PERCORSO DI FORMAZIONE NUOVI OPERATORI PASTORALI CARITAS PARROCCHIALE Ogni incontro sarà così strutturato Preghiera introduttiva Lectio divina correlata all’argomento del giorno (curato da Suor Clara Sala Superiora Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima) 20 minuti circa Sviluppo del tema dell’incontro – 50 minuti circa Attività di gruppo: RACCONTIAMO I NOSTRI CAMMINI- 20 minuti circa
Ignazio Silone- L’avventura di un povero cristiano “ Cercate di essere buoni cristiani, fate il bene e fatelo di cuore. Non lo fate per furberia, non per tornaconto, non per essere popolari, non per fare carriera. Fate il bene gratuitamente e non raccontatelo a nessuno. Tanto più che a Dio in ogni caso vi vede e vi ricompenserà, se non in questo mondo, nell’altro mondo”. (AVE o Maria…)
IL METODO PASTORALE CARITAS o ASCOLTARE o OSSERVARE o DISCERNERE
Un metodo pastorale secondo lo stilo di Dio Fin dall’Antico Testamento, lo stile di Dio rivelato Mosè, nel rapporto con gli uomini, è un metodo di ascolto, - “Ho udito il grido del mio popolo (Es 3, 7) di osservazione – “Ho osservato la sua miseria” (ES 3, 7) di discernimento per intervenire – “Sono sceso per liberarlo… (Es 3, 8) L’uomo viene educato da Dio all’ascolto – “ Shemà Israel” (Deut. 6,4), per essere in grado di ascoltare il proprio simile, in modo aperto, benevolo, misericordioso,umile, intelligente, rispettoso.
Un metodo secondo l’icona del buon samaritano La parabola del buon samaritano (Lc 10, 30ss), ci presenta un metodo pastorale in quattro fasi. Il fatto. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto” (Ascoltare). La constatazione del fatto. “Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione” (Osservare). Il prendersi cura. – “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi, caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui” (Discernere). “Va e anche tu fa’ lo stesso” Il coinvolgimento della comunità. “Il giorno seguente estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo:«Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno» (Animare)
Un metodo per una triplice finalità L’ascoltare insieme all’osservazione e al discernimento, costituiscono il metodo assunto dalla Caritas, per essere in grado di: conoscere persone, realtà e situazioni progettare interventi significativi ed efficaci promuovere azioni pastorali con sistematicità e concretezza, in vista di una triplice finalità: I POVERI, incontrando, ascoltando ed accogliendo chi si trova in situazioni di bisogno; LA CHIESA, animando e coinvolgendo la comunità cristiana; IL TERRITORIO/MONDO, la comunità degli uomini. SERVIRE
Un metodo con precisi obiettivi Partire dalla persona, per restituirle dignità. Educare il singolo e la comunità alla corresponsabilità, alla collaborazione e alla partecipazione. Superare l’improvvisazione e l’approssimazione agendo con competenza ed efficacia. Andare alle cause che generano il disagio per rimuoverle. Favorire l’azione integrata e di rete, tra comunità ecclesiale e civile, nell’accogliere e nel realizzare con progettualità interventi in risposta ai diversi bisogni individuati.
Un metodo con propri strumenti/ luoghi Senza escludere le tante modalità di ascolto, osservazione e discernimento che possono essere messe in atto sul territorio, è necessario che ogni Caritas non manchi di avere e di curare tre luoghi pastorali propri, in cui ordinariamente si sperimenta il metodo per l’animazione pastorale. Il Centro di Ascolto (CdA) l’Osservatorio delle povertà e delle risorse (OPR) Il Laboratorio (Lab.)
ASCOLTARE è… “Ho udito il grido…(Es 3,7) il primo passo per entrare in relazione con la persona; uscire dalle mostre vedute, dai nostri schemi, dai nostri bisogni, dalle nostre sicurezze... disponibilità ad accogliere, a fare spazio all’altro e alla realtà che ci sta attorno; prendere parte, accogliere, condividere, lasciarsi “ferire” dalle vicende che accadono, dalla vita che ci viene raccontata; uno stile, un atteggiamento, per farsi carico di presenze, situazioni, privazioni, fatti, drammi…
ASCOLTARE PER… Accompagnare la persona in difficoltà a recuperare fiducia in sé, negli altri, nelle istituzioni a ritrovare la propria dignità a compiere un cammino di riabilitazione. Animare ed educare il singolo cittadino e la comunità a non sottovalutare, approssimare e semplificare i problemi ma ad essere attenti ed accoglienti nei confronti di chi è in difficoltà a scoprire risorse per costruire una rete di fattiva mobilitazione del singolo, della comunità, in risposta ai bisogni ascoltati. Favorire la costruzione di relazioni ricche di attenzioni, di legami di fraternità comunione.
IN SINTESI…. ascoltare significa decentrarsi, cioè spostare l'attenzione da se stessi all'altro, dal problema che viviamo noi in prima persona al problema che l'altro vive nella sua pelle e a modo suo (che può non essere il mio). Per questa ragione l’ascolto è un esercizio ascetico importante, è una maniera di praticare la carità.
L’attento ascolto reciproco diventa, infine, una forma di rispetto della diversità dell’altro. Se lo ascolto con attenzione, infatti, vuol dire che lo rispetto per quello che è, rinuncio a farlo a mia immagine e somiglianza, gli do il diritto di esistere nella sua differenza da me.
