Lo Scetticismo A cura di Stefano Ulliana. Panoramica ● 1. Lo Scetticismo. I fondatori. ● 2. La media e la nuova Accademica. ● 3. Gli ultimi scettici.

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Lo Scetticismo A cura di Stefano Ulliana

Panoramica ● 1. Lo Scetticismo. I fondatori. ● 2. La media e la nuova Accademica. ● 3. Gli ultimi scettici.

● 1. La fondazione dello scetticismo. La molteplicità dei punti di vista e l'affermazione dogmatica dei diversi sistemi filosofici post- aristotelici – stoicismo, epicureismo – induce alcuni pensatori greci a rimettere in questione e a dubitare dell'effettiva possibilità da parte della ragione discorsiva umana di raggiungere, comprendere e possedere la verità della realtà naturale ed umana. Lo scetticismo revoca in dubbio – sképsis – le presunte certezze dogmatiche delle diverse scuole filosofiche e impone la continuazione indefinita della ricerca speculativa. Per questo, influenzato dalle proposte di derivazione sofistica e post- socratica, procede ad uno smantellamento progressivo del filosofemi proposti dalle scuole filosofiche avversarie. Solo distruggendo il negativo sarà possibile edificare quello spazio interiore di stabilità emotiva e razionale, che consentirà di scoprire e conservare la tranquillità della mente e dell'animo.

● Attaccati alla determinatezza del fenomeno esterno od interno – nella visione, nel sentimento e nel pensiero – gli scettici non accettano l'evidenza e la necessità delle formulazioni, dei giudizi, presenti nelle diverse dottrine dei dogmatici: preferiscono invece sospendere il giudizio - epoché - intorno alla natura ed alla ragione di ciò che appare e compare come fenomeno. Solo in questo modo natura e ragione conserveranno nella mente umana quell'apertura, che sola è capace di rendere la loro realtà e verità. La stessa direzione etica della loro speculazione critica intendeva garantire – e non demolire – un'aspettativa di vita saggia e stabile, per quanto possibile o probabile piena e ricca di felicità.

● Pirrone di Elide (365 – 270 a.C.). Influenzato inizialmente dalla logica eleo-megarica, accosta a questa l'esperienza dei gimnosofisti indiani, conosciuti durante la spedizione militare di Alessandro Magno in oriente. Colpito dalla variabilità e veloce precarietà dell'esistenza umana, dalla grande molteplicità dei discorsi umani, Pirrone utilizza tutta questa varietà come elemento critico e distruttivo delle stabili e determinate certezze teoriche e pratiche della mente e dell'agire umano. Sia la prima che il secondo operano relativamente e per convenzione, non per natura ed assolutamente. Sono i gusti, le abitudini e i costumi, le decisioni degli uomini a stabilire che cosa è vero o falso, bello o brutto, giusto o ingiusto.

● La soggettività umana, individuale o collettiva, costruisce ed elabora i propri fondamenti ed i propri riferimenti, i propri scopi ed i mezzi ad essi adeguati, dipingendo uno strato di realtà immaginata sopra l'abisso della vera realtà, che rimane pertanto inattingibile all'intelletto umano. Per onestà quindi questo dovrebbe assentire ad una sospensione generalizzata del proprio esercizio, nel giudizio (epoché). L'indeterminatezza così raggiunta consente una stabile tranquillità dell'animo e della mente umana – atarassía – che può in tal modo guardare con un orizzonte di superiorità e di compassione alla guerra dogmatica delle diverse scuole filosofiche.

● 2. La media e la nuova Accademia. La variabilità e la molteplicità, la difficile percorribilità degli scopi e delle ragioni reali dei fenomeni naturali ed umani conduce la scuola platonica ad accostarsi all'insegnamento scettico, facendo leva sulla considerazione negativa assegnata al mondo empirico dal proprio fondatore, Platone. Se il mondo sensibile è variopinto nella molteplicità mobile delle sue caratterizzazioni e determinazioni, allora esso, infondato in se stesso, non può offrire una conoscenza stabile e certa, né tanto meno può dare adito ad una qualche sicurezza etica e di comportamenti.

