Gli alunni delle classi quinte partecipano alla commemorazione.

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Transcript della presentazione:

Gli alunni delle classi quinte partecipano alla commemorazione

La storia rappresenta le radici dell’albero che siamo, ciascuno di noi è il risultato del percorso storico compiuto dal nostro paese e dai nostri avi. Oggi è il giorno della liberazione e la festa della libertà. Oggi tutti noi siamo chiamati a ricordare i nostri progenitori che hanno combattuto contro le oppressioni per garantirci la libertà di cui adesso beneficiamo.

La data del 25 aprile ricorda la fine della dittatura di Mussolini e la vittoria dei Partigiani antifascisti che organizzarono la Resistenza italiana. I Partigiani erano donne, uomini e bambini, laici e religiosi, ricchi e poveri accomunati dall’amore per la libertà, per la democrazie e per l’Italia. Molti di loro hanno perso la vita perché quella che ebbe inizio fu una vera e propria guerra combattuta sul territorio italiano. Questa guerra viene chiamata “guerra civile”.

Durante la Resistenza molti uomini e donne persero la vita, ma prima di morire scrissero una lettera ai loro familiari: Attilio Tempia aveva 22 anni ed era un operaio: “Miei cari genitori e fratello Nino, queste sono forse le ultime mie righe, vi prego solo di farvi coraggio, perché questo è il destino, se devo morire io forse ne salverò molti altri. Caro Nino, a te raccomando il babbo e la mamma: fai il buono e ricordati sempre di tuo fratello. Vi abbraccio e vi bacio tanto. Arrivederci. Attilio.”

Fra i partigiani si ricordano i sette fratelli Cervi, agricoltori, la cui storia è stata narrata dallo scrittore Giovanni Arpino, nello stile del racconto popolare: “C’erano una volta sette fratelli, forti come sette alberi, allegri come sette grilli. Lavoravano nei campi e cantavano, mungevano e curavano le api Ma non potevano essere contenti, perché la loro patria era governata da un tiranno che, con le sue bande armate, faceva la pioggia ed il bel tempo. I sette fratelli decisero di dar battaglia e incoraggiarono i contadini a resistere. Finché un giorno la loro casa fu circondata dai soldati del tiranno. I sette fratelli, con il loro padre, per salvare la vita delle donne e dei loro undici bambini si arresero. Li portarono via e, lontano dagli occhi del padre, i sette fratelli caddero sotto le pallottole degli sbirri. Il padre, quando fu libero, lo seppe e pianse, poi guardando gli undici bambini disse “Ricominciamo, dopo un raccolto ne viene un altro” Riprese a lavorare e insegnò ai bambini ciò che una volta aveva insegnato ai sette fratelli.”

I Partigiano hanno creduto in un principio fondamentale: lo Stato è dei cittadini. È vero che nessun paese può diventare grande se non è governato dal suo popolo liberamente! Il 25 aprile del 1945 i Partigiani liberarono Milano ( città simbolo perché era la sede del comando partigiano). Quindi è per questo che la data di oggi è considerata importantissima per il nostro paese e la Festa della Liberazione diventa un modo per ringraziare il sacrificio di tante persone che hanno reso Libera l’Italia.

Lo scrittore Italo Calvino ha raccontato il momento storico della resistenza attraverso una poesia che invita i ragazzi di oggi a studiare il passato per comprendere la necessità di impegnarsi in un mondo più umano, più giusto, libero e lieto. OLTRE IL PONTE

O ragazza dalle guance di pesca o ragazza dalle guance d'aurora io spero che a narrarti riesca la mia vita all'età che tu hai ora. Coprifuoco, la truppa tedesca la città dominava, siam pronti: chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. Silenziosa sugli aghi di pino su spinosi ricci di castagna una squadra nel buio mattino discendeva l'oscura montagna. Non è detto che fossimo santi l'eroismo non è sovrumano corri, abbassati, dai corri avanti! ogni passo che fai non è vano.

Vedevamo a portata di mano oltre il tronco il cespuglio il canneto l'avvenire di un giorno più umano e più giusto più libero e lieto. Ormai tutti han famiglia hanno figli che non sanno la storia di ieri io son solo e passeggio fra i tigli con te cara che allora non c'eri. E vorrei che quei nostri pensieri quelle nostre speranze di allora rivivessero in quel che tu speri o ragazza color dell'aurora. Avevamo vent'anni...

Vivere in una Repubblica democratica non solo significa partecipare direttamente o indirettamente alla vita politica del paese, ma significa, soprattutto, essere liberi di esprimere le proprie opinioni. Gli adulti sono abituati a commentare positivamente o negativamente l’operato dei politici, anche noi vediamo in televisione i politici che si confrontano, che parlano di se stessi e degli “avversari”. Ma questa libertà di espressione è il risultato di un percorso storico vissuto dagli italiani anche con dolore e fatica. Concludiamo questo breve percorso con i canto che caratterizza la nostra nazione: l’Inno di Mameli.