5.LA RICLASSIFICAZIONE Stato Patrimoniale e Conto Economico

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5.LA RICLASSIFICAZIONE Stato Patrimoniale e Conto Economico Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II Prof. Cristina Ponsiglione 1

Il bilancio: un pacchetto di rendiconti Conto Economico sintetico del 1999 Ricavi € 75.478 meno: costo venduto 52.222 Margine lordo 23.351 meno: costi di periodo 10.785 Reddito ante imposte 12.466 Imposte 6.344 Reddito netto € 6.122 Stato Patrimoniale sintetico al 31/12/1999 Attività Attività correnti € 22.651 Immobilizzazioni tecniche 13.412 Altre attività immobilizzate 2.176 Totale Attività € 38.239 Passività e Capitale Netto: Passività € 12.343 Capitale Netto: Capitale sociale 12.256 Riserve di utili 13.640 Totale Passività e Capitale Netto 38.239 Riserve di utili iniziali € 12.300 più: reddito netto 6.122 18.422 meno: dividendi 4.782 Riserve di utili finali €13.640 Variazioni delle riserve di utili Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

La riclassificazione Riclassificazione Conto Economico Base indispensabile per poter condurre l’analisi per indici Necessaria per trarre alcune utili indicazioni in merito allo stato di salute dell’impresa. Riclassificazione Conto Economico informazioni sull’equilibrio reddituale dell’impresa “attitudine della gestione di remunerare tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito e il capitale di rischio” Riclassificazione Stato Patrimoniale funzionale all’analisi delle condizioni di equilibrio patrimoniale, finanziario e monetario.

Lo stato patrimoniale riclassificato finanziariamente Liquidità decrescente Liquidità immediate Liquidità differite Rimanenze Debiti esigibili nel breve periodo Esigibilità decrescente Debiti a breve Attività correnti Debiti esigibili nel M/L periodo Immobilizzazioni materiali nette (*) Immobilizzazioni immateriali nette (*) Immobilizzazioni finanziarie Debiti consolidati Nel lucido le attività, o impieghi, della Lougee Company sono ordinate secondo un criterio di liquidità decrescente. In altri termini, le attività situate nella parte alta si trasformeranno in risorse monetarie più rapidamente di quelle situate nella parte bassa. Le attività correnti, infatti, sono o attività già liquide (cassa ed equivalenti) oppure attività che diverranno risorse monetarie entro l’esercizio successivo, sia pure con maggiore o minore velocità (i crediti commerciali, ad esempio, si trasformano in liquidità prima delle rimanenze; le rimanenze devono essere vendute per fare insorgere dei crediti commerciali). Nella parte bassa della sezione di sinistra vi sono le attività immobilizzate, cioè quelle che si trasformeranno in liquidità, o che produrranno la loro utilità, su un arco temporale più ampio, superiore comunque a un anno. Le fonti di finanziamento, situate nella parte destra dello stato patrimoniale, sono invece ordinate secondo un criterio di esigibilità decrescente, a seconda cioè che la loro scadenza sia più o meno ravvicinata. Nella parte alta si trovano i debiti a maggiore esigibilità, dunque a scadenza ravvicinata (debiti a breve o passività correnti), mentre in quella intermedia sono collocati i debiti consolidati (o debiti a lungo termine), cioè debiti la cui scadenza avverrà oltre l’esercizio successivo. Nella parte bassa è il capitale netto, la meno esigibile fra tutte le fonti di finanziamento. Il capitale netto è infatti una fonte a scadenza virtualmente illimitata, poiché deve essere rimborsato solo in caso di liquidazione della società. Riassumendo, gli impieghi e le fonti della Lougee Company sono rispettivamente classificati per liquidità ed esigibilità decrescenti. Altrettanto diffuso è il criterio di ordinamento opposto: a liquidità crescente le attività e a esigibilità crescente le fonti finanziarie. Quello che importa, evidentemente, è mantenere coerenza tra la modalità di ordinamento delle attività e quella delle passività e del capitale netto. Capitale versato e riserve di utili Attività immobilizzate Capitale netto Totale attività (impieghi) Totale passività e capitale netto (fonti) (*) Al netto del fondo di ammortamento E’ utile per valutare il grado di solvibilità e la composizione delle fonti di finanziamento