● L'iniziatore dell'indirizzo scettico dell'Accademia platonica fu Arcesilao di Pitane (315 – 240 a.C.). Sospinto da un'accentuazione dello spirito socratico, egli dissolveva anche l'antico principio del “sapere di non sapere”, dell'ignorare. Conoscitore della diversità delle opinioni delle scuole filosofiche, attraverso la loro contrapposizione giunge all'epoché del giudizio. Senza fondamento assoluto per la conoscenza e l'etica, solamente il buon senso, ovvero la ragionevolezza (eulogía), può diventare criterio per le azioni umane. ● Carneade di Cirene (213 – 129 a.C.) riprende nella Nuova Accademia l'indirizzo scettico, sottoponendo a critica speciale le argomentazioni stoiche di Crisippo, sulla rappresentazione catalettica e sulla presenza di una provvidenza divina, che regge il destino e le le trasformazioni mondane. Al posto della rappresentazione certa ed indubitabile della scuola stoica, Carneade propone una forma di rappresentazione persuasiva, capace di sostenere la probabilità del giudizio e la possibilità di un intervento positivo da parte dell'agire umano.

● 3. Gli ultimi scettici. Dal I sec. a.C. al II d.C. lo scetticismo venne ripreso al di fuori dell'Accademia platonica da alcuni pensatori, che ne fecero il proprio cavallo di battaglia contro le forme dogmatiche. Essi furono. Enesidemo di Cnosso, Agrippa, Sesto Empirico. ● Autore dei Discorsi pirroniani, Enesidemo (I sec. a.C.) sostiene la necessità della sospensione del giudizio, motivandola attraverso la possibilità di ridurre ogni argomentazione a 10 tropi o modi – trópoi – che garantiscono la relatività, la molteplicità, la variabilità e la convenzionalità delle conoscenze umane.

● Queste modalità riconoscono la variabilità delle conoscenze umane a seconda: 1. della diversità specifica degli animali; 2. della diversità individuale umana; 3. della loro differenza intrinseca; 4. della diversità delle circostanze nelle quali si acquistano; 5. per gli intervalli di tempo o di luogo nei quali ricorrono; 6. per le diverse mescolanze nelle quali si trovano, 7. per la quantità e la composizione degli oggetti che le producono; 8. per la variabilità delle relazioni delle cose fra loro e rispetto al soggetto giudicante; 9. per la diversa frequenza di incontri tra il soggetto giudicante e l'oggetto della conoscenza stesso; 10. per l'educazione, i costumi, le leggi e le credenze umane.

● Altri 5 tropi vengono aggiunti da Agrippa. La sospensione del giudizio è dovuta ad una variabilità e molteplicità irriducibile di punti di vista, legati a: 1. la contrapposizione delle diverse scuole filosofiche; 2. il ricorso o regresso all'infinito ad una serie di cause sempre più lontane; 3. il necessario rapporto oggetto – soggetto; 4. la necessità di presupporre nelle dimostrazioni delle ipotesi; 5. il circolo vizioso, che dà per dimostrato ciò che deve ancora essere dimostrato.

● Sesto, detto l'Empirico (II – III secolo d.C), scrisse gli Schizzi pirroniani, compendio di filosofia scettica, e Contro i Matematici, testo critico dell'atteggiamento e dell'impostazione dogmatica cara agli specialisti delle diverse discipline scientifiche (logica, grammatica, retorica; aritmetica, geometria, astronomia, musica). La creatività aperta ed infinita dei giudizi, nella loro quantità, qualità e relazione se da un lato indica abbastanza facilmente la necessità della sospensione del giudizio, dall'altra mostra la possibilità di dimostrarla attraverso la critica negativa a quegli strumenti e termini, che costituivano altrettanti capisaldi della concezione dogmatica nelle diverse scuole.

● Per questo Sesto criticò sia i concetti di causa e di fine, sia gli strumenti dell'induzione e della deduzione. L'induzione dovrebbe infatti non potersi fondare, né su un numero di casi limitati (per la possibile confutazione di un caso avverso), né tanto meno su un numero di casi illimitati (come sono in realtà i casi). La deduzione include invece a priori il demonstrandum, così costruendo un circolo vizioso. La causa è poi in una relazione di antecedenza astratta con l'effetto: non può considerarsi separata, o l'effetto non si produrrebbe; non può considerarsi posteriore, perché dovrebbe essere precedente; non può considerarsi coeva, per la stessa ragione. Il Dio stoico viene poi considerato come possibilità riferibile ad un ente composto – ma mortale - o semplice – ma allora fuoco, aria, acqua o terra. Un Dio antropizzato sarebbe poi egualmente mortale o limitato.