Correzione test Richiesta è relativa a: Come nei personaggi di Angelica e Sacripante e nella loro interazione durante l’episodio narrato nel primo canto dell’Orlando Furioso si manifesti o meno “l’amor cortese”.
Conoscenze pregresse: amor cortese è “termine tecnico” e indica Amor cortese è per uomo Assoluta sottomissione ai voleri della donna amata Dare senza richiedere nulla in cambio Doti di risolutezza, coraggio, prodezza, lealtà, saggezza, prodigalità. In sintesi: CORTESIA Vizi opposti: viltà, stupidità, slealtà. In sintesi: VILLANIA Per la donna è Doti di eleganza, raffinatezza, bellezza Potere taumaturgico sull’uomo amato Vizi opposti: disonesta. superficialità, ingratitudine, ineleganza
I due personaggi Sono citati come esemplari Si comportano esattamente al contrario:da qui l’ironia (cioè “dire il contrario”)
I personaggi sono Sacripante: non è disposto a obbedire alla donna, non è forte e valente, non è coraggioso, è sleale, meschino, sciocco, ingenuo, maldestro Angelica: è meschina, superficiale, profittatrice, imbrogliona, bugiarda, sleale
Primo paragrafo: inquadro l’argomento e spiego i prerequisiti La cultura cortese e stinovista (testimonianza di una colta riflessione intellettuale laica, espressione delle élite signorili e cittadine) aveva elaborato atteggiamenti e comportamenti ritenuti esemplari sia per l’uomo sia per la donna. L’uomo doveva obbedire completamente al volere della sua Signora, mostrare assoluta dedizione, coraggio e lealtà; la donna comandava all’uomo secondo giudizio poiché, attraverso il suo amore, era grado di perfezionarsi moralmente. (paragrafo per elencazione)
Secondo paragrafo: riassumo cosa i personaggi pensano Nell’episodio in oggetto del Furioso il narratore rovescia coscientemente tutti i luoghi comuni della tradizione cortese: Angelica progetta di raggirare Sacripante, mostrandosi debole e innamorata per ottenere dapprima il suo aiuto e poi ingannarlo; a sua volta Sacripante abbandona i panni del cavaliere fedele per diventare un villano opportunista e violento. Angelica, infatti, vuole un aiuto per uscire indenne dalla selva e poi abbandonare il suo protettore (di cui conosce la venerazione ma non sospetta la viltà), Sacripante dapprima lamenta l’inutilità della sua devozione nei confronti della donna per aderire, velocemente, all’idea che la solitudine nella selva sia una occasione davvero unica per “cogliere la rosa”. (paragrafo per contrasto)
Terzo paragrafo: cosa accade Ma il “giudizio umano” troppo spesso erra: Angelica si fida di un amante maldestro e sleale; Sacripante ritiene di poter approfittare dell’occasione per violentare la donna senza subire una denuncia o la riprovazione sociale ma non tiene conto che altri possano, cavallerescamente, giungere in difesa di Angelica. Non solo: il valoroso difensore ha solo l’aspetto di un “cavaliere” ed è, in realtà, Bradamante.
Quarto paragrafo: commento Il narratore, in questo passo, mostra non solo un feroce giudizio sul mondo cavalleresco (che, peraltro, l’autore ferrarese impiega come semplice fonte da cui attingere spunti narrativi e come sfondo scenografico) ma anche una visione del mondo modernissima e perfettamente in linea con la riflessione umanistica sull’uomo e il suo destino. Infatti l’episodio sostanzia (a) il puro godimento estetico (dato dalla straordinaria abilità nell’uso delle tecniche dell’entralacement, della suspense, dell’effetto sorpresa) (b) con una analisi profonda sulla vanità dei desideri, sulla incostanza nelle scelte, sulla falsità dei rapporti umani, infine (c) sulla potenza del Caso rispetto a scelte umane che, spesso, si mostrano evidentemente errate e inefficaci.
Le vicende che, continuamente, spiazzano le aspettative dei personaggi nonché il loro “girare a vuoto” tra selve e castelli ingannevoli non sono altro che un tassello della complessa analisi sull’esperienza umana che la cultura cinquecentesca mette in atto, tra fiduciose speranze e l’amara consapevolezza sui limiti dell’uomo; Ariosto traduce artisticamente questa antinomia filosofica con una estrema allegria narrativa che fa del divertimento e dell’ironia uno strumento più efficace per svelare la vera natura dell’uomo.