LE POLITICHE DEL LAVORO Per «politiche del lavoro» s'intende quell'insieme di interventi pubblici rivolti alla tutela dell'interesse collettivo all'occupazione.

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LE POLITICHE DEL LAVORO Per «politiche del lavoro» s'intende quell'insieme di interventi pubblici rivolti alla tutela dell'interesse collettivo all'occupazione. Questi interventi si articolano lungo 3 direttrici: la regolamentazione del mercato del lavoro: cioè, diritti e doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro; sicurezza e salute sul posto di lavoro; non discriminazione; modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro, condizioni d'ingresso e di uscita dal mondo del lavoro; controllo delle dinamiche retributive, concertazione delle politiche e della contrattazione collettiva; la promozione dell'occupazione: sia dal lato dell’offerta (persone in cerca di occupazione), che della domanda di lavoro; il mantenimento o la garanzia del reddito contro il rischio di disoccupazione e di sospensione temporanea;

GLI AMBITI Conciliazione famiglia attività lavorativa Formazione continua Servizi per l’impiego Riorganizzazione protezione lavoratori in prospettiva di attivazione Omogeneizzazione trattamenti protezione del reddito Estensione a chi non ha mai lavorato

LE POLITICHE DEL LAVORO POLITICHE ATTIVE servizi per l’impiego Formazione e addestramento Incentivi all’occupazione Incentivi nuove attività impresa Creazione posti di lavoro settore pubblico (l’obiettivo delle prime due è quello di accrescere la produttività e migliorare il capitale umano tramite aumento delle competenze) POLITICHE PASSIVE Misure di mantenimento o di garanzia del reddito fondate Principio assicurativo Principio assistenziale I due modelli storicamente individuabili sono: -Sistema di Ghent: programma volontario di adesione finanziato dallo stato -Sistema di assicurazione obbligatoria: con regole e benefici differenziati gestito da enti pubblici partecipazione delle parti sociali nella gestione

GLI AMBITI DELLE POLITICHE DEL LAVORO LA REGOLAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO I DISPOSITIVI DI TUTELA DEL REDDITO DEI LAVORATORI LE POLITICHE PRO ATTIVE

Le differenze Politiche passive: concernono le prestazioni monetarie erogate a favore dei disoccupati («ammortizzatori sociali»), che si articola generalmente in tre livelli o «pilastri»: un pilastro assicurativo (tra il 1910 e il 1950), sotto forma di indennità di disoccupazione, erogate per una durata definita, a fronte del versamento di una determinata quota di contributi; un pilastro assistenziale «dedicato» (tra il 1930 e il 1950), tramite sussidi di disoccupazione nel caso di impossibilità di accesso al primo pilastro oppure di esaurimento delle spettanze e persistenza dell'evento assicurato; un pilastro assistenziale «generale» (dal 1980 circa), per tutti anche non lavoratori, che fornisce, a chi non ha reddito o patrimonio, un «reddito minimo garantito». Politiche attive: riguardano quegli interventi volti ad incidere direttamente sulla struttura complessiva del mercato del lavoro creando nuova occupazione o intervenendo, a scopo preventivo o solutivo, sulle possibili cause della disoccupazione. L'OCSE ne distingue 5 grandi gruppi: 1) sussidi all'occupazione (non alla disoccupazione); 2) creazione diretta e temporanea di posti di lavoro; 3) formazione professionale; 4) sostegno finanziario e servizi per la nuova imprenditorialità; 5) servizi per l'orientamento ed il collocamento lavorativo; L’obiettivo costitutivo delle politiche attive del lavoro è quello di evitare che una persona finisca col rimanere per lungo tempo «intrappolata» nel suo stato di disoccupazione, promuovendo dunque il passaggio da una tutela passiva del reddito ad una «tutela attiva» dell'individuo nel mercato del lavoro;

MODELLI DI TUTELA DEL REDDITO DALLA DISOCCUPAZIONE Scandinavo Volontario; Gestito da casse sindacali per gli iscritti; Pubblico per i non iscritti; A somma fissa a carico della fiscalità Anglosassone Obbligatorio; Gestito da enti statali; A somma fissa a carico della fiscalità 6 mesi per i lav. dipendenti che hanno versato cont. Indennità per gli altri, soggetta a means test A reddito di ultima istanza per chi ha redditi minimi Continentale A 3 pilastri: - assicurativo, con prestazione fondate su contributi; - assistenziale dedicato, per chi è disocc. cronico; - assistenziale, per chi non non ha i requisiti Il secondo e il terzo richiedono il means test e sono finanziati dal fisco Iberico Come sopra, ma meno generoso nelle prestazioni dei primi 2 pilastri e con introduzione recente del 3°

VARIETA’ DI CAPITALISMI Economie coordinate di mercato (Germania, Austria, Francia, Giappone) - Ruolo limitato del mercato, - Gestione manageriale impresa a lungo termine - elevate competenze professionali lavoratori Buona capacità cooperazione management e emaestranze Economie non coordinate di mercato (Stati Uniti, Regno Unito) - ruolo più ampio regolazione del mercato - mercato azionario fonte principale reperimento capitali imprese - proprietà aziende diversi soggetti

CAPITALISMO MEDITERRANEO Italia Spagna Portogallo Esteso intervento stato nell’economia Ruolo debole finanza e borsa Controllo imprese poco aperte al mercato strutture comando familiari. Mdl settori protetti (pa grandi imprese) Non protetti (pi servizi privati) Forte gap di genere

Il mercato dei prodotti e il governo delle imprese Mdl e relazioni industriali Sistema finanziario Sistema educativo 5 tipi capitalismo - incentrato sul mercato (Usa RU) Socialdemocratico (Danimarca Svezia) Europeo continentale (Germania Francia Belgio) Europeo mediterraneo (Spagna Portogallo Grecia Italia) Asiatico (Giappone Corea)

I welfare capitalism differiscono per Grado di demercificazione delle politiche di welfare (estensione titolarità protezioni e servizi welfare possibilità garantire ai soggetti livelli di benessere indip dalle dinamiche del mercato. Influenza di queste su forme stratificazione sociale (quanto le politiche pubbliche volte a modificazione stratificazione sociale e definisce tipo di solidarietà che le policy definiscono)

I REGIMI DI WELFARE CAPITALISM SCANDINAVO Cultura politica socialdemocratica Forte capacità mobilitazione lavoratori Principio di cittadinanza Forte ruolo pubblico Orientamente altamente demercificante riequilibrio egualitario stratificazione sociale LIBERALE (Usa) Cultura pro mercato e poco interv Scarsamente demercificante Fiducioso capacità individuali Potere riequilibratore mercato CONSERVATORE (Europa continentale) MEDITERRANEO

Le prime forme di intervento a tutela dell’occupazione vengono prese nel 1800 (1831 in GB); Inizialmente a carattere privato- sindacale, con la diffusione dell’industrializzazione e la crescita delle masse operaie, la responsabilità passò in mano statale; Dapprima volontari, gli schemi anti- disoccupazione divennero obbligatori: nel 1911 in GB, nel 1919 in Italia; A partire dagli anni ’30, dopo la “Grande Crisi” del ’29, tutti i paesi occidentali si sono dotati di norme per la gestione dei rapporti di lavoro e per favorire la lotta alla disoccupazione; Su questi spicca il modello scandinavo: più che alla tutela del posto di lavoro nel tempo, tutela il lavoratore nel mercato del lavoro: sostenendolo nella disoccupazione, favorendo la formazione e la concertazione;