Italia longobarda
L’ITALIA LONGOBARDA L’insediamento Il ducato longobardo La guida regia Prime linee di un Regnum Le Arimannie Fra tradizione e innovazione Le fonti del diritto
Caratteristiche ‘barbariche’ una società composita Un trasferimento di ‘popolo’ Una società senza ‘stato’
Al momento del loro arrivo in Italia i Longobardi erano associati in unità denominate fare La FARA è un’unità militare, tenuta insieme da vincoli familiari, la quale - al momento della divisione del territorio conquistato - sarebbe stata la destinataria delle quote fondiarie in cui era diviso il bottino
Il ducato del Friuli Gisulfo Stanziamento non uniforme (a ‘pelle di leopardo’) Nella prima fase i duchi si appropriarono delle terre fiscali La fase iniziale del dominio longobardo coincide con una profonda crisi della guida regia
Dopo l’uccisione di Clefi, per dieci anni i Longobardi non procedettero all’elezione del nuovo re Assenza di una guida unitaria dell’esercito nella fase di maggiore espansione della conquista Le terre vennero divise senza prevedere la quota del re Nel periodo dell’interregno l’unica istituzione unitaria sono i ducati (Pavia, Bergamo, Brescia, Trento, Friuli, Spoleto, Benevento)
, Regno di AUDOINO Regno di ALBOINO 568: ingresso in Italia 572: conquista di Pavia INTERREGNO Regno di AUTARI e TEODOLINDA, figlia del duca di Baviera Garibaldo Regno di AGILULFO e TEODOLINDA 603: battesimo di loro figlio ADALOALDO 612: Colombano fonda Bobbio 627: morte di Teodolinda Regno di ROTARI 643: Editto Regno di GRIMOALDO Regno di PERTARITO Regno di LIUTPRANDO Regno di RATCHIS Regno di ASTOLFO Regno di DESIDERIO
Gli inizi della monarchia longobarda con re Autari (eletto nel 584), all’inizio del sec. VII d.C. l’Italia centro-settentrionale assume anch’essa la struttura di un regnum germanico con capitale Verona - Milano - Pavia assume titolo di Flavius (per Paolo Diacono gli sarebbe stato attribuito dai suoi elettori ob dignitatem) ottiene dai duchi la cessione di metà dei beni fiscali locali, ponendoli sotto l’amministrazione di un gastaldo di nomina regia
Sviluppi successivi: crescente consolidamento della monarchia Organizzazione pubblica la territorializzazione (dalla sippe alla fara) i ducati e i duchi ducato di Benevento = Langobardia minor: frattura irreversibile tra Nord e Sud della penisola
Tuttavia resta la natura militare ed elettiva della carica regia Significative trasformazione nel rapporto del potere regio con i ducati Si formano due amministrazioni locali: curtis regia e curtis ducale I Gastaldi e gli Sculdasci Arimanni e Arimannie
Progressiva analogia con i modelli di ispirazione bizantina: il rex fulcro del sistema Sfera dell’autorità pubblica: rex, duchi, funzionari La legge tende a diventare la manifestazione della superiore autorità del sovrano, interprete esclusivo della volontà divina La coesione sociale non dipende più dalla appartenenza al medesimo gruppo sociale e dalla partecipazione alla organizzazione militare, ma dalla soggezione alla medesima autorità pubblica
Aspetti patrimoniali della dialettica re/duchi Principio dinastico e tradizione elettiva Ristrutturazione del Palatium di Pavia: tra gestione patrimoniale e amministrazione della giustizia Progressiva evoluzione della produzione rurale Ruolo dominante dei grandi possessores, ed evoluzione verso forme di «signoria fondiaria» (cambiamento della mentalità, dell’atteggiamento verso l’economia)
2. I vent'anni più duri (A) Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV, II, 31, 32, III, 13, 16, 33. (A) In Italia intanto i Longobardi tutti di comune accordo elessero re in Ticino Clefi, uomo nobilissimo della loro nazione. Questi uccise o cacciò dall'Italia molti potenti Romani. Dopo aver tenuto il regno insieme alla moglie Masane per un anno e sei mesi, fu sgozzato con la spada da un uomo del suo seguito. Dopo la sua morte i Longobardi rimasero per dieci anni senza re e stettero sotto il comando dei duchi. Ogni duca aveva la sua città: Zaban Ticino, Wallari Bergamo, Alichis Brescia, Euin Trento, Gisulfo Cividale. Ma ci furono anche altri trenta duchi, oltre questi, ognuno nella sua città. In questi giorni molti nobili Romani furono uccisi per cupidigia. Gli altri poi, divisi tra i Longobardi secondo il sistema dell'ospitalità, vengono resi tributari con l'obbligo di versare la terza parte dei loro raccolti ai Longobardi. Per opera di questi duchi, nel settimo anno dall'arrivo di Alboino e di tutta la sua gente, l'Italia fu per la massima parte - eccettuate le regioni che aveva conquistato Alboino presa e soggiogata dai Longobardi, dopo che questi ebbero spogliato le chiese, ucciso i sacerdoti, rovinato le città e decimato le popolazioni che erano cresciute come messi sui campi.
