Corso Writing Theatre ELEMENTI DI STORIA E TEORIA DELLA DRAMMATURGIA Modulo 1 U1.4 - La sperimentazione teatrale e il drammaturgo d'oggi
OBIETTIVO DI APPRENDIMENTO Attraverso l'esperienza della sperimentazione teatrale, l'idea di drammaturgia si è espansa mettendola in diretto contatto con tutti i materiali di uno spettacolo. Così il suono, lo spazio, il corpo dell’interprete, le tecnologie della luce e del video fino alla robotica. Se l’Arte non è solo e non è mai frutto del puro genio, ognuno di noi può, applicandosi, partecipare dell’Arte.
ARGOMENTI SPECIFICI Il teatro dell'oppresso Il teatro Povero Odin Theatre Peter Brook Il Teatro multimediale
Il Teatro dell’oppresso Il Teatro dell'oppresso è un metodo teatrale ideato dal regista brasiliano Augusto Boal (1931 –2009), già direttore del teatro Arena di San Paolo, che utilizza il teatro come linguaggio, come mezzo di conoscenza e trasformazione della realtà interiore, relazionale e sociale. È un teatro che rende attivo il pubblico per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che esso stesso vive.
Il Teatro dell’oppresso Tra le finalità del Teatro dell’oppresso, va evidenziata quella di far riscoprire alla gente la propria teatralità - vista come mezzo di conoscenza del reale -, e di rendere chi partecipa allo spettacolo protagonista dell’azione scenica, affinché lo diventi anche nella vita. Si basa sull’ipotesi che "tutto il corpo pensa", ovvero su una concezione "globale" dell’uomo visto come interazione tra corpo, mente ed emozioni. Ispirato alle idee di Paulo Freire ( ), enunciate nel suo trattato La Pedagogia degli Oppressi, il Teatro dell'oppresso nasce in Brasile a partire dagli anni '60, in un clima di lotte operaie e contadine.
Il Teatro dell’oppresso In origine, questo metodo era un mezzo per rendere coscienti le persone rispetto ai conflitti sociali. Nel suo passaggio in Europa, invece, il teatro dell'oppresso è stato utilizzato per lavorare sui conflitti personali: teatro e recitazione assumono il fine di rappresentare le oppressioni quotidiane, con l'intento di trovare strategie per la trasformazione dei conflitti. Quindi, il teatro dell'oppresso si basa sull'esplicitazione di conflitti interpersonali e sociali, cerca soluzioni al conflitto, è il gruppo stesso che le ricerca e le mette in pratica, seppure in uno scenario teatrale. Non dà risposte ma pone domande e crea contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni.
ll concetto di “Teatro povero” nasce con il regista polacco Jerzy Grotowski (1933 – 1999). Con questa accezione egli intendeva un teatro in cui la preoccupazione fondamentale fosse il rapporto dell'attore con il pubblico, non l'allestimento scenico, i costumi, le luci o gli effetti speciali. “Povero‘” significava l'eliminazione di tutto ciò che non era necessario, per lasciare l'attore 'spogliato' e vulnerabile. Infatti, per Grotowski l’aspetto sostanziale era cosa avrebbe potuto fare l'attore – una volta privato degli aiuti “scenici - con il suo corpo e la sua voce, unicamente “esperendo” il suo rapporto “viscerale” con il pubblico. Il Teatro Povero
Al concetto di 'teatro povero' Grotowski aggiunse il concetto di 'sacerdozio' o sacralità dell'attore: quando l'attore entrava nella santità dello spazio scenico, in quel momento, accadeva qualcosa di speciale. Era in questo spazio, nella sacra relazione tra l'attore e il pubblico, che il pubblico veniva sfidato a pensare e ad essere trasformato dal teatro. In tal senso Grotowski è stato una delle figure chiave nello sviluppo del teatro politico del XX secolo: il pubblico divenne un pilastro dell'esibizione teatrale e il teatro diventò più di un semplice intrattenimento, diventò sentiero verso la comprensione. Il Teatro Povero