Lo stato patrimoniale riclassificato PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA’ PATRIMONIO NETTO Capitale sociale Riserve utili PASSIVITA’ MEDIO E LUNGO TERMINE Obbligazioni Mutui passivi Fondo T.F.R. Fondi rischi e oneri PASSIVITA’ CIRCOLANTI Ratei e risconti passivi Debiti TOTALE PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA’ ATTIVITA’ ATTIVITA’ IMMOBILIZZATE Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni finanziarie ATTIVITA’ CIRCOLANTI Rimanenze Crediti Ratei e risconti attivi Titoli Disponibilità liquide TOTALE ATTIVITA’ Liquidità Esigibilità

Lo stato patrimoniale riclassificato Il criterio di riclassificazione finanziaria permette di evidenziare: la composizione e la struttura degli impieghi la composizione e la struttura delle fonti di finanziamento l’equilibrio tra fonti di finanziamento e investimenti effettuati (equilibrio strutturale)

Lo stato patrimoniale riclassificato: Capitale Circolante Netto (CNN) CCN è la differenza tra il valore delle attività correnti e delle passività correnti CCN evidenzia la posizione di equilibrio o disequilibrio monetario dell’impresa. Le passività correnti, impegni che l’impresa deve onorare a breve, sono coperte dalle attività correnti CCN Positivo Deficit di capitale circolante e l’impresa per onorare i suoi impegni a breve deve smobilizzare le attività a medio-lungo termine oppure incrementare le passività a medio- lungo termine o i mezzi propri CCN Negativo 5

Capitale circolante netto CCN=Attività circolanti-Passività circolanti Rimanenze di magazzino Crediti verso clienti Crediti verso imprese a breve Crediti verso altri Disponibilità liquide Ratei e risconti attivi Passività circolanti Obbligazioni (parte corrente) Mutui passivi (parte corrente) Debiti verso consociate Debiti verso fornitori Debiti diversi Debiti a breve verso banche Ratei e risconti passivi 6

Analisi dello Stato Patrimoniale classificato secondo il criterio finanziario Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Analisi dello Stato Patrimoniale classificato secondo il criterio finanziario Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