Sempre in questo periodo Faroaldo, primo duca degli Spoletini, invase Classe con un esercito di Longobardi e lasciò la florida città nuda, spogliata di tutte le ricchezze. Intanto i Longobardi, dopo che per dieci anni erano stati sotto il potere dei duchi, alla fine, per decisione comune, elessero come proprio re Autari, figlio del già ricordato principe Clefi, e per qualificare la sua dignità gli attribuirono anche l'appellativo di Flavio: prenome che fu poi usato felicemente da tutti i successivi re longobardi. Ai suoi giorni, al fine di restaurare il regno, ogni duca cedette per gli usi regi la metà di tutti i propri beni, per costituire un patrimonio con cui il re, il suo seguito e coloro che si dedicavano al suo servizio nelle diverse funzioni potessero mantenersi. Invece le popolazioni sottomesse furono suddivise tra gli ospiti longobardi. C'era però questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non c'erano violenze, non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; ognuno andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore. Il primo duca dei Longobardi di Benevento fu Zotto, che vi governò per lo spazio di venti anni. Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV, II, 31, 32, III, 13, 16, 33.
A) Confermato dunque nella dignità regia, Agilulfo, che era chiamato anche Ago, mandò in Francia Agnello, vescovo di Trento, per la questione dei prigionieri fatti dai Franchi nei castelli del Trentino. Egli tornò riportandone con sé diversi, che la regina dei Franchi Brunechilde aveva riscattato con il proprio denaro. Anche Euin, duca di Trento, si recò nelle Gallie per ottenere la pace e tornò dopo averla conclusa. Qell'anno ci fu una siccità gravissima dal mese dl gennaio fino a settembre; e ne segui una grande carestia. Nel territorio di Trento arrivò anche un grosso nugolo di cavallette, più grandi delle normali locuste e, strano a dirsi, mangiarono le erbe e le vegetazioni palustri, ma toccarono appena le messi dei campi. Anche l'anno seguente tornarono, sempre allo stesso modo. In quei giorni il re Agilulfo uccise Mimulfo, duca dell'isola di San Giuliano, perché in precedenza era passato ai duchi dei Franchi. Il duca di Bergamo, Gaidulfo, si ribellò poi nella sua città e si trincerò contro il re; ma, dopo aver dato degli ostaggi, fece pace con lui. In seguito Gaidulfo si asserragliò nell'isola Comacina. Ma il re Agilulfo sbarcò nell'isola, ne cacciò gli uomini di Gaidulfo e trasportò a Ticino il tesoro, radunato li dai Romani, che vi aveva trovato. Gaidulfo fuggi di nuovo a Bergamo e lì fu catturato da Agilulfo e fu di nuovo accolto in grazia. Si ribellò contro il re Ago anche il duca Ulfari a Treviso, ma fu da lui assediato e fatto prigioniero.
