LA POESIA ITALIANA TRA LE DUE GUERRE

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Transcript della presentazione:

LA POESIA ITALIANA TRA LE DUE GUERRE A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

Premessa storica – sociale – politica

(1915- 1918) La guerra, al fronte, nelle trincee, si è rivelata un’esperienza disumana, logorante e spaventosa. La fine del conflitto ha lasciato ferite e cicatrici profonde nei corpi, nello spirito e nel territorio. Dopo la prima guerra mondiale, l’Italia è un paese distrutto, impoverito e sconvolto da scontri e rivolte sociali (povertà, analfabetismo, disoccupazione, paura.) In seguito, la dittatura fascista abolisce la libertà di stampa, nega la possibilità di aggregazione politica, di libera espressione del pensiero, impone quindi la CENSURA (controllo e obbligo al silenzio.)

Anche gli intellettuali sono soggetti a questo controllo, vedi il “Manifesto degli intellettuali fascisti” di Giovanni Gentile, al quale si oppone il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce. Chi non è iscritto al PNF, non può ricoprire incarichi pubblici. (espulsione o esilio o confino dal lavoro pubblico di molti scrittori).

Da tutto ciò conseguono sentimenti di paura, di incertezza e di solitudine. Sono questi stati d’animo che influenzano la produzione poetica. Il poeta si rivolge al proprio cuore, guarda in sé stesso, ai propri sentimenti. La poesia e la letteratura, d’altra parte, sembrano essere le uniche vie di scampo alla situazione circostante (letteratura come vita)

Lo stile Il verso non rispetta più le forme tradizionali, ma è LIBERO, BREVE, SPEZZATO. Spesso la punteggiatura è abolita. Valore dello SPAZIO BIANCO. La parola è caricata di significato: una parola sola può costituire un verso. Centralità della parola.

In genere i componimenti sono brevi = Frammentismo (poesie in frammenti). Al posto della rima, della metrica, dei versi tradizionali, si preferiscono: allitterazioni (ripetizione degli stessi suoni), assonanze (uguaglianza delle vocali finali), consonanza (identità delle consonanti finali); Il linguaggio si avvale di analogie e di simboli.

I temi I temi che caratterizzano la poesia sono: il dolore intimo, la speranza, la solitudine, la difficoltà del vivere quotidiano, la denuncia.

Tendenze e poeti

Ermetismo La tendenza ermetica caratterizzò la cultura letteraria italiana per circa un ventennio (dal 1930 al 1950). La definizione di Ermetismo fu coniata nel 1936 dal critico Francesco Flora (con il saggio “La poesia ermetica”), includendo in questo movimento anche autori come Ungaretti e Montale (che la critica recente esclude dagli Ermetici sottolineandone le differenze).

Centrale per la definizione della nuova poetica è il ruolo svolto da alcune riviste come “Il Frontespizio” e “Campo di Marte” che conferiscono agli Ermetici i connotati di un gruppo omogeneo, anche se privo di un manifesto teorico. L’Ermetismo afferma un’idea di «letteratura come vita» (titolo di un saggio di Carlo Bo (considerato il maggiore teorico del movimento). Letteratura come «strada più completa per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza». CARLO BO

I poeti ermetici scelgono di escludersi dal discorso politico anche come reazione all’invadenza del regime fascista (= implicita dichiarazione di dissenso). Anche perché il fascismo basava la sua politica culturale sull’autarchia, mentre loro leggono e traducono i più grandi poeti europei, come Garcia Lorca.

La poesia degli autori ermetici è caratterizzata: dall’adozione del verso libero, da un lessico costituito da poche parole allusive ed evocative, dalla riduzione dei nessi grammaticali e logici, dall’estrema concentrazione del testo, dall’uso esasperato dell’analogia tanto da rendere spesso i testi enigmatici.

Nell’Ermetismo la lingua e la sintassi delle poesie sono di proposito difficili da capire, oscure, ermetiche. Il pubblico di questa poesia è selezionato, il solo capace di condividere l’orizzonte spirituale e culturale degli autori (il termine “ermetismo”, infatti, richiama l’idea di una conoscenza riservata a pochi iniziati)

Gli autori Salvatore Quasimodo (Ragusa 1901 – Napoli 1968) = 1959 Premio Nobel per la Letteratura. Raccolte più famose: “Oboe sommerso” e “Ed è subito sera”. Alfonso Gatto (1909 -1976), Mario Luzi (1914 -2005) e molti altri. Salvatore Quasimodo Alfonso Gatto Mario Luzi

Ed è subito sera Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera POESIE Imitazione della gioia Dove gli alberi ancora  abbandonata più fanno la sera,  come indolente  è svanito l’ultimo tuo passo  che appare appena il fiore  sui tigli e insiste alla sua sorte. Una ragione cerchi agli affetti,  provi il silenzio nella tua vita. Altra ventura a me rivela  il tempo specchiato. Addolora  come la morte, bellezza ormai  in altri volti fulminea.  Perduto ho ogni cosa innocente,  anche in questa voce, superstite  a imitare la gioia. Ora che sale il giorno Finita è la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali. È così vivo settembre in questa terra di pianura, i prati sono verdi come nelle valli del sud a primavera. Ho lasciato i compagni, ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura, per restare solo a ricordarti. Come sei più lontana della luna, ora che sale il giorno e sulle pietre bette il piede dei cavalli!