Grammatica storica Dante Alighieri: Cv. I v 7: il latino (grammatica) è «perpetuo e non corruttibile» – apparente aporia – vulg. I ix 10-11: variabilità.

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Transcript della presentazione:

Grammatica storica Dante Alighieri: Cv. I v 7: il latino (grammatica) è «perpetuo e non corruttibile» – apparente aporia – vulg. I ix 10-11: variabilità della lingua (volgare) [Eraclito – panta rei – fiume – Dante : città] dualismo: urbanitas → latinitas aurea/argentea vs rusticitas → volgare. eg.Plauto: rusticus vs. urbani scurrae; Terenzio/Cicerone/Catullo: urbanus elegans, politus, venustus Cic. Brut.: classica latinitas ← non scholae sed bona consuetudo; mulieres – pura favella antica (Plauto)

2° - 1° sec. a.C - influsso cultura greca – il latino ‘si classicizza’ – idea di perfezione formale: homo novus vs nobilis - → elegantia Es. ‘h’ iniziale (velare-laringale): es. Catullus 84 – scritta e pronunciata es. habeo; haud (confuso con aut); hoc Nel latinus rusticus – non pron. spesso non scritta Consecutio temporum: età Traiano: vendedi lentiamina ut veniam Alexandriae Gerundio vs. part. pres.: Exiendo dico illi;

Lessico: urbanus rusticus iuvo adiuto os bucca equus caballus urbs civitas loquor fabulor (→ sp. hablar) ebrius madidus (→ matto) sus maialis edo/comedo manduco clamo quirito (→ gridare) pulcher bellus laetus contentus fero porto

Morfologia Virg. Time Danaos et dona ferentis (o ferentes?) Paratassi (dorme e sogna) – Ipotassi (quando dorme, sogna) Il latino classico innova: es. -Congiuntivo nelle interrogative indirette, causali e concessive Variatio – precetto retorico teso a eliminare il fastidio (satietas – ripetizione) es. periculum/discrimen; salus patriae/incolumitas civitatis; Periodare ‘ciceroniano’ – (Isocrate) – simmetria delle parti; cadenze ritmiche a fine periodo o membro di periodo (versus Adoneus); coesione dell’insieme – “mirabile armonia fra pensiero e forma” → modello di razionalità e d’arte

La riemergenza del latino arcaico o ‘volgare’ Cic. Ad fam. IX 21 1: sermo plebeius/vulgaris senza pretese d’eleganza; Tusc. I 23 55: plebeii philosophi = epicurei vulgaris – il latino parlato (Hofmann) Lucio Pomponio (Bononia) atellanae – crisi del deponente → flessione attiva: accinge; irascere, mirabis - forme ‘volgari’ – altiare (alzare); captiare (cacciare); rasclare (raschiare)

Bellum Hispaniense , anon., campagna di Cesare 45 aC Caes. De bello civili 49-48 aC: oppidum fuit defensum (non est defensum) Bellum Hispaniense , anon., campagna di Cesare 45 aC QVOD – introduce proposizione oggettiva (→ ko; quid → che(d); quia (Italia merid. /Sard. ca) Non legati renuntiarunt se Pompeium in potestate habere, ma legati renuntiarunt quod Pompeium in potestate haberent (congiuntivo – marca di subordinazione – subiunctivus modus)

I registri del latino Petronio (?) Satiricon: Cena Trimalchionis e iscrizioni pompeiane Semplificazione dei casi: trionfo dell’acc. La scomparsa del vocativo: Marcus!; ablativo ex litteras; sine dulcissimam Philoth (Pompei, Itala) Confusione fra stato e moto fui in funus; Capuae exierat Declino del neutro es. lac → lactem Quod + tempo finito: es. scis quod … dedi

4° sec. genitivo e dativo → de; ad; Grammatici/filologi latini Varrone De lingua Latina libri xxv (45aC) Elio Donato IV sec. Ars minor, Vita Vergilii Servio IV-Vsec.– Vita di Virgilio con commento (buc./georg./Aen) → Il virgilio ambrosiano Macrobio Saturnalia 430ca (iv-vi Eneide) Prisciano di Cesarea, romano V sec. Institutiones grammaticae (If. xv 109)

