Elementi di linguistica italiana. Le strutture dell italiano.

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Elementi di linguistica italiana. Le strutture dell italiano.

Le congiunzioni hanno la funzione di congiungere tra loro elementi della frase o proposizioni all’interno del periodo: ho comprato il pane e il latte, sono tornata a casa e ho preparato la cena, credo che domani fàrà brutto tempo.

Se congiungono proposizioni, possono essere coordinative o subordinative, a seconda che colleghino proposizioni coordinate o introducano una subordinata.

Tra le congiunzioni coordinative, la più frequente è senz'altro e, che davanti a parola che comincia con e- si preferisce nella forma ed, sia nel parlato che nello scritto; molto usata è anche ma, che stabilisce un collegamento avversativo.

Sia e sia ma sono oggi nella lingua scritta, per esempio dei giornali, sempre più usate anche all'inizio di un periodo, dopo il punto fermo, assumendo così una funzione di collegamento non tra proposizione ma tra parti di un testo (congiunzioni testuali).

Delle congiunzioni subordinative, la più usata è decisamente che, la quale, oltre alla sua primaria funzione di introdurre proposizioni oggettive (credo che domani farà brutto tempo) e soggettive (sembra che domani pioverà), è molto diffusa, soprattutto nel parlato, anche con altre funzioni, al posto di altre congiunzioni: causale come copriti che (= perché) fa freddo, consecutiva vieni presto che (= in modo che) vedi svegli i bambini (che polivalente).

Vi sono alcuni casi in cui non è facile distinguere con sicurezza il valore di pronome relativo o di congiunzione di che, come per esempio sono due giorni che ti cerco, è con te che voglio uscire: sono, questi, casi che mostrano come la valenza del che sia molto ampia e non sempre classificabile entro gli stretti confini delle categorie grammaticali.

Anche le preposizioni, oltre a essere preposte ai nomi di cui determinano la funzione (di specificazione la preposizione di, di termine a, di tempo e luogo in e così via), possono, come le congiunzioni, introdurre delle proposizioni, ma solo le subordinate implicite, cioè costruite con l'infinito: mi preparo per uscire, vado a prendere il bambino ecc.

Le preposizioni articolate si scrivono unite se formate con in, su, a, da, di, separate se formate con per, con, tra/fra: per esempio nella casa, sull'albero, ai nonni, dalle famiglie, del fratello, ma per il cane, con la salsiccia, tra le righe.

L'avverbio, che può aggiungere significato o modificare il verbo (legge molto), l'aggettivo (è molto bella), o anche la frase intera (sinceramente non ti capisco), ha forme molto diverse: molti avverbi sono derivati dall’aggettivo con la terminazione -mente (dal latino forte mente 'con la mente forte', è derivato l'italiano fortemente, e così via),

altri sono forme semplici, autonome, come subito, dopo, bene, altri ancora sono composti da due o più parole, unite, come soprattutto, infatti o anche separate, a formare locuzione avverbiale, come d'ora in poi, senza dubbio, a poco a poco. Possono anche esserci aggettivi usati come avverbi, come corre troppo veloce (invece di velocemente), parla chiaro (invece di chiaramente).

Alcune parole possono avere sia la funzione di avverbio sia quella di congiunzione, come allora, avverbio nella frase le donne allora non lavoravano, congiunzione nella frase allora, vuoi venire o no?, nemmeno, avverbio in non possiamo venire nemmeno noi, congiunzione in non verrei nemmeno se mi pagassi; altre parole possono avere sia la.funzione di avverbio sia quella di preposizione, come dopo, avverbio in vengo dopo, preposizione in vengo dopo di te.

L'interiezione ha principalmente una funzione espressiva, ed è caratteristica soprattutto della lingua parlata, pur ricorrendo anche in quella scritta. Tra le più comuni interiezioni, si possono citare ah, eh, oh (spesso con il punto esclamativo nella scrittura), ahi, ehi, ehm, beh, mah.

Alle tradizionali parti del discorso aggiungiamo un categoria individuata recentemente dalla linguistica testuale e pragmatica, in riferimento soprattutto alla lingua parlata. I segnali discensivi sono elementi che, in parte svuotandosi del loro significato e della loro funzione originaria, assumono valori aggiuntivi e hanno certe funzioni all'interno del testo: sottolinearne la strutturazione, fungere da riempitivi, evidenziare il rapporto con l'interlocutore ecc.

All'interno di questo particolare gruppo di parole, si distinguono i connettivi, che segnano collegamenti e rapporti logici (per esempio e, ma, perché, dunque) e i demarcativi, che hanno la funzione di marcare l'apertura (per esempio c'era una volta nelle fiabe) o la chiusura del testo (per esempio in conclusione, per finire), o possono ricorrere in posizione mediana (insomma, guarda, in sostanza, sai, diciamo).

Dal punto di vista strettamente pragmatico delle funzioni interpersonali che si stabiliscono tra il parlante e l'ascoltatore, si possono individuare elementi che segnano la presa di turno (ecco, allora), la richiesta di attenzione (senti, guarda, vedi), la richiesta di conferma (vero? che ne dici?), o che fungono da riempitivi (ehm, diciamo).