La Divina Commedia di Dante Alighieri A cura del prof. Saverio Tribuzio Rev. 2014
Paradiso
«l’obiettivo della Commedia e di questa cantica [il Paradiso, dedicato proprio a Cangrande] consiste nell’allontanare i viventi, durante la loro esistenza, dallo stato di miseria spirituale, per condurli alla salvezza, cioé alla felicità».
«[…] alla fine appare positiva, desiderabile e gradevole, perché illustra il Paradiso»
La struttura del Paradiso Dante immagina il Paradiso, secondo lo schema tolemaico, suddiviso in nove cieli concentrici (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Cielo delle stelle fisse, Cielo cristallino o Primo Mobile), racchiusi nell’Empireo dove sta Dio. E’ immobile e gli altri cieli girano più velocemente quanto più sono alti. L’Empireo è la sede delle anime; qui Dante le vede tutte insieme, ma Dio per fargli comprendere il diverso grado della loro beatitudine (minore quanto più il cielo è lontano da Dio) ha voluto che esse gli si mostrassero nei vari cieli: Cielo della Luna, spiriti che mancarono ai voti; Cielo di Mercurio, spiriti attivi; Cielo di Venere, spiriti amanti; Cielo del Sole, spiriti sapienti; Cielo di Marte, spiriti guerrieri; Cielo di Giove, spiriti giusti; Cielo di Saturno, spiriti contemplanti; Cielo delle stelle fisse, spiriti trionfanti; Primo Mobile, gerarchie angeliche.
Dante si volse a Beatrice che sorridendo disse: “Ecco siamo nel primo dei nove cieli del Paradiso , quello della Luna”. Dante vide davanti a sé dei volti che lo guardavano: gli sembravano come riflessi da vetri o da acque limpide. Uno spirito gli disse: “Io sono Piccarda , sorella di Corso e Forese Donati. Mi feci suora ma poi dovetti abbandonare il convento, perché Corso volle maritarmi a un suo amico; son qui insieme con altre anime che, come me, non riuscirono a mantenersi fedeli ai voti che avevano preso, ma non per loro colpa .
I due furono nel secondo cielo, quello di Mercurio. Brillando di più forte luce uno spirito parlò: “Fui imperatore e il mio nome è Giustiniano; raccolsi e ordinai quelle leggi che avevano fatto Roma grande e gloriosa. In questo cielo sono radunati quelli che in vita hanno lavorato per compiere opere che durassero nei secoli
Dante s’accorse di esser salito al cielo di Venere Dante s’accorse di esser salito al cielo di Venere. S’avvicinarono altri spiriti beati: quello di Canizza da Romano, che fu donna di molti amori e molte virtù, moglie di quel Sordello mantovano che Dante aveva incontrato nel Purgatorio.
Nel cielo del Sole erano raccolti gli spiriti sapienti, i filosofi che avevano vissuto indagando sulla verità, cercando di penetrare il mistero di Dio. San Tommaso d’ Aquino indicò altri beati e disse: “Dio volle che la sua chiesa avesse due principi: uno ardente d’amore ( San Francesco ), l’altro di sapienza angelica (San Domenico). Io ti parlerò del primo, il suo nome è Francesco e i suoi seguaci si chiamaron francescani.
Dante si sentì trasportare fino al cielo di Marte Dante si sentì trasportare fino al cielo di Marte. Esso era attraversato da due raggi sfolgoranti che formavano una grande croce. Ed ecco una stella scendere e da essa uscire una voce: “ O sangue mio a chi mai come a te furon dischiuse per ben due volte le porte del cielo”…. ” Io sono il tuo trisavolo…e fui chiamato Cacciaguida… Andrai esule, saprai quanto è amaro salire e scendere l’altrui scale”… “Qui ci sono color che combatterono per il trionfo della fede: ci sono Carlo Magno, il suo paladino Orlando, i grandi re, i condottieri che guidarono le crociate…”
Dante , come rapito da quelle luci si trovò nel cielo di Giove e vide l’Aquila simbolo dell’impero romano. L’aquila risolse i suoi dubbi e rispose: “ Tu pensi che anche altri uomini furono giusti e pii, ma che sono stati esclusi dal Paradiso non essendo stati battezzati. Ma gli uomini non possono scrutare il volere di Dio. Sappi anche che, nel giorno del giudizio, Dio li dividerà in due schiere: quella dei buoni e quella dei malvagi”. In quello splendore Dante vide Davide , Traiano, Costantino, altri re e imperatori e uomini che ebbero come ideale supremo la giustizia.
