INTERVISTA AL SIGNOR ANTONIO BONGIOVANNI Un’ intervista in cui Antonio ci racconta della sua migrazione in Argentina. Antonio non è solo, insieme a lui ci sono i suoi tre figli (Mimmo, Cesare e Maura) e la sua giovane moglie (Giovanna).

1 Come si è sentito al momento della partenza? Mentre aspettavamo l' arrivo del treno per portarmi a Genova pensavo ai bei momenti passati in patria, ma avevo buoni propositi per me e per i miei figli. speravo che in America la vita sarebbe stata migliore, date le voci che giravano tra noi contadini...

2 Com'è stata la vostra partenza in treno? Ero decisamente emozionato, ad un certo punto sono scoppiato in lacrime, non sapevo se le lacrime fossero provocate dalla tristezza di lasciare la mia terra oppure dalla felicità di esplorare nuovi posti, di trovare un posto migliore per vivere e magari di arricchirmi.

3 Una volta arrivati a Genova cosa avete fatto? Ci siamo fatti spazio fra la folla e ci siamo imbarcati su una nave chiamata Santa Maria, diretta verso l' America. Precisamente verso l' Argentina...

4 Il viaggio in nave è stato veramente stremante, 15 giorni in mare, tutti ammassati, sotto il sole tutto il giorno. Mio figlio pativa il mal di mare e vedere lui soffrire mi dava l' angoscia. Inoltre ogni tanto il motore dell'imbarcazione ''sbuffava'', cosi tutti i passeggeri, compreso io, avevamo il terrore che la nave avesse qualche problema al motore.

5 Come siete arrivati a Buenos Aires? La Santa Maria si accostò al porto, i portuali spalancarono i grandi portoni della nave. le persone scesero con i bagagli sottobraccio, gli americani ci guardarono e dissero parole in spagnolo, probabilmente degli insulti.

6 Arrivati in America bisogna effettuare qualche registrazione? Certo, una volta sbarcati, bisogna fare una lunga fila per arrivare all'ufficio registrazioni. Particolari erano gli sguardi degli americani, i quali ci guardavano con disgusto.

7 In Argentina c' erano alcuni centri d' accoglienza per voi immigrati? Si, ve ne erano pochi, dei grandi capannoni molto affollati che offrivano cibo solo il primo giorno dopo lo sbarco.

8 Come ti è sembrata Buenos Aires ? Era una città triste, abbastanza affollata, con numerosi mezzi di trasporto tra cui la metropolitana che ci portò alla ferrovia Buenos Aires- Còrdoba.

9 Una volta arrivati alla ferrovia cosa avete fatto? Siamo saliti su un treno a vapore diretto a Còrdoba, il treno era molto piccolo e sui vagoni c' era un odore sgradevole di carbone bruciato, sommato al tanfo delle persone che da mesi non si lavavano. Il viaggio non durò molto, ma lì sopra il tempo non passava, i miei bambini continuavano a chiedermi:-Papà, quando arriviamo?-.

10 Arrivati a Còrdoba dove si è recato? Appena arrivato passai per l' ufficio burocratico della città... la commessa ci consegno il permesso di soggiorno nel paese. Usciti dalla stazione fummo stupefatti dalla bellezza della città, anche se bisognava sbrigarsi a raggiungere a locanda per fare un pasto, era da due giorni che non mangiavo cibo decente.

11 Dove avete alloggiato durante il primo anno col permesso di soggiorno? La segretaria ci aveva descritto la nostra nuova abitazione come una casa decente, ma fummo tutti stupiti perché dovevamo abitare dentro a delle capanne malconce, fatte di lamiere di metallo accatastate.

12 Che tipo di lavoro avete trovato? Mia figlia in pochi giorni trovò una sistemazione in una fabbrica tessile, mia moglie invece nel giro di due mesi trovò lavoro in un filatoio molto distante da Còrdoba. Io e i miei figli comprammo una piccola fattoria, in cui allevavamo polli per produrre carne e galline per produrre uova.

Lavoro di Luca Liprandi, Michele Aimo, Giovanni Mamino, Emir Sejfuli, Lorenzo Levrero.