In molti dei miti Greci l’eroe compie un ritorno, in Greco “nostos”. Durante il viaggio il personaggio incappa in molte insidie che possono essere di tipo manifesta (mostruosità, aggressione, morte) oppure di tipo latente (ospitalità che nasconde un pericolo, divieto da rispettare). Nel caso di Ulisse, che presenta il nostos più famoso, il viaggio si divide in... giorni tenuti sottoforma di diario.
Il Nostos di Ulisse Ulisse o Odisseo è un personaggio letterario. Originario di Itaca, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Odissea, celeberrima opera letteraria che da Odisseo, appunto, prende il nome. Nella letteratura epica il viaggio di Ulisse è interpretato come l'esempio universale del “viaggio”, il ritorno a casa. Le tappe del ritorno (in greco "nostos") sono dodici, numero degli insiemi perfetti. Dopo la partenza da Troia, Ulisse fa tappa a Ismaro, nella terra dei Ciconi per fare bottino. La seconda tappa è nella terra dei Lotofagi che offrono ai compagni di Ulisse il loto, frutto che fa dimenticare loro il ritorno, costringendo l'eroe a caricarli a forza sulle navi. Terza tappa nella terra dei Ciclopi. Qui Odisseo con alcuni compagni entra nella grotta di Polifemo per chiedere ospitalità, ma sei compagni vengono divorati dal Ciclope. Ulisse giunge quindi nell'isola di Eolo, dio dei venti, da cui viene ospitalmente accolto e riceve in dono l'otre dei venti, che non dovrà però aprire. Saranno i compagni però che, invidiosi del dono ospitale, ormai in prossimità di Itaca, approfittando del sonno di Odisseo, apriranno l'otre scatenando i venti che risospingeranno la nave al largo.
Quinta tappa presso i Lestrigoni, mostruosi quasi quanto i Ciclopi dove Odisseo perde alcuni compagni. Giunge poi nell'isola di Circe, una maga seducente che trasforma i compagni di Odisseo in maiali. Grazie all'aiuto di Ermes, l'eroe riesce ad evitare l'insidia e costringe Circe a restituire ai compagni sembianze umane. Dopo su indicazione della stessa maga si reca nel regno dei morti, dove vede le figure dei compagni defunti durante la guerra di Troia, la madre e l'indovino Tiresia. Ostacoli successivi superati con coraggio sono le pericolose sirene, i mostri Scilla e Cariddi e la voglia di mangiare le proibite Mucche del Sole. Superati gli ostacoli Odisseo quindi si reca dai Feaci che lo riaccompagnano a casa e dopo essersi rivelato al figlio si reca alla reggia dove si fa accogliere come un mendicante. Qui partecipa alla gara di arco organizzata da Penelope, che aveva promesso di consegnarsi in sposa a colui che sarebbe riuscito a scoccare una freccia dal pesante arco del marito facendola passare per le fessure di dodici scuri. Nessuno dei pretendenti ci riesce e così l'ultimo tentativo spetta ad Odisseo, che, dopo averlo scaldato sulla fiamma riesce perfettamente nell'impresa. A questo punto caccia i proci e si riappropria del regno.
Il Nostos di Telemaco I primi quattro libri dell’Odissea sono detti Telemachia perché narrano la storia di Telemaco, figlio di Ulisse e Penelope. In questi quattro libri Telemaco va alla ricerca del padre, passando per le corti di Menelao a Sparta e di Nestore a Pilo. Scopre poi che il padre si trova nell’isola di Ogigia e decide di tornare a Itaca, dove lo aspetta Antinoo, capo dei Proci, che vuole ucciderlo. In suo aiuto arriva Ulisse travestito da mendicante che caccia i Proci.