Umberto Saba La vita Saba nasce a Trieste nel 1883, da madre ebrea e da padre veneziano. Trascorre un’infanzia infelice che lo tormenterà per tutta la vita. Compie gli studi in modo irregolare. Nel 1910 esce il primo libro di versi, Poesie. Nel 1921 esce la prima edizione del Canzoniere, che comprende tutte le liriche composte fino a quel momento del poeta. Nel 1938, a causa delle leggi razziali, è costretto a emigrare a Parigi e poi a Firenze. Muore nell’agosto del 1957.
Umberto Saba Le opere Il Canzoniere costituisce un esempio di autobiografia poetica che raccoglie e ordine l’intera produzione dell’autore. Da segnalare anche i volumi di prosa: Scorciatoie e raccontini e il romanzo incompiuto Ernesto. La poetica Saba è l’immagine del poeta solitario e attento alla propria vicenda di uomo. Egli si rende compartecipe dei sentimenti espressi nelle sue stesse poesie, legato a ciò che racconta da una forte affettuosità; secondo lui, la poesia si intreccia inevitabilmente alla vita. Il linguaggio si avvale di parole domestiche e semplici.
Ulisse (metro: endecasillabi sciolti) Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d'onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede, coperti d'alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi. Quando l'alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.
Analisi del testo La figura di Ulisse, nella letteratura del Novecento, è diventata spesso il simbolo dell’inquietudine morale e filosofica dell’uomo contemporaneo, accompagnandosi in genere ai motivi del viaggio e della ricerca della verità. Se il mare è una metaforica rappresentazione della vita, lo spingersi “al largo” testimonia le scelte più coraggiose e avventurose, mentre il “porto” indica la tranquilla comodità di chi decide di chiudersi nelle proprie abitudini e nei propri privilegi. Il poeta non si attende riconoscenza e consolazione, pur di continuare a testimoniare “della vita il doloroso amore”. È presente un iperbato (inversione della normale successione delle parole), cioè “me al largo sospinge ancora il non domato spirito”, e un ossimoro (accosta due termini di senso opposto), cioè “doloroso amore”. Anche in questo componimento l’amore per le cose, prima di risolversi nelle formule sentenziose della parte finale, trova espressione nelle limpide linee della natura rappresentata.
Amai (metro: endecasillabi, tranne il verso 3, composto da un’unica parola isolata, di tre sillabe) Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco.
Analisi del testo La distanza temporale è sottolineata dall’uso del passato remoto (Amai), che viene recuperato al presente dall’analoga posizione e funzione di «Amo»; quest’ultimo verbo, introducendo i due versi finali, stabilisce una precisa linea di continuità che unisce, all’insegna di una dichiarazione o di un’offerta d’amore, la ricerca poetica e le scelte di vita. La strofa centrale si riferisce ai contenuti esistenziali della poesia , alla ricerca di una «verità» nascosta, che occorre scoprire al di sotto delle apparenze superficiali, con uno sforzo di sincerità e di chiarificazione che comporta spesso «dolore» e «paura». Per Saba il «doloroso amore» costituisce l’essenza della vita, la quale è anche, come risulta dai due versi conclusivi, una fonte di insostituibile gioia; gli ultimi due versi, inoltre, si riferiscono direttamente al lettore. È presente un’anafora («Amai», con cui iniziano le prime due strofe).