Corso di Economia dello sviluppo Università degli Studi di Genova prof. Bruno Soro

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Corso di Economia dello sviluppo Università degli Studi di Genova prof. Bruno Soro

Dai Classici a Keynes L’economia «classica» (dal 1750 al 1850 circa) Nasce come tentativo di comprendere le modificazioni economiche e sociali indotte dalla Rivoluzione Industriale. Ne sono principali interpreti: A. Smith ( ) D. Ricardo ( ) R. Malthus ( ) J.B. Say ( ) J.S. Mill ( ) K. Marx ( ) J. Schumpeter ( ) La «rivoluzione marginalista» (dal 1850 circa al 1936) Introduce nelle discipline economiche il paradigma della fisica e del calcolo marginale. Pone l’accento sul momento dello scambio ed è alla base della moderna «Microeconomia». Ne sono principali interpreti: L. Walras ( ) V. Pareto ( ) A.Marshall ( ) A.C. Pigou ( ) La «teoria quantitativa della moneta» (dal 1911 circa al 1930 circa) Pone l’accento sul ruolo della moneta e sui riflessi che questa ha sull’inflazione. Ne sono principali interpreti: I. Fischer ( ) K. Wicksell ( ) Dall’economia classica all’economia neoclassica Dalla rivoluzione marginalista nasce l’economia «neoclassica». Essa non prevede le crisi: attraverso il meccanismo spontaneo di aggiustamento dei prezzi il sistema economico possiede una capacità di autoregolazione che lo conduce verso la piena occupazione.

Dai Classici a Keynes Nell’economia keynesiana le crisi sono endemiche al sistema economico: poiché la domanda effettiva è inferiore alla capacità produttiva viene a crearsi disoccupazione involontaria, per contrastare la quale occorrono misure di politica economica. Questo approccio è alla base della moderna «Macroeconomia» e della «Politica economica» Il «monetarismo» e la «Nuova macroeconomia classica» (dal 1970 ) Questa scuola di pensiero nega la validità di ogni forma di intervento da parte dello stato Ne sono principali interpreti: Milton. Friedman ( ) la Scuola di Chicago Dall’economia neoclassica all’economia keynesiana La «rivoluzione keynesiana» (dal 1936 al 1970 circa) Pone l’accento sul momento della produzione anziché su quello dello scambio Ne sono principali interpreti: J.M. Keynes ( ) R. Harrod (1900–1978 ) N. Kaldor ( ) L’Economia «keynesiana» ha innovato il linguaggio e gli strumenti della moderna Macroeconomia. Da essa, e in particolare gli «Accordi di Bretton Woods» del 1944, dei quali John Maynard Keynes è stato uno dei principali artefici, hanno preso l’avvio importanti istituzioni internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

L’«Economia della crescita» trae la sua origine dal tentativo di Sir Roy Harrod di trasporre dinamicamente la Teoria Generale di Keynes (1936). L’«Economia dello sviluppo» nasce invece come disciplina autonoma alla fine del secondo conflitto mondiale. Fonte: F. Volpi, Lezioni di economia dello sviluppo, Angeli, Milano 2003 Il concetto di «crescita economica» nasce con i modelli elaborati da Harrod e Domar, due economisti keynesiani considerati i fondatori delle moderne teorie della crescita. La sensibilità per i problemi dello «sviluppo economico», e con essa l’Economia dello sviluppo, troverà spazio nei primi studi delle organizzazioni internazionali (BM, FMI) nell’immediato secondo dopoguerra, dai quali sono emerse le profonde disparità economiche e sociali seguite al crollo degli Imperi. La nascita dell’economia della crescita e dell’economia dello sviluppo