La situazione A presenta una struttura del capitale investito prevalentemente costituita da attività immobilizzate: situazione che denota una certa rigidità nel breve periodo ad adeguarsi alle mutevoli condizioni dell'ambiente esterno. La situazione delle fonti di finanziamento non sembra essere coerente con le fonti di impiego. Infatti, le attività immobilizzate sono solo in parte finanziate con fonti di finanziamento strutturali o permanenti e questo potrebbe originare tensioni di liquidità, poiché le risorse generate dagli impieghi medio/lungo termine potrebbero non essere sufficienti a rimborsare i contratti nel breve termine. La situazione D presenta una situazione ancora più grave. L'attivo corrente é in grado solo in parte di generare risorse per finanziare le necessità di breve termine (passivo corrente), che sembrano essere state determinate da una cattiva politica di funzionamento degli investimenti a medio/lungo termine. La situazione B é completamente opposta in quanto il capitale investito si caratterizza per una prevalenza delle attività a breve, denotando, rispetto ai due casi precedenti, una maggiore elasticità nel convertire le risorse investite nel breve termine alle nuove esigenze aziendale. Ma, soprattutto, la situazione sembra essere migliore per la coerenza tra investimenti e finanziamenti: l'attivo a medio/lungo termine e, addirittura, una parte di quest'ultimo finanzia anche gli impieghi a breve termine (l'attivo corrente). La situazione C é la migliore in quanto presenta una struttura del capitale investito é molto elastica; l'attivo corrente incide nella misura del 76% e, più in particolare, le risorse finanziarie ottenibili dallo smobilizzo delle liquidità immediate e differite consentono di coprire i fabbisogni finanziari legati agli esborsi di breve termine. Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Lo stato patrimoniale riclassificato funzionalmente (pertinenza gestionale) Attività caratteristiche Debiti verso fornitori Costi sospesi T.F.R. interesse implicito debiti a Liquidità immediate operative Crediti commerciali Rimanenze Costi anticipati Debiti operativi (a breve e a L/T) Un criterio di classificazione alternativo a quello finanziario e che risponde a esigenze diverse è quello funzionale o della pertinenza gestionale. Alla base di questa forma di rappresentazione dello stato patrimoniale vi sono due considerazioni: 1. alcune fonti finanziarie si sviluppano “automaticamente” con il volume delle operazioni e non richiedono pertanto specifiche decisioni di finanziamento; 2. gli impieghi (attività) possono essere classificati in caratteristici e non caratteristici, essendo i primi costituiti dagli investimenti tipici, per l’appunto caratteristici, quelli cioè necessari al perseguimento della mission aziendale e i secondi da investimenti accessori, dunque non strumentali al perseguimento della mission. Per capire queste diverse finalità del criterio funzionale, che viene anche denominato criterio della pertinenza gestionale proprio perché classifica le attività come pertinenti alla gestione (caratteristiche) e non, pertinenti è conveniente tornare allo stato patrimoniale classificato finanziariamente. Tra le passività se ne trovano alcune che si sviluppano “automaticamente” con la gestione operativa, denominate debiti operativi o passività operative, e altre che invece nascono a seguito di precise scelte di indebitamento, denominate debiti finanziari o passività finanziarie. Il debito verso fornitori, i costi sospesi e il T.F.R. fanno parte dei debiti operativi; il debito di conto corrente, i mutui e i prestiti obbligazionari dei debiti finanziari. Questi debiti trovano la loro origine nel continuo processo di acquisto, trasformazione e vendita, non in specifiche decisioni di indebitamento. Una seconda base di distinzione tra debiti operativi e finanziari è che quest’ultimi sono debiti a interesse esplicito, cioè esplicitamente onerosi, mentre i debiti operativi sono debiti a interesse implicito: il loro costo è una frazione non conosciuta e non scorporabile del prezzo della risorsa acquistata. Se si classificano i debiti in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, lo stesso criterio deve, per coerenza, essere adottato per le attività. Tra le attività correnti, quelle collegate alle attività ripetitive di gestione sono la liquidità operativa (cioè quella strettamente necessaria allo svolgimento delle operazioni), i crediti commerciali, i costi anticipati, le rimanenze etc.. La classificazione delle attività immobilizzate in materiali, immateriali e finanziarie non consente invece, in assenza di ulteriori informazioni, di distinguere le immobilizzazioni operative dalle altre. Per un’impresa di produzione, ad esempio, un immobile destinato ad uso civile è un’immobilizzazione materiale, ma non operativa. Parimenti, un’immobilizzazione finanziaria costituita dalla partecipazione in una società legata all’azienda da relazioni strategiche d’approvvigionamento è, invece, un’immobilizzazione operativa, mentre il possesso di titoli acquisiti a scopo speculativo non lo è. Le attività non operative -come la liquidità in eccesso rispetto ai fabbisogni operativi, i crediti finanziari a breve e a lungo termine quando non strumentali all’operatività, le immobilizzazioni materiali non destinate allo svolgimento delle attività…- sono denominate attività accessorie (surplus assets). Si tratta di impieghi che potrebbero essere alienati senza compromettere la gestione. In quanto derivanti da impieghi accessori, i ricavi e i costi correlati a tali attività sono detti ricavi (proventi) e costi accessori (nel capitolo 12 si approfondiranno questi concetti). Quando le voci dello stato patrimoniale sono aggregate in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, allora lo stato patrimoniale è classificato in forma funzionale. Il lucido riporta lo schema generale di stato patrimoniale classificato funzionalmente. Attività correnti operative Debiti di conto corrente Debiti obbligazionari Mutui interesse esplicito debiti a Immobilizzazioni materiali nette Immobilizzaz. immateriali nette Immobilizzazioni finanziarie Debiti finanziari (a breve e a L/T) Attività immobilizzate operative Capitale versato e riserve di utili Attività accessorie (correnti e immobilizzate) Capitale netto Totale attività (impieghi) Totale passività e capitale netto (fonti)

