Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te

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Transcript della presentazione:

Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te 1° Gradino La Regola Aurea Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te

La Regola d’oro Esiste una legge universale, trovata nei vari libri sacri delle religioni del mondo, che è unica nel suo genere per la sua presenza in tutte le culture: “Fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi e a non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. È talmente preziosa da essere chiamata la Regola d’oro o etica della reciprocità! In forme diverse si trova espressa nei libri sacri delle principali religioni e nei testi sapienziali di molte culture.

La regola d’oro e la filosofia greca La regola d'oro era un principio comune nella filosofia dell’Antica Grecia. Alcuni esempi: "Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui" (Pittaco: 650 - 570 a.C.) "Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare" (Talete 624- 547 a.C. ) "Quello che vorresti i tuoi vicini facessero a te, ciò sia anche per loro" (Sesto Pitagorico) "Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri" (Isocrate 436-338 a.C.) "Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto 50 - 125 circa d.C. )

La Regola d’Oro delle religioni The Golden Rule di Norman Rockwell (1894-1978), illustra il tema che è a fondamento di tutte le religioni: ”Fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”

Ebraismo Non fare al prossimo ciò che non vorresti fosse fatto a te. Questa è tutta la Toràh, il resto è commento. Va’ e studia. (Hillel, Talmùd B. Shabbath 31a)

Non fare a nessuno ciò che Antico Testamento Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Tb 4, 15

Islamismo Nessuno di voi è un credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per se stesso ( Sunnah – Maometto)

Induismo Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te Mahabarata (1400 a.C. ?)

Buddhismo “Non trattare gli altri in modi che tu stesso troveresti dannosi. (Il Budda, Udana-Varga 5.18)

Taoismo Considera il guadagno del tuo vicino come il tuo e la sua perdita come la tua stessa perdita. (Lao T’zu, T’ai Shang Kan Ying P’ien, 213-218).

Confucianesimo . Una parola riassume la buona condotta: la bontà. Non fare agli altri ciò the tu stesso non vorresti fosse fatto a te. (Confucio, Analetti 15.23)

Baha’i Non mettere a nessuno pesi che non vorresti fossero messi a te, non desiderare per nessuno ciò che tu non desideresti per te stesso. (Spigolature di Bahau’Hah)

Zoroastrismo Non fare agli altri tutto ciò che è ingiurioso a te stesso. (Shayast-na Shayast 15.29)

Gesù Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. (Mt 7, 12) E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. (Lc 6, 31)

S. Paolo Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. Rm 13, 8 – 10

Emmanuel Kant Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre nello stesso tempo come principio di una legislazione universale. Critica della ragion pratica   Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo. Fondamento della metafisica dei costumi

Erik Fromm “Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te” è uno dei principi etici più fondamentali. Ma sarebbe ugualmente giustificabile asserire: tutto ciò che fai agli altri lo fai pure a te stesso

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Premessa «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa è la Legge e i Profeti.» (Mt 7,12) Nel Vangelo di Matteo, questa norma assume un aspetto specifico. Prima di tutto perché è espressa in senso positivo e in secondo luogo perché viene posto l'accento sul “fare”. L'impegno evangelico dell'amore è richiesto come esigenza concreta e operativa. Facendo riferimento al brano di Matteo (22, 34-40), nel quale viene chiesto a Gesù di presentare una sintesi della Legge, egli risponde indicandola nel comandamento dell'amore verso Dio e verso il prossimo. Dunque la regola d'oro va letta e accolta nell'orizzonte di quell'insegnamento.

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Qual è la strada da percorrere per crescere? L’unica strada da percorrere per crescere è quella del rapporto, la strada dell’amore e del dono di sé. Se voglio crescere, se voglio diventare me stesso, se voglio affrontare e superare le crisi legate alle tappe della vita non posso fare altro che amare. Chi non esce da se stesso e non si dona non cresce.

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Da dove comincerò?

