato a S. Agostino nell'opera SECRETUM.

Laura Laura non è certo una finzione; ma Petrarca costruì, a partire da un amore reale della giovinezza, un proprio sistema poetico e simbolico, un proprio repertorio di luoghi e di situazioni costanti, di metafore e di immagini. Vicina allo “stil novo” è il “valore” eccezionale che l’amore conferisce al poeta e alla sua poesia; ma questo “valore” non è per Petrarca esterno all’individuo, non si lega a una superiore forza “salvatrice”. “A differenza di Beatrice, Laura non provoca nell’amante modificazioni e scelte radicali; è invece l’ immagine costante di un desiderio che non è possibile colmare, ma che nello stesso tempo diventa una ragione di vita: grazie ad essa, infatti, l’io riconosce se stesso, come un dono e come una condanna.”

Valchiusa Valchiusa fu luogo di ritiro e di attività letteraria durante il periodo avignonese; qui vi concepisce gran parte delle sue opere.Valchiusa “chiuso loco”e le vicine sorgenti della Sorgue ricorrono con una certa frequenza nella poesia petrarchesca legata al mito di Laura. Proprio qui tra il 1338 e il '39 iniziò a comporre il poema Africa e la raccolta di biografie De viris illustribus e nel 1346 compose il trattato De vita solitaria e iniziò la stesura del Bucolicum carmen. A Valchiusa si trovava nell'aprile del 1352 quando furono concepiti i Triumphi.

L’impegno politico Parallelamente alla formazione culturale classica, cresceva il suo prestigio in campo politico: nel 1335 ebbe inizio il suo carteggio con il Papa, inteso non solo a sedare le più incresciose rivolte della penisola, ma anche a ottenere il ritorno della sede pontificia da Avignone a Roma, affinché si mettesse fine alla cosiddetta cattività avignonese. In questi anni si infervora anche per il proposito di Cola di Rienzo che, restaurata la repubblica abbandonata dal Papa, Ne vuole fare il centro di una rinnovata cristianità.

Incoronato poeta La sua fama di poeta e studioso si diffuse: nel 1341, a Roma, fu incoronato poeta in Campidoglio. Ma fu proprio in seguito a questo riconoscimento che maturò l'insoddisfazione di Petrarca, sempre più colpito dalla distanza che separava i suoi ideali fondati sulla cultura e sui classici dalle amare esperienze della vita, segnata anche dalla morte di persone a lui vicine.

L’amicizia con Boccaccio Trovò il ripiego nei ritiri sempre più frequenti a Valchiusa, che alternava ai viaggi in Italia e agli incarichi diplomatici, anche per conto del papa; durante una di queste missioni passò da Firenze dove ebbe occasione di conoscere Giovanni Boccaccio, con cui strinse amicizia. Affascinato dalla figura del Petrarca, Boccaccio da allora ebbe con lui frequenti incontri e lunghissimi colloqui a Firenze, nella sua casa a Padova, a Milano e a Venezia, e mantenne un intenso carteggio epistolare, che continuò fino alla morte del poeta.

Soggiorno ad Arquà Nel 1369 Francesco Petrarca, stanco del continuo peregrinare e ormai anziano e malato, si fece riadattare una casa nel villaggio euganeo di Arquà e la elesse a rifugio degli ultimi giorni: " Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo".

Gli ultimi anni Qui trascorse in pace gli ultimi anni di vita, circondato da nuovi e vecchi amici e dai familiari. Morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, reclinando il capo sui suoi amati libri.

Dante è politicamente impegnato; è profondamente contrario alla frammentazione municipale e alle forze nazionali; il suo governo ideale resta quello in cui Papato e Impero, ciascuno nella propria sfera di competenza, reggono le sorti dell’umanità Con Petrarca l’intellettuale comincia a prendere le distanze dalla vita pubblica ed è concepito come uno specialista della cultura; Petrarca vive il tramonto dei grandi poteri universali e la crisi dell’esperienza comunale, il quadro in cui vive è quello delle Signorie e degli stati nazionali, rispetto al quale egli reagisce adeguandosi: a livello letterario si rifugia nel passato e vagheggia una Chiesa evangelica e un’Italia unita Ruolo dell’intellettuale e ideali politici

Per Dante deve rispecchiare l’epoca in cui nasce; svolge una missione di verità e giustizia; deve essere strumento di elevazione spirituale, individuale e collettiva Per Petrarca è espressione di sentimento individuale e della complessa esperienza interiore dell’io lirico La concezione della poesia

Per Dante la donna- angelo è un tramite che permette al poeta il contatto con il divino. La bellezza femminile è simbolo di verità e virtù ed è un mezzo di ascesa spirituale. In Petrarca l’immagine della donna- angelo è presente, ma in modo più ambiguo che in Dante: Laura è si simbolo della perfezione divina, ma anche portatrice di una bellezza terrena che attrae il poeta e accende il suo desiderio, allontanandolo così dall’amore per Dio. La figura della donna

Dante esalta la lingua volgare, di cui cerca di sfruttare al massimo le potenzialità espressive Petrarca ritiene che il latino sa la lingua perfetta per esprimere i valori della cultura, e quindi ricerca continuamente il confronto con i classici latini L’uso della lingua volgare

Dante possiede una cultura enciclopedica fondata su un sapere teologico; per lui fede e ragione si sorreggono vicendevolmente e il rapporto con la cultura latina tende a sottolineare in essa gli aspetti coerenti con la dottrina e la morale cristiana. Petrarca vede nel patrimonio degli autori latini un valore a se stante e reputa la civiltà classica superiore a quella in cui vive. Egli è affascinato soprattutto dagli autori che, ponendo al centro lo scavo interiore e lo studio dei problemi morali individuali, sono maggiormente consoni al suo spirito introspettivo e aristocratico. La concezione della cultura