Lo stato patrimoniale riclassificato funzionalmente Capitale investito netto tipico Capitale investito netto Capitale circolante netto tipico Liquidità immediate operative Crediti commerciali Rimanenze Costi anticipati Debiti di conto corrente Debiti obbligazionari Mutui interesse esplicito debiti a Debiti verso fornitori Costi sospesi T.F.R. Un criterio di classificazione alternativo a quello finanziario e che risponde a esigenze diverse è quello funzionale o della pertinenza gestionale. Alla base di questa forma di rappresentazione dello stato patrimoniale vi sono due considerazioni: 1. alcune fonti finanziarie si sviluppano “automaticamente” con il volume delle operazioni e non richiedono pertanto specifiche decisioni di finanziamento; 2. gli impieghi (attività) possono essere classificati in caratteristici e non caratteristici, essendo i primi costituiti dagli investimenti tipici, per l’appunto caratteristici, quelli cioè necessari al perseguimento della mission aziendale e i secondi da investimenti accessori, dunque non strumentali al perseguimento della mission. Per capire queste diverse finalità del criterio funzionale, che viene anche denominato criterio della pertinenza gestionale proprio perché classifica le attività come pertinenti alla gestione (caratteristiche) e non, pertinenti è conveniente tornare allo stato patrimoniale classificato finanziariamente. Tra le passività se ne trovano alcune che si sviluppano “automaticamente” con la gestione operativa, denominate debiti operativi o passività operative, e altre che invece nascono a seguito di precise scelte di indebitamento, denominate debiti finanziari o passività finanziarie. Il debito verso fornitori, i costi sospesi e il T.F.R. fanno parte dei debiti operativi; il debito di conto corrente, i mutui e i prestiti obbligazionari dei debiti finanziari. Questi debiti trovano la loro origine nel continuo processo di acquisto, trasformazione e vendita, non in specifiche decisioni di indebitamento. Una seconda base di distinzione tra debiti operativi e finanziari è che quest’ultimi sono debiti a interesse esplicito, cioè esplicitamente onerosi, mentre i debiti operativi sono debiti a interesse implicito: il loro costo è una frazione non conosciuta e non scorporabile del prezzo della risorsa acquistata. Se si classificano i debiti in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, lo stesso criterio deve, per coerenza, essere adottato per le attività. Tra le attività correnti, quelle collegate alle attività ripetitive di gestione sono la liquidità operativa (cioè quella strettamente necessaria allo svolgimento delle operazioni), i crediti commerciali, i costi anticipati, le rimanenze etc.. La classificazione delle attività immobilizzate in materiali, immateriali e finanziarie non consente invece, in assenza di ulteriori informazioni, di distinguere le immobilizzazioni operative dalle altre. Per un’impresa di produzione, ad esempio, un immobile destinato ad uso civile è un’immobilizzazione materiale, ma non operativa. Parimenti, un’immobilizzazione finanziaria costituita dalla partecipazione in una società legata all’azienda da relazioni strategiche d’approvvigionamento è, invece, un’immobilizzazione operativa, mentre il possesso di titoli acquisiti a scopo speculativo non lo è. Le attività non operative -come la liquidità in eccesso rispetto ai fabbisogni operativi, i crediti finanziari a breve e a lungo termine quando non strumentali all’operatività, le immobilizzazioni materiali non destinate allo svolgimento delle attività…- sono denominate attività accessorie (surplus assets). Si tratta di impieghi che potrebbero essere alienati senza compromettere la gestione. In quanto derivanti da impieghi accessori, i ricavi e i costi correlati a tali attività sono detti ricavi (proventi) e costi accessori (nel capitolo 12 si approfondiranno questi concetti). Quando le voci dello stato patrimoniale sono aggregate in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, allora lo stato patrimoniale è classificato in forma funzionale. Il lucido riporta lo schema generale di stato patrimoniale classificato funzionalmente. Debiti operativi (a breve e a L/T) Debiti finanziari (a breve e a L/T) Attività correnti operative Capitale versato e riserve di utili Capitale netto Immobilizzazioni materiali nette Immobilizzaz. immateriali nette Immobilizzazioni finanziarie Attività immobilizzate operative Attività accessorie (correnti e immobilizzate)

