Diplomati e laureati al lavoro la transizione dal sistema formativo al mercato del lavoro dei giovani in provincia di Parma indagine OML 2003 1
il gruppo di lavoro OML Pier Giacomo Ghirardini (responsabile indagine) Monica Pellinghelli (documentazione statistica e reportistica) Milena Barchi (coordinamento rilevazione e sistema qualità) Rilevatori: Benedetta Alfieri (senior) Mario Ferraguti (senior) Teresa Folli (senior) Giuseppina Gussoni Fabrizia Leccabue Monica Tosi Silvia Sorce (data entry) Si ringraziano per il loro apporto critico e teorico: Marco Carcano Gilberto Seravalli Maria La Salandra
le indagini OML 1997-2003 hanno analizzato 15.751 casi ] diplomati ççç Scuola Media 9.204 interviste Superiore laureati ççç Università 6.547 interviste
gli obiettivi un sistema di osservazione permanente sul mercato del lavoro giovanile una «finestra» aggiornata sull’andamento del mercato del lavoro locale le criticità nel sistema dei servizi per il lavoro, della formazione e dell’orientamento la transizione dal sistema formativo al mondo del lavoro
il metodo rilevazione a 3 anni / 3 anni e mezzo dal conseguimento del titolo di studio indagine campionaria ( 50% ) interviste telefoniche definizioni e criteri di classificazione Istat
l’indagine campionaria 2003 campione campione stratificato per corso di studio, genere e residenza popolazione frazione di campionamento campione n° popolazione n° errore 1.194 laureati su 2.241 53,3% ±0,9% 1.206 diplomati su 2.487 48,5% ±1,7% 2
2.400 intervistati 1.194 laureati residenti nel bacino di utenza dell’Università di Parma (anno accademico 1998-99) 1.206 diplomati della Scuola Media Superiore della provincia di Parma (anno scolastico 1998-99) CR BS MN PC PR RE SP MS
2003: per il mercato del lavoro locale e regionale uno scenario «ambiguo» il 2003 ha visto una forte crescita occupazionale a Parma e in Emilia-Romagna e nel paese ... ma con una «duplice ambiguità» l’occupazione è cresciuta ma l’economia continua ad essere in crisi ormai da moltissimi mesi i risultati occupazionali sono «buoni» ma vengono percepiti come molto meno buoni a causa del costo sociale della flessibilità del lavoro e della riduzione del potere d’acquisto dei redditi famigliari per Parma, Ferrara e Piacenza incrementi «anomali»
1997-2003: 156mila occupati in più in Emilia-Romagna, 18mila a Parma
1997-2003: 1.847mila occupati in più in Italia e 156mila in Emilia-Romagna
una aumentata occupazione con una partecipazione femminile «centrale»
la condizione di laureati e diplomati in questo nuovo assetto di mercato la crisi economica non «intacca» ancora i risultati occupazionali ma porta un peggioramento di clima è la componente femminile ad essere maggiormente interessata dalla recente crescita occupazionale il dato di «rottura» rispetto al passato riguarda il modello di impiego: dalla flessibilità «percorso di ingresso» alla flessibilità come «decontribuzione» l’attuale modello competitivo tende a privilegiare il risparmio sul salario che l’investimento in risorse umane per incrementare la produttività del lavoro
2003: continua la discesa dei tassi di disoccupazione per laureati e diplomati
... ed è sul versante femminile dove si sono registrati i maggiori progressi
come è potuto avvenire ciò, in quali condizioni e con quali costi? non era affatto «scontata» nel «modello italiano» una simile riduzione della disoccupazione giovanile in Italia «i giovani sono meno disoccupati ma non più occupati» (tesi di Emilio Reyneri): e a Parma? la riduzione della disoccupazione intellettuale dei giovani parmensi si spiega solo in termini di crisi demografica, maggiore adattabilità o ci sono più posti di lavoro per i giovani? la crescita delle forme flessibili di lavoro ha avuto un proprio ruolo di job creation o cos’altro?
un esercizio per comprendere la minore disoccupazione di laureate e diplomate analisi della correlazione fra tassi disoccupazione di laureate e diplomate e «variabili socioeconomiche»: -effetto della crisi demografica -andamento generale dell’occupazione femminile -dinamica del valore aggiunto provinciale -peso delle principali forme flessibili di lavoro -dinamica dei redditi percepiti da queste giovani si confermano importanti i «fattori di domanda» si apprezza il peso di due stereotipi di flessibilità: «Co.Co.Co.-laureate», «apprendistato-diplomate»
crisi demografica-disoccupazione: gli effetti si sentono per le diplomate
ma è la «domanda» che riduce di più la disoccupazione sia per le laureate ...
... che per le diplomate r = -0,9306 (0,01)
apprendistato e Co. Co. Co apprendistato e Co.Co.Co. accompagnano però la riduzione della disoccupazione ...
