1 DIRITTI A SCUOLA I.I.S. L. DA VINCI- G. GALILEI DI NOCI SEDE ITI “G. GALILEI” GIOIA DEL COLLE.

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1 DIRITTI A SCUOLA I.I.S. L. DA VINCI- G. GALILEI DI NOCI SEDE ITI “G. GALILEI” GIOIA DEL COLLE

2 LA SERA DUE POESIE A CONFRONTO

3 LA SERA Il tema lirico della sera, assieme a quello della notte, è tra i più presenti nella nostra letteratura: in Dante (Purg. VIII), Foscolo (Alla sera), Leopardi(La sera del dì di festa), D’annunzio(La sera fiesolana), Pascoli (La mia sera), Quasimodo(Ed è subito sera)ecc.

4 LA SERA In questi testi la sera è assunta come momento topico non tanto della giornata, quanto della vita umana: spesso è paragonata alla fine della vita e quindi alla morte. In essa si prova spesso una pace che non è possibile sperimentare in altre parti della giornata.

5 FOSCOLO E PASCOLI Ugo Foscolo e Giovanni Pascoli affrontano rispettivamente in “Alla sera” e in “La mia sera” lo stesso tema. Entrambi i testi si aprono con una raffigurazione del paesaggio: sera primaverile (strofa I) e sera invernale (strofa II) per Foscolo; rappresentazione della natura rasserenata dopo un violento temporale che durante il giorno ha sconvolto ogni cosa per Pascoli.

6 FOSCOLO E PASCOLI Entrambi i poeti in un secondo momento mettono l’io al centro della contemplazione lirica; si tratta, però, di due io diversi.

7 FOSCOLO E PASCOLI FOSCOLOPASCOLI Foscolo ha un messaggio da consegnare ai lettori: la sera gli suggerisce l’idea della morte intesa sia come annullamento eterno, sia come porto di quiete nel quale si placano tutti gli affanni della vita. Il suo è un io lirico inquieto, preso da opposte tensioni. La riflessione di Pascoli è, invece, più intimistica, è una meditazione autobiografica sulla sua esistenza: la sera diventa la “sua” sera, la sera del vivere.

8 ALLA SERA Forse perché della fatal quïete tu sei l’immago, a me sì cara vieni, o Sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all’universo meni, sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni.

9 ALLA SERA Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge Questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure, onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. Da U. Foscolo, Poesie, Rizzoli, Milano

10 ALLA SERA La sera, giunge cara al poeta sia d’estate, quando le giornate sono calde ed il cielo è “corteggiato” dalle nuvole e dai venti placidi e tiepidi, sia d’inverno, quando il cielo è ricoperto di tenebre agitate e tempestose che incutono timore. La sera giunge silenziosa al poeta ed occupa dolcemente le zone più intime e segrete del suo cuore. Il calar della sera, porta Foscolo a pensare e a condurre una riflessione sulla morte, intesa materialisticamente come annullamento definitivo. Intanto, trascorre il tempo che porta con sé gli innumerevoli affanni che gli lacerano il cuore. Mentre si abbandona alla contemplazione della sera, che gli infonde un senso di pace, al poeta sembra che si plachi quello spirito ribelle e guerriero che si agita con violenza nel suo animo.

11 ALLA SERA Le parole chiave che riassumono gli elementi fondamentali della riflessione del poeta sono tre: fatal quiete, sera, reo tempo. Ciascuno di questi tre termini si sdoppia inoltre in due immagini contrapposte:

12 ALLA SERA fatal quiete = sera n ulla eterno pace lieti/le nubi nevoso estive e i zeffiri aere; sereni vs reo tempo Torme delle cure spirto guerrier si strugge rugge

13 LA MIA SERA Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera.

14 LA MIA SERA E', quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! Che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Nè io... che voli, che gridi, mia limpida sera!

15 LA MIA SERA Don... Don... E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra... Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.

16 LA MIA SERA Pascoli immagina una sera d’estate dopo un temporale e parla delle silenziose stelle e i campi, nei quali si sentono le rane, mentre arriva la pace della sera. Le stelle si fanno vedere come fiori fra le nuvole e nel campo si sente il singhiozzo d’un fiume e, dopo la pioggia, si presenta la sera piena di umidità. La furia della tempesta é placata, i fulmini lasciano il passo alle nuvole rosse e dorate per i riflessi del sole cadente. Finalmente le rondini intrecciano voli nell’aria, le campane si fanno sentire: è un suono che assomiglia ad una ninna-nanna, e fanno ricordare all’autore la madre, che gliela cantava prima di addormentarsi, sul finir della sera.

17 LA MIA SERA La parola chiave del componimento è sera, presente nel titolo, ma anche alla fine di ogni strofa. La sera naturale, quella esterna del paesaggio si trasforma nella sera tutta soggettiva del fanciullo poeta. Dopo la povertà e le sofferenze della giovinezza così lunghe che pareva non dovessero finire più, ecco finalmente la sera della vita, la pace serena e gioiosa dell’età matura.

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