Peter Handke/ Wim Wenders Il nuovo “Wilhelm Meister” – Tra letteratura e cinema
Wenders, bio Nasce tra le macerie 1945 dopo i primi due film che facevano i conti col passato tedesco (Falso Movimento, 1974 – per es.) Periodo lungo di assenza dalla Germania, rifiuto della Heimat e immersione in un altrove – l ’ America: Paris Texas, 1984…
Il cinema di Wenders è legato alla poesia postmoderna (cfr. Handke, Waterhouse) e alla tradizione cinematografica della Repubblica di Weimar “ I film scaturiscono sempre da un desiderio e da una improvvisa folgorazione della mente ” (W.W., Die Logik der Bilder, Frankfurt am M. 1988, p. 93)
Falso Movimento, 1974 riscrittura di J.W. Goethe, Wilhelm Meisters Lehrjahre Handke su questo soggetto : Non era nelle mie intenzioni fare una ricostruzione storica. Intendevo invece trattare la situazione storica di chi se ne va, di chi si mette in cammino per imparare, per diventare altro, per diventare, dunque, tutto quel movimento. Era anche quanto - ne sono sicuro - ha interessato Goethe: un movimento ovvero lo sforzo di intraprendere un movimento. Con una differenza però: la coscienza e il paesaggio tedesco sono molto mutati da allora, trasformandosi in peggio. Il grande gesto ancora possibile duecento anni fa per Goethe, il grande movimento, il grande viaggio, il grande cammino, l'atto di andar via si realizza nella mia sceneggiatura unicamente come esplosione all'interno della storia e rientra nella realtà esterna soltanto sfiorandola." (…)
Impossibile Bildung In Falso movimento Wilhelm sente l'impossibilità di stabilire un rapporto con gli altri, impossibilità dovuta principalmente al suo ruolo di scrittore che lo isola dalla realtà circostante. All'inizio del film egli dice: «Voglio diventare scrittore, ma come, senza provare interesse per la gente?». La stessa decisione di partire è più un cedere alle insistenze della madre che lo incita all'azione, che non una deliberata scelta dettata da una volontà autonoma. Così Wilhelm parte, conosce gente e vive le sue esperienze, ma sempre con l'occhio di chi se ne sta all'esterno e passivamente in disparte
Personaggi la parte principale Wenders la affida alla recitazione del "fedele" Rüdiger Vogler (l'unico attore presente in tutti e tre i film della trilogia della strada), affiancato da Hanna Schygulla nel ruolo di Therese e dalla quattordicenne, esordiente Nastassja Kinski in quello di Mignon. Wenders introduce in questo film la tematica riguardante lo stretto rapporto che intercorre fra Arte e Vita, prendendo spunto dal tema classico del viaggiatore di stampo romantico che "lascia tutto per andare alla ricerca del Tutto."
Handke, a proposito di questo aspetto della psicologia di Wilhelm "È una cosa così fanciullesca ed ha anche qualcosa di abietto. Wilhelm ha certo degli slanci, ma colpisce veramente solo quando rimane in silenzio tra gli altri, quando ascolta. (...) Wilhelm Meister non è il vero e proprio eroe. Gli eroi nella mia storia sono altri personaggi, per esempio l'industriale nella sua casa o l'attrice. Wilhelm li attrae per poi abbandonarli, per mostrare qualcosa di sé. Essi sono molto più cordiali e coraggiosi di lui che è soltanto un curioso, che non si lascia affascinare da nulla. Dichiara sempre che ha intenzione di scrivere, vuole esprimere ciò che vede. Gli eroi sono gli altri." (…).
Wenders sul titolo "Tutto il film si basa sul sottile discrimine che passa tra giusto e falso. Abbiamo cercato in ogni modo di evitare che Wilhelm e in generale gli altri personaggi non agissero mai in modo del tutto giusto. Anche i rapporti tra i personaggi non sono né giusti né falsi, ma sempre in bilico tra giusto e falso. Una volta sembra che Wilhelm abbia agito in modo retto, il momento dopo si vede che non se n'è accorto e distrugge di nuovo tutto. Perciò il film s'intitola Falso movimento." (…). "Nel film, allora, volevamo raccontare la storia di un tale che spera di capire le cose viaggiando e a cui accade l'esatto contrario. Alla fine infatti si renderà conto che il suo movimento non lo ha portato a nulla; anzi, in realtà, non si è spostato di un centimetro. Da ciò il titolo." (…). La falsità di questo movimento sta nel fatto che Wilhelm, pur compiendo il suo viaggio in conformità a quelle che nella letteratura tedesca erano state le prerogative del Bildungsroman (romanzo pedagogico) e quindi andando alla ricerca di una propria identità, si ostina tuttavia a voler vivere attraverso le emozioni di altre persone, proiettandovi se stesso senza parteciparvi attivamente. Alla fine del film, dopo aver incontrato questi personaggi da cui egli stesso si separa, scoperta l'impossibilità di rispondere con la letteratura al bisogno primario di sentirsi un tutt'uno col mondo in cui vive, Wilhelm si ritrova ad accettare l'illusorietà della sua vocazione e scopre la vanità della scrittura. (…)