Dalla tragedia di Euripide alle trasposizioni moderne Medea: la straniera
Medea Alvaro Grillparzer (tragedia in due tempi) (tragedia in cinque atti) Pone l’accento sul fatto Pone l’accento sul che Medea è estranea fato e sulle in una comunità chiusa condizioni avverse affrontate da Medea Medea è discriminata Medea è fragile
La figura di Medea
In Euripide Donna con forti difficoltà di adattamento nella società di Corinto: si sente una straniera: ( “io sola sono, senza patria, e oltraggio mio marito mi fa, che me rapiva da una barbara terra; e non ho madre, non fratello o parente, a cui rivolgere possa l'approdo in questa mia sciagura”) Maga e fattucchiera fiera delle sue origini: ( “se qualche via, se qualche astuzia io posso escogitare, onde allo sposo infligga del mal ch'esso mi fa la giusta pena... ” )
In Euripide Donna forte dotata di grandi capacità dialettiche in particolare nei dialoghi con Creonte : ( “Ma non temermi: ch'io non son, Creonte, in tale stato che i sovrani insidii” ) e con Giasone ( vv. 499: “ ὡ ς ϕ ίλ ῳ γάρ ὄ ντι σοι κοινώσομαι[…]” ) Decisa e ferma nei suoi propositi – la vendetta contro lo sposo:- ( “v : “E capisco quali mali dovrò sostenere, ma più forte dei miei propositi è la passione, la quale è per gli uomini causa dei più grandi mali”) nonostante qualche primo momento di esitazione: ( “vv e v. 1009: “α ἰ α ῖ […]α ἰ α ῖ μαλ’α ὖ θις[…]”)
Medea di F. Grillparzer Donna non fiera delle sue origini : (“[…]non c’è mai stata la Colchide né i suoi dei, tuo padre non è mai vissuto, tuo fratello non è morto … prova a credere che il tuo sposo, il traditore, ti ha amata […]”). D isposta a tutto per “sotterrare” le proprie arti magiche e adattarsi alla nuova realtà in cui vive: (“ Sì, seppellisci pure le tracce del tuo agire, ma ciò che hai fatto, non lo seppellirai mai!”.) Determinata a riconquistare il marito Giasone, di cui è ancora innamorata, confidandosi con la stessa Creusa- personaggio che assume più spessore- : (“ C’è solo lui, esiste solo lui, nel vasto mondo, e tutto il resto, gli altri, sono soltanto strumenti nelle sue mani[…]”)
Lunga notte di Medea di Alvaro Medea è perseguitata da una leggenda che la lega ancora profondamente alla sua terra : (“ No. Tu volesti celebrare le nozze in modo degno di un dio. Volesti che io stendessi il vello d’oro sul letto…… tu sai che su un figlio concepito in quel modo, pesa la profezia che egli sarà sbranato da una leonessa.”) Medea non ama più Giasone e più di lui odia profondamente Creusa che lo ha strappato dal letto coniugale: (“Dove vai Creusa? Dove vai!Puttanella che fai)
Rapporto Medea - Giasone
In Euripide Medea non è succube del marito, anzi, cerca in tutti i modi di farlo cadere in fallo: grande capacità oratorie ( “Trarre profitto io non potrei dagli ospiti tuoi, né gradire checchessia di tuo, e tu non offerirmelo: ché i doni dei tristi, mai vantaggio non arrecano.” ) Giasone cerca di tenere un atteggiamento distaccato ma si contraddice volendo aiutare Medea: incoerenza nei discorsi : (“Se per l'esilio dei fanciulli e tuo vuoi dalle mie sostanze alcun viatico, dillo: con larga mano io pronto sono ad offrirlo … Eppure, i Numi testimoni invoco che sovvenire in tutto i figli e te io bramerei.” )
Medea di F.Grillparzer Medea fa di tutto per riconquistare il suo amato e, in particolare nei dialoghi con Creusa, emerge il suo grande attaccamento per Giasone: ( “L’odio è per me, l’amore per Giasone.”) Giasone, al contrario dell’opera euripidea, appare più sicuro di sé : una “Medea al maschile” capace di persuadere attraverso il dialogo : (“….. È il mondo che ti ha condannata, sono gli dei che ti hanno condannata e io ti abbandono al loro giudizio!E se ti cade addosso te lo sei meritato!”)
Lunga notte di Medea di Alvaro Al contrario di quanto accade nella tragedia euripidea, questa Medea non ha grandi dote oratorie: spesso infatti è Giasone a tenere in pugno il dialogo; Medea assume un ruolo marginale e si limita a brevi interventi “isterici”: (“Miserabile! Che in un’impresa sei veramente grande:nell’ingannare una donna!” - Con un lampo si avventa su Giasone con un pugnale levato ….-)
Lo snodo finale
In Euripide Vista l'indifferenza di Giasone, malgrado la disperazione della donna, Medea medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Creusa, la quale, non sapendo che il dono è pieno di veleno, lo indossa per poi morirne fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch'egli il mantello, morendo. La vendetta di Medea non finisce qui. Per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui, condannandolo all'infelicità perpetua.
Medea d i F. Grillparzer Dopo aver portato a termine la propria vendetta, la donna si allontana da Corinto, mentre il suo sposo resta al fianco del re Creonte, sconvolto per la morte della figlia: lo stesso re impone l’esilio all’eroe. Giasone è dunque costretto ad allontanarsi ed a vagare come un eremita; durante il lungo peregrinare, nei pressi di una capanna, il giovane rincontra Medea, la quale getta su di lui la propria maledizione: “Per te inizia una vita piena di dolore, ma qualunque cosa accada, resisti e cerca di essere nella sopportazione più forte di quanto lo sei stato nell’azione[…]”.
Lunga notte di Medea d i Alvaro Dopo il suicidio di Creusa una folla inferocita si dirige nel palazzo di Medea che, per non obbligarli ad una vita di esilio e sottrarli alle torture della calca, uccide i propri figli. (“Essi non hanno più da temere, ormai, né il padre, né la madre, né gli uomini”)
FINE