La politica economica in economia aperta Capitolo XVIII. La politica economica in economia aperta
1.1. Un aumento della domanda interna Fig. 18.1. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica. Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della produzione e del disavanzo commerciale.
1.2. Un aumento della domanda estera L’aumento della produzione estera, ΔY*, comporta un effetto diretto dato dall’incremento di un certo ammontare delle esportazioni pari a ΔX: per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali pari a ΔX, per cui ZZ si sposta in ZZ’; dato il livello di produzione, all’aumentare delle esportazioni anche NX si sposta di pari ammontare in NX’.
1.2. Un aumento della domanda estera Fig. 18.2. Gli effetti di un aumento della domanda estera. Un aumento della domanda estera provoca un aumento della produzione e un avanzo commerciale.
1.3. Un riesame della politica fiscale Un aumento della domanda nazionale provoca un incremento della produzione, ma anche un peggioramento del saldo commerciale. Un aumento della domanda estera provoca un incremento della produzione nazionale e un miglioramento del saldo commerciale.
1.3. Un riesame della politica fiscale I governi discutono spesso di coordinamento, anche se è difficile raggiungere un effettivo e completo coordinamento per diverse ragioni: il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni paesi di intervenire più di altri, e non è detto che essi siano disposti a farlo; i paesi hanno un forte incentivo a promettere di aderire al coordinamento, ma potrebbero poi rinnegare la loro promessa.
2. Deprezzamento, bilancia commerciale e produzione Supponiamo che il tasso di cambio reale sia dato da: Il tasso di cambio reale è uguale al tasso di cambio nominale moltiplicato per il livello dei prezzi interni, diviso per il livello dei prezzi esteri.
2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale: la condizione di Marshall-Lerner Ricordiamo che la definizione di esportazioni nette è: Sostituendo X e IM con le loro rispettive espressioni, otteniamo:
2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale: la condizione di Marshall-Lerner Una riduzione di e influenza la bilancia commerciale attraverso tre canali: le esportazioni X aumentano; le importazioni IM diminuiscono; il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/, aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni. La condizione in base alla quale un deprezzamento reale genera un aumento delle esportazioni nette è nota come condizione di Marshall-Lerner.
2.2. Gli effetti di un deprezzamento Il deprezzamento provoca una variazione della domanda, sia estera che interna, a favore dei beni nazionali. Questo genera a sua volta un aumento della produzione interna e un miglioramento della bilancia commerciale.
2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio Fig. 18.4. Come ridurre il disavanzo commerciale senza variare la produzione. Per ridurre il disavanzo commerciale senza variare la produzione, il governo deve operare un deprezzamento e ridurre la spesa pubblica.
2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio
3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J È possibile che un deprezzamento causi un peggioramento iniziale della bilancia commerciale: diminuisce , ma né X né IM si aggiustano in misura significativa, generando così una riduzione delle esportazioni nette, X-IM/. Successivamente, gli effetti di una variazione dei prezzi relativi, sia delle esportazioni sia delle importazioni, si rafforzano. Le esportazioni aumentano e le importazioni diminuiscono. Se la condizione di Marshall-Lerner alla fine è soddisfatta, la variazione delle esportazioni e delle importazioni diventa più forte dell’effetto negativo sui prezzi, e l’effetto finale sarà un miglioramento di NX.
3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J Fig. 18.5. La curva J.
3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J Fig. 18.6. Il tasso di cambio reale e il rapporto tra esportazioni nette e Pil, Stati Uniti, 1980-1990.
3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J Dal punto di vista della bilancia commerciale, espressa in rapporto al Pil, due sono i fatti evidenti: le variazioni del tasso di cambio reale si sono effettivamente riflesse in movimenti paralleli delle esportazioni nette; tuttavia si osservano ritardi non irrilevanti nella risposta della bilancia commerciale a variazioni del tasso di cambio reale.
4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale Partendo dalla condizione di equilibrio: Sottraendo C+T da entrambi i lati e ricordando che S=Y-C-T, otteniamo: Usando la definizione di esportazioni nette e riordinando i termini, otteniamo: Un avanzo commerciale corrisponde a un eccesso di risparmio sull’investimento. Un disavanzo commerciale corrisponde, invece, a un eccesso di investimento sul risparmio.
