Breve introduzione alla Commedia di Dante

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Transcript della presentazione:

Breve introduzione alla Commedia di Dante Lezioni d'Autore

Parole Commedia: secondo il sistema classico dei generi letterari, la commedia è un’opera che presenta un inizio difficile, talvolta tragico, ma che si conclude con uno svolgimento felice. La commedia era tradizionalmente un genere ‘basso’, mentre l’epica e la tragedia erano i generi ‘alti’. La scelta della commedia da parte di Dante impone una conseguente scelta linguistica: dai toni del sermo humilis caratteristici dell’Inferno alla raffinatezza lessicale e sintattica del sermo sublimis del Paradiso.

Cantica: componimento poetico in uno o più canti; in partic Cantica: componimento poetico in uno o più canti; in partic. ciascuna delle tre parti della Divina Commedia: - Inferno: 34 canti (un canto è considerato di introduzione a tutta l’opera), Purgatorio: 33 canti, Paradiso: 33 canti. Canto: ciascuna delle parti in cui è diviso un poema o una cantica. Nella Divina Commedia i canti sono di un numero variabile tra i 115 e i 160 versi, in terzine di endecasillabi.  

Terzina: strofa composta da 3 versi endecasillabi, caratterizzati di solito dalla cesura (una sorta di pausa segnalata o meno dalla punteggiatura) dopo la V o dopo la VII sillaba.   Rima incatenata: rima che segue lo schema ABA BCB CDC DED EFE.

L’annuncio della Commedia Secondo molti critici, il più remoto annuncio della Commedia da parte di Dante stesso si trova alla fine della Vita nuova (terminata nel 1292, prima della morte di Beatrice), laddove nel capitolo XLII l’autore afferma: “Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei”.

Verso il Paradiso Dante si rende conto che un’opera come la Vita nuova, improntata sui canoni dello Stilnovismo, non è in grado di collocare né la figura di Beatrice, né tantomeno la concezione dell’amore, all’interno di un adeguato contesto di riferimento. Occorreva allontanarsi dal contesto municipale, sia come composizione sia come pubblico di riferimento. Di qui la volontà e il progetto di cantare la lode di Beatrice in un universo polisemico, quello dei tre regni oltremondani.

Secondo questa lettura critica, ormai ampiamente condivisa, l’Inferno e quasi tutto il Purgatorio sono una lunga pausa densa di attesa, che tende verso l’apparizione di Beatrice, ormai beata e assunta nella candida rosa, la sede eterna di tutti i beati.

La Commedia è un poema allegorico-didattico (14.233 endecasillabi). La struttura La Commedia è un poema allegorico-didattico (14.233 endecasillabi). Le tre cantiche descrivono i tre regni ultraterreni cui sono destinate le anime dei cristiani: l’Inferno ospita i dannati per tutta l’eternità; il Purgatorio è un luogo di passaggio in cui le anime degne di redenzione scontano i peccati commessi nella vita terrena, fino a raggiungere la purificazione per ascendere al Paradiso; il Paradiso è il regno in cui le anime godono per sempre della beatitudine con la contemplazione di Dio e il far parte di un unicum che completamente si confà alla volontà divina.

La genesi dell’opera Dante comincia la composizione dell’opera nel 1308 circa e vi attende per tutto il resto della sua vita. Pubblica l’Inferno nel 1312 circa, il Purgatorio nel 1318 circa, ma non pubblica il Paradiso, che pure risulta completo al momento della sua morte (1321).

La figura di Dante, poeta e viaggiatore Dante sente di essere stato prescelto per vivere un’esperienza totalizzante da riportare al mondo attraverso la scrittura. È un compito per il quale si sente (finge di sentirsi) inadeguato, ma sarà confortato dalla presenza di guide che lo condurranno e soprattutto lo sosterranno. Il percorso di Dante inizia nella selva oscura, nel suo trentacinquesimo anno di età, e si svolge nella settimana santa dell’anno giubilare 1300.

Il viaggio di Dante prevede una discesa, in senso letterale, ad inferos, nel regno dei dannati, che il pellegrino percorre accompagnato da Virgilio (la Ragione) per volontà della Vergine Maria (la Grazia). È Maria ad avere spinto santa Lucia a chiedere a Beatrice di sollecitare l’intervento di Virgilio.

