L’immagine di Gesù pastore rivela l’amore di Dio, un amore che ci accoglie nella nostra identità, un amore che ci conosce e ci salva. Attraverso di lui ci sentiamo nelle buone mani di un Padre che si manifesta solidale con la nostra storia.
È questo dunque il tema del vangelo: La metafora del pastore pronto a dare la vita indica la disponibilità di Gesù a farsi carico della nostra storia segnata dalla fragilità. Nel contempo, indica che cosa si aspetta da noi: Non è importante il numero di chi fa parte del gregge, quanto la qualità della relazione che si stabilisce.
In modo simile nella prima lettura diventa centrale l’invito a conformarsi a Cristo, vivendo personalmente il mistero del proprio battesimo e la dimensione missionaria della fede. E in questa tensione a conformarsi a Cristo pure le sofferenze vissute possono diventare, come dice la seconda lettura, segno di appartenenza a lui.
Il primo viaggio di Paolo e Barnaba Questo primo viaggio ha un suo punto cruciale nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, città dell’Asia minore. Il brano liturgico ci presenta velocemente il v. 14, che ambienta i fatti: «Paolo e Barnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia in Pisidia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero»
Il brano, poi, riporta gli effetti di quanto annunciato dai due apostoli: «Molti Giudei e proséliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba...» Luca colloca proprio in questa sinagoga il cambiamento dei destinatari dell’annuncio evangelico Il fatto che i pagani fossero inaspettatamente più sensibili all’annuncio cristiano segnerà il grande problema della Chiesa nascente, a cui Luca dedicherà il cap. 15 di Atti.
Va notato che la missione apostolica parte sempre dalla sinagoga, ogni sabato, luogo di ritrovo per leggere e commentare la parola della Scrittura. In sinagoga si fa memoria della storia di Israele, per trovare indicazioni per la vita presente. La missione di Paolo e Barnaba parte da questo luogo dedicato all’ascolto e alla preghiera. Anche il ministero di Gesù era partito sempre dalla sinagoga.
All’inizio del suo ministero, Gesù sottolinea, commentando il profeta Isaia, che l’anno di grazia si rendeva presente nella sua persona. Paolo e Barnaba, nella sinagoga di Antiochia, annunciano la morte e risurrezione di Cristo come compimento di ogni promessa divina nella persona di Gesù. L’annuncio del vangelo non è la novità di uno straniero, ma... La realizzazione di una promessa
Per ben due sabati i due compagni annunciano il mistero pasquale. Non passa molto tempo che i giudei di Antiochia si dividano di fronte a tale annuncio. C’è chi lo accoglie volentieri, c’è chi non sopporta un tale successo. Ciò che è straordinario nel racconto è che il rifiuto non viene visto come elemento negativo e di ostacolo.
Così Paolo, citando Isaia 49,6, quindi sempre fondandosi sulle Scritture di Israele, assicura che il rifiuto dei giudei può essere compreso come conforme al piano di Dio. La missione è aperta a tutti! L’annuncio non si può fermare. Il Vangelo, sui piedi di Paolo e Barnaba, raggiungerà altre città, Atene, Roma... Per portare il suo seme di luce e fecondità in ogni popolo e cultura.
«I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito santo» (v. 52) La gioia è segno tipico della presenza dello Spirito che agisce attraverso i discepoli e li sostiene nella missione. La gioia non viene dal successo di un’impresa o di una situazione emotivamente serena, ma... E’ dono dello Spirito che non abbandona mai coloro che annunciano Gesù presente e operante nei credenti in Lui.
Entriamo un po’ in questo grandioso affresco, fatto di colori, immagini, suoni... Qui sono presenti i protagonisti di una grande assemblea liturgica ed escatologica. La ragion d’essere di una tale «immensa moltitudine» è la presenza dell’Agnello, rivestito della potenza di Dio. Egli sa guidare con la sua vita e il suo esempio i molti che guardano a Lui
La folla immensa dei chiamati loda il Signore Ciascuno viene descritto con le medesime caratteristiche: L’assemblea è una moltitudine immensa, proveniente da ogni possibile gruppo umano: Nazione, tribù, popolo, lingua. Lo sguardo è il più possibile ampio poiché ogni categoria sociale o culturale viene superata dall’essere discepoli di Cristo.
«Dalla grande tribolazione» Dopo la presentazione segue la descrizione della folla da parte di uno degli anziani. Egli dice che provengono dalla grande tribolazione. Ci si riferisce con ogni probabilità alle persecuzioni che si erano scatenato nell’impero contro coloro che non accettavano il culto dell’imperatore.
Il sangue dell’Agnello Solo grazie al suo sangue donato è possibile giungere alla risurrezione La menzione del sangue dell’agnello, che lava e rende candide le vesti, è un’espressione densa di significato. Essa indica la causa e la forza di ogni testimonianza cristiana. E’ la stessa vita di Cristo che viene comunicata a coloro che lo seguono. La sua vita entra nella vita dei credenti immettendovi la stessa energia.
Dalle lacrime all’acqua della vita La necessità della centralità della vita di Cristo nella vita dei credenti viene espressa con alcune immagini ricche: Stenderà la sua tenda... Non avranno più fame... Né sete... Non li colpirà il sole... Né arsura... La sequela dell’Agnello protegge e fortifica, sconfigge ogni precarietà.