La questione della lingua e la riflessione sulla letteratura del Seicento
La questione della lingua Storia Che cos’è? La questione della lingua La questione della lingua italiana nel Seicento Solo in Italia?
Che cos’è? I destini dell’italiano; I caratteri costitutivi; E’ il lungo dibattito attorno alla norma e all’identità dell’italiano La discussione tocca vari temi come: I destini dell’italiano; I caratteri costitutivi; Il ruolo di lingua ufficiale o nazionale; I rapporti con i dialetti,con le lingue di minoranza o le lingue straniere; Le questioni di grafia e ortografia; Distanza interposta tra scritto e parlato; Uso della lingua antica o la preferenza per la modernità; L’adozione o il rifiuto dei neologismi.
Storia Alcuni considerano il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri come il punto di inizio della questione della lingua , anche se l’opera non suscitò un grande dibattito; Quattrocento: L.B.Alberti 1° grammatica della lingua italiana; Cinquecento: ci sono principalmente tre correnti di pensieri; Seicento: tre edizioni del Vocabolario della Crusca; Settecento: - IV edizione del Vocabolario della Crusca; -violente reazione illuministe contro l’autorità della Crusca; -Melchiorre Cesarotti Saggio sopra la lingua italiana; Ottocento: Alessandro Manzoni, Vincenzo Monti, Antonio Cesari furono alcuni dei tanti partecipi del dibattito sulla lingua di questo periodo; Novecento: si accentuò la politica di contenimento dei dialetti;
Solo in Italia? No, la questione della lingua non è esclusiva dell’Italia Francia: nel 1635 fondazione dell’Académie française per opera del cardinale Richelieu istituto garante e custode della lingua
La questione della lingua nel Seicento Il latino era ancora la lingua predominante in Italia : l’insegnamento nelle università e nei collegi dei gesuiti così come la stesura della maggior parte delle opere filosofiche,scientifiche e teologiche era ancora in latino. L’italiano inizia a prendere spazio come lingua adottata in ambito culturale soprattutto grazie all’esempio di Galileo Galilei, che dal 1612 decise di utilizzarlo per i suoi scritti scientifici. I vari dialetti dominavano nella comunicazione orale e iniziarono anche a diffondersi nella produzione letteraria scritta. Forte posizione di difesa dell’italiano del popolo fiorentino del Trecento da parte dell’Accademia della Crusca.
L’Accademia della Crusca
NASCITA Nata da conversazioni dette cruscate(1570-1580),l’Accademia formalizzò il proprio statuto grazie a Leonardo Salviati, il quale dette un nuovo significato al nome di Crusca, fissando l’uso della simbologia relativa alla farina e attribuendo all’Accademia lo scopo di separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca, secondo il modello di lingua già promulgato dal Bembo (1525) e ripresi poi dallo stesso Salviati che prevedeva il primato del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento. Vengono tradizionalmente indicati come i fondatori della Crusca Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de’ Rossi, l’Inferigno, cui si aggiunse nell’ottobre 1582 Leonardo Salviati, l’Infarinato.
SIMBOLI ACCADEMIA Si scelse come simbolo dell’Accademia il frullone, lo strumento che si adoperava per separare il fior di farina dalla crusca, e come motto il verso del Petrarca “il più bel fior ne coglie”. Gli accademici utilizzavano delle pale come stemmi personali. Esse riportavano il nome del possessore accademico, il motto e un’immagine, legata sempre ad ambiti agricolo-domestico-culinari, il cui significato d'uso, attraverso l'innalzamento ad emblema, viene modificato e subisce uno slittamento metaforico.
Le tre edizioni del Vocabolario della Crusca del Seicento - Nel 1612 venne pubblicato a Venezia la prima edizione del Vocabolario della Crusca. I criteri di scelta del lessico furono quelli esposti da Salviati nelle Annotazioni alla rassettature del Decameron. L’edizione del 1612 non conteneva autori provenienti da Quattrocento,Cinquecento in quanto Salviati e l’Accademia affermavano che la lingua da parlare e scrivere in Italia doveva essere il fiorentino trecentesco.L’edizione del 1612 fu giudicata da quattro accademici:Carlo Macinghi,Francesco Marinozzi,Piero Segni e Francesco Sanleolini. La seconda edizione del vocabolario venne pubblicata nel 1623, sempre a Venezia, a cura di Bastiano dè Rossi. Non ci furono grandi modifiche , anche per quanto riguarda le dimensioni (sempre un unico volume).