Stato Patrimoniale Arlen riclassificato secondo il criterio funzionale criterio finanziario 90 130 immobilizzazioni nette capitale netto 140 40 debiti finanziari (a breve e a lungo) capitale circolante attivo (cassa, crediti, rimanenze) debiti operativi (fornitori, TFR, debiti vs. erario, ratei e risconti…) 60 230 TOTALE ATTIVITA’ 230 PASSIVITA’ E CAPITALE NETTO criterio funzionale 90 130 immobilizzazioni nette capitale netto capitale circolante operativo netto (cassa, crediti, rimanenze - debiti operativi) 80 (140-60) 40 debiti finanziari (a breve e a lungo) 170 CAPITALE INVESTITO 170 DEBITI FINANZIARI + CAP. NETTO

Lo stato patrimoniale di Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio finanziario

Stato patrimoniale Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio funzionale

Una parte del capitale circolante attivo è finanziata “automaticamente” da debiti operativi (o di funzionamento o di regolamento) sia a BT sia a LT. La differenza fra il Capitale circolante attivo e Debiti operativi è il Capitale circolante netto operativo (CCNO). Il CCNO rappresenta l’investimento in attività correnti al netto di quelle fonti finanziarie che si sviluppano “automaticamente” con i volumi di vendita. Il C.I. è dunque finanziato esclusivamente da fonti onerose il costo delle quali può essere posto a confronto con la redditività conseguita Stato patrimoniale Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio funzionale

Struttura del Conto Economico civilistico A Valore della produzione (vendite, Δrimanenze, Δimmobilizzazioni, altro) B Costi della produzione (materie prime, servizi, personale, ammortamenti, Δrimanenze materie prime, accantonamenti per rischi) Risultato della gestione caratteristica e accessoria (A-B) C1 Proventi finanziari C2 Oneri finanziari D Rettifiche di valore di Attività finanziarie E1 Proventi straordinari E2 Oneri straordinari Risultato prima delle imposte (A-B+C1-C2+D+E1-E2) - Imposte (IRPEG, IRAP) Risultato dell’esercizio + Rettifiche (norme tributarie) - Accantonamenti (norme tributarie) Utile/Perdita d’esercizio 8

Riclassificazione del Conto Economico Civilistico Tecnico Per Natura Per Destinazione Rispetto alla “funzione” cui pertiene il costo In base alla ragione economica del costo ESEMPIO ESEMPIO Costo del venduto(produzione), costi generali e amministrativi, spese di R&S Costo del lavoro, costo per acquisti, per servizi

Riclassificazione del Conto Economico La riclassificazione del Conto Economico può essere A Ricavi e Costi del Venduto Evidenzia il contributo che le diverse gestioni hanno dato alla formazione del risultato dell’esercizio. In tal modo è possibile capire quali sono state le determinanti del risultato prodotto e formulare un giudizio su quali di dette determinanti sono da ritenersi permanenti, vale a dire che potranno verificarsi nuovamente in futuro, e quali temporanee A Valore Aggiunto Evidenzia il contributo che i fattori produttivi hanno dato alla formazione del reddito operativo della gestione caratteristica. L’obiettivo è misurare quanto valore l’impresa ha aggiunto ai beni che ha lavorato nel corso del periodo 9

