Il “Decameron” di Boccaccio

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Transcript della presentazione:

Il “Decameron” di Boccaccio

L’importanza del Decameron Il primo libro di novelle dopo la raccolta (anonima) del ‘Novellino’ Una fonte di temi, situazioni, personaggi Un modello di prosa letteraria Un affresco del mondo del Due-Trecento Una raccolta di 100 novelle inquadrate entro una ‘cornice’ narrativa (vedere slide successiva) Scritto probabilmente tra il 1348 (anno della peste) e il 1353 Nel proemio Boccaccio dedica la sua opera alle donne (funzione di piacevole intrattenimento) e in particolare a “quelle che amano” e che cercano distrazione dalle sofferenze d’amore: l’autore intende cioè rivolgersi ad un pubblico non composto di letterati, ma comunque raffinato ed elegante (vedere poi la slide n 10)

La struttura dell’opera: la ‘cornice’ che contiene le novelle Trama della ‘cornice’: a Firenze nei primi giorni del mese di aprile dell’anno 1348 scoppia la peste nera; 7 ragazze (Pampinea, Fiammetta, Filomena, Emilia, Lauretta, Neifile ed Elissa) e 3 ragazzi (Panfilo, Filostrato e Dioneo) decidono di fuggire dalla città - dove si è maggiormente diffuso il contagio – per rifugiarsi in una villa sulle colline fiesolane. I 10 giovani amici, che costituiscono l’ “allegra brigata”, decidono di trascorrere le giornate raccontando a turno delle novelle.

Trama della ‘cornice’ e soggetti delle novelle Stabiliscono di eleggere ogni giorno un ‘re’ o una ‘regina’ con il compito di proporre di volta in volta il tema delle novelle che si racconteranno quel giorno. La I giornata è a tema libero: “si ragiona di quello che più aggrada a ciascuno”; la regina è Pampinea. La II giornata ha come tema l’avventura a lieto fine: “si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine”; la regina è Filomena. La III g. è dedicata all’ingegno e all’abilità: “si ragiona di chi alcuna cosa molto da lui desiderata con industria (= con capacità) acquistasse o la perduta recuperasse”; la regina è Neifile.

Trama della ‘cornice’ e soggetti delle novelle La IV g. presenta un’ampia introduzione (dichiarazione di poetica) in cui Boccaccio si difende dalle accuse rivolte alla sua opera. È dedicata agli amori infelici: “si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine”; il re è Filostrato. La V g. è dedicata agli amori a lieto fine: “si ragiona di ciò che ad alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse”; la regina è Fiammetta. La VI g. è dedicata ai motti di spirito: “si ragiona di chi con alcun leggiadro motto, tentato si riscotesse o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno”; la regina è Elissa.

Trama della ‘cornice’ e soggetti delle novelle La VII g. è dedicata alle beffe delle mogli ai loro mariti: “si ragiona delle beffe, le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno già fatto a’ suoi mariti, senza essersene essi avveduti”; il re è Dioneo. L’VIII g. è dedicata alle beffe di diverso tipo: “si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l’uno uomo all’altro si fanno”; la regina è Lauretta. La IX g. è a tema libero: “si ragiona ciascuno secondo ciò che gli piace e di quello che più gli aggrada”; la regina è Emilia. La X g. è dedicata alla cortesia e alla liberalità (= alla generosità): “si ragiona di chi liberalmente ovvero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a’ fatti d’amore o d’altra cosa”; il re è Panfilo.

Caratteri dei narratori

Tipologia dei narratori Pampinea = dal ‘pàmpino’, il nome della foglia della vite: significa “rigogliosa e feconda” Fiammetta = pseudonimo della donna amata da Boccaccio (“madonna - cioè la mia donna - Fiammetta”): significa “fiamma d’amore” Filomena = “l’amante” (il nome deriva dal greco) Emilia = “la lusinghiera” Lauretta = allude alla donna amata da Petrarca: Laura Neifile = “la nuova innamorata” Elissa = così Virgilio chiamava Didone nell’Eneide Panfilo = “il tutto amore” Filostrato = “l’abbattuto d’amore” Dioneo = “il lussurioso”