Il buon ascolto è accettazione dell’altro riconoscimento della singolarità di ogni situazione che ti si presenta accoglienza dell’altro per quello che è, non per quello che dovrebbe essere o che sarebbe bello che fosse.
Anzitutto ascoltare la voce, prima di ascoltare le parole Anzitutto ascoltare la voce, prima di ascoltare le parole Il secondo cammino è ascoltare ciò che l’altro ci dice Il secondo cammino è ascoltare ciò che l’altro ci dice Infine ascoltare il silenzio Esercitarsi all’ascolto
ASCOLTARE: STRUMENTI E LUOGHI Il Centro di Ascolto, a livello diocesano, zonale, cittadino, parrocchiale. Il Consiglio Pastorale parrocchiale, diocesano, i parroci e i vari gruppi e associazioni. L’incontro, il dialogo, la relazione in ogni situazione (visita domiciliare, incontri programmati e occasionali…) come atteggiamento, stile e modalità di lavoro costante.
Domande per un cammino condiviso Quale spazio ha l’ascoltare in tutte le sue espressioni, all’interno della Caritas (CDA, Sevizi di accoglienza, … all’interno della parrocchia, della famiglia, dei luoghi della partecipazione del confronto, del dibattito (quartiere, circoscrizione, tavoli di lavoro con le Istituzioni)? Con quali modalità, tempi, strumenti si attua l’ascolto (visite domiciliari, riunioni, riflessioni nell’equipe, nel rapporto con altri soggetti della pastorale, dell’associazionismo, del territorio…)? Quale ricaduta ha in termini di progettualità pastorale, di coinvolgimento, di animazione, di azioni specifiche, di collaborazioni tra i soggetti ecclesiali, il privato sociale e le Istituzioni?
OSSERVARE è… “Ho osservato la miseria…” (ES 3, 7) Accorgersi della persona che ci sta accanto e di quanto accade. Rilevare le tante povertà “vecchie” e “nuove”. Individuare le varie risorse e disponibilità singole e di gruppo. Uscire dalla soggettività, dalla superficialità, dalla genericità nella programmazione della pastorale della carità, fissando Obiettivi specifici in risposta alle problematiche individuate Obiettivi condivisi con gli altri soggetti pastorali (catechisti, animatori liturgia, Gruppi,Associazioni di volontariato…).
OSSERVARE PER… la rilevazione sistematica e oggettiva delle situazioni di povertà, presenti sul territorio, le loro cause e le dinamiche. La comunicazione e diffusione dei dati e delle Informazioni raccolte, per far crescere la consapevolezza dell’opinione pubblica riguardo alle tante povertà. la rilevazione delle risorse, l’animazione e il coinvolgimento della comunità ecclesiale e delle Istituzioni, nel processo di ricerca e progettazione di soluzioni ai problemi. favorire la riscoperta del valore della carità all’interno della comunità cristiana e i valori della condivisione, del bene comune, della giustizia, della corresponsabilità, anche da parte dei non credenti sul territorio.
OSSERVARE: STRUMENTI E LUOGHI L’Osservatorio delle povertà e delle risorse. Le “antenne” nel quartiere, nelle vie, nelle zone, che svolgono un monitoraggio capillare. La rete che collega e fa interagire le diverse realtà ecclesiali e civili.
Domande per un cammino condiviso Quale rilevanza ha, all’interno della Caritas, l’osservare nelle sue molteplici espressioni, modalità e finalità? Quanto l’osservare ha una ricaduta in termini di progettualità, animazione, coinvolgimento, azioni specifiche? Come rendere questo metodo atteggiamento stabile, da cui scaturisce tutta la progettazione pastorale e gli interventi di carattere sociale?
DISCERNERE è… Distinguere decidere, accogliere responsabilità, competenze, coinvolgimenti, riguardo alle problematiche presenti sul territorio. Rendersi conto che l’amore preferenziale per i poveri è un criterio di discernimento pastorale ineludibile per la comunità cristiana. Confronto e scambio di informazioni su quello che viene rilevato e messo in atto a livello territoriale. Progettare e lavorare in rete con i vari soggetti pastorali e della comunità civile.
DISCERNERE PER… animare e coinvolgere la comunità cristiana curare la formazione degli operatori sul tema della pastorale della carità e delle politiche sociali. acquisire uno stile progettuale che esca dalla logica dell’emergenza e nasca dall’analisi attenta della realtà. costruire reti di solidarietà individuare scelte significative e concrete che portino alla costruzione di una società più solidale, attenta alla tutela dei soggetti deboli.
DISCERNERE: STRUMENTI E LUOGHI Il Consiglio Pastorale Diocesano e parrocchiale, organi qualificati che presiedono alla programmazione pastorale. Gli Uffici pastorali diocesani interessati ad ambiti specifici della pastorale nella vita sociale. L’equipe della Caritas diocesana Il laboratorio diocesano, La Consulta delle Associazioni caritative. Il consiglio di circoscrizione e di quartiere.
Quale attenzione si dà al discernere all’interno della Caritas, della parrocchia, dell’Associazione di appartenenza (l’attenzione alle politiche sociali, alle aree di bisogno, alla individuazione delle priorità…). Con quali modalità, spazi, strumenti si realizza? Quanto tutto questo ha una ricaduta in Diocesi e sul territorio, in termini di progettualità, coinvolgimento, animazione, azioni specifiche? Domande per un cammino condiviso
E ADESSO……