Guglielmo Marconi
L’aspetto più entusiasmante della scienza è che essa incoraggia l’uomo a insistere nei suoi sogni. La scienza esige una mente duttile. Non serve interrogare l’universo con una formula. Bisogna osservarlo, prendere ciò che esso può dare e poi riflettere con l’aiuto della scienza e della ragione. La scienza mantiene giovani.”
Nacque il 25 aprile 1874 nel centro di Bologna. La famiglia, padre italiano originario della montagna bolognese e madre britannica nata nel sud dell'Irlanda da una famiglia scozzese, soleva passare i mesi invernali nella residenza a Bologna e trascorrere l'estate a Pontecchio nella villa Griffone, perché l'aria di montagna giovasse alla fragile costituzione di Guglielmo che era un bambino estremamente gracile.
In questo salubre ambiente Guglielmo passò la maggior parte della sua infanzia e della sua adolescenza. Ma ciò che doveva migliorare la sua preparazione e dare una decisiva svolta alla sua vita di scienziato fu il suo soggiorno a Livorno dove, oltre che migliorare la sua salute, frequentò un istituto privato presso il quale apprese le basi della fisica dal professor Vincenzo Rosa e raffinò a tal punto la conoscenza di questa materia da essere voluto dallo stesso maestro come assistente durante le sue lezioni nell'Istituto. Proprio in quel periodo iniziò i primi rudimentali esperimenti sui parafulmini e sui primi apparecchi a sensibilità elettrica. Rilevatore di scariche temporalesche usato da Marconi a Livorno nel 1893/94 con relativa antenna a punta di lancia che segnalava le folgori che si scaricavano sul mare.
Guglielmo Marconi con la sua famiglia a Pontecchio
Rientrato a Pontecchio, continuò le sue ricerche, anche basandosi sulle esperienze di Hertz di cui aveva letto alcuni articoli e dopo alcuni contatti con l'illustre professore Augusto Righi, giunse nel 1895 all'esperimento decisivo che provò la possibilità di trasmettere a distanza, per mezzo delle onde hertziane, segnali telegrafici senza ricorrere a fili di collegamento.
Il Primo ricevitore realizzato da Marconi per le prime esperienze di radiotelegrafia a distanza
Dopo quella prima scoperta seguirono numerosissime altre esperienze condotte per lo più in Inghilterra, dove si era trasferito e dove all'epoca la sua scoperta fu capita e incoraggiata: la flotta commerciale inglese era quell'epoca la più potente del mondo e poteva giovarsi della nuova invenzione per aumentare la sicurezza. Ricostruzione funzionante con componenti d'epoca di una stazione navale Marconi Wireless
Guglielmo Marconi a S. Giovanni di Terranova 1901 La prima grande utilità della nuova invenzione fu quella di mettere in contatto immediato le navi in mare con la terraferma. Nel 1899 fece il primo collegamento radio attraverso la Manica dalla Francia all'Inghilterra e nel 1901, a soli 27 anni, riuscì a collegarsi telegraficamente da Poldhu nella punta estrema della Cornovaglia, con Terranova, nell'America Settentrionale.
Molte altre trasmissioni transoceaniche e transcontinentali vennero effettuate negli anni successivi. Due drammatiche occasioni in cui fu decisivo l'uso della telegrafia senza fili per il salvataggio di vite umane in mare furono il disastro del lussuoso transatlantico "Titanic", avvenuto durante il suo viaggio inaugurale, seguito dall'incendio del "Volturno".
Nel 1924 Guglielmo Marconi riuscì a trasmettere per la prima volta la voce umana fra l'Inghilterra e l'Australia e nel 1930 il panfilo Elettra, ancorato a Genova, riuscì a trasmettere a Sidney in Australia a ben ventiduemila chilometri di distanza un segnale che provocò l'accensione dell'impianto di illuminazione del municipio di quella città. Morì nel 1937 e fu sepolto nel mausoleo di Pontecchio.
Museo di Villa Griffone Pontecchio
Ci sono stati tre grandiosi momenti nella mia vita di inventore. Il primo, quando i segnali radio da me inviati fecero suonare un campanello dall’altro lato della stanza in cui stavo svolgendo i miei esperimenti; il secondo, quando i segnali trasmessi dalla mia stazione di Poldhu, in Cornovaglia, furono captati dal ricevitore che ascoltavo a San Giovanni di Terranova, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico a una distanza di circa km; il terzo è ora, ogni qualvolta posso serenamente immaginare le possibilità future e sentire che l’attività e gli sforzi di tutta la mia vita hanno fornito basi solide su cui si potrà continuare a costruire. [ dicembre 1935]