Alto Medioevo (476 – 1000) Concilio di Tours 813: praedicare in lingua romana rustica (non in Italia) Prime forme ‘romanze’ – IX sec. L’avanzamento del latino rustico casa (abit. contadino) → qualsiasi edificio grande villa (la masseria romana) → città curtis (l’aia) → la corte principesca massa (ammasso, mucchio) → grande patrimonio terriero (masserizia, massaia, ecc) plebs (popolino) → plebes → pieve comes (compagno) → comitatus → contado → conte

Parole nuove VI sec. [sost.] campania, campicellus, casale, collina, flumicellus, fontana, monticellus, planura [verb.] parabolare (parlare); tornare (tornire)→ tornare; [prep.] deab→da; VII-VIII sec. Termini di origine ostrogota: albergo, banda, guercio, rubare, spia, spola, stalla; longobarda: schiena, gastaldo, lisca, melma, sterzo, tonfo; Alberto, Arrigo; generic. German.: arraffare; arrancare; baruffa; bisticciare; russare; sguattero; sputare; stronzo; taccagno; truffa, trincare Italia scompare → Ausonia, ma XIII sec antroponimi dotti Italia, Etalia, Talia, da cui il derivato italiano nel Trésor di Brunetto Latini, accanto all’italicus/o es. Decam., II 9 47: «molti mercatanti e ciciliani e pisani e genovesi e viniziani e altri italiani»

Parole nuove cont. Massimo grado di frammentazione /moltiplicazione → terminologia agricola; strumenti di lavoro; nomi di mestiere (⸫ ceti bassi) Lenizione (età longobarda) – matre→madre; Aretinus→Aredinus; sacravit→sagravit; sacratum→sagrato

Dal VI sec. Diglossia non bilinguismo IX sec. Indovinello veronese; Placiti Cassinesi 960-63 XI sec. formula di confessione umbra Iscrizione S. Clemente a Roma: patrizio Sisinnio in volgare (Fili de le pute…) vs. santo in latino

Il Duecento: l’esplosione del volgare oratoria politica comunale (nel Sud no); epistolografia; cronache; lirica cortese; laudi, libri di conti Cause: nuova struttura economica; istituzioni comunali; civiltà francese; attività commerciali e artigiane; famiglie banchiere; urbs>rus → inversione cortese vs. villano Linguaggio letterario, lirico ed epico-romanzesco (di origine provenzal-francese) impossibile in latino (crisi): avventura; congedo; cortese; dama; franco; lealtà; forme in –aggio; -anza; -enza; -ìo es. messaggio; membranza, sembianza ecc

Italiano antico vs italiano moderno Migliorini Storia della lingua italiana 1960 San Francesco Laudato sie mi signore… Dante: inurbarsi; torreggiare; il ben dell’intelletto; spirito bizzarro; non c’era anima viva; alto merto inciela donna più su; indua; If iv 35-6: «battesmo / ch’è porta de la fede che tu credi»

Dino Compagni Quando io incominciai, propuosi di scrivere il vero delle cose certe che io vidi e udi', perché furon cose notevoli, le quali ne' loro principî nullo le vide certamente come io: e quelle che chiaramente non vidi, proposi di scrivere secondo udienza; e perché molti secondo le loro volontà corrotte trascorrono nel dire, e corrompono il vero, proposi di scrivere secondo la maggior fama. E acciocché gli strani possano meglio intendere le cose advenute, dirò la forma della nobile città la quale è nella provincia di Toscana, edificata sotto il segno di Marte, ricca e larga d'imperiale fiume d'acqua dolce il quale divide la città quasi per mezo, con temperata aria, guardata da nocivi venti, povera di terreno, abondante di buoni frutti, con cittadini pro' d'armi, superbi e discordevoli, e ricca di proibiti guadagni, dottata e temuta, per sua grandeza, dalle terre vicine, più che amata. […] Pisa è vicina a Firenze a miglia XL, Lucca a miglia XL, Pistoia a miglia XX, Bologna a miglia LVIII, Arezo a miglia XL, Siena a miglia XXX, San Miniato in verso Pisa a miglia XX, Prato verso Pistoia a miglia X, Monte Accienico verso Bologna a miglia XXII, Fighine verso Arezo a miglia XVI, Poggi Bonizi verso Siena a miglia XVI; tutte le predette terre con molte altre castella e ville, e da tutte le predette parti, sono molti nobili uomini conti e cattani, i quali l'amano più in discordia che in pace, e ubidisconla più per paura che per amore. La detta città di Firenze è molto bene popolata, e generativa per la buona aria; i cittadini bene costumati, e le donne molto belle e adorne; i casamenti bellissimi, pieni di molte bisognevoli arti, oltre all'altre città d'Italia. Per la quale cosa molti di lontani paesi la vengono a vedere, non per necessità ma per bontà de' mestieri e arti, e per bellezza e ornamento della città