In quell'anno ci fu di nuovo, come trenta anni prima, una gravissima peste inguinaria a Ravenna, a Grado e nell'Istria. In quello stesso il re Agilulfo fece pace con gli Avari [...] In questi giorni il sapientissimo e beatissimo Gregorio, papa della città di Roma, che aveva già scritto molte opere per il bene della santa Chiesa, compose anche quattro libri sulla vita dei santi e chiamò l'opera Dialogo, cioè conversazione tra due persone, perché lo aveva messo in forma di ragionamento con il suo diacono Pietro. Il papa stesso inviò questi libri alla regina Teodolinda, che sapeva essere dedita pienamente alla fede di Cristo e grande nel fare il bene. Anche per merito di questa regina la Chiesa di Dio ottenne grandi benefici. Infatti i Longobardi, quando erano ancora immersi nell'errore del paganesimo, si erano impadroniti di quasi tutti i beni delle chiese. Ma, spinto dalle salutari suppliche di lei, il re si converti alla fede cattolica ed elargì anche molti possessi alla Chiesa di Cristo e riportò all'onore della consueta dignità i vescovi che si trovavano in una condizione di avvilimento e di umiliazione.
Editto di Rotari (novembre 643; 388 capitoli) Rotari, re dal 637, conquista Liguria, Lunigiana, il caposaldo friulano di Oderzo e recupera l’Emilia sino allo Scoltenna Editto: consapevole richiamo al modello statuale bizantino perché: è una compilazione legislativa scritta è scritta in latino è espressione della sovranità regia e recupera il titolo della normativa emanata dai re ostrogoti / visigoti
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. Le resistenze pagane e la conversione Vita di san Barbato vescovo di Benevento, SRL. (A) Al tempo in cui Grimoaldo teneva le redini del regno longobardo e suo figlio Romualdo governava i Sanniti, un insigne sacerdote di nome Barbato, come si racconta, per volontà del Redentore fiorì a Benevento, famoso per le sue azioni e corrusco di gloria. In quei giorni, sebbene i Longobardi fossero stati lavati dall'onda del sacro battesimo, tuttavia, mantenendo essi i riti antichi del paganesimo, dato che avevano una mente bestiale, piegavano il collo che debitamente avrebbero dovuto piegare davanti al loro Creatore, davanti al simulacro di una bestia, chiamata vipera. Inoltre, non lontano dalle mura di Benevento, nei giorni solenni, adoravano un albero sacro, al quale sospendevano una pelle di animale; [allora] tutti quelli che erano presenti voltavano le spalle all'albero e cavalcavano il più velocemente possibile, spronando a sangue i cavalli, per superarsi l'uno con l'altro; poi, tornati indietro nel loro tragitto, strappavano la pelle con le mani e una volta fattala a pezzi ne prendevano superstiziosamente un piccolo pezzo da mangiare. E poiché lì scioglievano i loro stolti voti, da questo fatto dettero nome a quel luogo Voto, così come è chiamato ancora oggi.
L’editto di Rotari (643 d.C.) due masse normative: 1. consuetudini e regole tradizionali fatte raccogliere da Rotari (formula introduttiva Si quis) 2. decisioni sovrane formulate con l’ausilio di primati iudices: delitti di lesa maestà; norme ove il re precisa di avere elevato il valore delle compositiones pecuniarie altri re legislatori: Grimoaldo, cap. (+ Origo gentis Langobardorum) Liutprando, cap. Rachi, cap. Astolfo, 750 e cap.
L’editto di Rotari (643) Inizia l'Editto che ha rinnovato Rotari signore, uomo eccellentissimo, re della stirpe dei Longobardi, con i suoi giudici preminenti. Nel nome del Signore, io Rotari, uomo eccellentissimo e diciassettesimo re della stirpe dei Longobardi, nell'ottavo anno del mio regno col favore di Dio, nel trentottesimo anno d'età, nella seconda indizione e nell'anno settantaseiesimo dopo la venuta nella provincia d'Italia dei Longobardi, dove furono condotti dalla potenza divina, essendo in quel tempo re Alboino, [mio] predecessore, salute. Dato a Pavia, nel palazzo. Quanta è stata, ed è, la nostra sollecitudine per la prosperità dei nostri sudditi lo dimostra il tenore di quanto è aggiunto sotto, principalmente per le continue fatiche dei poveri, così come anche per le eccessive esazioni da parte di coloro che hanno maggior potere, a causa dei quali abbiamo saputo che subiscono violenza. Per questo, confidando nella grazia di Dio onnipotente, ci è parso necessario promulgare migliorata la presente legge, che rinnova ed emenda tutte le precedenti ed aggiunge ciò che manca e toglie ciò che è superfluo.