Conto economico riclassificato a costi del venduto Ricavi di vendita - Costo del venduto + Rimanenze iniziali materie prime, semilavorati, prodotti finiti + acquisti materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi + ammortamenti + costo del lavoro +accantonamento TFR - costruzioni in corso - rimanenze finali materie prime, semilavorati, prodotti finiti = Risultato Lordo (R - CV) - Spese commerciali, amministrative e generali (ammortamenti., costo del lavoro amm.vo, TFR) = Risultato operativo caratteristico (RC=RL-S) + Proventi diversi – Oneri diversi (investimenti immobiliari) = Risultato operativo globale (RG = RC +PD) - Oneri finanziari + Proventi finanziari Risultato ordinario (RO= RG-OF+PF) + componenti straordinari – componenti straordinari = Risultato prima delle imposte (RI = RO+CS) - accantonamento imposte = Risultato netto (Utile/Perdita d’esercizio) 10

Conto economico a CdV di un’azienda di produzione Conto economico Rossi spa al 31/12/2003 Ricavi 250.000 Costo dei beni venduti: Rimanenze iniziali di prodotti finiti 105.000 Costo dei beni prodotti (vedi dettaglio) 117.000 Costo dei beni disponibili per la vendita 222.000 Rimanenze finali (-) 85.000 Costo dei beni venduti 137.000 Margine industriale lordo 113.000 Costi di periodo 85.000 Risultato operativo 28.000 Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

Conto economico a CdV di un’azienda di produzione Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

Il conto economico riclassificato a costo del venduto: i risultati intermedi di reddito Risultato operativo caratteristico +/- proventi e costi della gestione accessoria = Risultato operativo complessivo - costi della gestione finanziaria = Risultato ordinario di competenza +/- componenti di reddito della gestione straordinaria = Risultato prima delle imposte Imposte sul reddito di competenza = Risultato netto Non interpretare acriticamente i risultati intermedi: maggiori costi sostenuti all’interno di una certa area funzionale determinano spesso i loro effetti anche all’interno di altre aree Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

I vari tipi di gestione Area di gestione a) gestione caratteristica b) gestione atipica c) gestione finanziaria d) gestione straordinaria e) gestione fiscale Risultati economici Risultato operativo caratteristico + Risultato della gestione atipica = Risultato operativo globale Risultato gestione finanziaria Risultato ordinario Risultato gestione straordinaria Risultato prima delle imposte Risultato gestione fiscale Risultato netto 25

Disaggregazione del costo del venduto Determinando i costi complessivi variabili del venduto Determinando i costi complessivi industriali del venduto 17

Disaggregazione del costo del venduto: i costi variabili Ricavi netti di vendita – Costi variabili del venduto= MARGINE DI CONTRIBUZIONE DEL VENDUTO Evidenzia quale margine resta per la copertura dei costi fissi una volta che siano stati coperti i costi variabili. Un margine di contribuzione pari o minore di zero implica che l’impresa non è in grado di coprire i costi fissi relativi alla gestione caratteristica Un possibile indicatore è il grado di leva operativa (margine di contribuzione/Risultato Operativo Caratteristico). Più elevato è tale indicatore più è rigida l’impresa (maggiori costi fissi) e maggiore deve essere il volume di vendite per raggiungere il pareggio tra ricavi e costi a livello di gestione caratteristica 18