4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale Un aumento dell’investimento deve riflettersi in un aumento del risparmio privato, del risparmio pubblico o in un peggioramento del saldo commerciale. Un aumento del disavanzo di bilancio deve riflettersi in un aumento del risparmio privato, in una riduzione dell’investimento o in un peggioramento del saldo commerciale. Un paese con un alto tasso di risparmio, pubblico o privato, deve avere o un elevato tasso di investimento o un significativo avanzo commerciale.
5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta Che cosa accade alle varie componenti della domanda? Il consumo e la spesa pubblica chiaramente aumentano, il primo a causa dell’incremento del reddito e la seconda per ipotesi. Ciò che accade all’investimento è ambiguo. Da un lato la produzione aumenta, inducendo un incremento dell’investimento. Dall’altro, il tasso di interesse aumenta, riducendo la spesa per investimenti. Le esportazioni nette dipendono dalla produzione estera, dalla produzione nazionale e dal tasso di cambio. Le esportazioni nette diminuiscono sia per effetto dell’apprezzamento sia a causa dell’aumento della produzione.
5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta Fig. 18.8. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica. Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della produzione, un incremento del tasso di interesse e un apprezzamento del tasso di cambio.
5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta Una stretta monetaria fa aumentare il tasso di interesse, rendendo i titoli nazionali relativamente più convenienti e provocando un apprezzamento del cambio. Domanda e produzione si riducono sia per effetto dell’apprezzamento sia a causa del maggior tasso di interesse.
5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta Fig. 18.9. Gli effetti di una stretta monetaria. Una stretta monetaria provoca una riduzione della produzione, un incremento del tasso di interesse e un apprezzamento del tasso di cambio.
6.1. Le parità, le parità mobili, le bande di oscillazione e lo Sme All’estremo opposto dei paesi che adottano tassi di cambio flessibili, ci sono i paesi che operano in regime di tassi di cambio fissi. Questi paesi mantengono un tasso di cambio fisso in termini di qualche valuta estera o ancorano la loro moneta al dollaro o a un insieme di valute estere. In regime di cambi fissi, le oscillazioni del cambio sono rare e si definiscono svalutazioni e rivalutazioni. Tra i due estremi, ci sono paesi che operano in parità mobile del tasso di cambio, cioè il tasso di deprezzamento viene predeterminato nei confronti di una valuta estera. Un altro tipo di accordo si ha quando i paesi mantengono i loro tassi di cambio bilaterali all’interno di bande di oscillazione, com’è stato il Sistema monetario europeo (Sme).
6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria La parità dei tassi di interesse è data da: Supponiamo di ancorare il tasso di cambio a qualche livello, otterremo: In ipotesi di tasso di cambio fisso e di perfetta mobilità dei capitali, il tasso di interesse interno deve quindi essere uguale al tasso di interesse estero.
6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria Ora che i=i*, avremo: In un sistema di cambi fissi, la banca centrale rinuncia alla politica monetaria come strumento di politica economica. Con un tasso di cambio fisso, il tasso di interesse interno deve essere uguale al tasso di interesse estero. E l’offerta di moneta deve essere aggiustata allo scopo di mantenere il tasso di interesse a quel livello.
6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Se in un sistema di cambi fissi la politica monetaria non può più essere usata come uno strumento di politica economica, che cosa ne è della politica fiscale? Con tassi di cambio fissi, la politica fiscale è più efficace di quanto non lo sia con tassi di cambio flessibili, in quanto essa richiede una politica monetaria accomodante.
6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Fig. 18.10. Gli effetti di una espansione fiscale in un sistema di tassi di cambio fisso.
6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace nella correzione degli squilibri commerciali e nel controllo del livello di produzione aggregata. Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, un paese rinuncia anche al controllo del suo tasso di interesse. Inoltre deve seguire l’andamento del tasso di interesse estero, correndo il rischio di effetti indesiderati sulla sua attività economica. Nonostante il paese mantenga una piena disponibilità della politica fiscale, un solo strumento di politica economica non sempre è sufficiente.
6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Che cosa spinge allora alcuni paesi ad ancorare il tasso di cambio? Perché 15 paesi europei – presto seguiti da altri – hanno adottato una moneta comune? Dobbiamo vedere che cosa succede non solo nel breve periodo, ma anche nel medio periodo, quando il livello dei prezzi si può aggiustare. Dobbiamo considerare anche la natura delle crisi del tasso di cambio.