L A TEORIA DELLA V ALUTAZIONE DI J. D EWEY C AP. VI: I L CONTINUUM FINI MEZZI A cura di Chiara Nobili & Arianna Caporusso.

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L A TEORIA DELLA V ALUTAZIONE DI J. D EWEY C AP. VI: I L CONTINUUM FINI MEZZI A cura di Chiara Nobili & Arianna Caporusso

Una storiella narra che: la carne di maiale arrostita fu la prima volta gustata quando una casa in cui erano rinchiusi dei maiali fu accidentalmente distrutta da un incendio. Mentre rovistavano fra le rovine, i proprietari toccarono i porci che erano stati arrostiti dal fuoco e si scottarono le dita. Portando impulsivamente le dita alla bocca per raffreddarle, sperimentarono un nuovo sapore. Trovandolo gustoso, da allora in poi si misero a costruire case, a rinchiudervi dei maiali e quindi a farle bruciare.

Da questo racconto si evince che: - Se il valore dei fini in vista fosse del tutto indipendente dai mezzi, allora non vi sarebbe niente di assurdo nell’episodio narrato - Se, invece, il fine raggiunto venisse stimato in relazione ai mezzi utilizzati, allora il metodo è da considerare del tutto inadeguato

La storia pone l’accento su una duplice questione Godimento immediato È procurato dal gusto della carne di maiale arrostita Valore intrinseco Dipende dai mezzi utilizzati per raggiungere il fine in questione

…Inoltre, la storia cerca di spiegare il significato della massima: “ il fine giustifica i mezzi ” Confrontando tale massima con la realtà sono state proposte due concezioni: I mezzi selezionati per raggiungere il fine produrranno solo il fine scelto e non altre conseguenze Le altre conseguenze paragonate con l’importanza del fine scelto si possono ignorare

La massima descritta evidenzia la concezione di Dewey dei fini in sé. Cioè, il fine dotato di valore a prescindere da tutte le sue relazioni esistenziali

A questo punto, Dewey fa emergere una concezione fondamentale: non esiste una distinzione netta tra mezzi e fini. Entrambi fanno parte di un Continuum I fini rappresentano mezzi per raggiungere ulteriori fini

Molto spesso le persone non riescono a considerare il fine da raggiungere come mezzo per determinare ulteriori conseguenze. Il fine viene considerato come finale, cioè arresto del ciclo di eventi Il fine in sé non può essere considerato come base per la costruzione della teoria della valutazione Dunque

Se la concezione dei fini in sé venisse abbandonata, gli esseri umani si troverebbero per la prima volta in condizione di formarsi fini in vista sulla base di eventi empiricamente fondati

Il fine in vista si verifica quando la situazione reale è caratterizzata da problematiche e desideri Il valore dei fini è stimato in base alla capacità che esso ha di soddisfare i bisogni/desideri Quindi

A conclusione di questo, Dewey introduce il concetto di fine raggiunto. Quest’ultimo è un’organizzazione di attività, dove per organizzazione si intende una coordinazione di tutte le attività che ne fanno parte come fattori Il fine in vista costituisce il mezzo per effettuare questa coordinazione e quindi il Continuum temporale delle attività

Ribadendo il concetto esposto finora da Dewey, i fini non sono separati dai mezzi. Se lo sono, rappresentano casi anormali e le conseguenze che ne derivano si definiscono mali necessari (frutto di attività non intelligenti) I risultati, derivati da un’attività mal condotta e poco intelligente, daranno scarsa stabilità alle analisi che seguiranno.