Umiltà nasce nel 1226 a Faenza, cittadina della Romagna, una delle città più impegnate nella lotta per la libertà: il Libero Comune di Faenza esiste già nella prima metà del XII secolo.
Sarà l’imperatore di Svevia, Federico II ad espugnarla nel 1241, dopo un lungo assedio durato 7 mesi e a ricondurla sotto il potere imperiale. In quell’anno Umiltà è una giovane adolescente di nome Rosanese, figlia di persone agiate, forse nobili. A 15 anni, mentre intorno a lei i fermenti del potere e della ricchezza agitano gli animi e le strade, si sta seriamente interrogando sulla sua vita.
Prega, chiede consigli e decide di entrare in convento, ma i genitori sono così contrari che questo primo progetto sfuma. Alla morte improvvisa del padre, Rosanese, per aiutare la madre, sposa un giovane della sua età, Ugolotto Caccianemici, vivendo felice i primi anni di matrimonio.
Iniziano presto, per la giovane famiglia, grandi sofferenze: nascono due bambini che muoiono in tenera età, poco dopo muore anche la madre ed infine Ugolotto si ammala gravemente. Rosanese gli resta accanto assistendolo con amore, mentre nel suo cuore ritorna prepotente il richiamo alla vita religiosa.
Dopo anni di sofferenze Ugolotto diventa capace di comprendere la vera vocazione della moglie e di condividerla: entrambi entreranno fra i monaci di Santa Perpetua, una Comunità cluniacense della città: Rosanese fra le monache, Ugolotto fra i monaci. Si può rinunciare ad un modo di amare, solo se se ne trova uno più grande: Rosanese ed Ugolotto scelgono di amarsi in Dio e Dio soltanto d’ora in poi riempirà la loro vita.
È qui che Rosanese riceve il nome di Umiltà e si dedica al silenzio e alla preghiera. Non le mancano occasioni di sofferenza e di umiliazioni, come quella volta in cui, analfabeta e incapace a leggere in latino, viene invitata dalle consorelle a leggere a mensa. Umiltà accetta, apre il libro, ma dalle sue labbra escono parole ispirate che suscitano fra le suore sentimenti contrastanti. Alcune che la volevano deridere, ora l’ammirano, altre la giudicano superba e presuntuosa.
Trova rifugio dapprima nella comunità delle Clarisse, poi presso uno zio, messer Niccolò, che la accoglie nella sua casa. Umiltà comprende che non è destinata a rimanere in quel monastero. E così, quando una notte l’apostolo Giovanni le comanda di lasciare quel monastero, lei obbedisce e in modo miracoloso si trova fuori dalle mura del convento.
Qui compie il suo primo miracolo: guarisce un monaco della comunità benedettina vallombrosana di s. Apollinare in Arco, nei pressi di Faenza. È poi lo stesso abate di Sant’ Apollinare, riconoscente per la guarigione del monaco, ad of- frile nel 1254 ospitalità in una piccola cella adiacente alla chiesa del monastero.
Così Umiltà conosce la spiritualità vallombrosana, scaturita dalla riforma del monachesimo benedettino ad opera del fiorentino Giovanni Gualberto.
Poiché lungo il corso degli anni del suo ere- mitaggio, sempre più numerose sono le gio- vani che seguendo il suo esempio deside- rano consacrarsi a Dio, il Vescovo di Faenza, insieme all’a- abate di Vallombrosa, Don Plebano, le chie- dono di uscire dal suo eremo per fondare una Comunità mona- stica. È il 1266: Umiltà ha 40 anni. Anche per ispirazione della Vergine, accoglie la richiesta: il Monastero è dedicato a Maria. Nasce così la comunità femminile vallombrosana.
Dopo 16 anni, nel 1281, su ispirazione divina e per richiesta delle autorità religiose, Umiltà si reca a Firenze per fondare una seconda Comunità monastica che dedica a San Giovanni Evangelista e che vedrà la luce l’anno seguente.
La fama della santità di questa Abbadessa si diffonde presto anche a Firenze, oltre che per tutta la Romagna. I primi biografi ci tramandano fatti ed episodi che rivelano la sua carità e la sua unione con Dio.
La morte la coglie il 22 maggio del 1310 a Firenze, dove verrà sepolta nella chiesa del monastero dedicata a San Giovanni Evangelista. Altri fatti miracolosi accompagnano la sua morte e la sua sepoltura così che presto tutti cominciano a chiamarla “santa” e a chiederle grazie e miracoli.
Oggi il suo corpo, pressoché intatto, riposa a Bagno a Ripoli, sulle colline fiorentine, nel Monastero vallombrosano dello Spirito Santo. Elaborazione: Monastero Santa Umiltà - Faenza