Disaggregazione del costo del venduto: i costi industriali Ricavi netti di vendita – Costi industriali del venduto= REDDITO LORDO INDUSTRIALE - Costi della vendita - Costi di amministrazione = REDDITO OPERATIVO CARATTERISTICO Permette di valutare il peso dell’attività commerciale e amministrativa sulla formazione del risultato della gestione caratteristica. Elevati costi di vendita in relazione ai costi industriali, per esempio, se non sono una condizione normale per il settore in cui opera l’impresa indagata, possono essere il segnale di una politica commerciale non efficiente. 19

Conto economico Arlen spa riclasificato a costo del venduto

Il conto economico a costo del venduto +/- Proventi/ oneri della gestione finanziaria (H) Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del costo del venduto Da : Silvio R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del costo del venduto Da : Silvio R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

La situazione A si presenta come positiva: la gestione caratteristica produce una redditività tale da remunerare sia i finanziatori esterni che la proprietà. Si evidenzia, inoltre, l'assenza di operazioni di natura straordinaria e accessoria. La situazione B presenta un risultato netto di esercizio positivo e, addirittura superiore a quello di A, ma tale situazione é riconducibile a fenomeni straordinari, perciò non ricorrenti. La gestione caratteristica dell'impresa é negativa e ciò é imputabile a un'elevata incidenza dei costi industriali (90% delle vendite), e alla presenza più marcata di costi commerciali. L'elevata incidenza dei costi industriali potrebbe essere riconducibile a una difficoltà dell'impresa a saturare la propria capacità produttiva, a inefficienze interne nella trasformazione dei fattori produttivi,o all'impossibilità di trasferire sui prezzi di vendita la totalità dei costi tipici. La gestione finanziaria incide, inoltre, in modo più significativo del caso precedente, il che potrebbe essere ricondotto, oltre al minore autofinanziamento prodotto dalla gestione tipica, a un maggiore indebitamento, o all'acquisizione di fonti di finanziamento a costi piú elevati. La situazione C mostra una buona gestione reddituale caratteristica ( il reddito operativo caratteristico é il più elevato dei quattro casi), ma tale redditività viene totalmente erosa dalla gestione finanziaria. Tale situazione potrebbe essere dovuta, come nel caso precedente, a un maggior ricorso al capitale di terzi e, soprattutto, a costi più elevati. La situazione D presenta una gestione ordinaria (caratteristica, accessoria e finanziaria) positiva, ma la perdita d'esercizio é da ricondurre a eventi straordinari negativi che, se non destinati a ripetersi, dovrebbero essere facilmente riassorbiti dalla redditività ordinaria futura dell'impresa. Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Conto economico riclassificato a valore aggiunto RICAVI DI VENDITA + ΔRimanenze (finali – iniziali) semilavorati e prodotti finiti + impianti costruiti in economia (produzioni interne capitalizzate) + altri Ricavi e Proventi - Oneri diversi = VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA - Acquisti materie prime + Δrimanenze (finali – iniziali) materie prime costi industriali e generali = VALORE AGGIUNTO LORDO - costo del lavoro = MARGINE OPERATIVO LORDO - Ammortamenti e accantonamenti =RISULTATO OPERATIVO GLOBALE - Oneri finanziari + Proventi finanziari = RISULTATO ORDINARIO + proventi starordinari - oneri straordinari = RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE - imposte = RISULTATO NETTO 20

Conto economico riclassificato a valore aggiunto VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA Valore di tutto ciò che è stato prodotto nel periodo. La differenza tra fatturato e valore della produzione può essere attribuita essenzialmente a due motivi: Sovrapproduzione che l’impresa deve essere in grado di assorbire negli esercizi successivi Sopravvalutazione delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati VALORE AGGIUNTO LORDO Il valore aggiunto da evidenza di quante risorse l’azienda ha a disposizione per remunerare i diversi portatori di interessi economici (es. i lavoratori, gli azionisti). Inoltre, il valore aggiunto misura quanta parte dell’intera produzione è imputabile all’attività svolta internamente (data la materia prima, o semilavorata, e le altre condizioni acquistate dall’esterno, quanto valore l’impresa aggiunge a esse tramite il suo operato?) 21

