Il romanticismo Aspetti fondamentali
Collocazione storica È un movimento culturale che si diffonde tra la fine del XVIII e i primi decenni del XIX secolo, a partire dalla Germania: Anni ’90 - circolo di Jena F. Schlegel: Athenaeum - Wordsworth e Coleridge: Lyrical Ballads 1802: Chateaubriand: René 1816: M.me de Staël: Sulle traduzioni - Berchet: Lettera a Grisostomo
Distacco dall’Illuminismo Il Romanticismo viene spesso presentato come un rifiuto della ragione (cara agli illuministi) in nome di una esaltazione del sentimento. In realtà il Romanticismo rifiuta la visione illuministica della ragione, in nome di una diversa concezione dell’uomo e delle sue facoltà.
Oltre il finito L’Illuminismo propone una ragione finita; invita l’uomo all’impegno concreto con la realtà limitata cha ha a disposizione (“dobbiamo coltivare il nostro giardino”). Il Romanticismo avverte tutti i limiti come un peso e ritiene che ciò che più caratterizza l’uomo è l’aspirazione alla Totalità, all’Assoluto, all’Infinito
Dialettica dell’Infinito Ma il rapporto dei Romantici con l’Infinito è contraddittorio: da un lato l’Assoluto sembra raggiungibile, pare possibile farne esperienza, dall’altro l’uomo si trova sempre risospinto nella prigione della sua dimensione finita. Ne derivano atteggiamenti bivalenti che si manifestano in una notevole varietà di espressioni
Le vie verso l’Infinito I Romantici concordano nel sostenere l’esigenza di oltrepassare l’intelletto kantiano, la “facoltà del finito”, ma divergono sui modi in cui questo superamento può essere realizzato.
Già qui, sulla terra, lo spirito può librarsi oltre il mondo del tempo; e nella intuizione dello spirito è già l’eternità e l’immortale canto del godimento celeste. Schleiermacher
a) Sentimento Oltre la ragione scientifica è possibile di cogliere la vera essenza della realtà in un “sentire” non concettualizzabile. Non è pura e irrazionale passionalità; è un sentimento nutrito di riflessione (il “geisteges Gefühl” di Schlegel), ma rispetto al quale la sola filosofia appare inconsistente.
il pensiero è soltanto un sogno del sentimento. Novalis
b) Fede Questo sentimento dell’Infinito spesso diventa un tutt’uno con la fede religiosa. Non ristretta “nei limiti della sola ragione”; ma vista soprattutto nei suoi aspetti mistico– intuitivi, come veicolo di una unione soprarazionale con il divino. Un divino che non ha i tratti filosofici dell’Ente supremo del deismo, ma che spesso viene identificato panteisticamente con la natura, oppure, con il Dio della fede cristiana.
Natura Non è più un freddo meccanismo soggetto alle leggi necessarie indagate dalla scienza ma viene vista come un essere vitale, un immenso organismo che abbraccia in sé ogni cosa, come una forza creativa che produce incessantemente nuove forme. L’antitesi tra la dimensione materiale e quella spirituale è totalmente superata.
Essere uno con il tutto, questo è la vita degli dei, questo è il cielo dell’uomo. Essere uno con tutto ciò che ha vita, fare ritorno, in un beata dimenticanza di sé, nel tutto della natura: ecco il vertice dei pensieri e delle gioie, la sacra vetta del monte, il luogo della quiete perenne, [...]. Hölderlin
c) Azione - Libertà Uno dei modi con cui si può sfuggire alle catene del finito è l’azione. Nell’agire dello spirito umano, che non trova mai riposo, che non è mai esaurito, ogni volta è vinta una resistenza, superato un limite. Si fa esperienza dell’infinito come libertà, concepita non come condizione statica, ma come divenire continuo.
Essere libero è nulla. Diventare libero è cosa celeste. Fichte
d) L’arte La vera libertà si realizza nell’attività artistica, dove il soggetto può creare una realtà che sfugge i limiti e le leggi che regolano il mondo delle cose. L’arte, poi, appare ai romantici come vera sapienza, capace di cogliere il senso della realtà, sintesi di dimensione materiale e spirituale.