Tutto il poema va letto in chiave allegorico-didattica. Secondo quanto teorizzato da Dante stesso, infatti, l’allegoria consente di mostrare al lettore immagini di facile interpretazione in chiave cristiana e morale. La selva in cui Dante smarrito si ritrova, inconsapevole di come abbia fatto a entrarci, rappresenta il peccato; il sonno che gli ottunde i sensi è l’abbandono della ragione e della retta vita; ogni personaggio assume un ruolo simbolico; l’insistita ricorrenza del numero tre rimanda ovviamente alla Trinità.

La struttura dell’Inferno dantesco Con la sua discesa nell’Inferno, Dante vede quale sia il destino dei peccatori, che sono suddivisi in nove gironi concentrici, sempre più piccoli: l’Inferno si presenta, infatti, come un cono rovesciato. Nel punto più profondo è Lucifero che un tempo era il più caro degli angeli di Dio, ma che poi, macchiatosi del peccato di superbia, è stato scaraventato nel centro della Terra, dove è rimasto conficcato all’altezza della vita. Nei vari gironi le anime dei peccatori scontano una pena comminata sulla base della legge del contrappasso.

Secondo la legge del contrappasso, le anime dannate subiscono un tormento che – per antitesi o per analogia – è ideato in base al peccato compiuto. La gravità dei peccati aumenta man mano che ci si avvicina la centro della Terra, allontanandosi, quindi, dal cielo.

La visita dei gironi infernali colpisce nel profondo Dante che si trova spesso nella condizione di excessus mentis: da una parte perché l’esperienza vissuta dal Dante personaggio è davvero coinvolgente e totalizzante, dall’altra perché Dante autore ha talvolta bisogno di una sorta di ‘effetto speciale narrativo’ per passare da un girone all’altro, vista la conformazione del cono infernale.

Dal Purgatorio al Paradiso Il battito delle ali di Lucifero forma una tempesta di vento che ghiaccia il Cocito, il lago formato dalla confluenza di tutti i fiumi infernali, che forma la "gelata" dell'ultimo cerchio ove sono confitti i traditori. Dopo la terribile visione di Lucifero, Dante e Virgilio passano attraverso il centro della Terra per approdare alla base della montagna del Purgatorio la cui vetta, piatta, è la sede dell’Eden.

Dante visita le sette cornici in cui è suddivisa la montagna del Purgatorio (anche qui le anime si purificano in base della legge del contrappasso). Nel Paradiso terrestre Dante incontra finalmente Beatrice, che lo condurrà in Paradiso, dopo un rito di purificazione.

Le anime passano in tutte le cornici (disposte, simmetricamente all’Inferno, dal peccato più grave al meno grave), ma si soffermano solo in quelle in cui devono scontare peccati commessi durante la vita; conoscendo peraltro da sole il momento dell’avvenuta espiazione. Il Purgatorio, unico dei tre regni, ha caratteristiche ‘umane’: vi scorre il tempo, vi è condivisione amorosa delle esperienze, vi sono paesaggi realistici.

Nel Purgatorio, Dante partecipa in modo sentito alle pene scontate dalle anime purganti, soprattutto nella cornice dei superbi e in quella dei lussuriosi, rispettivamente la prima e l’ultima, quasi a voler sottolineare la chiara consapevolezza della propria indole umana. La gioia delle anime tutte per l’ascesa al Paradiso di ciascuna di esse è possibile grazie a una sorta di terremoto che scuote la montagna del Purgatorio ogniqualvolta un’anima concluda il suo cammino di purificazione.

Di tutt’altro tenore sarà l’esperienza vissuta da Dante in Paradiso, dove una luce progressivamente più forte lo accompagnerà, con la guida di Beatrice, a una finale e rapidissima visione di Dio, che l’autore confesserà di non avere gli strumenti per descrivere in modo adeguato. L’atmosfera del Paradiso è molto rarefatta e astratta. Come l’Inferno, il Paradiso è un regno eterno, è assente anche qui, dunque, uno scorrere del tempo che prescinda dalla presenza di Dante.

Nel Paradiso sono assai meno numerose le anime incontrate da Dante. i dialoghi con i beati sono più complessi, sia linguisticamente sia per quanto riguarda i contenuti. La sosta nei vari cieli più lunga e meditata. La salita verso i cieli avviene senza che il poeta-pellegrino ne abbia alcuna percezione fisica (sebbene egli compia tutto il viaggio munito del suo corpo mortale, un particolare che è costantemente ricordato ai lettori). Tuttavia, aumenta, salendo, la luminosità emanata dall’anima di Beatrice.

FINE Lezioni d'Autore