Dino Compagni cont. Danni e antica origine delle discordie civili in Firenze tra Guelfi e Ghibellini (1215). Dopo molti antichi mali per le discordie de' suoi cittadini ricevuti, una ne fu generata nella detta città la quale divise tutti i suoi cittadini in tal modo, che le due parti s'appellorono nimiche per due nuovi nomi, ciò è Guelfi e Ghibellini. E di ciò fu cagione, in Firenze, che uno nobile giovane cittadino, chiamato Buondalmonte de' Buondalmonti, avea promesso tòrre per sua donna una figliuola di messer Oderigo Giantruffetti. Passando di poi un giorno da casa i Donati, una gentile donna chiamata madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle, stando a' balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostròli una delle dette figliuole, e disseli: Chi ài tu tolta per moglie? io ti serbavo questa? La quale guardando molto li piacque, e rispose: Non posso altro oramai? A cui madonna Aldruda disse: Sì puoi, ché la pena pagherò io per te. A cui Bondalmonte rispose: E io la voglio. E tolsela per moglie, lasciando quella avea tolta e giurata. Onde messer Oderigo, dolendosene co' parenti e amici suoi, diliberarono di vendicarsi, e di batterlo e farli vergogna. Il che sentendo gli Uberti, nobilissima famiglia e potenti, e suoi parenti, dissono voleano fusse morto: che così fia grande l'odio della morte come delle ferite; cosa fatta capo à.

Pietro Bembo (Venezia 1470- Roma 1547) Giovan Franccesco Fortunio Regole della volgar lingua (1516) greco a Messina – Costantino Lascaris corti: Padova, Ferrara, Mantova, Urbino Asolani: Asolo (veneto) – dialogo platonico sull’amore 1512 De imitatione – contro Gianfrancesco Pico (Apuleio) - unicità di modello

Prose della volgar lingua Gutenberg (1455) – necessità di uniformità Dialogo con Ercole Strozzi – dignità dello scrivere in volgare vs. polimorfismo tre-quattrocentesco Libri I & II – Urbino 1502-12 Libro III - a Padova 1518, pubbl. 1525 Questione della lingua – Bembo fiorentino letterario - ‘toscanista’ Machiavelli, Castiglione - modello pontificio - Equicola

Prose cont. «generalissima e universale regola» scegliere in ogni stile «le più pure, le più monde, le più chiare sempre, le più belle e le più grate voci» Libro III: modello base – fiorentino letterario uniformato e standardizzato (le parte) tu ami (ame –poet.); amiamo (non amemo); io amava; leggevamo, leggevate (non leggiavamo, leggiavate); la protonica fiorentina es. ameremo, ameresti (non amaremo, amaresti)

Conservazione toscana vs innovazione nazionale Igino Ugo Tarchetti (Monferrato1839 - Milano1869) Una nobile follia 1866-67: «io non poteva…» «io vedeva…» Collodi (Carlo Lorenzini), Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1883) : «io amava» Alessandro Manzoni I promessi sposi 1828/1840; senatore; presidente della Commissione Parlamentare sulla Lingua (1868): egli – lui; ella-lei; «io amavo»

Manzoni I Promessi Sposi Signor curato, - disse un di que' due, piantandogli gli occhi in faccia. - Cosa comanda? - rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo. - Lei ha intenzione, - proseguì l'altro, con l'atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull'intraprendere una ribalderia, - lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella! - Cioè... - rispose, con voce tremolante, don Abbondio: - cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c'entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s'anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del comune. - Or bene, - gli disse il bravo, all'orecchio, ma in tono solenne di comando, - questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai. - Ma, signori miei, - replicò don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente, - ma, signori miei, si degnino di mettersi ne' miei panni. Se la cosa dipendesse da me,... vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca... - Orsù, - interruppe il bravo, - se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Noi non ne sappiamo, né vogliam saperne di più. Uomo avvertito... lei c'intende.