Soltanto un artista può indovinare il senso della vita. Novalis
e) Scienza Per i filosofi idealisti l’assoluto può essere oggetto di scienza. Ciò è possibile grazie ad una nuova concezione della ragione (Vernunft), che già Kant aveva distinto dall’intelletto (Verstand). La ragione non è più “dialettica”, diventa una vera facoltà dell’Infinito, in grado fondare una conoscenza profonda della realtà, superiore al sapere intellettivo, schematico e astratto, e alla mistica, oscura e sfuggente.
Ragione assoluta La conoscenza razionale del Tutto è possibile perché esso stesso è razionalità (“Tutto ciò che è reale è razionale”). Una razionalità non “già data”, compiuta e immutabile, ma che si attua uno sviluppo, in un divenire. Solo nel divenire, infatti, gli aspetti contraddittori della realtà possono trovare una unità.
Ragione storica La ragione “universalistica” illuminista vede nel passato il regno dell’ irrazionalità e dell’errore. La ragione romantica concepisce la storia umana come svolgimento di un processo ed è perciò in grado di valorizzare ogni epoca, anche quelle primitive, come gradi necessari di uno sviluppo organico.
Umanità e popoli L’Illuminismo sostiene l’uguaglianza di tutti gli uomini in quanto esseri razionali. Per i romantici l’uomo appartiene ad una collettività più ristretta e più concreta: il popolo, la nazione, i cui caratteri (lingua, cultura, religione, tradizione) non sono ritenuti prodotto di contingenze storiche, ma assumono i tratti di realtà metafisiche provvidenziali.
Irraggiungibilità dell’infinito L’uomo, attratto verso l’Infinito, è però continuamente risospinto verso il finito. Questa esperienza si documenta in una ulteriore varietà di atteggiamenti romantici
a) Nostalgia Nella consapevolezza dell’inarrivabilità della meta il desiderio dell’Infinito diventa struggimento, brama inappagata. La nostalgia assume un carattere vago in quanto lo stesso termine del tendere diventa sempre più indefinito. Si tratta di una nostalgia teorizzata e in qualche modo compiaciuta di sé, un “desiderio del desiderio” (Sehnsucht).
b) Ironia È il rifiuto di prendere “sul serio” ogni realtà, naturale o artistica, in cui pure si voglia vedere una manifestazione dell’Infinito. È una posizione di distacco da ogni cosa con cui si vuole affermare la superiorità dell’uomo che, nel suo protendersi verso l’infinito, risulta superiore persino a se stesso in quanto essere finito.
La filosofia scioglie ogni cosa, relativizza l’universo. Come il sistema copernicano, essa scardina i punti fissi e rende sospeso nel vuoto ciò che prima posava sul solido. Essa insegna la relatività di tutti i moti- vi e di tutte le qualità. Novalis
c) Titanismo È un atteggiamento di ribellione; l’uomo si oppone al limite che lo circonda: pur cosciente dell’impossibilità della vittoria, sfida il destino sul quale non può prevalere. È una rivendicazione di superiorità: anche se destinato soccombere, l’uomo dimostra di non rassegnarsi supinamente al limite che lo caratterizza.
d) Vittimismo Complementare al titanismo è la tendenza ad “accusare il colpo” delle forze superiori (Natura, Destino, Società) che schiacciano l’uomo e ne impediscono la libera espressione, per ripiegarsi intimisticamente nella contemplazione della propria infelicità.
e) Evasione Non si può provare nostalgia di qualcosa che non esiste; quello che l’uomo non può raggiungere qui e ora viene collocato in altri mondi, in cui si sogna di evadere: nel passato, una remota età dell’oro in cui l’uomo viveva felice, in un’immediata armonia con la realtà (soprattutto la Grecia classica e il medioevo); ad immense distanze di spazio, in mondi “esotici” (l’Oriente).
Fuga nel fantastico Ma si tratta di mondi belli proprio perché irraggiungibili, che la nostalgia può tratteggiare liberamente, senza pericolo di limitazioni. È una fuga nel fantastico il cui senso va cercato nella possibilità di una piena espressione dell’immaginazione che sola è capace di creare mondi privi di limiti, proprio in quando inesistenti.
Un Dio è l’uomo quando sogna, un mendicante quando pensa. Hölderlin