La svolta nella ricerca teatrale di Grotowski avvenne nel 1970, quando annunciò che non avrebbe più fatto spettacoli teatrali. Lascia il teatro come partecipazione, come rappresentazione, alla ricerca di un altro teatro. È di questi anni una delle più grandi produzioni teatrali del XX secolo, Apocalypsis cum figuris. Il Teatro Povero
Il Nordisk Teaterlaboratorium/ Odin Teatret fu una compagnia teatrale multiculturale, fondata da Eugenio Barba ad Oslo, in Norvegia nel 1964, in seguito stabilitasi a Holstebro in Danimarca. Quando Barba nel 1964 tornò ad Oslo, dopo una serie di viaggi, intenzionato a diventare un regista teatrale professionista, essendo straniero non fu ben accolto nell’ambiente e, di conseguenza, inaugurò un teatro “personale”. Raccolse un gruppo di giovani che non avevano superato la prova di ammissione alla Scuola Teatrale di Stato di Oslo e creò l’Odin Teatret nell’ottobre del Odin Theatre
La fondazione dell'Odin Teatret si colloca in quell'universo composito del teatro di ricerca di quell'epoca, che verrà poi denominato in seguito Terzo Teatro. La ricerca teatrale propria di questo gruppo è volta al confronto tra le diverse culture, cercato attraverso l'arte e, in particolare, nel teatro. L’impostazione pedagogica è riassunta nella affermazione: imparare ad imparare. Gli attori dell'Odin theatre, infatti, in maggior parte autodidatti o espulsi dalle Accademie dei loro paesi, hanno negli anni elaborato un progetto pedagogico fondato sul confronto e l'acquisizione di diverse culture e tradizioni performative. Odin Theatre
A questo scopo hanno compiuto numerosi viaggi, alla ricerca dei fondamenti della tecnica performativa in una prospettiva antropologica. La ricerca pedagogica si è inoltre avvalsa della collaborazione di artisti internazionali tra cui Etienne Decroux, Jean-Louis Barrault, Jacques Lecoq, Dario Fo, Krejca, Luca Ronconi, il Living Theatre, Jerzy Grotowski; e di numerosi maestri di discipline teatrali asiatiche, provenienti da Bali, Giava, Corea, Giappone, India e Cina. Odin Theatre
Dal 1945 al 1970, Peter Brook lavorò come regista alla Royal Shakespeare Company che, anche per merito suo, diventò la più prestigiosa tra le istituzioni teatrali inglesi. Peter Brook è stato riconosciuto universalmente come uno degli innovatori del teatro contemporaneo. Nel metodo di lavoro con gli attori ribadisce la centralità del ruolo dell’attore all’interno dell’opera teatrale. Nelle sue regie shakespeariane mostrò una forte propensione all’immagine, al tempo stessa netta e crudele, realizzata con gli strumenti più diversi. Peter Brook
La regia che impose Brook all’attenzione di tutto il mondo teatrale, fu il Titus Andronicus del 1955, il cui ruolo principale venne affidato a Lawrence Olivier. Nel 1970 Brook lascia la Royal Shakespeare Company per organizzare a Parigi un Centro Internazionale di creazione teatrale. Molto importante è stato l’incontro con Jerzy Grotowski, che però ha significato piuttosto una conferma e una radicalizzazione che non un cambiamento: come Grotowski anche Brook aveva sempre pensato che il teatro si esaurisce nell’attore. Peter Brook
Nato principalmente dall’incontro tra il teatro e i nuovi media, il teatro multimediale è una forma espressiva che si avvale delle migliori tecnologie capaci di coinvolgere lo spettatore per ridare a quest’ultimo una percezione nuova e totalizzante del flusso narrativo teatrale. Il teatro multimediale abbraccia tutti gli stili classici della narrativa teatrale affrontandoli da altre prospettive che rimangano fedeli alla definizione della forma artistica stessa. La nascita di tale fenomeno è legato a studi francesi confluiti in alcuni volumi collettivi tra cui quello di D. Bablet (1995) e in riviste specializzate ("Théatre/public"; "The Drama Review“; "Performing Arts Journal"). Il Teatro Multimediale