“ Se io ora sorridessi – soggiunse Beatrice – Yu non potresti sopportare il mio volto, e diventeresti cenere. Siamo infatti saliti al settimo cielo, quello di Saturno. Guarda! “.
Dante vide una immensa scala che saliva verso il cielo.
“ Sei giunto nell’Empireo - disse Beatrice – Come volando, si ritrovò nell’ottavo cielo, nella costellazione dei Gemelli. “ Sei giunto nell’Empireo - disse Beatrice – vicino all’estrema beatitudine, cioè a Dio. In fondo, molto in basso, Dante vide la Terra.
Beatrice invocò una luce. “Tu sei colui al quale Gesù ha lasciato le chiavi del suo regno! “ Disse Beatrice. Infatti quella era l’anima di San Pietro il quale, volgendosi a Dante, lo interrogò sulla Fede …. Dopo di lui venne San Giacomo, che interrogò Dante sulla Speranza. Si fece avanti un’altra luce, l’anima di San Giovanni che pose a Dante diverse domande sulla Carità.
Beatrice non c’era più. Al suo posto un vecchio venerando con il volto pieno di letizia.... ”Guarda più in alto, al cerchio più in alto e vedrai la signora di questo regno, Maria. Così potrai prepararti a guardare ancora più in lato, Dio. Maria ti concederà questa grazia che io le chiederò: io sono infatti il suo fedele Bernardo “ ( San Bernardo di Chiaravalle).
San Bernardo di Chiaravalle rivolge questa preghiera alla Madonna Canto XXXIII Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate. San Bernardo di Chiaravalle rivolge questa preghiera alla Madonna
“Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, tu che sei insieme la più umile e la più alta delle creature, speranza degli uomini che non possono salvarsi senza il tuo aiuto; tu che sei sempre misericordiosa, ascolta quest’uomo, che ti supplica di poter alzare gli occhi alla Grande Luce. Con me ti pregano anche Beatrice e tutti i beati del Paradiso.” Maria, che aveva guardato fino a quel momento S.Bernardo, volse allora gli occhi alla Luce Eterna; e San Bernardo con un sorriso accennò, invitando anche Dante a guardare in alto. Dante l’aveva già fatto. Ma come riuscire ad esprimere ciò che vide?
Rapito, come in un sogno, nel fulgore verso il quale guardava con tutto il suo amore e la sua intensità, riuscì a vedere tre cerchi in uno, di diverso colore ma di uguale misura, l’uno come riflesso dall’altro, che ancora creava il terzo: erano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel primo di quei cerchi, lampeggiò una immagine umana, a ricordare come Dio si fosse incarnato e fatto uomo. Guardando ancora, Dante cercò di vedere come quell’immagine, inserita nel cerchio di luce, fosse una solo cosa con esso. Egli sentiva d’essere sul punto di penetrare e conoscere il mistero divino: ma, si chiese smarrito, aveva la sua mente ali capaci di volare così in alto?...
D’un tratto, egli fu come colpito da un fulgore, da un lampo fulmineo e abbagliante: ed ebbe la visione di Dio. Ma fu un attimo, un brevissimo istante… Poi la visione svanì. Il grande viaggio, la grande fantasia s’erano conclusi. Perché così aveva voluto Dio, l’amore che muove il sole e le altre stelle.