... con una tendenza alla decontribuzione fra diplomati a tempo indeterminato e apprendisti: 120 euro al mese netti in meno per gli informatici, 129 per i disegnatori industriali, 161 per i geometri, 117 per i contabili, addirittura mezzo milione di vecchie lire per il personale di segreteria, 213 euro in meno per i commessi per i laureati occupati in professioni specialistiche e tecniche si evidenziano differenziali di entrate nette mensili che spesso vanno oltre al mezzo milione di lire in meno per le Co.Co.Co. rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato (e poi la pensione?)
pochi soldi in busta paga ... risulta molto verosimile spiegare la formidabile crescita dell’occupazione dalla decisione di utilizzare tecnologie produttive a più largo impiego di lavoro proprio a causa della documentata riduzione dei salari reali, favorita a livello strutturale dalla flessibilità del lavoro, oltre che dall’effetto dell’introduzione dell’euro (Menegatti) il lavoro è il fattore produttivo più «a buon mercato» le famiglie offrono più lavoro proprio perché sempre più in difficoltà «a far quadrare i bilanci», come è provato a livello regionale (Seravalli)
l’attuale struttura dei rapporti di lavoro autonomi dipendenti
lavoro stabile «in stallo» nel 2003 l’area del lavoro a tempo indeterminato pesa per il 45% per i laureati ma è scesa al 39% per i diplomati (con un rallentamento del 4% della stabilizzazione) il 25% dei diplomati è impegnato in contratti a causa mista (il 17% è ancora nell’apprendistato) il 13% dei laureati è impegnato in attività di qualificazione per accedere al lavoro autonomo l’area del lavoro parasubordinato (13%) riguarda in particolare i laureati (le Co.Co.Co. ancora all’8%) aumenta il part-time per le diplomate (8,6% contro il 4,6% dell’anno precedente)
ma a che tipo di lavoro aspirano? modalità di lavoro considerata dagli intervistati come più aderente rispetto alle aspirazioni e progetti (fra 5 anni)
la prospettiva di stabilizzazione per gli attuali occupati a termine L’attuale datore di lavoro ha prospettato la possibilità di una eventuale assunzione a tempo indeterminato? Se sì, quanto viene ritenuta probabile?
peggioramento delle aspettative per i laureati occupati a termine L’attuale datore di lavoro ha prospettato la possibilità di una eventuale assunzione a tempo indeterminato? Se sì, quanto viene ritenuta probabile?
gli occupati per gruppo professionale
la coerenza del lavoro con gli studi diplomati laureati coerente incoerente per scelta incoerente per necessità
i principali bacini d’impiego
i contenuti del lavoro sono pochi i giovani che devono accettare lavori di basso contenuto professionale o incoerenti in modo totale rispetto al loro percorso di studio semmai è più diffuso il fenomeno di «slittamento» verso l’alto delle professioni tradizionali (lavoro tecnico anziché specialistico per i laureati; lavoro esecutivo di ufficio, nei servizi e nell’area della produzione anziché tecnico per i diplomati) l’area delle libere professioni tradizionali è «satura» vi è un eccesso di laureate nell’area umanistica associato al perdurare di forti «stereotipi di genere»
manca una proiezione verso il futuro la crisi economica non si riflette ancora nella struttura degli sbocchi professionali risultano invece diminuiti rispetto al passato gli sbocchi nelle libere professioni tradizionali, nella pubblica amministrazione, nell’insegnamento ci sono segnali «negativi» per le diplomate (minore coerenza, segregazione nel part-time) un mercato con seri segni di «appannamento» per i laureati e il lavoro di elevata specializzazione, dal momento che non cresce il ruolo dei quadri nelle imprese, il ruolo della ricerca e dell’innovazione
tre province emiliane in «piena occupazione» nel 2003
tre indagini sugli esiti occupazionali dei diplomati nel 2003 (4 tre indagini sugli esiti occupazionali dei diplomati nel 2003 (4.930 casi)
tre diversi livelli di industrializzazione nel 2003
i livelli di disoccupazione per i neodiplomati nel 2003
la quantità di posti di lavoro stabili per i neodiplomati nel 2003
la quantità di impieghi coerenti per i neodiplomati nel 2003
la chiave per la «buona occupazione» sta ancora nello sviluppo industriale la flessibilità del lavoro sta producendo debolezza e non sta raggiungendo l’obiettivo di accrescere la competitività esterna la quantità di «buona occupazione» del sistema dipende dal suo grado di industrializzazione e dallo stato di salute delle attività manifatturiere i problemi che si pongono oggi per il mercato del lavoro giovanile e intellettuale non richiedono più solo soluzioni sul lato dell’offerta di lavoro e del funzionamento del mercato ma necessita di una rinnovata attenzione sul versante della domanda
Diplomati e laureati al lavoro la transizione dal sistema formativo al mercato del lavoro dei giovani in provincia di Parma indagine OML 2003 1