I Presocratici. I Pitagorici Il numero aureo Tale numero esprime un rapporto che mette in relazione e fa comprendere come le diverse parti di un insieme.

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Transcript della presentazione:

I Presocratici

I Pitagorici

Il numero aureo Tale numero esprime un rapporto che mette in relazione e fa comprendere come le diverse parti di un insieme siano vicendevolmente collegate. Utilizzando il linguaggio matematico-geometrico la definizione classica di tale rapporto consiste nel dividere un segmento in due parti, che hanno lunghezza rispettivamente a e b, tali che l’intero segmento stia alla parte maggiore come essa sta alla parte minore.

La serie di Fibonacci Con l’avvento di Leonardo Fibonacci lo studio di tale numero e rapporto si è arricchito di ulteriori elementi poiché viene individuata la cosiddetta “serie di Fibonacci”. I numeri della successione sono: 1, 2, 3, 5, 8,13, 21, 34, 55, 89, 144 e così all’infinito. Tale serie di numeri riveste una grande importanza in matematica poiché è connessa al rapporto aureo sia dal punto di vista geometrico che matematico e tale successione ha permesso di indagare in modo più preciso e approfondito la ricorrenza del numero d’oro in natura.

La sezione aurea

Successioni ricorsive

Rapporti matematici

Matematica e musica

Escher Maurits Cornelis Escher ( ) è stato un incisore e grafico olandese, noto per le sue incisioni che presentano esplorazioni dell’infinito e motivi a geometrie interconnesse, interpretando in modo originale concetti della matematica e delle scienze.

Metamorphosis II

Escher e la sezione aurea Conchiglie e stelle marine, di C.M. Escher (1941). Questa composizione è strutturata su una simmetria rotatoria di un modulo pentagonale con al centro un triangolo aureo.

Sempre più piccolo Si tratta di una xilografia in cui sono rappresentati dei rettili, che però diventano sempre più piccoli a mano a mano che ci si sposta dall’esterno verso il centro. Escher la commenta così: “La bisezione delle figure è stata portata all’assurdo. L’animale più piccolo avente ancora una testa, una coda e quattro zampe, è lungo circa 2 mm”.

Eraclito: il divenire universale. Tutto scorre. Non si può entrare due volte nello stesso fiume.

Eraclito: il Logos. Bisogna dunque seguire ciò che è comune. Ma pur essendo questo logos comune, la maggior parte degli uomini vivono come se avessero una loro propria e particolare saggezza. Un'unica cosa è la saggezza, comprendere la ragione (logos) per la quale tutto è governato attraverso tutto. Ascoltando non me, ma il logos, è saggio ammettere che tutte le cose sono un'unità. La natura ama nascondersi (fr. 116 = DK, 22 B 123). Questo cosmo non lo fece alcuno degli dei né degli uomini, ma sempre era, ed è, e sarà, fuoco sempre vivente, che con misura divampa e con misura si spegne (fr. 2 = DK, 22 B 30) Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame e muta come il fuoco, quando vi si mescolano aromi, prende nome secondo il gusto di ciascuno (fr. 16 = DK, 22 B 67)

Velia

L’antica Elea-Velia sorse intorno al 540 a.C. grazie a degli esuli provenienti dalla città greca di Focea, nell’attuale Turchia; era organizzata per quartieri collegati fra loro da strade, valichi, porte. Della città arcaica, rimangono notevoli tracce sull'Acropoli.

La Porta di Velia L’Acropoli di Velia era collegata alla parte più bassa della città tramite una porta, di cui oggi rimane l’arco.

Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno, con ai due estremi un architrave e una soglia di pietra; e la porta, eretta nell'etere, è rinchiusa da grandi battenti. Di questi, Giustizia, che molto punisce, tiene le chiavi che aprono e chiudono. Le fanciulle, allora, rivolgendole soavi parole, con accortezza la persuasero, affinché, per loro, la sbarra del chiavistello senza indugiare togliesse dalla porta. E questa, subito aprendosi, produsse una vasta apertura dei battenti, facendo ruotare nei cardini, in senso inverso, i bronzei assi fissati con chiodi e con borchie. Di là, subito, attraverso la porta, diritto per la strada maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle.

E la Dea di buon animo mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra prese, e incominciò a parlare così e mi disse: «O giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici, con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora, rallegrati, poiché non un'infausta sorte ti ha condotto a percorrere questo cammino – infatti esso è fuori dalla via battuta dagli uomini –, ma legge divina e giustizia. Bisogna che tutto tu apprenda: e il solido cuore della Verità ben rotonda e le opinioni dei mortali, nelle quali non c'è una vera certezza.