Significato del titolo ‘Decameron’ e del sottotitolo Dal greco ‘deka’ (= ‘dieci’) + ‘hemérai’ (= ‘giorni’): sono le 10 giornate durante le quali vengono condotte le narrazioni. I 10 giovani narrano una novella a testa per 10 giorni, per un totale di 100 novelle. Vi è un’allusione ironica all’ “Hexameron” di Sant’Ambrogio (IV sec. d.C.), un trattato dedicato ai 6 giorni della creazione del mondo (PS il 7° giorno il Signore si riposò). L’opera ha anche un sottotitolo: “prencipe Galeotto”, che allude esplicitamente al canto V dell’Inferno di Dante: “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, / quel giorno più non vi leggemmo avante…”, il canto dei ‘lussuriosi’ (l’episodio di Paolo e Francesca, i due amanti uniti anche oltre la morte)

Perché nel proemio c’è la dedica alle donne? Boccaccio ritiene che l’inclinazione all’amore sia radicata nell’animo di ogni uomo a partire dall’infanzia e che si tratti un istinto insopprimibile; le donne, più degli uomini, prima di tutto amano, leggono per diletto e per consolazione, sognano, fantasticano e inventano. Anche gli uomini amano, ma durante il giorno sono anche occupati da molte altre faccende che li distraggono. Scrive l’autore : “… le quali forze (quelle per contrastare l’amore verso le donne) io confesso che non le ho né d’averle desidero”, esplicitando così il proprio invito all’amore.

Finalità dell’opera: unire l’utile al dilettevole L’opera di Boccaccio è scritta dunque per consolare, per distrarre e infine per offrire qualche utile consiglio a tutte quelle donne ‘malinconose’ (oggi diremmo: malinconiche) e innamorate che altrimenti non troverebbero altra consolazione alle loro pene d’amore. NB) Ricordare a questo proposito l’affinità di pensiero con Dante, quando diceva che avrebbe parlato di Beatrice alle “donne e donzelle amorose, con vui, / ché non è cosa da parlarne altrui” (canzone: “Donne ch’avete intelletto d’amore”). Da tenere presente inoltre nella ‘cornice’ il rapporto tra la fuga dalla distruzione reale di un mondo (minacciato dalla peste) e la ricostruzione simbolica di un nuovo rapporto sociale che vincoli con l’amicizia e l’amore i legami tra gli uomini.

Influsso del “miscere utile dulci” di Orazio Il principio di “unire l’utile al dilettevole” fa riferimento alla poetica del poeta latino Orazio, secondo il quale leggere poteva servire da svago, ma doveva anche servire a suscitare nuove riflessioni perché il lettore imparasse qualcosa. Chi legge solo per “utilmente adoperare il tempo” (come gli ‘studianti’ = gli studenti) senza provare diletto o piacere per ciò che fa NON è il lettore ideale del ‘Decameron’. Per questo nel proemio Boccaccio anticipa le ragioni poetiche del suo narrare.

Significato metaforico dell’opera letteraria Il percorso dell’ “allegra brigata” va dalla distruzione iniziale (la peste che realmente colpì Firenze nell’aprile del 1348) alla simbolica rinascita finale (dopo la pioggia salvifica). Nella ‘cornice’ si compie un percorso di rinnovamento umano, spirituale e civile: la peste rappresenta la crisi e il disfacimento della società umana che di fronte alla morte abbandona ogni morale; l’incontro occasionale dei 10 giovani e la loro decisione di fuggire insieme da una città priva di ogni ordine morale e civile rappresenta una via d’uscita e un modo per ricominciare a vivere. Somiglianza fra la Commedia ‘divina’ di Dante (che procede analogamente dal male fino al bene) e quella ‘umana’ di Boccaccio. Si presenta così ai lettori una sorta di finalità pedagogica, pur essendo il ‘Decameron’ quanto di più lontano vi possa essere dall’intento moralista. Ricordare sempre il graduale passaggio da Dante “tutto cielo” a Petrarca “a metà fra il cielo e la terra” fino a Boccaccio: “tutta terra”.