-La terza edizione, uscita nel 1691 e per la prima volta stampata a Firenze (dopo le prime due edizioni stampate a Venezia) con dedica a Cosimo III de’ Medici, costituisce, sotto diversi punti di vista, un’opera non solo accresciuta quantitativamente (tre volumi), ma anche rinnovata qualitativamente: alla sua lunga compilazione (i lavori iniziarono nel 1648) parteciparono anche uomini di scienza come Redi e Magalotti; Leopoldo de’ Medici, fondatore dell’Accademia del Cimento e protettore dell'Accademia della Crusca, dette il suo personale contributo raccogliendo termini tecnici di arti e mestieri che, per la prima volta, faranno la loro timida apparizione tra le voci del Vocabolario insieme agli astratti verbali, ai diminutivi, ai superlativi e agli accrescitivi. Per questa edizione furono spogliati una cinquantina di autori antichi e altrettanti moderni tra cui il Tasso, il Segneri, il Pallavicino, sempre citati in mancanza di attestazioni antiche o per dimostrare l’effettivo uso di una parola.
CRITICHE E POLEMICHE Un notevole oppositore del vocabolario fu Paolo Beni che nel 1612 pubblicò L’Antricrusca nel quale contrapponeva ai canoni di Salviati gli scrittori del Cinquecento, in particolare Tasso, in base al principio che la lingua italiana esisteva come patrimonio comune,distinta dal fiorentino. La maggior parte del trattato di Beni è dedicata a polemizzare soprattutto contro la lingua di Boccaccio e del Trecento. Un altro oppositore fu l’accademico Lorenzo Magalotti, il quale criticava l’impostazione del vocabolario che privilegiava il fiorentino del Trecento, affermando che il vocabolario non serviva solo ai fiorentini ma anche ai romani,milanesi,napoletani ecc.
VOCABOLARI EUROPEI Gli altri vocabolari europei, costruiti a imitazione del vocabolario della crusca, vennero pubblicati a grande distanza : il Dizionario dell’Accademia francese nel 1694 ad opera di Gilles Mènage, quello dell’Accademia spagnola nel 1726-1739,il Dizionario della lingua inglese di Ben Jonson 1745-1747. Mènage nel 1669 pubblicò le Origini della lingua italiana,un dizionario etimologico della lingua italiana
RIFLESSIONE SULLA LETTERATURA
La riflessione sulla letteratura Il superamento del modello di Tasso Caratteri generali La riflessione sulla letteratura Autori e correnti critica
CARATTERI GENERALI Sulla letteratura barocca, in particolare su quella italiana, ebbe una fortissima influenza la Controriforma, che tramite la congregazione del Sant'Uffizio, impose pesanti restrizioni riguardo agli argomenti che potevano e non potevano essere trattati, stilando ogni anno l'Indice dei libri proibiti. La letteratura barocca si oppone alla tradizione rinascimentale basata su regole codificate, come la regolarità, la misura, l'equilibrio, proponendo invece la ricerca del meraviglioso, la libera invenzione, il gusto del fantastico. Le forme pastorali e mitologiche utilizzate a tal scopo, indicano da una parte il tentativo di approfondire il mondo fantastico come specchio del reale ma anche dell'inverosimile, e dall'altra invece la formazione di una nuova realtà mondana incapace di penetrare autenticamente nel tessuto di costume. In conseguenza delle scoperte scientifiche, geografiche che alterano la dimensione del mondo e del cosmo noto, viene alterato l'equilibrio presente nel Rinascimento tra uomo e universo. Con Marino c’è una ripresa del concetto di meraviglia, utilizzata per stupire il lettore e per fare in modo che ammiri l’opera che sta leggendo e l’ingegno dell’autore.
TASSO Durante il Barocco la maggior parte dei letterati prendono come modello le principali opere di Tasso come l’Aminta,le Rime e la Gerusalemme Liberata.Le opere di Tasso sono degli esempi con i quali i letterati del Barocco si confrontano, il loro intento non è solo quello di imitare Tasso ma soprattutto quello di superarlo.
AUTORI E CORRENTI Per quanto riguarda la produzione lirica, la maggior corrente barocca, chiamata concettismo, è certamente rappresentata in Italia e in Europa dal marinismo, corrente guidata da Giovan Battista Marino, che in Spagna assume la definizione di gongorismo, capeggiato da Luis de Argote y Góngora, in Francia di preziosismo con Vincent Voiture tra i massimi esponenti, in Inghilterra di eufuismo grazie alle opere di John Lyly.
CRITICA Nonostante il grande successo ottenuto tra i contemporanei, la critica successiva (a partire dagli arcadici) ha solitamente svalutato la letteratura barocca, accusandola di eccessi stilistici e retorici, nonché di eccessiva lascivia e definendola decadente. L'800 e buona parte del '900 hanno proseguito lungo questa scia critica, mentre nella seconda metà del Novecento si è assistito a un progressivo recupero della letteratura barocca, ad opera di alcuni importanti critici come Giovanni Getto, Marzio Pieri e Giovanni Pozzi.