Le cellule che Hooke aveva osservato a metà del XVII secolo erano vuote perché il sughero è un tessuto morto, ma successivamente numerosi scienziati studiando tessuti sia morti che vivi, conclusero che essi erano costituiti dalle stesse unità separate e che nei tessuti vivi queste erano piene di un fluido gelatinoso.
Il fisiologo Evangelista PURKINJE ( ), indicò la sostanza embrionale vivente all’interno dell’uovo con il nome di “PROTOPLASMA”e il botanico tedesco von Mohl utilizzò il termine alla sostanza all’interno dei tessuti in generale.
La convinzione che i tessuti fossero formati da cellule si consolidò quando nel 1838 Jakob Schleiden (botanico tedesco) affermò che tutte le piante erano composte da cellule e che la cellula era l’unità elementare della vita Die Entwicklung der Meduse ("Lo sviluppo delle meduse"), in Das Meer di Matthias Jakob
L’anno successivo lo zoologo tedesco Theodor Schwann( ) concluse che: gli animali erano costituiti da cellule ogni cellula era circondata da una membrana che la separava dall’ambiente esterno I tessuti di Bichat erano costituiti da un tipo speciale di celluletessuti di Bichat
La pallottola di Bichat è tessuto adiposo contenuto tra le due fasce del muscolo temporale. Prende nome dal chirurgo francese Marie François Xavier Bichat, che per primo la descrisse. Ha la funzione di sostenere la guancia nell'atto della poppata. È ciò che rende le guance rotonde ai bambini, mentre negli adulti tende a ridursi senza però mai scomparire. Può essere succhiato via quando sporge troppo o cala in basso conferendo un espressione "da bulldog"Marie François Xavier Bichat Estratto da "
Siebold in un libro sull’anatomia comparata, che descriveva in modo dettagliato i microorganismi individuati da Leeuwenhoek, affermò che essi si dovevano considerare organismi capaci di vita indipendente, formati da una singola cellula
Ogni protozoo era circondato da una singola membrana e aveva in sé tutte le funzioni della vita, era in grado di ingerire il cibo, di digerirlo, di assimilarlo e di eliminare le scorie. Reagiva agli stimoli ambientali, cresceva e si riproduceva dando origine a due cellule figlie. La cellula del protozoo era più grande della cellula di un organismo pluricellulare, perché conservava tutte le facoltà che garantivano una vita indipendente