Μεγάλη Ἑλλάς La cultura letteraria della Magna Grecia Alcune riflessioni.

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Μεγάλη Ἑλλάς La cultura letteraria della Magna Grecia Alcune riflessioni

Μεγάλη Ἑλλάς, Magna Grecia … … l’antico nome, che definisce insieme un territorio e una fase dell’Italia antica, rievoca la più prestigiosa componente di quella tradizione di cultura che è segno e gloria del nostro Paese.

Nata dall’incontro di genti autoctone con i Greci portatori di una raffinata cultura, la civiltà degli Italioti - come i Greci stessi delle poleis coloniali dell’Italia si designavano - ha diffuso nell’Occidente, con il concorso di Roma, una straordinaria ricchezza di idee innovatrici, di dottrine profondamente meditate, di principi etici saggiati dalla ragione …

… contributi decisivi a quell’inestimabile dono di vocazione filosofica, di spirito scientifico, di sensibilità e di gusto che dall’antichità classica è giunto fino a noi: Pitagora Crotone Velia Leonida di Taranto Ibico di Reggio Nosside di Locri

La storia non finita, anzi, infinita dei Greci che vennero e vissero in Occidente è il frutto di opere ed azioni che sono da considerarsi indiscutibilmente le fondamenta della nostra mentalità e moralità il cui cuore pulsante è la civiltà letteraria.

La grecità coloniale fu tramite alla diffusione della civiltà greca in Occidente: Locri, Reggio, Imera, Thurii, Taranto, Siracusa, per citarne alcune, sono poleis che daranno i natali ad artisti e letterati di tutto rispetto, entrati nella storia della letteratura ed importanti quanto i “colleghi” della Grecia propriamente detta.

Profondo è il legame tra la civiltà e la cultura magnogreca e sicula e la madrepatria. Tra le due realtà c’è forte osmosi, un continuo "do ut des", proficuo e giammai sterile. Gli stessi poeti magno greci erano ammaliati dagli infiniti scorci paesaggistici che la nostra terra offriva, ed offre tuttora, a chi si predispone con animo sensibile ad ammirarla.

Nel VII secolo Archiloco, facendo un confronto con l'isola di Taso, dice che questa non è affatto bella né desiderabile né ερατον, amabile, come la fertile pianura irrigata dalle acque del Siri, oggi Sinni.

Nel V secolo la Magna Grecia viene ricordata ed elogiata da Euripide Nelle Troiane una donna, sapendo che sarà fatta schiava, spera di non ritrovarsi al cospetto di Menelao che ha distrutto Troia e da qui inizia un elenco dei luoghi dove preferirebbe andare: dopo la pianura dell'Olimpo ella cita la regione dell'Etna, ovvero la Sicilia, come terra del desiderio e della bellezza.

Leonida di Taranto La Taranto di oltre duemila anni fa riemerge dai versi di questo poeta colto e ricercato. Leonida è assolutamente certo che la poesia gli darà la gloria e il suo nome resterà immortale nei tempi.

Il lamento dell’esule “Molto lontano dormo dalla terra d’Italia e dalla mia patria, Taranto. Questo è per me più amaro della morte. Tale è la vana vita di ogni nomade. Ma le Muse mi amarono, e per tutte le mie sventure mi diedero in cambio la dolcezza del miele. Il nome di Leonida non è morto. I doni delle Muse lo tramandano per ogni tempo” (trad. S. Quasimodo).

Nosside di Locri Epizefiri L’autrice si vanta di essere “l'unica poetessa d'Occidente, come Saffo lo era stata di Oriente”. Quella di Locri Epizefiri fu la prima civiltà di Occidente ad avere un codice di leggi scritte. Essa fu anche notevole centro di attività culturali ed artistiche, in cui le donne ebbero un grande ruolo.

‘O straniero, se tu navighi verso Mitilene lieta di canti per cogliere il fiore delle grazie di Saffo, dì che io fui amica delle Muse, che nacqui a Locri e sai che il mio nome è Nosside’. A.P. VII,718

Emerge, dalla lettura degli epigrammi superstiti, l'intenzione di Nosside di emulare Saffo, la più celebre poetessa greca, vissuta a Lesbo tra il VII ed il VI secolo a.C. La poesia di Nosside è, come quella saffica, un inno alla vita e all'amore.

Tutto ciò dimostra che vi è una continuità tra le colonie e la madre patria e che dagli scritti di vari autori del passato è possibile immaginare lo scenario culturale e spirituale dell’antica Magna Grecia … … il cordone ombelicale non viene mai reciso, c'è, anzi, una sana ammirazione verso la Magna Grecia.