Vogliamo che sia riunito tutto in un volume, perché sia consentito a ciascuno vivere in pace nella legge e nella giustizia e con questa consapevolezza impegnarsi contro i nemici e difendere se stesso e il proprio paese. Tuttavia, sebbene le cose stiano così, ci è parso utile per la memoria dei tempi futuri ordinare che siano annotati in questa pergamena i nomi dei re nostri predecessori, da quando i re cominciarono ad essere nominati nella nostra stirpe dei Longobardi, così come lo abbiamo appreso tramite gli anziani. Il primo re fu Agilmundo, del lignaggio dei Gugingi. [...] Il diciassettesimo io Rotari, di cui sopra, re in nome di Dio, figlio di Nandinig, del lignaggio degli Harodi. Nandinig [era] figlio di Notzone, Notzone figlio di Adamundo, Adamundo figlio di Alaman, Alaman figlio di Hiltzone, Hiltzone figlio di Wehilone, Wehilone figlio di Weone, Weone figlio di Fronchone, Fronchone figlio di Fachone, Fachone figlio di Mammone, Mammone figlio di Ustbora.
VI. Il diritto longobardo Caratteri generali esteriorità mancanza di astrazione simbolismo: launechild = controprestazione di valore simbolico rispetto alla donazione con l’effetto di rendere irrevocabile, quindi firmum, l’atto di iberalità evitando ripensamenti e donazioni multiple Proprietà dalla proprietà collettiva a quella familiare Successioni successione legittima (solus Deus haeredem facere potest) verso il testamento: donatio pro anima, melioratio
Editto di Rotari Diritto longobardo: Conta l’esperienza, la prassi. Non si «deduce» da un principio astratto, come nella legge romana. Prevale alle origini l’oralità (come nel diritto franco: il ruolo degli «scabini» come memoria vivente della legge)
VI. Il diritto longobardo (per capirne la «mentalità») obiettivo del processo non è l’accertamento della verità, ma la composizione del conflitto per ripristinare la pace mediante un procedimento probatorio basato sul giuramento o sul duello (avversato da Liutprando e preferito da Rotari soltanto per le cause meno gravi) ordalia – iudicium dei: lo scopo è di individuare un vincitore mediante un rituale predeterminato di cui lo iudex è garante iudex non è chiamato a valutare nel merito né i fatti né le pretese dell’attore concetto di purgazione: onere della prova spetta a colui che è citato Con il passaggio al sec. VIII si afferma il ricorso alla testimonianza (per influenza della Chiesa) e alla prova documentale (benché spesso garantite da un giuramento di conferma)
. composizioni pecuniarie rispecchiano la gravità del reato e la gerarchia sociale, con un dettaglio maggiore delle altre leggi germaniche - in vari casi vanno per metà ai privati e per metà alla curtis regia il guidrigildo (il “prezzo del corpo”): in origine era il riscatto dalla pena di morte, poi diviene il massimo livello della pena equivalente al valore del proprio status personale
La condizione della donna e dei semi-liberi condizione della donna: soggetta al mundio = potestas esercitata sulla donna e appartenente a chi ne versa il prezzo a colui che la detiene entro la famiglia di origine (mundoaldo) al mundio sono soggetti anche gli aldii = semiliberi provenienti da manomissioni informali e da prede di guerra
VI. Il diritto longobardo: il diritto matrimoniale dalla compravendita della donna alla compravendita del mundio (si afferma anche principio del consensus) sponsali (definizione assetti patrimoniali e promessa di nozze) – traditio della sposa – subarrhatio anulo (consegna di un anello alla sposa) donazioni matrimoniali (reciproche, che riguardano le due parti) alla donna viene data a) una somma concordata al momento della promessa (detta meta ) b) dopo la prima notte: morgincap / morgengabe (1/3 poi 1/4 delle sostanze del marito) Al marito faderfio (beni assegnati alla sposa dalla famiglia di origine come corredo di oggetti mobili, ma poi anche costituiti da una porzione del patrimonio paterno, così da escluderla da pretese ereditarie)
Umbone di scudo
Editto di Rotari codice di San Gallo
Adelchi
Oreficeria longobarda
Coniazione aurea longobarda
Teodolinda a Monza