La crescita economica attiene agli aspetti quantitativi del sistema economico. In termini assoluti, essa è misurata dall’incremento del PIL da un periodo all’altro, in termini relativi dal tasso percentuale di crescita del PIL. L’Economia dello sviluppo studia le modificazioni che si accompagnano alla crescita e gli effetti che queste inducono sull’evoluzione demografica e sugli aspetti sociali ad essa collegati. L’indicatore utilizzato nei confronti internazionali è il PIL (o reddito) pro capite. Esso indica la capacità di spesa media di un abitante del sistema economico considerato. Il PIL pro capite fornisce la posizione dei singoli paesi all’interno delle graduatorie, ma le posizioni mutano in relazione alle differenze tra i tassi di crescita del PIL pro capite. I grandi temi dello sviluppo economico sono: l’evoluzione demografica la lotta alla povertà estrema lo «sviluppo sostenibile» e gli effetti dell’antropizzazione. In valore assoluto il PIL indica la potenza economica di una economia. I confronti tra paesi sono però viziati da un errore di dimensione, per ovviare il quale occorre fare riferimento ad una misura di densità. Le teorie della crescita cercano di spiegare le differenze esistenti tra i tassi di crescita del PIL pro capite. Tali differenze sono all’origine degli avvicendamenti all’interno delle graduatorie dei paesi costruite in base a tale indicatore. «Crescita» e «sviluppo» non sono sinonimi Lo sviluppo economico non è riconducibile alla sola dimensione quantitativa. In termini generali, esso consiste nel contestuale ampliamento delle opportunità offerte agli abitanti di un sistema economico e delle libertà di cui essi godono nella scelta dell’opportunità che preferiscono.

L’Economia dello sviluppo e l’Economia della crescita sono discipline eminentemente empiriche. Per poter fare dei confronti internazionali occorrono dati omogenei. I primi studi comparativi tra i sei paesi che avrebbero dato vita alla Comunità Economica Europea sono stati effettuati nel 1948, per conto della Commissione Economica per l’Europa con sede a Ginevra, da un gruppo di 25 tra economisti e statistici coordinato da Nicholas Kaldor. Agli inizi degli anni Sessanta, prima Angus Maddison (nel 1960) e poi due economisti inglesi, Beckerman (nel 1962) e lo stesso Kaldor (nel 1964), hanno effettuato i primi confronti internazionali. Confronti limitati però ad una decina di paesi industrializzati. Il primo set di dati esteso a 132 paesi è stato messo a disposizione degli studiosi dalla Banca Mondiale solo nel Il primo set di dati omogenei utili per effettuare comparazioni internazionali (ancorché limitatamente a soli 60 paesi e la cui costruzione ha impegnato un’equipe di ricercatori per ben15 anni di lavoro), è stato ultimato nel Le prime verifiche empiriche su questo set di dati (progressivamente esteso a 120 paesi) sono state effettuate nella seconda metà degli anni ’80 – primi anni ’90 e hanno dato origine alle moderne teorie della «crescita endogena». I primi studi sulla povertà estrema, condotti sotto l’egida della Banca Mondiale e del FMI e che hanno innovato alcuni importanti indicatori, tra cui l’Indice di Sviluppo Umano, risalgono alla prima metà degli anni ’90. L’importanza dei dati

Sette Premi Nobel per la crescita e lo sviluppo economico 1969, IAN TINBERGEN ( ) e RAGNAR FRISH ( ): “Per aver sviluppato e applicato modelli dinamici nell’analisi del processo economico”. 1971, SIMON KUZNETS ( ): “Per la sua analisi empirica della crescita economica statica e dinamica e per i suoi contributi ad accrescere il livello dell’analisi nella scienza economica”. 1974, GUNNAR MYRDALL ( ) e FRIEDRICH Von HAYEK ( ): “Per i loro lavori riguardanti la teoria della moneta e per le fluttuazioni economiche e per le loro analisi delle interdipendenze di fenomeni economici, sociali e istituzionali”. 1979, Sir WILLIAM LEWIS ( ) e THEDORE SCHULTZ ( ): “Per le loro ricerche sullo sviluppo economico ai problemi dei paesi in via di sviluppo”. 1987, ROBERT SOLOW (1924): “Per i suoi contributi alla teoria della crescita economica”. 1993, ROBERT FOGEL (1926) e DOUGLAS NORTH (1920): “Per aver innovato la ricerca nella storia economica applicandovi teoria economica e metodi quantitativi al fine di spiegare i cambiamenti economici ed istituzionali”. 1998, AMARTYA SEN (1933): “Per i suoi contributi all’economia del benessere”. Fonte: