Comunicazione è Relazione. Le relazioni comunicano I termini comunicazione e relazione benché non possano essere considerati sinonimi, sono così interconnessi.

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Transcript della presentazione:

Comunicazione è Relazione

Le relazioni comunicano I termini comunicazione e relazione benché non possano essere considerati sinonimi, sono così interconnessi tra loro che è quasi impossibile parlare dell’uno senza presumere l’altro.

Le relazioni comunicano Ogni volta che c’è un interazione tra due o più esseri umani, ogni volta che viene compiuto, volontariamente o meno, un atto comunicativo, c’è relazione.

Comunicazione e relazione Negli studi sulla comunicazione questa è considerata come uno stato relazionale, cioè un pattern di interconnessioni. Negli studi sulle relazioni umane la comunicazione è considerata come il mezzo attraverso il quale le persone costruiscono e mantengono le relazioni.

Watzlavick «Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L'attività o l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro».

Piano del corso Date (mercoledì) 5 febbraioComunicazione e Relazione – M. Menditto 12 febbraioComunicazione e Relazione – M. Menditto 19 febbraioComunicazione – Consumi e Identità 26 febbraioComunicazione familiare e Consumi 5 marzoParental Monitoring e Socializzazione al Consumo 12 marzoI Consumi disfunzionali 19 marzoIl Binge drinking 26 marzoRicerca

Cos’è la Comunicazione - Gestalt psicosociale – M. Menditto 2008 La C. è una funzione che favorisce la connessione con se stessi, con gli altri, con l‘ambiente. Le caratteristiche di una comunicazione efficace sono: – è un flusso “non stop” nella vita quotidiana, – è “sensata” (il significato va al di là del segno enunciato) – è “mirata” (armonizza identità e appartenenza, costruisce una visione comune e condivisa)

Comunicazione è connessione e separazione La comunicazione ha come obiettivo lo sviluppo del senso di connessione, la capacità di stare in relazione con gli altri, il consolidamento della sicurezza interiore. La comunicazione è fonte di armonia e consolidamento di sé ma può anche costituire senso di frammentazione e di malessere. La comunicazione lega e divide. E’ una chiave di accesso alla vita quotidiana, alle sue routine, alla conoscenza di noi stessi. Ci fa sperimentare affetti e sentimenti, senso di condivisione e collaborazione, così come il sentimento di antagonismo e distacco dagli altri.

La Gestalt psicosociale La Gestalt psicosociale indica le linee guida per una comunicazione tesa a migliorare la vita della persona e la qualità delle relazioni. Utilizza a questo scopo il paradigma teorico della Gestalt (Wertheimer, Kohler, Koffka, Polster): “Ciò che noi vediamo è il risultato di un processo organizzativo che il nostro cervello impone in modo spontaneo e innato, agli elementi della realtà circostante.”

Gestalt, cosa significa. Configurazione degli stimoli Se uno stimolo è ambiguo lo completerò affinché assomigli a qualcosa a me noto (a un prototipo). Diamo una forma al reale basata su elementi già presenti in memoria. Per fare ciò aggiungiamo nuovi elementi (soggettivi) a quelli già presenti nella realtà. Triangolo di Kanizsa

Gestalt, cosa significa. Configurazione delle esperienze Allo stesso modo il senso che diamo all’esperienza è una rappresentazione, una costruzione personale. Noi non fotografiamo la realtà per quello che è, le attribuiamo un significato che è frutto della combinazione tra la percezione presente e lo schema di riferimento del soggetto su di sé, sulla relazione, sul contesto (Menditto, 2008).

Figura - Sfondo Gli psicologi della Gestalt hanno rappresentato il flusso incessante dell’esperienza con il principio della figura- sfondo (v. anche il concetto di Salienza). Il processo della percezione e della conoscenza di noi stessi, dell’altro, del mondo, è incessante e interminabile. Una figura emerge in primo piano e una volta completata l’esperienza e compreso il significato di ciò che si sta facendo, rientra nello sfondo ed emerge una nuova figura.

Gli schemi sono soggettivi 1. Gli schemi di riferimento e le esperienze contenute in memoria ci aiutano a dare un senso alla realtà, soprattutto in presenza di stimoli ambigui. La relativa stabilità di tali schemi ci può portare a stereotipi e pregiudizi o a scorciatoie cognitive.

Gli schemi sono soggettivi 2. L’ostinazione a percepire come centrale il proprio punto di vista trasforma la C. in una lotta tra chi ha torto e chi ha ragione. L’attaccamento alle nostre convinzioni d’altronde ci aiuta a non sentire l’ansia che ci assale ogni volta che relativizziamo e facciamo spazio alla percezione dell’altro.

Gli schemi sono soggettivi 3. “Le Notizie” Esercizio : Una persona legge una serie di titoli e brevi articoli di giornale. Al termine gli ascoltatori scrivono le notizie che ricordano. Ognuno poi legge le notizie come le ha ricordate.

Il bravo comunicatore Accetta che la percezione è relativa e soggettiva. Sa che l’attribuzione di significati viene influenzato dagli schemi in memoria. Tiene presente il ritmo tra primo piano e sfondo. Sa che gli altri vedono elementi della realtà che lui non vede. Ma che questo consente di conoscere nuovi punti di vista.

La Montagna per me è …

Per realizzare una C. efficace Essere consapevoli che: Gli schemi attivati per interpretare la realtà ci possono far perdere il rapporto diretto con l’altro e con i fatti. La comunicazione è circolare, cogliere i segnali dell’altro ci permette di correggere la nostra C. durante il flusso. L’uso del feedback favorisce la prosecuzione dell’interazione.

Gli strumenti della GP 1. Distinguere i fatti dalle interpretazioni 2. I 6 livelli dell’esperienza comunicativa 3. La Consapevolezza 4. L’osservazione fenomenologica 5. La comunicazione descrittiva 6. L’ascolto relazionale o attivo 7. Dare e ricevere il feedback

1. Distinguere i fatti dalle interpretazioni Chi comunica esprime quasi sempre un significato personale confondendo la realtà con la sua personale interpretazione. Occorre invece tornare ai fatti, segnalando che la propria opinione deriva dalla propria esperienza. Essere aperti al confronto con l’esperienza dell’interlocutore.

Indossare gli «occhiali dei sensi, dell’esperienza viva, della consapevolezza e del contatto …» permette di osservare la realtà dei fatti, invece di usare l’ interpretazione. (M. Menditto 2006) 1. Distinguere i fatti dalle interpretazioni

1. Distinguere i fatti dalle interpretazioni Esempi InterpretazioniFatti “Il cane è un animale pericoloso” “Ho paura dei cani perché da piccola sono stata morsa da un pastore tedesco” “Francesca è annoiata”“Vedo Francesca che scrive” “Giovanni sei proprio diventato un bravo studente” “Giovanni, vedo che quest’anno stai andando molto bene in matematica”

2. I 6 livelli dell’esperienza comunicativa 1. Cognitivo-verbale (metto in gioco parole, idee, valori) 2. Immaginativo (lascio spazio all’uso della metafora, lascio emergere le immagini che l’ascolto mi suscita) 3. Emozionale (leggo le emozioni che circolano nella relazione) 4. Sensorio (risveglio i sensi per captare i segnali) 5. Corporeo (accolgo i segnali del mio corpo: le spalle si irrigidiscono ecc.) 6. Eroico (amplifico il mio potere personale avendo presente l’interesse comune) Prima di esprimersi focalizzare il tipo di vissuto che si sta provando.

2. I 6 livelli dell’esperienza comunicativa - Esempio “Mentre sto parlando con un amico sono consapevole del livello cognitivo-verbale, delle idee che sto scambiando. Nella foga non mi accorgo che il livello corporeo sta comunicando un’impercettibile rabbia attraverso la tensione delle mascelle. Sono arrabbiata (livello emotivo) perché il mio amico si distrae. Vorrei che mi seguisse perché tengo a condividere questo argomento con lui. Se non mi ascolta nemmeno questa volta interrompo l’amicizia (livello immaginativo). Lo guardo intensamente (livello sensorio). Persevero nel tentativo che il mio amico capisca che questo suo atteggiamento non mi va giù (livello eroico).

2. I 6 livelli dell’esperienza comunicativa Sono una griglia Possiamo utilizzarli in modo personale e originale. Possiamo privilegiarne uno consapevolmente, mentre gli altri 5 sono contemporaneamente attivi. Per acquisire un’esperienza professionale è necessario essere consapevoli dei livelli della comunicazione e poterli usare in modo flessibile. La consapevolezza è il primo strumento nella valigia del professionista.

3. La Consapevolezza Essere coscienti delle proprie sensazioni, azioni, sentimenti, valori, giudizi. E’ il riconoscimento spontaneo di ciò che si è e ciò che non si è, di dove finisce la propria persona e incomincia l’altro E’ la certezza costante dei nostri confini rispetto a un ambiente che preme sui nostri limiti.

3. La Consapevolezza Di cosa sei consapevole ora? Che cosa senti? Che cosa stai facendo ora? Che cosa vuoi ora?

4. L’osservazione fenomenologica Acquisire flessibilità nella percezione, scrollandosi di dosso il proprio e unico punto di vista. Esso è solo una delle percezioni possibili dello stesso fatto. Lo scambio dei diversi punti di vista, consente di relativizzare la propria percezione e amplia la nostra conoscenza.

4. L’osservazione fenomenologica “IO VEDO…” Esercizio: Ognuno a turno comunica qualcosa che osserva di un altro partecipante, cominciando con “io vedo”. L’osservazione deve essere in chiave fenomenologica.

5. La comunicazione descrittiva e gli Indici referenziali Essere in grado di esprimere un messaggio basato sull’osservazione fenomenologica. Per essere semplice e chiaro il messaggio deve contenere degli indici referenziali: Chi – Come – Dove - Quando

5. La comunicazione descrittiva e gli Indici referenziali - Esempio “Un paziente mi sta raccontando...” Gli I.R. forniscono la cornice che delimita e definisce i fatti, l’espressione, l’emozione, il racconto passa da un livello generico a un livello concreto e più coinvolgente.

6. L’Ascolto relazionale o attivo Il problema dell’ascolto è il nostro rumore interno. Quel ronzio interiore dei nostri invadenti dilemmi, che ci allontana dall’empatia. Chi lavora nel campo della Comunicazione deve essere in grado di andare verso il “non pensiero” e avvicinarsi al silenzio.

6. L’Ascolto relazionale o attivo Caratteristiche del buon ascoltatore: Sintonia emotiva o Empatia Postura frontale e rilassata Frequenti segnali di feedback Attenzione ai Segnali Non Verbali

6. L’Ascolto relazionale o attivo I segnali non verbali