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Ma come percorrere questa strada dell’amore in modo da mettermi nella condizione di crescere veramente? Quali atteggiamenti e strumenti devo avere per poter crescere sul serio nell’amore? Sta tutto scritto dentro la così detta regola d’oro: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Proviamo a scomporre questa regola evangelica dell’amore per vedere cosa c’è dentro.

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Come prima cosa per amare gli altri devo amare me stesso. La seconda cosa della regola d’oro è di amare il prossimo. Quindi, emergono 5 atteggiamenti, 5 strumenti che mi permettono di crescere sulla via dell’amore: Conoscersi Accettarsi Aprirsi Confrontarsi Riconciliarsi

La regola d'oro e il misterioso cammino del crescere...... Conoscersi. Significa avere il coraggio di guardarsi dentro senza avere la paura di trovare limiti, difetti e fragilità e saper individuare qual è la tendenza del mio carattere, le mie inclinazioni, i miei valori e i miei talenti. Accettarsi. E’ essenziale accoglierci così come siamo perché possiamo costruirci col materiale che abbiamo. Ricordiamo che partiamo da una base “buona”, positiva di sua natura ma che magari non sappiamo ancora usare. Aprirsi. Significa avere una grande apertura mentale. L’apertura mentale è uno dei nomi nuovi per indicare il vero contenuto dell’umiltà. Apertura significa mettere in discussione le nostre certezze, rinunciare anche alle nostre sicurezze perché il nuovo, il bene possa entrare nella nostra vita. Chi si apre cresce, chi si chiude muore. Confrontarsi. Significa permettere all’altro di esprimere se stesso con la sua realtà senza bollarlo in anticipo ma accogliendo quanto è e quanto mi dice come una nuova ricchezza con cui confrontarmi. Abbiamo veramente bisogno gli uni degli altri per crescere e non possiamo “farci” da soli

2° Gradino: La Ri-conciliazione «Se dunque tu presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.» (Mt 5,23-24) Questo brano è di fondamentale importanza, perché ci aiuta a concretizzare nella nostra vita il comandamento dell'amore a Dio e al prossimo, scelto da Gesù come il Comandamento Nuovo che riassume tutta la Legge e i Profeti. I farisei pensavano esclusivamente alla relazione con Dio (la dimensione verticale dell'Amore), trascurando la relazione con i fratelli (la dimensione orizzontale). Gesù invece ritiene l'amore fraterno un'esigenza che fa parte integrante dell'Amore a Dio, tanto che in questo passo del Vangelo egli sembra metterlo al di sopra dell'offerta stessa fatta a Dio. L'offerta più vera è l'amore fraterno: se esso manca, tutto il resto non serve. Il vero culto a Dio non consiste in una serie di pratiche esteriori, di purificazioni, o di chissà quali penitenze, ma sta nell'impegno serio e concreto della riconciliazione con i fratelli e le sorelle.

La ri-conciliazione Domande per il lavoro di gruppo: Subisci un torto, o almeno così credi. Come reagisci? Sei permaloso? Aspetti l’occasione giusta per farla pagare a chi ti ha dato dispiacere? Lo perdoni solo se ti chiede scusa, ma almeno gli fai notare cosa ti ha fatto o lo perdoni immediatamente senza troppi se e ma? Tu riesci a fare il primo passo anche quanto sei sicuro di avere ragione e in teoria dovrebbe essere l’altro a chiederti scusa? Non ti pare troppo quello che chiede Gesù? E se l’altro è troppo orgoglioso per chiederti scusa o non lo fa perchè convinto di non avere sbagliato che fai?  Quando in famiglia, a scuola, in parrocchia, sorgono discussioni e litigi come li affronto? Che strategie metti in atto? Sei distaccato dalle tue idee o le difendi fino a determinare spaccature o lasciare il gruppo? Le idee degli altri, diverse dalle tue, sono a priori sbagliate? Se avverti che nel gruppo ci sono degli attriti aspetti sperando che il tempo risolva ogni problema o provi ad intervenire tu?