Conto economico riclassificato a valore aggiunto MARGINE OPERATIVO LORDO Il margine operativo lordo (MOL) può essere interpretato come differenza tra ricavi e costi monetari legati alla sequenza acquisto-trasformazione-vendita. RISULTATO OPERATIVO GLOBALE (MON) Il MON si ottiene sottraendo al MOL gli ammortamenti e altri costi di canone e leasing. Da questo risultato in poi il modello di riclassificazione a valore aggiunto coincide con quello a costi del venduto. 22

Conto economico riclassificato a valore aggiunto Lo schema del valore aggiunto risulta utile per l’analisi delle strategie di approvvigionamento, produzione e distribuzione. Il valore aggiunto è un indicatore del grado di integrazione verticale dell’impresa. Quanto più elevato è il valore aggiunto tanto più grande sarà la componente di operazioni svolte internamente all’impresa a parità di valore della produzione. Date due imprese che realizzano il medesimo bene e con un’efficienza complessiva non dissimile: Impresa che tende ad acquisire più materie grezze per vendere direttamente il prodotto (più integrata verticalmente) Valore aggiunto più elevato Maggiore contribuzione da parte di terze economie per la produzione del bene (meno integrata verticalmente) Valore aggiunto più contenuto 23

Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del valore aggiunto Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

A parità di ricavi e reddito operativo, un primo confronto tra A e B mette in luce come la prima presenti un valore aggiunto decisamente più elevato (58%vs 31%)come pure una maggiore incidenza del costo del lavoro (21% vs 4%) e degli ammortamenti (13%vs 2%). Tali differenziali lasciano presupporre scelte diverse delle due imprese in tema di presidio delle attività della catena del valore. L'impresa A appare come un'azienda caratterizzata da un maggior grado di integrazione verticale e che svolge pertanto al suo interno una parte rilevante delle attività della filiera. L'impresa B, invece, sia per la minore capacita di aggiunge valore attraverso i propri processi di trasformazione sia per la più bassa incidenza del costo del lavoro e degli ammortamenti, appare maggiormente orientata a scelte di esternalizzazione. L'impresa C presenta una situazione ancora diversa e nello specifico quella di un'impresa con le caratteristiche tipiche di un terzista che lavora in conto lavorazione; ne sono indice il basso peso dei consumi (l'impresa non acquista le materie prime ma le riceve dal committente in corso di lavorazione), un valore aggiunto, che, seppur elevato (75%), viene quasi completamente eroso dal costo del lavoro (in generale si tratta di attività labour intensive), una bassa incidenza degli ammortamenti (il MOL e il ROC tendono a equivalersi) Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Il rendiconto finanziario Il rendiconto mette in evidenzia il contributo alla generazione o al consumo di liquidità da parte delle diverse aree gestionali e si compone di tre sezioni: Il flusso di cassa della gestione operativa (cash flow from operations) Il flusso di cassa della gestione degli investimenti (cash flow from investing activities) Il flusso di cassa della gestione finanziaria (cash flow from financing activities), che include anche le variazioni che coinvolgono il patrimonio netto Flusso di cassa della gestione operativa Reddito 24 Riduzione dei crediti commerciali 2 Incremento delle rimanenze -4 Riduzione del debito verso fornitori -3 Incremento dei risconti passivi 4 -1 Rettifiche per variazione del capitale circolante 6 Ammortamenti 5 Rettifiche complessive al reddito Flusso di cassa della gestione operativa 29 Flusso di cassa della gestione degli investimenti -12 Acquisto di immobilizzazioni tecniche -12 Flusso di cassa della gestione degli investimenti Flusso di cassa della gestione finanziaria Accensione di debiti a lungo termine 6 Distribuzione di dividenti in contanti -10 Flusso di cassa della gestione finanziaria -4 Flusso di cassa netto 13 Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

Il rendiconto finanziario: un esempio

Il rendiconto finanziario: un esempio